Amici del Timone n�60 del 15 ottobre 2016

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1 RISPOSTA ALL'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA'
Comunicato stampa di Scienza & Vita di Siena
di Scienza & Vita Siena - Fonte:
2 SEMPRE PIU' GIOVANI SI DROGANO
L'deologia ci racconta bugie sulla liberalizzazione e i nostri figli si rovinano la vita
di Federico Catani - Fonte: Notizie ProVita
3 LA DEMOGRAFIA ITALIANA E' UN BARATRO DA CUI NON SI TORNA INDIETRO
Per troppo tempo si sono ignorati i dati reali illudendosi
di Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
4 I POVERI? MEGLIO ELIMINARLI CHE AIUTARLI
Aborto e contraccezione: ecco cosa fa la cooperazione internazionale
Fonte: InfoCatólica tramite notizie pro vita
5 LA VERA SCIENZA SI DOVREBBE FERMARE DAVANTI AI FATTI
Nessuno sa ancora prevedere gli esiti di uno stato vegetativo che si prolunga. Tanti pazienti che si risvegliano sono una testimonianza importante
Fonte: LifeSiteNews tramite Notizie pro vita
6 EUTANASIA SU UN MINORE IN BELGIO? IN REALTA' E' UN CASO MONTATO AD ARTE PER LA PROPAGANDA DI MORTE
Il ''minore'' ha quasi 18 anni perché il vero obiettivo non sono i bambini (zero richieste in 2 anni), ma le persone ''improduttive'', vite non degne di essere vissute (secondo lorsignori)
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
7 PREGI E DIFETTI DEL FERTILITY DAY
Non si è avuto il coraggio di andare al nocciolo del problema: attaccare la cultura libertaria, edonista e femminista che ha svuotato le culle e che è alla base di molte leggi italiane
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 GLI OTTO MITI DELLA PROPAGANDA OMOSESSUALISTA
Ecco le menzogne utilizzate in modo martellante ed efficace per far avanzare la sempre più fitta e prepotente agenda LGBTQIecc.
di Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender

1 - RISPOSTA ALL'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA'
Comunicato stampa di Scienza & Vita di Siena
di Scienza & Vita Siena - Fonte:

Leggiamo il comunicato stampa n. 1483 del 12 ottobre 2016 del Consiglio Regionale circa la risposta che l'Assessore regionale alla Sanità Stefania Saccardi ha fornito a fronte di una interrogazione in merito alla corretta ed omogenea applicazione della legge 194.
In tale risposta si esprime soddisfazione nel vedere come il numero assoluto di aborti nella regione sia in costante calo, consentendo quindi di ridurre il tasso abortività fino a 7,7 aborti ogni donne in età feconda. Allo stesso tempo si esprime la ferma volontà di facilitare l'accesso all'aborto alle donne immigrate, per le quali lo stesso tasso di abortività è di più di tre volte superiore a quello delle donne italiane per motivi, secondo l'Assessore, legati ad "un accesso tardivo ai servizi".
A tal proposito prendiamo atto anzitutto che a quanto pare non esiste un problema legato alla presenza degli obiettori di coscienza negli ospedali, tema che invece viene spesso tirato fuori per giustificare difficoltà di accesso all'aborto da parte delle donne. La risposta dell'Assessore ci dice che in Toscana non c'è un problema di obiettori. Cercheremo di ricordarcene tutti.
In secondo luogo, può essere interessante osservare il numero degli aborti non tanto in relazione alle donne in età fertile, quanto invece al numero dei nati vivi. In questo caso il dato che scaturisce a nostro modo di vedere fornisce una chiave di lettura di altro tipo, a nostro avviso molto meno soddisfacente. Infatti nel 2015 ci sono stati in Toscana 6.100 aborti a fronte di 27.494 nati, pari al 22.2%. Come dire che ogni 5 bambini che nascono, uno viene abortito! Possiamo dire di essere soddisfatti per questo?
Tanto per rimanere in tema di statistiche, va anche osservato che le nascite in Toscana sono passate dalle 31.574 del 2011 alle circa 27.500 del 2015, con un calo quindi del 14.7%; un crollo che ci dice che nella nostra Regione (e nel nostro Paese) il problema non è la corretta ed omogenea applicazione delle legge 194, ma molto più drammaticamente il fatto che non si fanno più figli!
Aggiungiamo la costante e inarrestabile diffusione della cosiddetta "contraccezione di emergenza", ovvero delle pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo e comprendiamo che in realtà la diminuzione assoluta degli aborti è dovuta ad un crollo generale della fertilità e allo spostamento dell'aborto all'inizio della gravidanza e quindi fuori dalle statistiche.
C'è ben poco da rallegrarsi pertanto. I bambini non nascono, le immigrate abortiscono spesso per non perdere il lavoro, ma il problema secondo l'Assessore è il miglioramento dell'accesso al servizio!
A questo punto siamo noi a chiedere all'Assessore:
- Riguardo alle immigrate si parla solo di facilitare l’accesso all’aborto e mai di potenziare l’ascolto e la risoluzione dei problemi. Nessuno ad esempio si pone il problema delle gravidanze delle badanti che spesso sono costrette dal datore di lavoro ad abortire pena la perdita del posto. Cosa si intende fare in proposito?
- In generale non si parla mai di prevenzione tramite aiuti, peraltro in spregio allo spirito della legge 194 stessa. Cosa intende fare la Regione in questo senso?
- Sono disponibili dati relativi alla correlazione tra calo della fertilità tra i giovani e stili di vita, compreso l'utilizzo precoce e ripetuto dei contraccettivi di emergenza?
- Vogliamo finalmente parlare di aiuto alle nascite invece di parlare sempre e soltanto di aborto come "diritto fondamentale"?


2 - SEMPRE PIU' GIOVANI SI DROGANO
L'deologia ci racconta bugie sulla liberalizzazione e i nostri figli si rovinano la vita
di Federico Catani - Fonte: Notizie ProVita, 21/09/2016

La ricerca, che nel 2015 ha coinvolto 35 Paesi europei e un totale di 96.043 studenti, in Italia è stata condotta come sempre dall'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) ed è stata presentata ieri presso l'Agenzia europea per il monitoraggio del fenomeno droga (Emcdda).
Come riferisce un comunicato del Cnr, «dopo la generale tendenza al rialzo tra il 1995 e il 2003, la diffusione del consumo di droghe è sostanzialmente stabile, rimanendo tuttavia su livelli molto elevati, con 10 Paesi che superano il 25%, tra cui l'Italia (28%). La sostanza più diffusa è la cannabis: riferisce di averla provata almeno una volta il 16% degli studenti (media di variazioni dal 4% al 37%), in aumento dall'11% del 1995 anche se in calo rispetto al picco del 2003 (19%); il consumo negli ultimi 30 giorni è del 7% medio (variazioni dall'1% al 17%), in crescita dal 4% di vent'anni prima. Tre studenti su 10 considerano la cannabis facilmente disponibile, più di altre droghe illecite: ecstasy (12%), cocaina (11%), amfetamine (9%), metamfetamine (7%) e crack (8%). Il 4% degli studenti (dall'1% al 10%) ha sperimentato le nuove sostanze psicoattive almeno una volta, mentre il 3% (dall'1% all'8%) ne ha riferito un uso recente (almeno una volta nell'ultimo anno)».
«In media, le Nps sembrano oramai più diffuse di altre sostanze come amfetamine, ecstasy, cocaina o Lsd, questo evidenzia la necessità di approfondire il monitoraggio delle nuove droghe che vengono quotidianamente immesse sul mercato – osserva Sabrina Molinaro, ricercatrice dell'Ifc-Cnr e principal investigator italiano del progetto Espad –. Sono disponibili sia in forma pura che in preparati e non sono inserite nella lista delle droghe controllate dalle Nazioni Unite, ma pongono rischi per la salute pubblica comparabili a quelle delle sostanze illegali già note. Esistono vari gruppi di nuove sostanze, tra le quali le più diffuse sono: cannabinoidi sintetici, catinoni sintetici, fenetilamine, ketamina e analoghi, piperazine. Tuttavia, il numero e la composizione delle Nps sono in continua evoluzione».
«In Italia – prosegue il comunicato del Cnr –, la sostanza illecita più diffusa è la cannabis, con una percentuale ben più alta rispetto al resto d'Europa (27% contro il 16%) e in netto aumento rispetto al 2011 (21%). Ad averla provata negli ultimi trenta giorni è il 15% degli adolescenti italiani, secondi solo ai coetanei francesi (17%). Il 5% dei nostri studenti riferisce di aver provato Nps almeno una volta nell'ultimo anno, attestandosi al sesto posto su 35 Paesi».
Si tratta quindi di una vera emergenza, la cui soluzione non può certo essere trovata nella droga libera per tutti. Anche perché, arrivati a questo punto, la distinzione tra droghe leggere e pesanti è ormai assolutamente pretestuosa (ammesso che sia mai stata vera). La sfida delle dipendenze va affrontata cercando di capire (e di risolvere) quali disagi ne sono all'origine.
Riguardo il consumo di tabacco e alcol tra gli adolescenti, le politiche di contrasto degli ultimi due decenni hanno fatto registrare degli sviluppi positivi: sono diminuiti i fumatori quotidiani e quanti usano abitualmente tabacco (sebbene la percentuale italiana sia molto più alta rispetto alla media degli altri Paesi europei) e, seppur di poco, è comunque diminuito anche l'uso di alcolici.
Il rapporto Espad 2015 rileva però il pericolo della dipendenza da internet e dal gioco d'azzardo, i cui dati sono in costante e preoccupante crescita. Anche qui, come per la droga, si tratta di puntare sull'educazione e non certo sul vieto slogan sessantottino "vietato vietare".

Fonte: Notizie ProVita, 21/09/2016

3 - LA DEMOGRAFIA ITALIANA E' UN BARATRO DA CUI NON SI TORNA INDIETRO
Per troppo tempo si sono ignorati i dati reali illudendosi
di Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 04/09/2016

Le istituzioni pubbliche non hanno spiegato perché nel 2015 l'Italia ha registrato il record assoluto del numero di decessi in tempo di pace. I migranti, checché se ne dica, non risolveranno i problemi previdenziali e pensionistici italiani. Da trent'anni si sapeva che il giocattolo del sistema pensionistico italiano si sarebbe rotto, a causa degli squilibri demografici che si profilavano, ma nessuno ha fatto niente e molti hanno negato l'evidenza. In materia di ondata migratoria il peggio deve ancora venire: se non facciamo niente nei prossimi 20-30 anni la bomba demografica africana travolgerà l'Europa.
Gian Carlo Blangiardo, demografo italiano di eccellenza (docente all'università di Milano Bicocca), è uomo abituato a parlar chiaro, numeri e studi alla mano. E al recente Meeting di Rimini è intervenuto col suo stile molto assertivo ma inappuntabile per illustrare "La strana demografia italiana", come recitava il titolo dell'incontro che ha tenuto, nel corso del quale ha formulato le esplosive affermazioni di cui sopra. La cosa più curiosa degli interventi pubblici di Blangiardo è che nessuno mai li contesta nel merito, ma neppure li mette al centro delle discussioni e delle decisioni politiche. Restano lì con la loro aria di verità imbarazzanti, dalle quali nessuno vuole trarre le conseguenze. Difficilmente accadrà il contrario anche stavolta. Noi comunque abbiamo voluto chiarire e approfondire con un'intervista.
Professore, lei dice che le autorità non hanno spiegato il numero record di decessi del 2015. Però l'Istat una spiegazione l'ha fornita: «Il picco – hanno scritto a proposito dei 653 mila decessi del 2015 – è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza». Lei per parte sua che spiegazioni si dà?
È vero, l'estate del 2015 è stata più calda delle due precedenti, soprattutto nel mese di luglio, e l'inverno è stato più rigido. Da qui forse l'effetto "foglie secche sull'albero" a cui allude l'Istat: chi era in precarie condizioni già nel 2013 e nel 2014 è sopravvissuto grazie al clima clemente di quei due anni, ma le temperature più estreme del 2015 hanno determinato quelle che l'Istat chiama "morti posticipate", e che per il 90 per cento hanno colpito persone sopra i 75 anni di età. Questo però spiega al massimo 10 mila dei 54 mila decessi in più del 2015 rispetto al 2014. Mi meraviglia che l'Istituto superiore della sanità non abbia avvertito la necessità di fare approfondimenti; non abbiamo spiegazioni ufficiali univoche intorno all'accaduto, e ognuno è libero di fare le sue ipotesi. Lei ricorderà che verso la fine del 2014 ci furono alcuni casi di morti attribuite a vaccinazioni anti-influenzali ai quali i media diedero molto rilievo; questo portò a una flessione generalizzata del ricorso alle vaccinazioni stagionali considerate non sicure. Molti anziani affrontarono quell'inverno privi di copertura vaccinale, e ciò fu loro fatale. Ma anche questo fattore non spiega più di 10 mila decessi supplementari: e il resto? Io credo che il sistema sanitario italiano, che pure è all'avanguardia mondiale, sia sotto pressione per ragioni di bilancio. Esami fissati in date molto dilazionate rispetto alla richiesta, mancati accertamenti, terapie necessarie non praticate hanno danneggiato i più deboli. Certo, quest'anno i dati del primo trimestre ci dicono che il fenomeno non si ripeterà con l'intensità dell'anno scorso, ma se si perpetua la tendenza rilevata arriveremo comunque a 620 mila decessi circa, che saranno pur sempre il secondo più alto numero di morti annue in tempo di pace nella storia d'Italia. Il fenomeno dipende certamente dall'invecchiamento della popolazione italiana, ma anche da problemi che riguardano la sanità. Secondo uno studio del Banco Farmaceutico 4 milioni di persone in Italia non sono in grado di spendere per farmaci di cui avrebbero bisogno. Questo è un segnale che il ministero della Salute dovrebbe recepire.
Il 16 marzo Repubblica titolava un articolo "La risorsa immigrati: 600 mila italiani ricevono la pensione grazie ai loro contributi". Lei invece sostiene che i problemi previdenziali italiani non li risolveranno i migranti: perché?
Abbiamo ragione tutti e due. In ogni sistema pensionistico c'è gente che fa versamenti pensionistici e gente che incassa la pensione. Il problema dell'Inps è di fare cassa tutti i mesi, per avere i soldi da versare ai pensionati. Per loro il fenomeno dell'immigrazione è provvidenziale, perché immette nel sistema un certo numero di lavoratori che fanno versamenti e non prelievi. Non sono versamenti molto cospicui, e non tutti gli immigrati li effettuano perché molti ancora lavorano in nero, ma è comunque quella boccata di ossigeno che contribuisce al funzionamento puntuale dell'Inps. Se ogni anno arrivano in Italia 500 mila immigrati, lavorano e versano contributi, il sistema regge. Il problema è che un giorno anche questi lavoratori avranno diritto alla pensione. Già nel 2030 raggiungeranno l'età pensionabile 200 mila persone che non sono nate in Italia. Nel frattempo siamo passati dal sistema a ripartizione a quello contributivo, e i nuovi pensionati saranno persone che hanno versato poco e per pochi anni, perché di solito hanno cominciato tardi (prima lavoravano in nero). Riceveranno pensioni da fame commisurate a quello che hanno versato, e per ragioni sociali sarà necessario integrare al minimo i loro assegni pensionistici. La fiscalità generale dovrà contribuire.
Insomma, lei sta dicendo che la colpa di aver lasciato scendere la fecondità sotto la soglia del rimpiazzo generazionale (2,1 figli per donna) fino agli attuali 1,38 figli per donna la si paga fatalmente, il lavoro degli immigrati rinvia soltanto di un po' la punizione.
Abbiamo creato squilibri che hanno rotto il giocattolo. Le regole del gioco del lavoro e del pensionamento sono state fissate pensando a un equilibrio fra le generazioni. Quando abbiamo fissato l'età pensionabile e l'importo dei trattamenti, i conti tornavano: entravano nel mondo degli attivi più soggetti di quanti ne uscivano. Le baby pensioni sono il frutto dell'illusione che il numero dei nuovi lavoratori che facevano versamenti sarebbe sempre stato di molto superiore a quello di chi si ritirava, e il sistema sarebbe rimasto sostenibile. Ma l'alterazione dei meccanismi del ricambio generazionale ha provocato un profondo squilibrio. Nel 2030 un milione e 50 mila nati del 1964 avranno l'età per la pensione, ma dietro di loro non ci saranno un milione di nuovi lavoratori. Certo, se entrassero 500 mila persone che hanno una capacità di versamenti doppia di quella attuale, il sistema continuerebbe a reggere. Ma non è così. Ci troviamo in una situazione in cui la proporzione fra popolazione in età di pensione e popolazione in età di lavoro si riduce: attualmente abbiamo tre lavoratori per ogni pensionato, ma fra vent'anni ne avremo solo due per ogni pensionato. E contemporaneamente la produttività del lavoro e il Pil non crescono. Perciò una proporzione crescente di Pil è destinata alle pensioni e alla previdenza. Se la torta del Pil resta sempre la stessa, la fetta destinata alle pensioni è destinata a diventare più grossa. Solo se c'è crescita la fetta può diventare più sottile. A meno che non si decida di ridurre i trattamenti pensionistici. Ma voglio proprio vedere il governo che lo fa… Questi rischi per la stabilità del sistema erano già noti ai tempi della Prima Repubblica, i primi studi sono del 1980, ma nessuno si è mai assunto la responsabilità di interventi sul versante demografico. Per vedere tematizzare questo aspetto abbiamo dovuto aspettare lo studio commissionato dal cardinal Ruini pubblicato nel 2011, Il cambiamento demografico.
Come lei ha fatto notare all'incontro al Meeting, la Francia ha politiche demografiche molto più efficaci delle nostre, che rendono possibile l'equilibrio fra le generazioni. Qual è il segreto di queste politiche, e quanto costano?
Il segreto è che in Francia c'è sempre stata unanimità fra destra e sinistra, fra laici e cattolici sulla necessità di politiche a favore delle nascite. Storicamente la Francia è natalista per ragioni politico-militari: lo scontro secolare con la Germania richiedeva di disporre di numerosi combattenti. Finite le guerre la politica è stata mantenuta grazie alla lungimiranza di una classe politica che ha capito l'importanza dell'equilibrio fra le generazioni. Sono politiche a base di assegni familiari (che in Italia non esistono più), servizi per l'infanzia, conciliazione fra maternità e lavoro. Costano, ma si tratta di un investimento che ha un ritorno importante. In Italia le politiche nataliste sono associate al fascismo, e per questa ragione puramente ideologica sono state snobbate.
Lei ha anche accennato al fatto che per assorbire i giovani che entreranno nel mercato del lavoro nei prossimi anni l'Africa sub-sahariana dovrà creare 10 milioni di posti di lavoro all'anno. Il fallimento di questo obiettivo rappresenterebbe un incentivo all'emigrazione di massa verso il nostro continente. Avremo un'Europa sempre più africanizzata?
La demografia africana, anzi la bomba demografica africana, è la grande incognita del XXI secolo. Da qui al 2050 la popolazione dell'Africa nera raddoppierà da uno a più di due miliardi. È vero che nello stesso periodo la popolazione europea conoscerà una leggera flessione numerica, ma non si può pensare di trasportare in un continente già molto affollato come quello europeo centinaia di milioni di persone. Servono regole per la mobilità migratoria africana. Non si tratta di alzare muri, ma di organizzare una mobilità circolare, grazie alla quale gli africani che vengono in Europa si formano, creano reti, accumulano capitale e poi tornano nei paesi d'origine e lì investono i capitali e fanno fruttare le reti di relazioni che hanno creato. Contemporaneamente occorre riformare il settore creditizio africano e i regimi di proprietà, per sviluppare il credito anche col supporto delle banche europee. Senza credito non c'è sviluppo. Senza una soluzione di questo genere, è inimmaginabile quello che può succedere in Europa.

Fonte: Tempi, 04/09/2016

4 - I POVERI? MEGLIO ELIMINARLI CHE AIUTARLI
Aborto e contraccezione: ecco cosa fa la cooperazione internazionale
Fonte InfoCatólica tramite notizie pro vita, 20/09/2016

L'Agenzia Peruviana di Cooperazione Internazionale (APCI) ha reso noto che, negli ultimi anni, le ONG femministe Promsex e Demus hanno utilizzato 1,7 milioni di dollari provenienti, per l'appunto, dalla cooperazione internazionale per finanziare 19 progetti volti a favorire la diffusione della contraccezione orale d'emergenza, esercitando forti pressioni sul governo.
Premessa. Nel 2009, il Tribunale Costituzionale del Perù ha imposto al Ministero della Salute di vietare la distribuzione gratuita della pillola del giorno dopo e ha ordinato ai laboratori di produzione, commercializzazione e distribuzione della stessa pillola di specificare nella posologia che tale tale prodotto può impedire l'impianto dell'ovulo fecondato, ovvero può procurare un aborto (come peraltro riconosciuto dalla statunitense Food and Drugs Administration).
Di fronte a tutto ciò, le associazioni femministe hanno cercato di prendere delle contromisure. La Demus, ad esempio, ha ricevuto 370mila dollari dalla fondazione britannica The Sigrid Rausing Trust per chiedere alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani di premere sul Perù affinché il divieto della pillola del giorno dopo venga ritirato. La fondazione olandese Hivos, invece, ha pagato 230mila dollari per denunciare a livello internazionale il Tribunale Costituzionale peruviano. 
Demus si è anche impegnata ad operare a favore dei diritti delle donne LGBT, indigene, contadine, bambine e adolescenti del Paese. Non si capisce cosa c'entrino le contadine e le indigene con i gruppi LGBT, ma la strategia è chiara: si mettono insieme proposte buone ad altre pessime, per far passare senza proteste queste ultime.
Ma il maggior contribuente di queste associazioni è un organismo che conosciamo bene per le sue posizioni ideologiche in tema di aborto, contraccezione ed omosessualismo (vedi ad esempio qui, qui, qui e qui), ovvero l'UNFPA (il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione), con elargizioni di 776mila dollari. Così, i dati mostrano che per ogni progetto promozionale della pillola (abortiva) del giorno dopo, Demus e Promsex hanno ricevuto, ogni anno, centinaia di miglia di dollari. Senza contare poi gli aiuti prestati da organizzazioni quali il Center for Reproductive Rights, l'International Women's Health Coalition, l'IPAS e Planned Parenthood.
Ecco come agisce ed opera la cooperazione internazionale. Ecco quali progetti finanziano le Nazioni Unite. Ecco come vengono spesi i soldi di queste presunte organizzazioni "umanitarie".

Fonte: InfoCatólica tramite notizie pro vita, 20/09/2016

5 - LA VERA SCIENZA SI DOVREBBE FERMARE DAVANTI AI FATTI
Nessuno sa ancora prevedere gli esiti di uno stato vegetativo che si prolunga. Tanti pazienti che si risvegliano sono una testimonianza importante
Fonte LifeSiteNews tramite Notizie pro vita, 28/08/2016

Le sue condizioni erano talmente gravi che i medici ritenevano fosse più giusto porre fine alle "sofferenze" del malato.
Oggi, la moglie, Megan, ha dichiarato che Jay è di nuovo in grado di parlare e interagire con le persone che incontra nella sua casa in Pennsylvania.
Gioca con i suoi tre figli, e qualche volta addirittura cerca di aiutare con le faccende di casa.
Solo sua moglie ha creduto in lui: si chiede se i medici, invece di proporre l'eutanasia, avessero cominciato prima la fisioterapia, forse il suo recupero sarebbe ancora più progredito.
I medici avevano diagnosticato lo "stato vegetativo persistente", senza speranza: solo Megan (e un infermiere) sentivano che si stavano sbagliando.
L'hanno accusata di essere egoista, di non volere il bene di Jay… invece lei ha insistito, finché non ha trovato un centro di riabilitazione disposto ad accogliere il marito.
Anche di soldi, ce n'erano davvero pochi. Quando ha portato a casa il malato, lei lavorava tutto il giorno: l'assistenza domiciliare gli è stata negata e alla fine ha dovuto lasciare il lavoro: ringrazia Dio, gli amici e i parenti che l'hanno aiutata, non certo il suo Paese.
Ancora c'è chi le dice che la qualità della vita di Jay "non è degna di essere vissuta": Megan si ribella a questi discorsi e spiega che l'uomo è certamente handicappato gravemente, ma è vivo e vive una vita di gioie e dolori, di felicità e depressione, di conquiste , di sfide e di sconfitte come qualsiasi altra persona viva. Ha desideri e obiettivi. Ogni giorno si sveglia, vede i suoi figli, gioca, vede la TV e litighiamo, persino. "Egli ci ama e noi lo amiamo".

Fonte: LifeSiteNews tramite Notizie pro vita, 28/08/2016

6 - EUTANASIA SU UN MINORE IN BELGIO? IN REALTA' E' UN CASO MONTATO AD ARTE PER LA PROPAGANDA DI MORTE
Il ''minore'' ha quasi 18 anni perché il vero obiettivo non sono i bambini (zero richieste in 2 anni), ma le persone ''improduttive'', vite non degne di essere vissute (secondo lorsignori)
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 20/09/2016
Fonte: Tempi, 20/09/2016

7 - PREGI E DIFETTI DEL FERTILITY DAY
Non si è avuto il coraggio di andare al nocciolo del problema: attaccare la cultura libertaria, edonista e femminista che ha svuotato le culle e che è alla base di molte leggi italiane
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/09/2016
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/09/2016

8 - GLI OTTO MITI DELLA PROPAGANDA OMOSESSUALISTA
Ecco le menzogne utilizzate in modo martellante ed efficace per far avanzare la sempre più fitta e prepotente agenda LGBTQIecc.
di Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender, 29/08/2016
Fonte: Osservatorio Gender, 29/08/2016

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