Amici del Timone n�53 del 01 marzo 2016
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A SIENA LA GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA
Premio ''Amico per la Vita'' al prof. Claudio Noviello
di Erika Bettarini - Fonte: Toscana Oggi
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SPESSO IL PARTO CESAREO E' UN INUTILE RISCHIO
Abbiamo il record di parti cesarei... eppure la gran parte di essi è rischioso per mamme e bambini (è solo un business per incassare tariffe doppie dal Servizio Sanitario Nazionale)
di Anastasia Filippi - Fonte: Notizie Provita
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PADRE PIO AVEVA DAVVERO LE STIGMATE
«sono scientificamente inspiegabili» (altro che acido fenico!)
Fonte: UCCR online
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SPAVENTATI DALLE BALLE SUL CLIMA, LEGGIAMO DOVUNQUE SEGNI CATASTROFICI
Poca pioggia, non significa per forza fenomeno record
di Luigi Mariani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA DATA DI APPROVAZIONE DELLA CIRINNA' DA RICORDARE COME DISASTRO
La nuova legge se approvata rappresenta un fallimento del diritto
di Michele Paolini Paoletti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA CIRINNA' TORNA ALLA CAMERA, MA NESSUNO E' CONTENTO
Si spaccia per vittoria quello che è stato una sconfitta per tutti
Fonte: UCCR online
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LA RILEVAZIONE DELLE ONDE GRAVITAZIONALI PREVISTE DA EINSTEIN APRE NUOVI ORIZZONTI ALLA SCIENZA
Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui (VIDEO: spiegazione semplice delle onde gravitazionali)
di Antonio Socci - Fonte: Libero
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ONU: UNA TASSA MONDIALE PER FINANZIARE L'ABORTO
Ovviamente l'Onu parla d'interventi salva-vita a fronte di calamità naturali o di conflitti militari, ma in realtà vuole solo più aborti
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL VIRUS ZIKA CAUSA MALFORMAZIONI NEL FETO PER CUI L'UNICA SOLUZIONE E' L'ABORTO, PAROLA DI OMS E ONU... MA E' UNA CLAMOROSA MENZOGNA!
La strategia degli abortisti è sempre la stessa: lanciare un allarme per creare uno stato di paura che poi giustifica misure drastiche (come con la nube tossica di Seveso nel 1976)
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA SCIENZA NON POTRA' MAI NEGARE L'ESISTENZA DI DIO
Ogni scienziato si trova davanti all'evidenza di un progetto che precede la nascita dell'universo e dei viventi
di Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
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A SIENA LA GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA
Premio ''Amico per la Vita'' al prof. Claudio Noviello
di Erika Bettarini - Fonte: Toscana Oggi, 21/02/2016
Domenica 7 febbraio si è celebrata la 38° Giornata Nazionale per la Vita, evento che vuole porre al centro dell’attenzione il bambino fin dal suo concepimento e individua nell’aborto un atto umano ingiusto per la donna, per il bambino e per l’intera società. Anche quest’anno, il Centro di Aiuto alla Vita di Siena ha organizzato, insieme all’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, le veglie per la vita. La Giornata diocesana si è svolta presso la parrocchia di San Bernardo Tolomei (conosciuto come BBT) a Siena, iniziata con la S. Messa celebrata dall’Arcivescovo Buoncristiani che, come ogni anno, ha dimostrato la Sua sensibilità sulla tematica della Vita, ponendo l’accento sul messaggio della CEI intitolato ‘‘La Misericordia fa fiorire la vita’’. A seguire, il pranzo presso i locali adiacenti alla chiesa, con portate deliziose e in un’atmosfera veramente gradevole: grandi e piccoli insieme a condividere la gioia domenicale e a festeggiare la bellezza della vita, scambiandosi esperienze e approfondendo le conoscenze. Alla conclusione del pranzo, la coordinatrice della sezione senese del Cav di Siena, Rita Picchianti, ha fatto un breve discorso sulle attività del 2015, sottolineando quanto ogni volontario svolga un lavoro prezioso con la sua disponibilità immediata ad affrontare insieme ogni situazione, dalla più semplice alla più complessa, anche quando le risorse sono limitate. Il pomeriggio è proseguito con l’intervento della Presidente del Centro di Aiuto alla Vita di Siena, la quale ha affermato la necessità che ognuno comunichi a amici, parenti e conoscenti l’esistenza di un’associazione che dedica tutto il suo tempo e le sue energie nel sostenere le donne che si trovino a dover affrontare una gravidanza indesiderata, offrendo delle consulenze diverse in base alle loro necessità e valutando, eventualmente, delle possibili soluzioni. Troppe volte le donne che si sono rivolte all’associazione per avere una consulenza psicologica a seguito di un aborto (avuto anche molti anni prima) hanno esclamato, spesso con forte rammarico, che non sapevano dell’esistenza di questo gruppo di persone pronte a sostenerle e a farle sentire meno sole in un momento così fragile della loro vita. Si è conclusa la Giornata con la consegna del premio ‘‘Amico per la Vita’’, in ricordo di Chiara Serra, al professore Claudio Noviello, insegnante di educazione fisica dell’istituto San Giovanni Bosco di Colle di Val d’Elsa, il quale si è mostrato negli anni grande testimone a favore della vita e ne ha dato prova anche nel discorso che ha esposto in questa occasione. Per il Cav di Siena è sempre un onore avere l’occasione di poter condividere le proprie esperienze, poiché possono essere spunto di nuove collaborazioni e offre la propria disponibilità per approfondimenti sulla tematica dell’aborto per tutte le comunità parrocchiali interessate. Il numero del CAV è 3289416944 ed è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, garantendo l’anonimato e assicurando la massima disponibilità da parte dei volontari. Un nuovo servizio offerto dall’associazione è inoltre quello delle bomboniere solidali: chiunque sia interessato o voglia ulteriori informazioni visiti il sito www.cavsiena.it, dove potrà trovare alcuni esempi di bomboniera o invii un mail a info@cavsiena.it
Fonte: Toscana Oggi, 21/02/2016
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SPESSO IL PARTO CESAREO E' UN INUTILE RISCHIO
Abbiamo il record di parti cesarei... eppure la gran parte di essi è rischioso per mamme e bambini (è solo un business per incassare tariffe doppie dal Servizio Sanitario Nazionale)
di Anastasia Filippi - Fonte: Notizie Provita, 19/02/2016
Fonte: Notizie Provita, 19/02/2016
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PADRE PIO AVEVA DAVVERO LE STIGMATE
«sono scientificamente inspiegabili» (altro che acido fenico!)
Fonte UCCR online, 05/02/2016
Come molti sapranno il 3 febbraio scorso sono state portate nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura le spoglie di Padre Pio, giunte da San Giovanni Rotondo per volere di papa Francesco in occasione del Giubileo. Molti sono rimasti colpiti dall'enorme folla composta da migliaia di persone che si è radunata in preghiera fin dalla mattina all'alba. La figura di Padre Pio è certamente legata all'Italia profonda, alla fede popolare alla quale talvolta non mancano eccessi di sentimentalismo e fanatismo. Ma esiste anche una sana e autentica devozione, come ha spiegato molto bene Andrea Acali su Il Tempo. Ricordando, oltretutto, che il santo di Pietrelcina portò alla fede centinaia di persone convertì anche numerosi comunisti, duri e puri, come ad esempio Italia Betti, comandante partigiano soprannominata la "vestale rossa dell'Emilia" che, dopo essersi recata a San Giovanni Rotondo, stracciò la tessera del Pci e si ritirò a vivere sul Gargano come terziaria francescana. Capì soltanto allora cos'è la vera radicalità del vivere, altro che marxismo. Di Padre Pio abbiamo già parlato in un precedente articolo, smontando la leggenda secondo la quale venne perseguitato dalla Chiesa. Non è così, come appunto abbiamo ricostruito. Legato a questo c'è il caso delle stigmate, cioè le piaghe sul corpo comparse su Gesù Cristo in seguito ai traumi subiti durante la sua passione. Piaghe che comparvero anche sul corpo di Padre Pio e che scatenarono un intenso dibattito scientifico, nel quale ebbe anche un ruolo padre Agostino Gemelli. Al caso si interessò poi l'ex Sant'Uffizio nel 1921. Com'è noto, padre Gemelli aveva delle riserve scientifiche circa le stigmate, tuttavia non affermò affatto che fossero non autentiche. In un lettera all'assessore dell'ex Sant'Uffizio, monsignor Nicola Canali, scritta il 16 agosto 1933, spiegò di non aver mai pubblicato nulla su Padre Pio e si lamentò di essere stato mal compreso. Nel 1924, infatti, scrisse: «Le stigmate di San Francesco non presentano solo un fatto distruttivo, come in tutti gli altri, ma bensì anche un fatto costruttivo […]. Questo è un fatto assolutamente inspiegabile della scienza, mentre invece le stigmate distruttive possono essere spiegate con processi biopsichici». Nella lettera a mons. Canali, respinse le accuse mossegli da un medico, il dott. Giorgio Festa, di voler riferirsi a Padre Pio: «Evidentemente il dr. Festa ha giudicato che con tale mia assolutezza di giudizio io mi riferissi al Padre Pio […]. L'illazione è ingiusta….». Nel 2007 lo storico anticlericale Sergio Luzzato ha avanzato dei dubbi sull'origine soprannaturale delle stigmate di Padre Pio citando la testimonianza risalente al 1919 di un farmacista, il dottor Valentini Vista, e della cugina Maria De Vito, ai quali Padre Pio avrebbe ordinato dell'acido fenico e della veratrina, sostanze adatte procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate. Il prof. Carmelo Pellegrini e il prof. Luciano Lotti hanno tuttavia confutato il contenuto del libro di Luzzato, dimostrando che erano informazioni già note al Sant'Uffizio (le testimonianze vennero portate all'attenzione del Sant'Uffizio addirittura nel giugno 1920), rilevando anche parecchi errori da parte dello storico piemontese. Lo stesso hanno fatto nel 2008 Andrea Tornielli e Saverio Gaeta i quali, dopo aver consultato i documenti del processo canonico, hanno a dimostrato l'inattendibilità delle due testimonianze poiché prodotte dall'arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, acerrimo nemico di Padre Pio che sostenne una vera e propria campagna diffamatoria contro il cappuccino dal 1920 al 1930, fino a quando fu invitato a rinunciare alla guida della diocesi per la sua discutibile condotta e per aver mostrato l'infondatezza delle sue gravi accuse (F. Castelli, "Padre Pio sotto inchiesta", Ares 2008, p. 91). Quelle di Padre Pio, inoltre, non erano ferite o lesioni dei tessuti -come avrebbero dovuto essere se procurate con l'acido fenico- ma essudazioni sanguigne. Lo testimoniano tutti i medici che lo hanno visitato, come il dott. Giorgio Festa che esaminò le stigmate il 28 ottobre 1919, scrivendo: «non sono il prodotto di un traumatismo di origine esterna, e neppure sono dovute all'applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti» (S. Gaeta, A. Tornielli, "Padre Pio, l'ultimo sospetto: la verità sul frate delle stimmate", Piemme 2008). Si trattò di una essudazione continua, costante, notevole, solo in punti precisi e dai margini netti, che oltretutto non davano luogo a flogosi (infiammazioni) o suppurazione. L'applicazione dell'acido frenico o di materiali chimici, al contrario, provoca la consumazione dei tessuti e la conseguente infiammazione delle zone circostanti. C'è poi tutto l'aspetto del fortissimo profumo sprigionato dal sangue coagulato, constatato dai medici e da chiunque esaminasse le stigmate. Un profumo discontinuo e non constante, al contrario di chi fa grande uso di profumi. Gli elementi comunque sono tanti e sono stati tutti ben approfonditi. Nel 2009, in occasione di un convegno a San Giovanni Rotondo, il professor Ezio Fulcheri, docente di Anatomia patologica all'Università di Genova e di Paleopatologia all'Università di Torino, ha dichiarato di aver esaminato a lungo il materiale fotografico e i documenti sulle stigmate di Padre Pio, concludendo: «Ma quali acidi, quali trucchi… Diciamolo una volta per tutte, sgomberando il campo da ogni equivoco e sospetto: le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina sono inspiegabili scientificamente. E anche se, per ipotesi, se le fosse prodotte volontariamente, martellandosi un chiodo sulla mano trapassandola, la scienza attuale non sarebbe in grado di spiegare come quelle ferite profonde siano rimaste aperte e sanguinanti per 50 anni». Ha poi proseguito: «Faccio notare che nel caso di Padre Pio ci trovavamo ancora in era pre-antibiotica, e dunque la possibilità di evitare infezioni era ancora più remota di oggi. Non posso immaginare quali sostanze permettano di tenere aperte le ferite per cinquant'anni. Più si studia l'anatomia e la fisiopatologia delle lesioni, più ci si rende conto che una ferita non può rimanere aperta com'è accaduto invece per le stimmate di Padre Pio, senza complicazioni, senza conseguenze per i muscoli, i nervi, i tendini. Le dita del frate stimmatizzato erano sempre affusolate, rosee e pulite: con ferite che trapassavano il palmo e sbucavano sul dorso della mano, avrebbe dovuto avere le dita gonfie, tumefatte, rosse, e con un'importante impotenza funzionale. Per Padre Pio, invece, le evidenze contrastano con la presentazione e l'evoluzione di una ferita così ampia, quale ne sia stata la causa iniziale. Questo è ciò che dice la scienza». Avendo la possibilità di leggere l'intera inchiesta condotta dall'ex Sant'Uffizio su Padre Pio, prossimamente (entro l'anno, possibilmente) pubblicheremo un dossier di approfondimento sul caso delle stigmate che, in questo articolo, abbiamo voluto brevemente sintetizzare.
Fonte: UCCR online, 05/02/2016
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SPAVENTATI DALLE BALLE SUL CLIMA, LEGGIAMO DOVUNQUE SEGNI CATASTROFICI
Poca pioggia, non significa per forza fenomeno record
di Luigi Mariani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/02/2016
Se il salmone è triste, se l'orso polare è inappetente, se il vostro pesce rosso ha perso il sorriso, se l'agnello si è ristretto nonostante vesta in pura lana vergine, se gli augelli non fanno più festa, se la povera gallina tornata in su la via non ripete più il suo verso o se il vostro cane è depresso, il responsabile è uno e uno solo: il cambiamento climatico, ovviamente antropogenico. Circa il cane depresso invito i cultori dell'inglese a leggere questa notizia, pubblicata dal quotidiano britannico Independent secondo cui la depressione dei cani britannici, dovuta all'eccesso di pioggia che limita le loro uscite, è solo l'ultima delle tante malefatte del cambiamento climatico, un fenomeno tanto tremendo che a soffrirne è l'intera arca di Noè. Personalmente provo una sempre maggior fatica a cercare con le mie poche forze di contenere questa alluvione mediatica di castronerie inscenata quotidianamente da milioni di profeti di sventura, che pare abbiano adottato come protettore san Pinocchio in luogo di San Francesco di Sales. Mi sento solo di dare ai lettori il seguente consiglio: cercate di adottare un atteggiamento critico e cercate il più possibile di stare ai fatti, sottoponendo la tesi del "profeta" di turno a verifica razionale e basata su dati di buona qualità, prodotti con regolarità e che coprano archi di tempo sufficientemente lunghi (almeno alcuni decenni). Dico questo perché il clima europeo è stabile da millenni, ma si caratterizza per un'elevatissimavariabilità interannuale come ci mostrano le serie storiche secolari che evidenziano l'alternarsi di annate caldo- aride e annate freddo-umide, di estati fredde e piovose ed estati canicolari. I più giovani di noi dovranno convivere con le intemperanze del nostro clima quantomeno per i prossimi 80 anni, e ciò visto che la vita media in questo mondo ormai alla catastrofe è "inspiegabilmente" salita a livelli mai registrati nella storia umana: oltre 70 anni a livello globale e oltre 80 anni nella nostra vecchia Europa. Vivere altri 80 anni in questo barnum significherà per loro doversi sorbire tutte le fole che vengono oggi diffuse e sempre più lo saranno in futuro. Roba da non uscirne vivi, nel senso che chi è privo di difese sarà colto (lui, non il suo cane) dalladepressione e nella vita finirà per non combinare nulla di buono per migliorare il mondo in cui viviamo, mondo che viceversa avrebbe tantissimo bisogno di azioni concrete e ispirate a quel pragmatismo che è stato in passato uno dei fiori all'occhiello della cultura europea. È grazie a tale pragmatismo e al troppo spesso dimenticato spirito di sacrificio che ha animato le benemerite generazioni passate (che di fame e di stenti ne hanno vissuti tantissimi) che oggi possiamo godere di sicurezza alimentare, cure mediche e ambienti di vita salubri (riscaldati in inverno e condizionati in estate). Un efficacissimo esempio di approccio pragmatico alle intemperanze del clima europeo ci vieneda Giovanni Targioni Tozzetti, 1767, il quale nella sua Cronica meteorologica della Toscana per il tratto degli ultimi sei Secoli relativa principalmente all'Agricoltura (Alimurgia, pt. III) scrive quanto segue: «1590: Trovandosi la Toscana afflitta da grandissima Carestia, e non essendo potuti ottenere Grani dalla Sicilia, dal Levante, dalla Barberia, state le male Ricolte, che erano state ancora in quei Paesi soliti essere Granaio dell'Italia, il serenissimo Granduca Ferdinando I, con somma prudenza riflettè, che le medesime Cause Meteorologiche, dovevano aver cagionato una copiosissima Ricolta nei paesi più settentrionali di noi. Perciò si voltò alle più remote Provincie verso il Baltico, allora non molto praticate, e spedì per le poste a Danzica Riccardo Riccardi Gentiluomo fiorentino, ricchissimo e principalissimo Mercante, per incettar Grani e Biade, ed in questa maniera, da niun'altro prima immaginata, gli riuscì di metter l'abbondanza nella Toscana». Un ulteriore esempio può essere tratto dagli scritti dello storico francese Emmanuel Le Roy Ladurie il quale narra che il 1740 fu un anno freddissimo e molto piovoso (si era infatti al culmine della fase fredda nota come della "piccola era glaciale") e in Francia prese piede una terribile carestia che produsse circa 200mila morti per fame e freddo. Questo si verificò anche perché quell'anno era stato preceduto da circa 60 anni di mite clima atlantico, in cui la gente si era disabituata a fare scorte sufficienti di combustibile e cibo. Lo storico osserva tuttavia che il numero di morti del 1740 fu molto inferiore rispetto a quelli (che erano stati milioni) registrati in occasione delle carestie del 1794-97 e del 1693-1695. Ciò perché i sistemi di gestione delle scorte erano nel frattempo molto migliorati e dunque nel 1740 le autorità francesi riuscirono a far affluire cibo dalle regioni meno colpite dalla carestia. Questi esempi ci portano a concludere, con Emmanuel Le Roy Ladurie, che il clima europeo vaconosciuto, perché se lo conosci non ti uccide, e inoltre che la storia della civiltà umana può essere letta da un certo punto di vista come la progressiva messa a punto di strumenti atti ad affrancarci dalla "dittatura del clima", a cui i nostri progenitori sono stati soggetti per millenni. In questo contesto giova anche considerare che le quattro grandi culture che nutrono il mondo (mais, riso, frumento, soia) da decenni aumentano con continuità la loro produzione per ettaro, tanto che questa si è quintuplicata o sestuplicata negli ultimi 100 anni. Tale fenomeno è tuttora in corso, tant'è vero che le statistiche Fao (clicca qui) indicano chedurante il periodo dal 1961 al 2013 la produttività del frumento è triplicata, passando da 1.24 a 3.26 t/ha (+200% e cioè +3.8% l'anno), la produttività del mais è quasi triplicata, passando da 1.9 a 5.5 t/ha (+183% e cioè +3.5% l'anno), quella del riso è più che raddoppiata, passando da 1.9 a 4.5 t/ha (+140% e cioè +2.6% l'anno) e più che raddoppiata è infine quella della soia che è passata da 1.2 a 2.5 t/ha (+119% e cioè +2.3% l'anno). Sempre secondo dati Fao tale imponente aumento di produzione ha sensibilmente ridotto la percentuale di esseri umani sottonutriti, passata dal 50% della popolazione mondiale del 1945 al 37% del 1971 e al 10.7% nel 2015 e ridottasi in valore assoluto dagli 1,01 miliardi del 1991 ai 793 milioni del 2015. E qui, di fronte a un incremento produttivo tanto massiccio da non avere precedenti nella storiaumana, si impone la seguente domanda: come potrebbe un "clima impazzito" e in cui "gli eventi estremi hanno raggiunto livelli mai visti in precedenza" garantire un simile successo? Questa è a mio avviso la più radicale prova che il clima non è affatto impazzito e che la provvidenza divina ci sta dando oggi una grossissima mano dandoci più CO2 per nutrire le piante coltivate e una maggiore mitezza del clima, che in vaste aree del mondo è oggi più che mai favorevole a molte colture. Alla luce di tale lunga ma doverosa premessa, vediamo allora di sviluppare alcune considerazioni sulla siccità che in questi mesi affligge l'areale italiano, fenomeno sempre più spesso utilizzato per rinfocolare il millenarismo imperante: altro non sarebbe infatti la siccità se non un castigo per le nostre colpe di consumatori di combustibili fossili. Come leggere tale fenomeno alla luce dei dati? A Milano abbiamo il privilegio di disporre di una delle serie storiche di precipitazione più lunghe del mondo e cioè quella di Brera, che ha inizio nel 1763 e che in questa sede utilizzerò fino al 2003, utilizzando invece per gli anni successivi i dati del pluviometro sito presso la mia abitazione che si trova nelle vicinanze di Piazza Napoli a Milano. Anzitutto procederò facendo riferimento al periodo che inizia il primo di settembre, data chetradizionalmente si considera come inizio dell'anno idrologico perché in coincidenza con essa ha di solito inizio la ricarica delle falde dopo la siccità estiva. Il periodo dall'1 settembre 2015 al 31 gennaio 2016, con un totale di 235 millimetri (che, lo ricordo, corrispondono a 235 litri per metro quadrato) si colloca per piovosità all'undicesimo posto fra i meno piovosi di Milano, essendo preceduto da 1973 (233 millimetri), 1874 (232), 1805 (230), 1908 (227), 1827 (225), 1883 (208), 1946 (200), 1843 (189), 1989 (167) e 1921 (121). Gennaio 2016 non è invece da considerare anomalo, in quanto con 27 millimetri di pioggia si ècollocato al 72° posto fra i gennai meno piovosi dal 1763 a oggi, e del tutto normali sono da considerare anche settembre e ottobre 2015, rispettivamente con 99 e 100 millimetri di pioggia. Un'anomalia sensibile la si riscontra invece in novembre, mese che di norma è il più piovoso dell'anno e che invece nel 2015, con soli 6 millimetri, si è collocato al 6° posto fra i meno piovosi dal 1763, preceduto da 1805 (5.6 millimetri), 1921 (5.1), 1981 (1.0), 1983 (0.4) e 1988 (0.2). Anomalo è stato pure dicembre, che con soli 2 millimetri piovuti nel 2015 si è collocato al 9° posto, preceduto da 1941 (1.6 millimetri), 1991 (1.0), 1940 (0.5), 1834 (0.2) e infine da 1843, 1851 e 1861, del tutto privi di pioggia. I dati elencati ci mostrano dunque che non è in nessun caso possibile parlare di anomalie senza precedenti. Ciò anche perché l'inverno nella Lombardia a nord del Po è mediamente la stagione meno piovosa dell'anno. Per inciso questa analisi è efficacissima per mostrare quanto possa rivelarsi fallace la "memoria d'uomo" che spesso sui media viene chiamata a testimone delle anomalie climatiche. Chi di noi si ricorda più della stagione autunno-vernina 1989-90, che con 167 millimetri fra settembre e gennaio (il 71% di quanto caduto nello stesso periodo del 2015-2016) è stata la seconda annata meno piovosa dal 1763, superata solo dal 1921? Per quanto concerne infine l'agricoltura, mi preme ricordare che in Italia la carenza invernale di pioggia non è da considerare siccità in termini agronomici in quanto le colture sono in riposo vegetativo, per cui l'acqua accumulata in autunno, non essendo consumata dai vegetali, si conserva per lo più nel suolo in vista della ripresa vegetativa delle colture. Nel futuro prossimo la situazione potrebbe divenire critica in due principali casi: 1). qualora leprecipitazioni fossero modeste nel periodo che ci separa dalla ripresa vegetativa, allorché le colture riprenderanno ad attingere in modo consistente alle riserve idriche dei suoli 2). qualora a fine inverno gli accumuli nevosi sulle Alpi risultassero modesti, limitando dunque le riserve estive utili a fini irrigui. Pertanto si tratta di una situazione che a mio avviso è da monitorare con molta attenzione, ma senza per ora eccedere in allarmismi, poiché abbiamo davanti a noi mesi di norma ricchi di precipitazioni come marzo, aprile, maggio e giugno.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/02/2016
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LA DATA DI APPROVAZIONE DELLA CIRINNA' DA RICORDARE COME DISASTRO
La nuova legge se approvata rappresenta un fallimento del diritto
di Michele Paolini Paoletti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/02/2016
Nei giorni infuocati della discussione in Senato del ddl Cirinnà, ci siamo abituati a riflettere sulle parti del disegno di legge riguardanti le unioni tra persone dello stesso sesso. L'intera discussione è incentrata sui diritti delle coppie omosessuali e sull'eventuale possibilità di adottare – da parte di uno dei due partner – il figlio naturale dell'altro partner (la cosiddetta stepchild adoption). Il ddl Cirinnà, tuttavia, muove da assunzioni che vanno ben oltre i diritti delle coppie omosessuali. E le conseguenze dell'approvazione del maxiemendamento che lo ha sostituito saranno ben più rilevanti del riconoscimento giuridico di queste ultime. Cito dall'introduzione del ddl: «unione civile definisce il rapporto tra due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, che vogliano organizzare la loro vita in comune» e «la disciplina proposta, con uno statuto normativo flessibile e "leggero", intende fornire ai cittadini che scelgano forme non tradizionali di convivenza la necessaria tutela delle relative situazioni giuridiche soggettive, evitando così ogni forma di discriminazione ai loro danni». Secondo il ddl, infatti, «è necessario dare un riconoscimento giuridico a una realtà così rilevante socialmente da non poter più essere ignorata dalla legge». L'argomento di fondo è il seguente: visto che le unioni non-tradizionali sono ormai una realtà socialmente rilevante e visto che i loro membri sarebbero discriminati se tali unioni non fossero regolamentate giuridicamente, si rende necessario introdurre una nuova figura giuridica (quella dell'unione civile) e regolamentare appunto i diritti e i doveri dei suoi membri. Al centro del ddl, dunque, non vi sono né esclusivamente, né primariamente le coppie omosessuali. E la questione culturale che si solleva è di non poco conto. Stando al disegno di legge, lo Stato è chiamato a consentire ed assecondare una tendenza già presente nella nostra società: quella alla "liquidità" nei rapporti di coppia. L'unione civile – anche tra coppie eterosessuali – dovrebbe godere di numerosi diritti assimilabili a quelli del matrimonio (civile o religioso). Tuttavia, a differenza del matrimonio, essa potrebbe essere instaurata e, soprattutto, sciolta con maggiore facilità, fermi restando certi doveri "residui" (ad esempio, nei confronti dei figli). Il maxiemendamento che ha sostituito il ddl segue la medesima tendenza e, anzi, riesce persino ad accentuarla, eliminando l'obbligo di fedeltà, allentando gli obblighi di sostentamento e accelerando le pratiche di separazione. Qui non si tratta soltanto di garantire i diritti di certe coppie (quelle omosessuali) che non possono contrarre il matrimonio – almeno secondo gli attuali ordinamenti. Lo Stato propone che anche le coppie che possono contrarre il matrimonio (quelle eterosessuali) abbiano la facoltà di accedere ad un "surrogato" del matrimonio stesso, cioè l'unione civile. Tale "surrogato" prevede molti diritti, ma è appunto più "liquido". Esso consente che due persone possano "organizzare la loro vita in comune" in una forma più elastica di quella matrimoniale e, per sua natura, potenzialmente più instabile. C'è da chiedersi perché si sia tentata questa mossa. Che interesse ha lo Stato nel sostenere un istituto alternativo e concorrenziale rispetto a quello matrimoniale? Le unioni di fatto eterosessuali sono appunto unioni di fatto, non di diritto. Le persone possono impegnarsi in tali unioni per molteplici motivi: per "sperimentare" la vita insieme; perché non credono in un impegno "vita natural durante" come quello richiesto dal matrimonio cattolico; perché non sono interessati al matrimonio stesso; e per mille altre ragioni. Nondimeno, quando si parla di diritti della "coppia" e dei membri della coppia, di comunione o separazione dei beni, un istituto già esiste: quello del matrimonio (sia pure del solo matrimonio civile). Che bisogno abbiamo di un nuovo istituto – almeno per le coppie eterosessuali? Certamente possono insorgere situazioni nelle quali i due conviventi non sposati debbano vedersi riconosciute alcune prerogative. Ad esempio, nell'assistenza al partner in ospedale, in un atto di successione, o semplicemente nella delega a ritirare un documento. Queste prerogative sono già in larghissima misura riconosciute nel nostro ordinamento senza introdurre nuove forme di convivenza alternative al matrimonio. Ma il problema evidentemente non è questo. Il problema – e l'assunto di fondo di tutto il discorso – è che, secondo molti politici ed intellettuali, la nostra società sta appunto divenendo sempre più "liquida", che deve essere così e che sarà sempre più così. Nel contesto di tale "liquidità", bisogna trovare il modo di garantire comunque certi diritti. Ma una cosa "liquida" non ha appunto forma: essa assume solo la forma dei propri contenitori. La forma delle unioni di fatto è transeunte e sarà ben presto rimpiazzata da qualcos'altro – purché si tutelino i diritti individuali e un sempre maggior numero di essi. Nuove saranno le possibilità sperimentate nella nostra società, nuovi saranno i diritti e nuove saranno le richieste, poiché ogni sperimentazione di fatto assurgerà legittimamente a soggetto di diritto. Nessuno vuole qui negare la "liquidità" di fatto della nostra società. Ciò che si intende negare è la sua legittimità di diritto. In primo luogo, è legittimo pensare che siano le volontà degli uomini a determinare la suddetta "liquidità". È curioso che molti progressisti, sempre attenti a difendere qualsiasi libertà individuale, siano poi pronti a parlare di una marcia inesorabile della storia umana in certe direzioni, ignorando o sottacendo il contributo della stessa libertà individuale nell'assecondare o nel respingere tali tendenze. La nostra società sta diventando sempre più "liquida": e dunque? Dovrebbe forse essere così? Dovrà forse essere così per sempre? Chi pensa di avere in tasca una risposta positiva a queste domande somiglia più ad un indovino o ad un superstizioso che ad un intellettuale degno di questo nome. I processi storici hanno un inizio e, presumibilmente, un termine – nonché dei responsabili. In secondo luogo, dinnanzi a tali processi storici, conviene chiedersi: quale deve essere il ruolo dello Stato? Secondo alcuni, lo Stato dovrebbe semplicemente garantire e promuovere i diritti di volta in volta richiesti dagli individui, evitando conflitti tra individui e/o tra diritti. A detta di altri, invece (i cosiddetti "conservatori"), lo Stato deve tener bene a mente tre fatti: (1) che la società è fondata su fatti naturali di rilievo politico e su un patto tra chi vive ora, tra chi è vissuto in passato e chi vivrà in futuro; (2) che questo patto dà origine, nel corso dei secoli, ad una costruzione per sua natura fragile (la società stessa); (3) che lo Stato dovrebbe ben guardarsi dall'alterare le fondamenta di questa costruzione e, in ogni caso, dal farlo repentinamente – pena il suo crollo. Accettare una forma più "liquida" di convivenza – in concorrenza con il matrimonio – significa, da parte dello Stato, minare l'esistenza stessa della società. Significa assecondare una tendenza storica dissolutrice verso l'atomizzazione, cioè verso l'affermazione esclusiva di interessi e desideri individuali al di là di ogni relazione interpersonale che sia foriera di un obbligo duraturo. Se un rapporto può essere cancellato con un semplice tratto di penna su un registro o con una semplice visita dal notaio per il semplice fatto che «si desidera così», se non c'è più alcun tempo per la riflessione (magari un tempo di separazione?), se ogni cosa che tiene assieme oggettivamente due persone al di là dei loro sentimenti può essere altresì fatta e disfatta in brevissimo tempo (al di là dei figli, che rimangono), quale obbligo duraturo si può stabilire tra due persone che consenta la sopravvivenza della società stessa? Certamente vi sono matrimoni fallimentari, certamente vi sono situazioni nelle quali si deve scappare, e subito. Ma la maggior parte dei matrimoni si costituisce entro una zona grigia nella quale gli sposi, tra mille alti e bassi, si incontrano e scontrano nelle loro aspirazioni, con i loro vizi e le loro virtù. E i figli, all'interno di quei matrimoni, generalmente vogliono che i loro genitori stiano assieme, che il padre e la madre lottino contro le loro reazioni e i loro istinti immediati, che non cedano all'entropia del «le mie esigenze sono cambiate». Se lo Stato assecondasse l'idea che uno lamattina può svegliarsi e, "sentendo" un nuovo desiderio, può porre fine in un attimo alla propria "unione di fatto", che coinvolgersi in un'unione di fatto è più semplice e meno obbligante che sposarsi (perché dà origine a moltissimi diritti con minori "intralci"), la società stessa sarebbe scossa alle proprie fondamenta. Le "cose durature", quelle che richiedono fatica, sacrificio e dedizione, quelle "cose durature" che consentono la sopravvivenza della società, diverrebbero sempre più rare. In particolare, la fiducia verso gli altri sarebbe devastata dalla paura di perdere, per il capriccio di un istante, le persone di cui dovremmo fidarci. Non bisogna nascondersi dietro un dito: lo Stato, con le proprie leggi ed i propri ordinamenti, può favorire o meno certi comportamenti. Di più: compiendo determinate scelte piuttosto che altre, lo Stato persegue certi fini, assecondando o meno certe forze storiche. Si può accettare la "liquidità" e l'atomizzazione che caratterizzano il nostro tempo. O ci si può ergere sulla breccia – e attendere magari che la tempesta passi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/02/2016
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LA CIRINNA' TORNA ALLA CAMERA, MA NESSUNO E' CONTENTO
Si spaccia per vittoria quello che è stato una sconfitta per tutti
Fonte UCCR online, 26/02/2016
Poche ore dopo la votazione in Senato del maxi-emendamento sulle unioni civili, su cui il Governo aveva posto la fiducia (primo caso nella storia italiana in cui viene chiesta su temi di coscienza), il premier Matteo Renzi è corso ad esultare su Facebook: «La giornata di oggi resterà nella storia del nostro Paese». Per lui avrebbe vinto l'amore, la speranza, la libertà e tutti i retorici slogan che il ducetto di Rignano ha copiato da Barack Obama. Eppure, qualcuno dovrà pur fargli notare che in realtà è stato sonoramente sconfitto dal popolo del Family Day, quello che fatto smantellare il disegno di legge originale. Solo qualche settimana fa, infatti, i leader del Partito Democratico facevano la voce grossa: «Nessuno stralcio sulle adozioni», assicurava Matteo Orfini, presidente del Pd. «Passerà anche la stepchild», prometteva Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato. «Le adozioni restano, noi non cambiamo rotta», giurava Debora Serracchiani, vicepresidente del Pd. Monica Cirinnà invece scriveva dieci giorni fa: «il Governo non può mettere la fiducia. Quello sulle Unioni Civili è un disegno di legge parlamentare, fatto lavorando insieme e contando sui voti di forze di opposizione. Sui disegni di legge, non essendo prodotti dal governo in carica (ma dal parlamento appunto), non può essere chiesto un voto di fiducia delle forze che sostengono il governo stesso». Ed invece hanno dovuto smantellare il ddl Cirinnà e chiedere la fiducia evitando i voti segreti e il dibattito parlamentare, consapevoli che avrebbero probabilmente perso. Per questo sono i primi ad essere stati sconfitti, poco importa che la fiducia sia stata votata (oltretutto cambiando in corsa la maggioranza!). Lo dimostra anche il sentimento di sconfitta che provano le principali associazioni Lgbt, talmente in lutto che hanno organizzato una manifestazione il 5 marzo contro il governo Renzi. Perché il maxi-emendamento «ci disgusta e offende», scrive ad esempio la fondatrice delle Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa. Parla di «rabbia e amarezza», perché «questa legge è una sberla in faccia, che ci trasforma in caricature viventi. E chi voterà la fiducia stasera o domani avrà tradito l'insieme delle persone omosessuali e transessuali». Il ddl Cirinnà, continua, «scrive la discriminazione e i pregiudizi nella legge, li scolpisce nella pietra ed è uno schiaffo pesante inflitto a tutte e tutti noi». Come darle torto? Renzi, coadiuvato da Scalfarotto e Lo Giudice, ha cancellato il vincolo di fedeltà per le coppie omosessuali. Così, scrivono le Famiglie Arcobaleno, «il pregiudizio viene scolpito nella pietra: i gay e le lesbiche sono promiscui – dunque poche seri, inaffidabili, traditori, non hanno nessun obbligo morale a rispettare il compagno o la compagna, non gli si chiede nemmeno di provarci, o di impegnarsi a non farlo! Un gesto di una gravità inaudita». Evidentemente, si legge anche sul Corriere, «lo stile di vita di una coppia gay è sempre e comunque nel segno della trasgressione e del tradimento continuo. A quanto pare la fedeltà non è possibile immaginarla tra coniugi che non siano un uomo e una donna regolarmente uniti in matrimonio». Per non parlare della possibilità di divorziare in pochi giorni, «una battaglia di 30 anni per ottenere una legge che ci permette di unirci per divorziare in 3 mesi. Non capite tutti quanti che viene scritto ancora una volta nella legge, nella pietra, che noi omosessuali siamo incapaci di prenderci impegni seri, definitivi, importanti?», riflette La Delfa. «Questa legge pagliacciata, non la vogliamo». Per tutta la giornata di ieri, infatti, le associazioni Lgbt hanno manifestato con rabbia sotto al Senato, chiedendo di non votare la fiducia, arrivando anche a bloccare il traffico. Monica Cirinnà esulta per la "storica giornata dei diritti" ma le associazioni gay rispondono scrivendo che si tratta di una «brutta pagina nella storia dei diritti civili nel nostro Paese». Anche il giurista Lgbt Stefano Rodotà ha rilevato che «tutti gli interventi sono stati finalizzati a segnare il massimo di distanza possibile tra le unioni civili e il matrimonio». Sia ben chiaro: meglio una legge del genere che il vecchio ddl Cirinnà, dove l'equiparazione al matrimonio era totale e plateale, contenente oltretutto la stepchild adoption. Il popolo del Family Day è riuscito a difendere i bambini e far stralciare una pratica che apriva indirettamente all'utero in affitto, come confermato anche dall'ex presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo: «Diciamocelo chiaramente: con la "stepchild adoption" si concede il diritto a un padre naturale di estendere la genitorialità a chi desidera lui. Non vedo proprio la tutela di un diritto del bambino. Ci potrà poi essere qualche caso limite. Ma non si legifera mai per i casi limite, quanto per i casi ordinari. E qui, di ordinario, vedo piuttosto l'aspirazione di qualcuno a utilizzare la maternità surrogata nascondendosi dietro il presunto interesse del bambino». Tuttavia il disegno di legge votato rimane una autentica porcata anche per i difensori della famiglia, «una procedura parlamentare antidemocratica, azzeramento del dibattito in Senato, sostituzione con un maxiemendamento, addirittura voto di fiducia, mai chiesto nella storia repubblicana su normative che interrogano profonde questioni di coscienza», scrive Mario Adinolfi. «Chiedo rispettosamente a Sergio Mattarella come possa non ravvisare estremi di incostituzionalità plateali in una normativa che assegna il diritto alla reversibilità della pensione, alla successione testamentaria, all'utilizzo del cognome del partner solo a 7.500 coppie omosessuali attualmente conviventi con 529 minori e non alle novecentomila coppie di fatto eterosessuali con settecentomila bambini che sono totalmente escluse da questi pletorici "nuovi diritti"». Su Twitter c'è comunque qualcuno che esulta, ma non si accorge che il maxi-emendamento ha amplificato ancora di più la differenza tra coppie gay e famiglie naturali. Dicono che è il "primo passo". Ma è anche l'ultimo e l'unico possibile poiché, come ha spiegato pochi giorni fa l'ex presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, «la parificazione della coppia omosessuale al matrimonio non è consentita dall'art. 29 della Costituzione, secondo l'interpretazione che ne dà la Consulta nella sentenza del 2010. Perché vi è una differenza naturale tra la coppia di persone di sesso diverso e quella di persone dello stesso sesso che non può consentire di evocare il principio di eguaglianza». Se per la Costituzione la famiglia è la "società naturale fondata sul matrimonio", allora l'unica famiglia possibile è quella tra uomo e donna uniti in matrimonio. Una realtà che è naturalmente e costituzionalmente differente e diseguale dall'unione di due persone dello stesso sesso, che non potrà mai essere intesa come "matrimonio", e quindi come "famiglia". Una legge, quella sulle unioni civili, che umilia tutti. Innanzitutto Matteo Renzi, Alfano e tutto il governo di maggioranza, perché per poterla approvare hanno dovuto cambiare in corsa la maggioranza (senza riferire al Quirinale), saltare la commissione e presentarla direttamente in aula, impedire il dibattito parlamentare e far votare tramite fiducia, modificando oltretutto radicalmente la struttura iniziale e originale. Umilia le associazioni e le coppie omosessuali, ufficializzando la loro natura essenzialmente promiscua e sminuendo la serietà dei loro rapporti, tanto che si potranno sciogliere in soli 3 mesi. Umilia le coppie eterosessuali non sposate, private dei privilegi concessi a quelle omosessuali ed, infine, umilia il popolo della famiglia che era certamente disposto a perdere -riconoscendo di difendere valori indigesti per il libertino uomo moderno-, ma voleva farlo democraticamente, all'interno di un dibattito parlamentare, di una votazione reale e concreta. Ancor meglio un referendum. Post Scriptum L'unica goccia positiva è che, per lo meno, ci siamo liberati della filosofa Lgbt Michela Marzano. «Resterò coerente con quanto ho sempre detto», ha affermato. «Nel momento in cui si dovesse approvare una legge senza la stepchild adoption, tirerò le conseguenze e molto probabilmente lascerò il Partito Democratico». E' ora quindi per la Marzano di fare le valige, oppure la poltrona vale di più della parola data (vedi Cirinnà)? Questa mattina ha già rimandato: aspetterà la conclusione dell'iter della legge.
Fonte: UCCR online, 26/02/2016
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LA RILEVAZIONE DELLE ONDE GRAVITAZIONALI PREVISTE DA EINSTEIN APRE NUOVI ORIZZONTI ALLA SCIENZA
Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui (VIDEO: spiegazione semplice delle onde gravitazionali)
di Antonio Socci - Fonte: Libero, 13/02/2016
Fonte: Libero, 13/02/2016
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ONU: UNA TASSA MONDIALE PER FINANZIARE L'ABORTO
Ovviamente l'Onu parla d'interventi salva-vita a fronte di calamità naturali o di conflitti militari, ma in realtà vuole solo più aborti
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/02/2016
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/02/2016
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IL VIRUS ZIKA CAUSA MALFORMAZIONI NEL FETO PER CUI L'UNICA SOLUZIONE E' L'ABORTO, PAROLA DI OMS E ONU... MA E' UNA CLAMOROSA MENZOGNA!
La strategia degli abortisti è sempre la stessa: lanciare un allarme per creare uno stato di paura che poi giustifica misure drastiche (come con la nube tossica di Seveso nel 1976)
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2016
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/02/2016
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LA SCIENZA NON POTRA' MAI NEGARE L'ESISTENZA DI DIO
Ogni scienziato si trova davanti all'evidenza di un progetto che precede la nascita dell'universo e dei viventi
di Umberto Fasol - Fonte: Il Timone, dicembre 2015
Fonte: Il Timone, dicembre 2015
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