Amici del Timone n�68 del 01 giugno 2017

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1 I GIOVANI SONO ANGOSCIATI, SI DROGANO, SI SUICIDANO?
Genitori, avete provato a chiedervi perchè?
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com 26/02/2017
2 CONSENSO E SCELTA: MA SOLO PER MORIRE
La schizofrenia legislativa dei nostri tempi obbliga ai vaccini ma lascia liberi di scegliere la morte: non c'è un interesse per il paziente, ma solo calcoli
di Carlo Bellieni - Fonte: ilsussidiario.net
3 12 VACCINI OBBLIGATORI: MA DAVVERO CI SONO MOTIVAZIONI MEDICHE E SCIENTIFICAMENTE VALIDE PER QUESTA FORZATURA?
Con il solito stile allarmistico governo e media hanno messo la questione sull'emotività, negando ogni pensiero contrario (medici radiati e genitori esautorati)
di Francesca Parodi - Fonte: tempi.it
4 I VACCINI INNOCULATI AI NOSTRI FIGLI SONO OTTENUTI DA RESTI DI BAMBINI ABORTITI: LA LORO SOMMINISTRAZIONE E' MORALMENTE LECITA?
Sui vaccini prodotti da embrioni umani volontariamente abortiti sono necessari ulteriori chiarimenti per genitori e ricercatori
di William E. May - Fonte: zenit.org
5 L'ABORTO: ORRORE BANALE NELLA SUA SEMPLICITA'
Mentre le femministe si stracciano le vesti per gli obiettori, pare che abortire non sia mai stato così facile..bastano un computer e 90 euro
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LA CENSURA UNIVERSITARIA COLPISCE ANCORA: GIANNA JESSEN RIUFIUTATA A ROMA TRE
La dittatura del pensiero unico ormai è saldamente in sella, proprio nelle università dove la possibilità di riflettere dovrebbe essere lievito per le idee e l'istruzione: eppure Gianna è donna, e disabile, appartiene a categorie a parole sempre rispettate...ma la sua esistenza grida contro l'aborto pertanto non può essere accettata
di Fabio Piemonte - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 QUANDO LA POLITICA AGISCE IN MODO IDEOLOGICO SI COPRE CON LA SCIENZA....CHE NON C'E
Il decreto sui vaccini è un atto politico di forza ideologico, che serve a tante cose, ma non è nato per la salute dei bambini
di Ivan Cavicchi - Fonte: Quotidiano sanità
8 MA CON LE DAT DOVE FINISCE LA COSCIENZA DEL MEDICO?
Riflessioni di un medico chirurgo sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento. Chi usa criteri diversi da quelli del pensiero dominante avrà la «mano mozzata»?
di Giuliana Ruggieri - Fonte: tempi.it
9 L'IMPORTANZA DEL CRISTIANESIMO PER METTERE I GIUSTI CONFINI ALLA SCIENZA (HITLER LA VOLEVA SENZA LIMITI)
Durante la seconda guerra mondiale Heisenberg era il solo fisico tedesco in grado di fare l'atomica, ma volontariamente non la fece (è invece famoso per il principio di indeterminazione)
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
10 L'UE ASSOLVE GLI OGM, LO STATO ITALIANO CONTINUA A VIETARLI SENZA MOTIVI SCIENTIFICAMENTE VALIDI
Guardia Forestale e Polizia su ordine del governo hanno distrutto il campo di un imprenditore agricolo friulano
di Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - I GIOVANI SONO ANGOSCIATI, SI DROGANO, SI SUICIDANO?
Genitori, avete provato a chiedervi perchè?
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com 26/02/2017

Perché i figli sono angosciati e si drogano?
A) non escono più da soli da scuola
B) non giocano ma "fanno sport"
C) non li abbracciate
D)"devono" essere performanti
E) "devono" realizzare i sogni frustrati dei genitori
F) son bombardati da pubblicità
G) si fanno schifo perché non gli insegnate a non piacersi (siete voi i primi a non piacervi)
H) non hanno zie e zii e nemmeno cugini dato che voi siete figli unici (non è una vostra colpa, ma un dato di fatto)
I) in casa tutto è off limits
J) convivono con tv e smartphone
K) gli avete comprato le scarpe col GPS nascosto dentro
L) non avete chiaro che se sentite il bisogno di controllarli li avete GIA' PERSI
M) sentono di essere nati "in modo programmato"
N) sentono che ricevono regali e regaletti (possibilmente elettronici così stanno di più fuori dai piedi) per il vostro senso di colpa di non saperli colmare di affetto
O) si sentono accerchiati di "giochi intelligenti" perché i genitori possano NON essere intelligenti
P) vi vedono accettare concorsi truccati, eludere tasse e multe, inneggiando alla FURBIZIA
Q) non giocano ma "vanno alle feste"
R) non possono sporcarsi
S) non devono sporcare
T) li fate crescere con la fobia dei germi
U) li fate crescere con la fobia del grasso
V) li fate crescere con la fobia del "peli superflui"
Z) li fate crescere soli…
e vi stupite che si drogano?
INSOMMA: si drogano NON perché sono incoscienti, MA perché sono coscienti. Di cosa? Di essere abbandonati.
Chi combatte la droga con le manette non l'ha capito. E chi liberalizza la droga implicitamente accetta e riconosce come legge assoluta questo abbandono (che giova a chi ha potere e a chi vende cose inutili).
NO AL CARCERE, NO ALLA LEGALIZZAZIONE; LA DROGA NON E' DEMOCRATICA!

Fonte: carlobellieni.com 26/02/2017

2 - CONSENSO E SCELTA: MA SOLO PER MORIRE
La schizofrenia legislativa dei nostri tempi obbliga ai vaccini ma lascia liberi di scegliere la morte: non c'è un interesse per il paziente, ma solo calcoli
di Carlo Bellieni - Fonte: ilsussidiario.net, 19 aprile 2017

Il consenso informato non è la base di una buona medicina. Sembra un paradosso, ma la base della medicina è un'altra e veder una legge dello Stato che fraintende questo principio ci preoccupa sulla sua solidità. Se è vero che dai frutti si riconosce l'albero, è anche vero che dalle radici se ne stabilisce la solidità. E la solidità del dibattito sulle DAT, indipendentemente da quel che ciascuno ne pensa, appare fragile, minata già alle radici. Esaminiamole le radici, cioè la prima parte del testo di legge "Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari", che è proprio sul consenso informato.
Certo, l'art 1 dimentica che se è vero che ogni trattamento deve essere richiesto o accettato dal paziente, esistono delle deroghe accettate da tutti a questo; e certo,l'art 7 confonde le idee dicendo le idee: "Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente e in conseguenza di ciò è esente da responsabilità civile o penale." (pensate cosa questo provocherà al di fuori dell'ambito del fine-vita cui qui evidentemente si riferisce, ma che in quanto legge dello stato poi si estende a chissà quante altre circostanze).
Ma quel che è più preoccupante è che nell'art 2 compare l'idea che "atto fondante" (sic) della relazione tra medico e paziente è il "consenso informato". Su questo bisogna riflettere, perché il medico che facesse una cosa contro o all 'insaputa del suo paziente sarebbe un pessimo medico, ma non è lì che si fonda il rapporto medico-paziente. Purtroppo la medicina attuale (non la "medicina moderna", che in quanto evoluta teorizza ben altro) teorizza un rapporto contrattualistico e aziendale tra medico e paziente e questo determina una mancanza di fiducia e un minare alla base l'arte medica e il sollievo del paziente. Pensare che il rapporto col medico sia "il consenso", benché informato, significa pensare che ci si trovi di fronte a due parti se non avverse, almeno estranee che necessitano di un contratto per agire. Invece il rapporto medico-paziente può sussistere pienamente solo nella empatia reciproca, che non significa sentimentalismo né paternalismo, ma semplicemente tre parole: curare, guarire e medicare. Curare significa "aver cura", guarire significa etimologicamente "riparare, schermare", e medicare viene da una radice che significa "misurare, considerare attentamente". Capite quanto queste tre parole implichino colloquio, contatto fisico, anche connivenza e complicità che non si ritrovano in nessuna forma contrattualistica, che al massimo fonda le basi sul moltiplicarsi di protocolli e mansionari da seguire e ossequiare; utili certo, ma non fondanti un rapporto. Il contratto serve quando non ci si fida. Se questa è la premessa, l'intera legge ci sembra traballante, in bilico, fondata sulla sabbia di una definizione di cura che non potrà soddisfare nessuno, nemmeno chi oggi l'approva pensando ai trattamenti di fine vita e non al nuovo colpo che infligge al concetto di medicina.
Non solo questa premessa infatti mina tutto ciò che segue, ma anche la buona sanità: quante volte chi si rivolge ad un ospedale si è lamentato per la spersonalizzazione, per la mancanza di colloquio e di riferimenti chiari? Pensare che tutto si risolva con una firma, con un contratto, col ricevere informazioni non è buona sanità, ma la vera malasanità, che a volte viene identificata con gli errori medici ma che in realtà è la distanza tra le mani di chi cura e di chi è curato. Pensare di lasciar intatta questa distanza ma di metterci "una pezza" con una firma è un errore mortale. Rivediamo questo errore, solo poi potremo parlare sul fine-vita in modo serio, costruttivo e etico.

Fonte: ilsussidiario.net, 19 aprile 2017

3 - 12 VACCINI OBBLIGATORI: MA DAVVERO CI SONO MOTIVAZIONI MEDICHE E SCIENTIFICAMENTE VALIDE PER QUESTA FORZATURA?
Con il solito stile allarmistico governo e media hanno messo la questione sull'emotività, negando ogni pensiero contrario (medici radiati e genitori esautorati)
di Francesca Parodi - Fonte: tempi.it, 23 maggio 2017

Con il nuovo decreto legge approvato settimana scorsa, l'iscrizione agli asili nido e alle scuole materne sarà possibile solamente per i bambini vaccinati, mentre le famiglie che iscriveranno i figli non vaccinati alle scuole dell'obbligo saranno puniti con sanzioni economiche. L'aumento del numero di vaccinazioni obbligatorie da 4 a 12 è giudicata contraria alla scienza e all'etica dal professor Paolo Bellavite, medico ematologo e docente di patologia generale presso l'Università di Verona, nonché autore dello studio "Scienza e vaccinazioni: aspetti critici e problemi aperti", inizialmente preparato come documentazione per gli Ordini dei Medici. «Sono contrario all'obbligatorietà dei vaccini, innanzitutto perché non c'è alcuna urgenza. Non c'è nessuna evidenza del ritorno di epidemie per pericoli di abbassamento delle percentuali di copertura delle vaccinazione». Bellavite chiarisce subito: è indubbio che le vaccinazioni abbiano avuto un ruolo importante nel progresso medico e scientifico e che contribuiscano alla riduzioni di molte malattie, per cui è consigliabile, come criterio generale, vaccinarsi. Tuttavia bisogna essere coscienti dei limiti e dei rischi di tale pratica e soprattutto è sbagliato imporla per legge a tutti, senza alcun criterio di selezione.

INFORMAZIONE COMPLETA
Il problema, per Bellavite, è proprio l'obbligo di vaccinarsi e il clima di allarmismo che si è creato sull'argomento. Per citare un esempio virtuoso, si richiama al sistema veneto: «La Regione Veneto ha abolito da 10 anni l'obbligatorietà delle vaccinazioni, eppure le coperture vaccinali sono simili a quelle delle altre regioni dove sono obbligatorie, e nemmeno sono scoppiate epidemie. Questo perché la popolazione è ben informata e richiede il vaccino quando sa di correre il reale rischio di contagio. A mio parare, è più ragionevole lasciare libertà di scelta sulla base di un'informazione corretta e completa. Faccio inoltre notare che in nessun altro paese al mondo vige l'obbligatorietà di vaccinazione di entità così esorbitante».

SISTEMA DI SORVEGLIANZA
Il vero punto su cui si dovrebbe lavorare, sostiene Bellavite, è l'informazione fornita ai cittadini sui vantaggi dei vaccini, ma anche sui loro possibili rischi, accompagnata da notizie chiare su tutte le altre forme possibili di prevenzione delle principali malattie infettive. «Si sta parlando di casi rari, comunque non si può escludere l'insorgenza di complicanze locali, febbre, convulsioni e a volte anche di malattie autoimmuni. Esiste una pubblicazione delle reazioni avverse, ma è ferma al 2013, andrebbe aggiornata. Di fatto, il sistema sanitario dovrebbe monitorare gli effetti collaterali di un vaccino attraverso la "segnalazione dei casi avversi" da parte di medici e assistenti sanitari. È stato però appurato che questo sistema di segnalazioni è ancora ben lontano dall'essere ottimale. L'unica eccezione a me nota è appunto il Veneto, dove le autorità hanno accompagnato la libertà di vaccinazione con un buon sistema di sorveglianza, creando persino un numero verde ad hoc a cui i pazienti possono rivolgersi in caso di domande o sospette complicazioni». C'è poi da considerare un altro fattore: «Il sistema di segnalazione tiene conto solo di reazioni immediate, ma un vaccino può innescare reazioni immunopatologiche a distanza di tempo».

ANTIBIOTICI
Bellavite sottolinea che oggi l'urgenza di vaccinarsi è calata perché «le malattie infettive sono una delle minori cause di morbilità e mortalità. Le malattie più diffuse e gravi sono oggi quelle non trasmissibili, come quelle bronco-polmonari, cardiovascolari, psichiatriche, e legate ad articolazioni e muscoli». Pur riconoscendo il ruolo fondamentale dei vaccini nella storia della medicina, Bellavite fa infatti notare che «molte malattie endemiche ed epidemiche (peste, colera, tubercolosi, eccetera) sono scomparse quasi del tutto indipendentemente dalle vaccinazioni, e alcune malattie infettive (come il morbillo e la pertosse) sono calate, almeno per ciò che riguarda la mortalità, prima dell'introduzione dei vaccini. Questo grazie soprattutto a un miglioramento della nutrizione, delle pratiche igieniche pubbliche e private e, per le malattie batteriche, ovviamente per la scoperta degli antibiotici».

EFFETTO GREGGE
Bellavite vuole evidenziare anche i punti deboli della "teoria dell'effetto gregge", spesso utilizzata per provare che chi non si vaccina viene protetto dallo "scudo" di quanti (la maggioranza) ricorrono alla vaccinazione. «Ricordiamoci sempre che si tratta di un modello statistico-matematico, la cui dimensione reale in molti casi è difficile da dimostrare. Può essere utile nel momento in cui la malattia infetta la collettività e bisogna contrastarla, ma nel momento in cui la malattia cessa di manifestarsi (prendiamo come esempio la poliomielite che in Europa è scomparsa da tempo e per la quale oltretutto è stato cambiato il tipo di vaccino) come si fa a verificare l'entità e il ruolo dell'effetto gregge nel mantenere costante l'assenza della malattia?». Per fare altri esempi, il vaccino dell'antitetanica non può essere valutato con l'effetto gregge, perché il tetano non è una malattia che si trasmette per contagio; forti dubbi ci sono anche per la difterite, malattia che probabilmente è scomparsa dall'Italia non tanto per il vaccino (che è diretto alla tossina e non al batterio, quindi protegge dalle conseguenze del contagio, non dalla causa) quanto per le migliori condizioni igieniche e per l'uso degli antibiotici».

IL CASO DEL MORBILLO
Per spiegare il paradosso che si è venuto a creare negli ultimi anni, Bellavite cita l'esempio dell'epatite B: «Questa vaccinazione è obbligatoria, ma l'epatite virale si trasmette per trasfusioni o per via sessuale con persona affetta. Per quale motivo dunque si dovrebbe vaccinare un neonato? Oppure, l'antipertosse (vaccino obbligatorio) è poco efficace e la sua protezione dura tre, quattro anni al massimo, quindi può comunque diffondersi con facilità anche tra persone vaccinate. Il morbillo è poi il caso più emblematico: per quanto il vaccino sia utile, i casi di persone infette si stanno spostando verso l'età adulta. Ciò significa che ormai il vaccino imposto ai bambini va ripensato. Se proprio si voleva imporre un obbligo, bisognava cominciare dal personale della scuola e dai medici».
Secondo Bellavite quindi bisognerebbe riesaminare l'intero sistema e considerare l'approccio alle vaccinazioni in un'ottica di maggiore complessità e flessibilità: «Fare un unico discorso sui vaccini da imporre a tutti in qualsiasi circostanza non ha molto senso. Sta diventando una corsa forsennata al vaccino, sull'onda di una campagna martellante. Il mio parere è che sia data la libertà di scelta valutando caso per caso e che soprattutto si tenga conto dell'evoluzione di certe malattie che potrebbe rendere necessario un ripensamento del singolo vaccino. Ma è fondamentale che alla base ci sia una corretta informazione e un efficiente sistema di monitoraggio».

Fonte: tempi.it, 23 maggio 2017

4 - I VACCINI INNOCULATI AI NOSTRI FIGLI SONO OTTENUTI DA RESTI DI BAMBINI ABORTITI: LA LORO SOMMINISTRAZIONE E' MORALMENTE LECITA?
Sui vaccini prodotti da embrioni umani volontariamente abortiti sono necessari ulteriori chiarimenti per genitori e ricercatori
di William E. May - Fonte: zenit.org, 06/02/2011

(Riproponiamo un vecchio articolo del 2011, che passa in rassegna la storia delle pronunce della Chiesa a proposito della liceità dell'uso e della manipolazione dei vaccini ottenuti da bambini abortiti.
Su tali argomenti suggeriamo di vedere anche il documento della Pontificia accademia Provita http://www.academiavita.org/_uploads/article_members_file/1038369767-Vaccini.pdf)
Avrei piacere di vedere maggiore discussione e maggiori consigli sull'uso dei vaccini. […] Se non ricordo male, negli Stati Uniti, tutti i vaccini contro la varicella e il vaccino trivalente (morbillo, rosolia e parotite) sono prodotti utilizzando bambini abortiti. Considerando la diffusione di questi vaccini, credo sia una questione che richieda un maggiore approfondimento e maggiore discussione e spiegazione da parte della Chiesa. — C.G., Charleston, South Carolina, USA

Risponde William E. May*:
La domanda posta dal lettore è ben parafrasata nel titolo di questo articolo. Tuttavia la questione è stata già affrontata in risposta a una domanda posta precedentemente da un altro lettore. Sembra quindi più corretto, in questa sede, rispondere alla seguente domanda: "È moralmente lecito usare materiale biologico di origine illecita?".
Propongo di seguito una rassegna di pertinenti insegnamenti della Chiesa sull'argomento e di altre utili fonti.
Il documento "Dignitas personae", del 2009, della Congregazione per la dottrina della fede, affronta ai numeri 34 e 35 la questione dell'uso di "materiale biologico" di origine illecita, richiamando anche insegnamenti di Giovanni Paolo II contenuti nella sua enciclica "Evangelium vitae" e il documento della Congregazione, del 1987, "Donum vitae" (istruzione sul "rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione").
Al n. 34, la Dignitas personae dice che i problemi riguardano la cooperazione al male e lo scandalo. Al n. 35 dice che la situazione è diversa quando i ricercatori impiegano "materiale biologico" di origine illecita che è stato prodotto fuori dal loro centro di ricerca o che si trova in commercio, con ciò riferendosi alla Evangelium vitae di Giovanni Paolo II. Ricorda che è stata la Donum vitae (parte I, n. 4) ad aver formulato il principio generale che in questi casi deve essere osservato: "I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei genitori o della madre. Inoltre va sempre fatta salva l'esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l'aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo".
Sempre al n. 35, la Dignitas personae prende in considerazione il "criterio dell'indipendenza". Secondo tale criterio, l'uso di materiale biologico di origine illecita sarebbe eticamente ammissibile se vi fosse una chiara separazione tra coloro che da una parte producono, congelano e fanno morire gli embrioni e dall'altra i ricercatori che sviluppano la sperimentazione scientifica. Il documento esprime cautela su questo punto, dicendo che di per sé tale criterio potrebbe non essere sufficiente.
Afferma inoltre: "Il dovere di rifiutare quel 'materiale biologico' – anche in assenza di una qualche connessione prossima dei ricercatori con le azioni dei tecnici della procreazione artificiale o con quella di quanti hanno procurato l'aborto, e in assenza di un previo accordo con i centri di procreazione artificiale – scaturisce dal dovere di separarsi, nell'esercizio della propria attività di ricerca, da un quadro legislativo gravemente ingiusto e di affermare con chiarezza il valore della vita umana. Perciò il sopra citato criterio di indipendenza è necessario, ma può essere eticamente insufficiente".
Ma prosegue osservando che "all'interno di questo quadro generale esistono responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l'utilizzo del suddetto 'materiale biologico'. Così, per esempio, il pericolo per la salute dei bambini può autorizzare i loro genitori a utilizzare un vaccino nella cui preparazione sono state utilizzate linee cellulari di origine illecita, fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini. D'altra parte, occorre tener presente che nelle imprese che utilizzano linee cellulari di origine illecita non è identica la responsabilità di coloro che decidono dell'orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione".
La Dignitas personae sembra quindi seguire la posizione assunta da monsignor Elio Sgreccia riguardo l'uso del vaccino contro il morbillo, prodotto utilizzando feti abortiti. Per una sintesi della posizione di mons. Sgreccia, si veda "On Vaccines Made from Cells of Aborted Fetuses: Pontifical Academy for Life Response," (ZENIT, JULY 25, 2005).
Christian Brugger propone importanti osservazioni su come la Dignitas personae tratta la questione (cfr. E. Christian Brugger, "Strengths and Weaknesses of 'Dignitas Personae,'" in "Symposium on 'Dignitas Personae," National Catholic Bioethics Quarterly. Vol. 9.3. Autumn, 2009, 487-481). Commentando il passaggio, nel n. 35, sul dovere di rifiutare quel "materiale biologico", anche quando non vi sia alcun collegamento diretto tra il ricercatore e le azioni di coloro che hanno effettuato la fecondazione artificiale o l'aborto, si chiede se questo "vale anche per un epidemiologo che nel 2009 svolge ricerca su … linee cellulari … o vaccini derivati da tali linee, posto che essi fossero tratti da feti volontariamente abortiti? Il male morale – il grave male dell'aborto – è stato compiuto quasi 45 anni fa. […]"
"Il dovere del ricercatore di rifiutarsi di lavorare su tale materiale è senza eccezioni, anche se tale rifiuto comporti danni per il ricercatore stesso o la sua famiglia? Il testo [della Dignitas personae] indica che non lo è [senza eccezioni]. Esso afferma che gravi motivi possono essere moralmente idonei a giustificare l'uso di tale materiale biologico. Ma l'Istruzione [Dignitas personae], seguendo il documento del 2005 della Pontificia Accademia per la vita 'Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti', richiama solo i gravi motivi in base ai quali i genitori possono vaccinare i propri figli. Che fine fanno quindi i ricercatori moralmente coscienziosi?".
Io credo che se si tratta di una ricerca che ragionevolmente può far sperare in grandi benefici per gli esseri umani non nati, soggetti al rischio di contrarre determinate patologie, da cui la ricerca li proteggerebbe, come è il caso della ricerca a cui si riferisce Brugger, allora ciò si configurerebbe come quel tipo di eccezione ammessa dalla Dignitas personae (n. 35). È del tutto verosimile che questo tipo di eccezione semplicemente non è stata considerata dalla Congregazione per la dottrina della fede nel preparare l'istruzione Donum vitae, nel 1987.
Si tratta di una questione che richiede ulteriore chiarimento da parte della Chiesa.

*William E. May, è Senior Fellow del Culture of Life Foundation e ex professore della cattedra Michael J. McGivney di teologia morale dell'Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, presso la Catholic University of America di Washington.

Fonte: zenit.org, 06/02/2011

5 - L'ABORTO: ORRORE BANALE NELLA SUA SEMPLICITA'
Mentre le femministe si stracciano le vesti per gli obiettori, pare che abortire non sia mai stato così facile..bastano un computer e 90 euro
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/05/2017

Vivete in un Paese dove l'aborto è proibito o comunque imitato a certe condizione? Niente paura. Vi basta un connessione internet, 90 euro e un indirizzo postale. Riceverete comodamente a casa un Dhl che vi consegnerà mentre aspettate sul divano un kit per abortire composto di una sola confezione di RU 486. Si chiama Women on Web e dal nome sembra un banalissimo blog riservato al gentil sesso. Invece è il più redditizio e spietato "Amazon" per abortire. Un abortificio che sfrutta l'E-commerce come strumento di lavoro.
Negli anni scorsi anche la Nuova BQ si era occupata di questo diabolico sistema di ammazzafeti. Ma il servizio era appena agli inizi. Ora siamo andati a controllare il meccanismo con il quale funziona e abbiamo provato ad ordinare una confezione di kill pill. Ebbene: ci siamo riusciti, arrivando ad un passo dalla spedizione della confezione. Soltanto non abbiamo effettuato il pagamento tramite bonifico o carta di credito, ultima delle 25 richieste da compilare prima di ottenere il prodotto.
Abortire non è mai stato così facile. L'ecografia? Non serve, basta una semplice autocertificazione e il gioco e fatto. Le verifiche? Zero. D'altra parte si presuppone che nessuno ordini una RU per scherzo. E se a ordinarla è un fidanzato vendicativo che vuole fare del male a una donna appena rimasta incinta? Non lo si saprà mai. Se anche la ragazza dovesse avere delle complicazioni le basterà recarsi nell'ospedale più vicino. E nessuno saprà mai che ha assunto una pillola ammazza bimbi. Il tutto sembrerà un aborto spontaneo. Una bugia per una buona causa, insomma.
Il sito è diviso in due parti. A sinistra la richiesta di pillola abortiva, a destra le storie di chi ha già abortito con questo sistema. La foto inziale mostra delle donne sorridenti. Entri dentro e trovi per ogni storia una case history con foto generiche, un altrettanto nome generico e lo stato di provenienza, oltre che la religione professata. Dalle storie raccontate non c'è nulla di cui rallegrarsi. La maggior parte delle donne, soprattutto asiatiche e sudamericane, raccontano di un dramma che ancora le fa sanguinare, ma anche di una scelta obbligata, dalla povertà o dalla paura.
Non c'è filtro, non c'è alcun tentativo di aiutare una donna. Infatti la seconda domanda chiede se "hai intenzione di dare il bambino in adozione?". Una semplice domanda, per lasciare il minor numero di dubbi possibili e mettersi a posto la coscienza. E la seguente ti invita a valutare i contraccolpi psicologici. "Se hai dubbi consulta un amico, uno psicologo o un parente". Rischi per la salute nell'utilizzare la kill pill? Nessun cenno. Almeno il bugiardino delle medicine è completo anche degli effetti indesiderati.
Superata la fase della messa in guardia con un "sì, posso controllare i miei sentimenti su questa decisione", si passa a costruire l'anagrafica del cliente. Bisogna scegliere un Paese. Proviamo con l'Italia sapendo però che in Italia l'aborto è legale e l'accesso al Misoprostol pure (è il principio attivo della RU 486). Infatti il sito ce lo fa notare e ci invita a rivolgersi alle strutture sanitarie di casa.
Bisogna scegliere un Paese dove la pratica è censurata. Una planisfero colorato ti indica agevolmente quali sono i Paesi da semaforo verde, quelli da giallo e quelli da semaforo rosso.
L'aborto è illegale o limitato a certe condizioni principalmente in Sud America, Africa e sud est asiatico. Scegliamo il Cile, dove è in corso una aspra battaglia parlamentare per regolamentare l'aborto. Ci chiedono se abbiamo fatto un'ecografia, diciamo di no.
In rapida sequenza ci chiedono: da quanto siamo incinta, se possiamo raggiungere un ospedale in meno di un'ora, se abbiamo dispositivi intrauterini, malattie, allergie a Misoprostol, Mifepriston e Prostaglandina, più eventuali insufficienze renali o cardiache e altre malattie tipiche da ceck up sanitario.
Risposto no a tutte le domande si passa alla gravidanza: ci chiedono l'età (27 anni) e quando è stato il nostro ultimo giorno di mestruazione: considerato che siamo al 20 maggio optiamo per il 1 aprile, sperando che il computer ci fermi in tempo e ci scopra come dei burloni. Ma il computer è tonto e passa oltre.
Il dialogo con il sito è molto stretto: "Perché vuoi abortire?" "Perché non ho soldi". Poi altre domande tecniche sulla gravidanza in corso. Alla fine della breve intervista ci comunicano le istruzioni del medico, come usare il contenuto che sarà composto da una confezione di Mifepristone (200 mg) e sei di Misoprostol (200 mcg), la posologia e gli effetti indesiderati. Su questi ultimi ci si limita a mettere in guardia che l'utilizzo del "farmaco" produrrà una forte emorragia che potrà durare anche 15 giorni. E se l'emorragia è forte? Possono servire delle trasfusioni di sangue, ma niente paura, tutto si svolgerà per il meglio.
Accettiamo tutte le pratiche che ci informano di aver letto e di essere consapevoli etc...
A questo punto dobbiamo scegliere la nostra identità. In un batter d'occhio diventiamo Ana Mapuche, di 27 anni, residente in Avenida Josè de Sucre ad Antofagasta, nel nord del Cile. Inseriamo il codice postale, il numero di telefono che prendiamo in prestito dal municipio di Antofagasta e l'email. Una volta fatto tutto proseguiamo e il sito ci informa che la nostra registrazione è andata a buon fine. Ora dobbiamo soltanto pagare, con carta di credito o bonifico bancario, e il kit sarà nostro. Bastano 90 euro, ma tranquilli. Si tratta tecnicamente di una donazione, quindi, se hai difficoltà economiche il pagamento può anche essere condizionato da un colloquio con gli uffici della Women on web.
Dietro questo sito c'è la Women on Web International Foundation con sede ad Amsterdam. Una fondazione per un servizio eminentemente commerciale? Si vede che in Olanda funziona così.
Ovviamente non avendo proceduto al pagamento non accadrà nulla, ma l'esperimento è stato fatto principalmente per vedere se ad un certo punto sarebbe intervenuto almeno un consulto medico, un contatto con un dottore che potesse spiegare meglio o accertarsi delle nostre condizioni. Ci siamo fermati sulla soglia del pagamento, l'ultima tappa per portare a termine l'omicidio via e-commerce di un bambino. Nessun medico ci ha chiesto nulla. E' probabile che la telefonata di un addetto possa arrivare, anche se non è una prassi, ma sarebbe dall'altra parte del mondo, senza alcun contatto con la storia clinica della paziente. Una visita telefonica come quelle che faceva il dottor Guido Tersilli nel Medico della mutua. L'arrivo del Dhl sarebbe poi stata una pura formalità.
Così in questo modo migliaia di donne tutti i giorni abortiscono nei paesi dove l'aborto è illegale. Ovviamente di considerare questa pratica a sua volta illegale non se ne parla nemmeno. Si fa filantropia in attesa che i Paesi retrogradi si adeguino. In fondo, come scritto nelle storie di chi ha già abortito, anche questo è un atto di amore.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/05/2017

6 - LA CENSURA UNIVERSITARIA COLPISCE ANCORA: GIANNA JESSEN RIUFIUTATA A ROMA TRE
La dittatura del pensiero unico ormai è saldamente in sella, proprio nelle università dove la possibilità di riflettere dovrebbe essere lievito per le idee e l'istruzione: eppure Gianna è donna, e disabile, appartiene a categorie a parole sempre rispettate...ma la sua esistenza grida contro l'aborto pertanto non può essere accettata
di Fabio Piemonte - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/05/2017

La dittatura del 'politicamente corretto' colpisce ancora. All'Università di Roma Tre non si può parlare d'aborto. È stato infatti censurato l'incontro pubblico di Gianna Jessen con gli studenti universitari, in programma questo pomeriggio alle 15 presso l'aula 17 del Dipartimento di Studi Umanistici in via Ostiense. La Jessen avrebbe dovuto semplicemente parlare di sé e raccontare la sua storia. Eppure questo diritto le è stato negato. Perché? Semplicemente perché la Jessen è "nata per un aborto salino". Si legge questo sul certificato di nascita di Gianna, la quale è incredibilmente sopravvissuta a tale cruenta pratica abortiva diffusa negli Stati Uniti e riservata a feti di ormai 6 mesi. Anche a Gianna è stata iniettata una soluzione salina che avrebbe dovuto corroderla perché fosse partorita morta il giorno seguente. Ma, con grande sorpresa di tutti, Gianna ha potuto venire alla luce, grazie soprattutto al soccorso di un'infermiera che la fece trasferire repentinamente in ambulanza dalla clinica a un ospedale. "Il medico che avrebbe dovuto abortirmi non ha vinto ? afferma la Jessen in una testimonianza pubblica tenuta al parlamento di Victoria in Australia, il cui video sottotitolato in italiano è reperibile su YouTube, ? anzi ha dovuto firmare il mio certificato di nascita. Io sono la bambina di Dio!".
Organizzato in collaborazione con CitizenGo, Notizie ProVita e La Quercia Millenaria onlus, l'evento è stato promosso dagli Universitari per la Vita, un'associazione studentesca "apartitica e aconfessionale, che s'impegna a diffondere la 'cultura per la vita' negli atenei italiani a partire da quelli della capitale, promuovendo campagne di sensibilizzazione, attività di formazione ed eventi e coinvolgendo studenti di diverse nazionalità anche attraverso degli aperitivi in università, allo scopo di tutelare e custodire il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale".
Secondo 'voci di corridoio' già il titolo dell'evento, "Sopravvissuta all'aborto", avrebbe infastidito alcuni professori, avvalorando il loro pregiudizio che in università si sarebbe svolto "un incontro contro l'aborto". Di qui, probabilmente dopo aver guardato le altre testimonianze della Jessen in rete, tali docenti avrebbero giudicato il personaggio 'scomodo', anche perché "colpevole, sul piano politico, di sostenere in America la destra repubblicana". Insomma, senza ascoltarla dal vivo, costoro hanno deciso preventivamente che il suo stile sarebbe stato poco dialogante e dunque non idoneo a un'aula universitaria. Così, a meno di ventiquattro ore dall'evento, gli Universitari per la Vita si sono visti negare la concessione dell'aula precedentemente accordata, in quanto la richiesta della stessa sarebbe stata improvvisamente valutata invalida sul piano formale.
Il Consiglio della Facoltà di Lettere ha infatti contestato al gruppo di non aver indirizzato correttamente tale richiesta, deliberando che l'incontro con la Jessen fosse confinato in uno spazio ritenuto più congruo all'iniziativa, ossia quello della Cappellania di Roma Tre nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le mura. Se il motivo fosse stato soltanto di natura burocratica, un'aula libera si sarebbe magari comunque potuta trovare anche all'ultimo momento. I fatti lasciano invece presagire che la motivazione è di ben altra natura. "Siamo esterrefatti da questa scelta liberticida – ha commentato Filippo Saverese di CitizenGo Italia. Si dimostra che esiste un regime di pensiero che impedisce ad alcune persone di esprimere liberamente e democraticamente il loro pensiero, violando la Costituzione".
Adottando un simile ostruzionismo, l'università che da un lato invoca il dialogo, dall'altro lo nega di fatto a priori e, privando i suoi studenti dell'opportunità di un sereno e fecondo confronto sul tema dell'aborto, di fatto ne squalifica la riflessione sul piano razionale, relegandolo alla sfera confessionale. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe presumere, il motivo per cui in Italia i ginecologi obiettori sono 7 su 10 è di carattere scientifico, non certamente religioso: i loro occhi vedono la realtà del concepito e, in larga parte, agiscono di conseguenza, tutelandone il diritto alla vita. Essi son ben consapevoli che alla terza settimana dal concepimento, a soli 21 giorni, il cuore di ogni figlio comincia a battere prima ancora che sua madre s'accorga di essere incinta. Nella sua singolarità, questo dato scientifico è sufficiente a testimoniare che l'ideologia può soltanto mistificare ed edulcorare la realtà, ma la natura umana dell'embrione non può che essere riconosciuta da uno sguardo libero da pregiudizi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/05/2017

7 - QUANDO LA POLITICA AGISCE IN MODO IDEOLOGICO SI COPRE CON LA SCIENZA....CHE NON C'E
Il decreto sui vaccini è un atto politico di forza ideologico, che serve a tante cose, ma non è nato per la salute dei bambini
di Ivan Cavicchi - Fonte: Quotidiano sanità, 22/05/2017

Una euforia analoga a quella che, in questi giorni riguarda il decreto sui vaccini, l'ho vista all'indomani dell'approvazione della legge sulla responsabilità professionale. Un tripudio generale rispetto al quale era meglio tacere le proprie incertezze per paura di essere scambiato per un disfattista. Coloro che, come me, su questo giornale esortavano al realismo e alla prudenza, venivano visti con sospetto.
Ora che la legge è stata fatta e la festa è passata quel tripudio si sta trasformando piano piano in perplessità, dubbio, incertezza, delusione, da parte di avvocati, giuristi, assicuratori, e i medici, meschini, non solo scoprono, con disappunto, che, tra norma e realtà, c'è il solito scoglio della complessità, ma, ancora una volta, lo scoprono nel momento in cui ci vanno a sbattere contro.
Temo che la stessa cosa avverrà per il decreto sui vaccini, chiedo quindi scusa ma anche questa volta preferisco non partecipare alla festa.
Non penso che l'istituto superiore di sanità, dica sciocchezze, ma questo decreto è stato caricato di cose che con i vaccini c'entrano poco, è stato concepito in un clima di aperta intolleranza, interpretato con atteggiamenti di avversione verso le opinioni fuori dallo standard, messo in campo come una lezione esemplare da dare ad una società considerata irresponsabile e incosciente e non come una norma saggia per la salute di tutti.
L'intera questione, nel suo complesso, a mio parere è stata gestita male, o forse sarebbe meglio dire, non gestita per niente, al punto tale da aver accresciuto il disorientamento delle persone, la loro confusione, le loro incertezze ma soprattutto la loro diffidenza. Quello che si è visto è stata una medicina divisa, istituzioni regionali con diversi orientamenti, drammatizzazioni esagerate, scontri politici, e molta poca comprensione e attenzione per i problemi della gente ma soprattutto tanta reticenza. I vaccini sono fondamentali ma non perfetti. Negare l'imperfezione non è scientifico.
Diversamente dall'ISS, credo che, per governare tutte le complessità etico-medico-sociali (dal semplice uso di una linea guida alla somministrazione di un qualsiasi farmaco), non bastino le evidenze scientifiche. Se fosse così semplice non si capirebbe perché la clinica non sia classificata tra le discipline nomotetiche anziché tra quelle idiografiche. I vaccini sono problemi idiografici. Perché negarlo?
Ma siccome il decreto è convinto del contrario ne deduco che rispetto alla sua stupidità, la realtà prima o poi presenterà il conto.
La prima questione che pongo è pragmatica: il ricorso alla coercizione sarà un meccanismo efficace ad accrescere il grado di copertura vaccinale nel nostro paese?
Ho dei dubbi. Non che" con il pugno di ferro" non si ottenga niente, però penso che vedere le persone come le vede il decreto cioè come delle trivial machine sia uno sbaglio. I comportamenti delle persone nelle complessità sociali che riguardano le proprie libertà, il proprio corpo, la propria integrità, i propri figli, tendono ad essere pro-eretiche (hairetikós"che sceglie") cioè sembrerà strano ma le persone tendono a fare scelte personali, non ad obbedire come soldatini a degli ordini che non capiscono e che in certi casi percepiscono come assurdi o se non spiegati financo pericolosi.
Che il calo della copertura vaccinale (fenomeno comune, anche come entità, all'intera Europa, quindi a una intera società e a una intera cultura) riguardi prima di ogni cosa proprio i vaccini obbligatori, significherà pur qualcosa. O no?
Vedere la nostra società "post moderna" (Lyotard),o "liquida" (Bauman) come una trivial machine significa non tenere in nessun conto le problematiche che accompagnano la composizione sociale di una comunità e quindi le diversità che vi sono in essa e del forte multiculturalismo che ormai la caratterizza. E' quindi probabile che l'obbligatorietà sarà vissuta dalle persone pure in modo diverso, da quelle passive a quelle che al primo sintomo avverso faranno causa al medico e al servizio con l'extracomunitario che per mettere insieme il pranzo con la cena si farà togliere la patria potestà.
Sarebbe un guaio se la crescita della copertura vaccinale fosse pagata con una crescita del contenzioso legale tra società e medicina o semplicemente con una crescita della sfiducia e del disagio sociale.
Il decreto è spaventosamente banale e lineare e presume che al comando segua infallibilmente l'obbedienza. Solo in guerra agli ordini si obbedisce e basta. Temo che non sarà così e che le sanzioni soprattutto determineranno inutili ingiustizie e inutili disagi sociali.
L'errore che fa il decreto, almeno questa è la mia impressione, è di ignorare che la medicina è dentro una società che la medicina non può essere pensata a prescindere da essa perché, come si dice da anni, essa è e resta una "impresa sociale". Ma se è così i vaccini non possono essere intesi solo come una questione scientifica. Con questo decreto sembra che la medicina sia solo una questione scientifica. Grave gravissimo errore.
La seconda questione che pongo è politica e riguarda la libertà delle persone e il tema del consenso informato.
Trasformare i vaccini in TSO significa obbligare le persone a certi trattamenti come se vi fosse:
• una emergenza tale da giustificare misure eccezionali,
• l'impossibilità di percorrere strade diverse dalla coercizione,
• una preclusione a priori al ricorso alla consensualità e alla consapevolezza.
Tutto questo si gioca intorno a questioni:
• "carnali" e "viscerali" (embodied cognition)come i propri figli, la loro salute, la loro integrità,
• sociali come il ruolo di un genitore e il significato sociale della genitorialità più in generale.
Possibile mai che non si comprenda la gravità di definire obblighi che, in quanto tali, vicariano di fatto la patria potestà. Il decreto a ben vedere è una forma di patria potestà surrogata per ragioni di salute pubblica. Lo Stato per evidenza scientifica diventa genitore a modo suo. Non serve non avere il libretto delle vaccinazioni per perdere la patria potestà essa è messa in mora automaticamente nel momento in cui si obbligano i genitori a fare dei TSO ai loro figli.
La Lorenzin non si rende conto che il suo decreto è come se facesse regredire il suo ministero, (già svuotato di poteri primari da quello dell'economia) a quando prima della sua istituzione (L.296/1958) la malattia era prevista tra le competenze del ministero degli interni perché considerata un problema di ordine pubblico. Ma a che serve il ministero se tutto è ridotto a tagli finanziari, a TSO e a linee guida?
Vedere ai vaccini come a una questione di ordine pubblico nasconde l'errore grave di assumere i genitori come dei soggetti sociali irresponsabili per definizione, cioè dei criminali incoscienti che mettono a repentaglio l'integrità della nazione. Ma scherziamo?!
Oggi molto più di ieri, come diceva Mario Merola, i figli "so piezze e core" perché oggi i genitori devono proteggerli da insidie e minacce che una volta neanche c'erano: alimentari, ambientali, sociali, speculativi, e per giunta anche da quelle possibili che potrebbero derivare dalle cure mediche e quindi anche dai vaccini.
A questo, paradosso apparente, i giovani genitori, ragionano come Jonas, che, nei confronti dello sviluppo crescente della scienza e della tecnica, invocava il principio della responsabilità. Ma veramente si pensa che il problema sia quello dei genitori incoscienti? O forse il cruccio dei genitori di oggi è proprio il contrario cioè la difficoltà ad esercitare una coscienza genitoriale perché ne sentono di tutti i colori e non sanno a chi dare retta?
Cosa chiedono i supposti genitori incoscienti? Non di essere obbligati a sottoporre i loro figli a trattamenti sanitari misteriosi di cui non conoscono e temono i meccanismi, ma di essere sicuri, di avere anamnesi accurate, un vero sistema di farmaco vigilanza, medici attenti, cautela clinica, una informazione vera completa non reticente e non contraddittoria.
Essi oggi sono tutt'altro che incoscienti ma hanno difficoltà estreme ad esprimere la loro coscienza genitoriale. E lo Stato che fa? Anziché farne i primi attori della profilassi condiziona loro la patria potestà con dei TSO.
Tutto questo è talmente abnorme da far venire il sospetto che il decreto sia stato pensato ben oltre gli ambiti strettamente scientifici della questione vaccini.
Sarà un caso ma esso è stato fatto dopo che il Global Health Security Agenda, ha designato l'Italia quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. Una cosa ovviamente straordinaria in tutti sensi, ma che mi porta a pensare che il decreto sia andato ben oltre certa ragionevolezza anche perché dietro ai vaccini c'è una montagna di denaro, prestigio internazionale, potere per le persone nelle istituzioni, per cui l'Italia per prima si doveva presentare sul setting internazionale con la divisa del repressore implacabile.
Anche un distratto come me capisce che l'obbligatorietà è funzione degli investimenti cioè è una garanzia ancor prima che per la profilassi per il business farmaceutico.
A questo vorrei aggiungere la sensazione sgradevole (soprattutto se rileggo le posizioni sui vaccini del Pd di qualche tempo fa contrarie all'obbligatorietà), di un dibattito sui vaccini che a mio avviso ha subito in queste settimane, una indebita accelerazione e una pericolosa deformazione soprattutto causata dalla polemica politica.
Mi riferisco a quella tra Renzi e Grillo. Il decreto ha preso forma dentro questa polemica senza la quale probabilmente non sarebbe mai nato. Non è la Lorenzin che conquista il decreto è a Renzi che il decreto fa politicamente comodo. E' del tutto evidente che nel corso della polemica contro M5S, il Pd ha cambiato il suo orientamento. Basta vedere gli atti parlamentare. Perché?
Insomma questo è un decreto che il Parlamento dovrebbe emendare perché fatto con i paraocchi, indebitamente strumentalizzato, figlio del peggior scientismo che si poteva immaginare.
A partire dai dati sul calo della copertura vaccinale dovremmo certamente mettere mano senza allarmismi (non esiste nessuna emergenza) ad una campagna di vaccinazione efficace ma dentro una diversa strategia:
• vanno confermate le obbligazioni esistenti,
• va introdotto l'obbligo del consenso informato,
• la strada giusta non è l'obbligazione di legge ma l'obbligazione morale.
Cosa vuol dire obbligazione morale? L'obbligazione morale è una particolare obbligazione non coercitiva che si basa sull'autonomia della razionalità, sul senso di responsabilità, sulla presa di coscienza. Essa si basa sul dovere della salute che i genitori devono avere per assicurare ai propri figli il diritto all'integrità. Questo dovere è un impegno preso liberamente dai genitori nei confronti dei propri figli i quali tacitamente si aspettano che sia realizzato.
Per far crescere il dovere alla salute nella nostra società si deve mettere in campo un programma formativo e un sistema efficace di farmaco vigilanza.
Definisco ciò "programma per una deontologia sociale" cioè l'impegno delle istituzioni sanitarie a formare e informare cioè a convincere le persone al dovere della salute, in tutti i sensi, dai vaccini, alla prevenzione primaria, ai comportamenti salutari. La profilassi se vogliamo fare davvero salute non può essere separata dalla prevenzione.
Quanto ai medici, che non muovono paglia di fronte alla radiazione di un loro collega, tutt'altro che contrario pregiudizialmente ai vaccini ma reo solo di aver manifestato con insistenza degli scrupoli professionali, e che incapaci di rimettersi in gioco, non sanno far altro che nascondere le loro incapacità professionali, dietro metafisiche evidenze scientifiche, obbligando una intera società, non a fare i vaccini, ma a subire i loro ormai insopportabili limiti culturali, dico solo "povera professione come ti sei ridotta male".
Ma ne riparleremo quando cominceranno a venire a galla i problemi. Adesso godetevi la festa… finché dura.

Fonte: Quotidiano sanità, 22/05/2017

8 - MA CON LE DAT DOVE FINISCE LA COSCIENZA DEL MEDICO?
Riflessioni di un medico chirurgo sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento. Chi usa criteri diversi da quelli del pensiero dominante avrà la «mano mozzata»?
di Giuliana Ruggieri - Fonte: tempi.it, 11 maggio 2017

Le Dat, Dichiarazioni anticipate di trattamento, mi riguardano in prima persona, perché sono un medico chirurgo (dal 2000 lavoro presso la Chirurgia dei Trapianti di Rene dell'Università di Siena, diretta da prof. Mario Carmellini) e soprattutto nei turni di guardia interdivisionale in cui si affrontano le urgenze del Pronto Soccorso, mi trovo di fronte a scelte e decisioni che hanno a che fare con la proposta di legge che, approvata alla Camera, tra pochi giorni sarà in discussione al Senato. È oggetto di dibattito il fatto che il testo attuale non preveda la possibilità dell'obiezione di coscienza da parte del medico rispetto a determinate richieste del paziente che lo porterebbero a morte certa.
Umberto Galimberti filosofo, sociologo, docente universitario ed editorialista di Repubblica ha scritto cose inquietanti sull'obiezione di coscienza in un articolo apparso sul quotidiano romano:
«Ma cos'è questa "coscienza"? È la dittatura del principio della soggettività che non si fa carico di alcuna responsabilità collettiva e tanto meno delle conseguenze che ne derivano. Il medico che, in nome dell'"obiezione di coscienza", rifiuta l'interruzione di gravidanza a chi nella miseria genera molti figli nella più assoluta indigenza, a chi resta incinta in età infantile, a chi porta in grembo feti affetti da malattie ereditarie, non si fa carico delle condizioni della madre e dell'infelicità futura ma solo dell'osservanza dei suoi princìpi, che consente alla sua coscienza di sentirsi "a posto", proprio perché rimuove, nega, non vede o non vuol vedere le conseguenze della sua decisione. Questo tipo di "coscienza" che non assume alcuna responsabilità sociale è una coscienza troppo ristretta, troppo angusta per poter essere eretta a principio della decisione».
E più avanti:
«Se la dittatura della coscienza soggettiva, che in nome dei propri princìpi non si piega alla mediazione e non si fa carico delle domande sociali (come possono essere quelle delle coppie di fatto o dei malati terminali che chiedono l'interruzione delle cure) diventa principio inappellabile in politica, che è il luogo dove dovrebbe trovare compensazione il conflitto delle diverse posizioni, allora bisogna dire chiaro e forte che coloro che si attengono alla dittatura della coscienza non devono entrare in politica, perché la loro coscienza non prevede alcuna responsabilità collettiva, ma solo l'osservanza dei propri princìpi. Perché la politica è "mediazione", non "testimonianza". Per la testimonianza ci sono altre sedi, come ad esempio la condotta della propria vita. (…) una simile coscienza, che limita a tal punto il "principio di responsabilità collettiva e sociale", è troppo ristretta e troppo angusta per diventare il punto di riferimento della decisione politica».
Il primo commento che mi viene in mente davanti a queste parole sono i versi di Czeslaw Milosz: «Si è riusciti a far capire all'uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata». L'intervento di Galimberti spiega bene a che punto si vuole arrivare: chiunque usi la ragione, chiunque usi criteri diversi da quelli del "pensiero dominante" dovrà relegarsi (o sarà relegato?) in uno spazio privato.
Perché il pensiero dominante riconosce decisivo a qualsiasi livello il "principio di autodeterminazione" dell'individuo, ma non difende l'obiezione di coscienza, che laicamente è l'espressione di una libertà di pensiero, di un uso diverso della ragione? Il fatto è che il pensiero dominante, il positivismo moderno, stracciano la coscienza umana e impongono una nuova morale. Chi non si adegua è accusato di intolleranza. Questa parabola culturale è stata descritta al Congresso Internazionale della Pontificia Accademia Pro vita intitolato "La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita" del 23-24 febbraio 2007 da mons. Jean Laffitte, docente presso l'Istituto Giovanni Paolo II, consultore alla Congregazione per la Dottrina della Fede e vicepresidente della Pontificia Accademia Pro Vita. Nel suo magistrale intervento che spaziava da Creonte e Antigone alla Riforma protestante, per tornare alle persecuzioni romane sotto Diocleziano, spiegò che la modernità è segnata dall'apparizione, con Erasmo, Locke, Spinoza, Bayle e Voltaire, di un concetto fondamentale: la tolleranza.
«Ma cessando di essere un'espressione della classica virtù della prudenza e quindi di essere una virtù pratica, la tolleranza ideologica si è innalzata al rango di virtù teorica. La tolleranza ideologica è come un piccolo paradosso. Non è disposta a sopportare e tollerare l'obiezione di coscienza, poiché questa in qualche maniera sfugge al suo controllo: essa non tollera l'idea che ci sia una verità da cercarsi; essa non tollera che una tale verità possa avere un carattere universale; essa impone l'evacuazione di ogni dibattito di fondo. Insomma, la società tollerante, rimanendo sempre al livello dello scambio di opinioni relative e collocandosi sempre al di sopra dei dibattiti, rivendica il diritto di giudicare le parti presenti; la sua posizione la situa sempre praticamente dalla parte delle posizioni più teoricamente tolleranti, posizioni sicuramente le meno disturbanti per l'equilibrio consensuale che essa pretende di mantenere. Impone in questo modo un pensiero unico che può generare un totalitarismo ideologico e sociale».
L'obiezione di coscienza è la grande nemica delle società tolleranti perché richiama la questione della verità. La coscienza non è il luogo "intimo del cuore" dove si formano criterio e direttiva dell'azione; non è la sorgente autonoma della norma etica, la canonizzazione del soggettivismo relativista, il guscio della soggettività, ma come ha detto Benedetto XVI nel saluto ai partecipanti al Congresso sopra citato:
«La coscienza è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce le qualità morali di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto (….). Da questa definizione emerge che la coscienza morale, per essere in grado di guidare rettamente la condotta umana, deve basarsi sul solido fondamento della verità, deve cioè essere illuminata per riconoscere il vero valore delle azioni e la consistenza dei criteri di valutazione, così da sapere distinguere il bene dal male, anche laddove l'ambiente sociale, il pluralismo culturale e gli interessi sovrapposti non aiutano a ciò. La formazione di una coscienza vera, perché fondata sulla verità, e retta, perché determinata a seguirne i dettami, senza contraddizioni, senza tradimenti e senza compromessi, è oggi un'impresa difficile e delicata, ma imprescindibile. Ed è un'impresa ostacolata, purtroppo, da diversi fattori. Anzitutto, nell'attuale fase della secolarizzazione chiamata post-moderna e segnata da discutibili forme di tolleranza, non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità e ci si allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo alcuni, la coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione. Così la coscienza, che è atto della ragione mirante alla verità delle cose, cessa di essere luce e diventa un semplice sfondo su cui la società dei media getta le immagini e gli impulsi più contraddittori».
Senza l'uso della ragione non esiste coscienza, e questo è un giudizio di ragione, come sottolinea il card. Carlo Caffarra:
«Mediante la ragione l'uomo conosce quell'ordine che costituisce la bellezza, la bontà dell'essere. Ed è nella luce di questa conoscenza che la coscienza può scoprire se l'atto, che la persona sta per compiere, si inscrive in questo ordine: in questa bellezza, in questa bontà. Dire che questo ordine è creato, costituito dalla ragione umana e non semplicemente scoperto da essa, equivale a negare semplicemente un dato di cui la nostra esperienza è continuamente testimone. Quando noi scopriamo con la nostra ragione questa bellezza, questo ordine e le sue immutabili esigenze, "non examinator corrigit, sed tantum laetatur inventor" come scrisse profondamente sant'Agostino "non (le) giudica da arbitro, ma si allieta come scopritore"».
Difendere questo atto della ragione è compito di tutti gli uomini, non si tratta di difendere dei dogmi di fede (del tipo Gesù è figlio di Dio), l'obiezione di coscienza ha fondamentalmente a oggetto questioni cruciali riguardanti la vita, un diritto che ciascuno detiene, un diritto che non dipende dalle condizioni in cui ogni uomo può venirsi a trovare, non è un diritto condizionato. Non possiamo accettare questo sguardo distorto della realtà che sta dominando il mondo politico e culturale del nostro paese: «Quando gli uomini abbandonano la loro coscienza in nome dei doveri pubblici conducono il loro paese sulla via del caos» (Tommaso Moro). Diceva Cicerone: «Non è turpe che i filosofi dubitino di quelle cose di cui neppure i contadini dubitano?» Accade insomma, ed è fonte di stupore per chi vi rifletta, che si vada contro ciò che fa vivere, contro ciò che si chiama il «buon» senso. Basterebbe invece usare la ragione: questa «apertura alla realtà che è come una finestra spalancata su un mare dove mai si termina di immergersi e che ti si presenta nuovo ad ogni momento». (Luigi Giussani, La coscienza religiosa dell'uomo moderno. Note per cattolici "Impegnati". Ed. Jaca Book). Lavoriamo per mantenere aperta questa finestra per il bene di tutti gli uomini.

Fonte: tempi.it, 11 maggio 2017

9 - L'IMPORTANZA DEL CRISTIANESIMO PER METTERE I GIUSTI CONFINI ALLA SCIENZA (HITLER LA VOLEVA SENZA LIMITI)
Durante la seconda guerra mondiale Heisenberg era il solo fisico tedesco in grado di fare l'atomica, ma volontariamente non la fece (è invece famoso per il principio di indeterminazione)
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 25/03/2017
Fonte: Libertà e Persona, 25/03/2017

10 - L'UE ASSOLVE GLI OGM, LO STATO ITALIANO CONTINUA A VIETARLI SENZA MOTIVI SCIENTIFICAMENTE VALIDI
Guardia Forestale e Polizia su ordine del governo hanno distrutto il campo di un imprenditore agricolo friulano
di Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2017
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2017

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