Amici del Timone n�50 del 10 dicembre 2015

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1 ETERNI BAMBINI? NO, SOCIETA' CHE INVECCHIA SENZA CRESCERE MAI...
L'emergenza demografica italiana ha come risvolto una mancanza di presa di coscienza dei giovani adulti che non si decidono mai a diventare grandi
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Timone
2 NELLA NOSTRA SOCIETA' IPOCRITA IL RISPETTO NON E' UN DIRITTO DI TUTTI
Se è Charlie Hebdo che offende le minoranze si tratta di acume satirico?
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com
3 VACCINI: I TONI VOLUTAMENTE ESAGERATI FANNO DUBITARE DELLA BONTA' DELLE ARGOMENTAZIONI
Ecco perché non è bene che lo Stato obblighi i cittadini ai trattamenti, e perchè non si deve gridare allo scandalo se qualcuno obietta
di Enzo Pennetta - Fonte: Critica scientifica
4 L'IDEOLOGIA GENDER NON SOLO ESISTE MA FA MALE
Come la negazione della realtà può ucciderci nel corpo e nella mente
di Chiara Atzori - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA CINA FA MARCIA INDIETRO E CONSENTE DI AVERE DUE FIGLI
Ma ormai non potrà più rimediare il danno inferto da decenni di pianificazione famigliare imposta in maniera artificiosa e in parte anche arbitraria (contraria cioè ad ogni riflessione scientifica e demografica, prima ancora che immorale)
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 I MEDIA COMINCIANO A PARLARCI DI CLIMA IN VISTA DELLA CONFERENZA SUL CLIMA
Siamo travolti da un uragano, si ma di annunci catastrofici per la maggior parte infondati
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LA SCIENZA DEVE TENTARE TUTTO CIO' CHE E' POSSIBILE SENZA LIMITI?
Come nel romanzo di Frankenstein gli scienziati giocano a essere Dio
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA' ED EUROPA CONSIGLIANO DI NON MANGIARE CARNE, MA INSETTI
Il Parlamento europeo ha appena approvato l'introduzione degli insetti e delle carni sintetiche, mentre negli Usa è partita una sottoscrizione per togliere le carni dalle mense scolastiche
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 COREOGRAFIE ECCLESIALI PER LA CONFERENZA SUL CLIMA
Il Vicariato di Roma non si entusiasma per manifestazioni in difesa di famiglia o vita, ma dell'ecologismo antiumano sì
Fonte: Corrispondenza Romana
10 IN GERMANIA DOPO 75 ANNI L'EUTANASIA TORNA LEGALE
Come il partito di Adolf Hitler, la legge sulla ''dolce'' morte, votata a maggioranza, è perfettamente legale e democratica
di Leone Grotti - Fonte: Tempi
11 ITALIANI, SPECIE (NON) PROTETTA IN VIA DI ESTINZIONE
In Italia nascono sempre meno figli, vogliamo capire che questo è un problema serio?
di Roberto Volpi - Fonte: Il Foglio

1 - ETERNI BAMBINI? NO, SOCIETA' CHE INVECCHIA SENZA CRESCERE MAI...
L'emergenza demografica italiana ha come risvolto una mancanza di presa di coscienza dei giovani adulti che non si decidono mai a diventare grandi
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Timone, novembre 2015

L'occidente malato mostra la sua malattia in un sintomo evidente a tutti: ha messo in congelatore dieci anni di vita della gente. Nella vita di europei, americani e australiani, c'è una specie di buco nero: chi ne ha venti anni resta al palo mentalmente e socialmente per un decennio, senza quasi maturare e chi ha trent'anni vive come se ne avesse ancora venti. Tra i venti e i trenta anni non ci si sposa, non si generano figli, non si trova lavoro: si indulge a tutti quei comportamenti che chiameremmo "divertimento".
Ho già spiegato sul Timone (n. 143) che questo fenomeno ha una conseguenza sociologicamente terribile: mentre un tempo in cent'anni la popolazione si riproduceva cinque volte, oggi si riproduce solo tre volte, con conseguente invecchiamento medio, minor freschezza, minor gioia di vivere perché le strade sono vuote di bambini, minori posti di comando in mano a chi è fresco ed intraprendente. Avevo chiamato questo fatto "effetto goccia di miele", perché le generazioni, un tempo compatte culturalmente, oggi, invece, come una goccia di miele sotto la forza di gravità, si allungano e sfilacciano, per quel che riguarda la loro tenuta sociale.
UN DECENNIO SENZA PRENDERE IMPEGNI
Questa malattia sociale non è senza conseguenze. Ne parla in un suo libro la psicologa statunitense Meg Jay, col significativo titolo: The Defining Decade: Why Your Twenties Matter (Il decennio definitivo: perché i tuoi venti anni sono importanti), in cui lamenta l'ibernazione sociale del terzo decennio della vita, che invece di essere dedicato al fare è dedicato per la maggior parte della gente ad un "aspettare" o ad un "parcheggiarsi".
Ma l'inattività non ha mai fatto bene a nessuno; e come non vedere in questo decennale far nulla il concime che favorisce la crescita di tanti eventi negativi? Come non pensare che la diffusione di alcol e stupefacenti non calerebbe se nel picco del loro attuale consumo le persone non fossero parcheggiate a "sperimentare nuove sensazioni"? Come non credere che se le famiglie si formassero prima, l'arrivo di un figlio sarebbe atteso e non temuto? Come non rendersi conto che rimandando la gravidanza oltre i trenta si favorisce la sterilità, con il conseguente dolore e con la corsa ai metodi medici, che sono efficaci al massimo in un caso su tre e con annessi vari rischi per la salute del nascituro/a?
I MATRIMONI PRECEDUTI DA CONVIVENZE CROLLANO DI PIU'
Sul New York Times la stessa Meg Jay (The Downside of cohabiting Before Marriage, reperibile su www.nytimes.com) spiega che il "buco" nel decennio dei vent'anni col rimando del matrimonio è oggi legato alle convivenze e coabitazioni tra "fidanzati". Questo fenomeno viene di solito descritto come saggio preludio ad una vita di coppia salda perché sarebbe una sperimentazione del matrimonio, un "assaggio" per verificare la saldezza di coppia.
Invece la studiosa ci spiega, basandosi su un report del Governo degli Stati Uniti (www.cdc.gov/nchs/data/nhsr/nhsr049.pdf), che le coppie che convivono e poi si sposano sono portate a divorziare più di quelle che non hanno un matrimonio preceduto da convivenza. Sembrerebbe strano, invece la convivenza prematrimoniale è un sinonimo di mancanza di impegno: si convive per non prendere un impegno definitivo; ma poi avviene un colpo di scena: se è facile entrare nella convivenza, meno facile è uscirne anche quando la passione è finita e allora ci si adagia, si finisce con lo sposarsi quasi per inerzia.
EFFETTI DELETERI SULLA SOCIETA'
Non proponiamo di ritornare a destini programmati da altri, né di rinunciare ad un livello alto di istruzione o all'inurbazione per favorire il ritorno ai campi, che tuttavia in buona parte sarebbe salutare.
Ma nemmeno di vedere certi comportamenti come una panacea o come inevitabili. Già, perché il decennio che viene ibernato, viene riempito e infarcito di comportamenti individualistici – libertà di droga, sesso, bullismo, autodeterminazione estrema – che, anche per chi non ne vuole affrontare l'impatto etico, hanno una ricaduta sociale negativa perché non insegnano e/o disabituano a compiere i comportamenti sociali e solidaristici.
Questo individualismo edonista tende ad annientare la capacità di compiere comportamenti sociali e a disinnescare la capacità di protesta contro le ingiustizie dei potenti da parte di chi è nell'epoca della massima intraprendenza - e anche della massima reattività e possibile turbolenza sociale. In fondo, l'individualismo riassunto nella frase «fai quel che vuoi purché non disturbi gli altri» è l'inno di questo secolo e riassume tanti pretesi progressi nei diritti individuali; e, man mano che i diritti individuali avanzano, vanno nell'oblio la capacità e la voglia associativa, la coesione sociale. Il buco nero di cui parlavamo, è quello di un decennio di vita riempito consumando, comprando, colmando la noia con i divertimenti del sistema (stupefacenti, azzardo, sessualità esibita e ripetitiva) e esorcizzando le responsabilità (famiglia, figli, lavoro).
INDEBOLIMENTO DELLA FAMIGLIA
Cosa resterà del mondo occidentale dopo questa malattia, dopo il congelamento del decennio dei venti anni che ha trasformato una cultura dellasolidarietà in una della solitarietà (l'essere privi di interessi verso il bene altrui, l'essere privi di forti legami e di impegni e responsabilità verso gli altri)? Resta una spallata alla castità preconiugale che, ora (per chi la valorizza) deve durare (faticosamente) almeno una decina di anni in più; un'altra alla famiglia che per secoli è stato il baluardo sociale degli umili; infine una spallata alla natalità che continua inesorabilmente a crollare. Insomma una spallata ad un modo di concepire la vita che finora aveva più o meno retto, con tutti i suoi limiti, la convivenza in occidente.
E resta un disagio e un vuoto che contagia anche chi è più giovane o più vecchio di chi ha tra i 20 e i 30 anni (quelli del decennio rubato); resta un vuoto futuro che nelle prossime generazioni il moltiplicarsi dei nuovi diritti individuali e "solitarizzanti" non potrà colmare.

Fonte: Il Timone, novembre 2015

2 - NELLA NOSTRA SOCIETA' IPOCRITA IL RISPETTO NON E' UN DIRITTO DI TUTTI
Se è Charlie Hebdo che offende le minoranze si tratta di acume satirico?
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com, 06/11/2015

Recentemente il giornale satirico francese Charlie Hebdo ha messo in prima pagina un disegno che vorrebbe essere satira, mostrando una bambina con sindrome Down e spiegando che è "la figlia trisomica [Down] tenuta nascosta" di de Gaulle. Sarà satira, ma dalle reazioni dei parenti delle persone con trisomia sembra aver ferito molti nella loro sensibilità; e anche dalle reazioni di molti che non hanno persone con sindrome Down in famiglia. Perché additare una malattia o un difetto fisico come qualcosa di cui ci si deve vergognare o come qualcosa da usare per stigmatizzare un avversario è fuori della cultura millenaria dell'Europa. Era così profondo il senso di appartenenza del disabile al suo popolo, che nella Francia medievale veniva appellato come "cristiano per eccellenza", proprio per mostrare che non si trattava di un corpo estraneo. Oggi qualcosa è cambiato nella società della perfezione (dove, ricorderemo, si nasce solo se sei passato al giudizio dell'esame di idoneità prenatale). E si usa disinvoltamente in politica attaccare l'avversario sottolineandone i difetti, senza pensare che il danno non si fa alla persona che si sta attaccando e che di solito è corazzato/a agli insulti, ma si fa a tutti quelli che hanno lo stesso difetto e che non vorrebbero proprio che la loro caratteristica fisica che sono magari riusciti ad accettare con sforzo e caparbietà salti fuori come appellativo offensivo. In questi giorni abbiamo letto sui giornali di un personaggio romano associato a problemi giudiziari gravi e appellato come "cecato" perché invalido da un occhio: lui lo appellavano così, pare, da tempo; ma non per questo i giornali si devono adeguare, se non per dare un'impronta negativa; ma essere "cieco" o "cecato" è un'impronta negativa? Viene da pensare a come l'abbiano presa i non vedenti, sentendo usare la loro caratteristica con un termine sgradevole e con tanto scarso garbo. Ma ricordiamo come ci sia stato e c'è ancora chi usa il termine "nano" per evocare il sorriso di superiorità verso un avversario politico; e forse non si rende conto chi usa questa parola (che non dovrebbe essere usata per indicare chi ha una bassa statura), che sono serviti secoli per far uscire i cosiddetti nani dal ruolo di personaggi burleschi nella mentalità popolare e che forse si sentono aggrediti dall'usare la loro caratteristica come offesa o dileggio. Il problema, insomma, non è il destinatario dell'offesa, che di solito sa reagire; ma le migliaia di altri che ci restano male. Oltretutto ci sono alcune offese che non sono permesse perché esistono offese di moda e offese non di moda; ma quelle di moda vengono usate a man bassa. Non è che le discriminazioni per fattori fisici se le siano inventate oggi, ma speravamo almeno di non tornare indietro; oltretutto ammantando l'offesa con un sorriso di superiorità che proprio non perdoniamo.

Fonte: carlobellieni.com, 06/11/2015

3 - VACCINI: I TONI VOLUTAMENTE ESAGERATI FANNO DUBITARE DELLA BONTA' DELLE ARGOMENTAZIONI
Ecco perché non è bene che lo Stato obblighi i cittadini ai trattamenti, e perchè non si deve gridare allo scandalo se qualcuno obietta
di Enzo Pennetta - Fonte: Critica scientifica, 09/11/2015

Da qualche tempo è scoppiata una polemica sulla vaccinazione obbligatoria, sono state create nuove categorie di pària sociali, i nuovi 'untori'.Ma la verità è che la principale responsabilità della 'fuga dai vaccini' è delle autorità sanitarie e delle case farmaceutiche.
Il Corriere della Sera in un reportage definisce un "covo" di complottisti il Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni ( Nel «covo» tra ansie e complottismo Obiettori in crociata contro i pediatri ), l'impiego del termine "complottista" chiude ogni possibilità di confronto, le motivazioni da questo momento non vanno neanche più vagliate, e infatti nell'articolo non vengono analizzate ma solo stigmatizzate.
Analizzando il grafico riportato sul giornale si possono ottenere informazioni interessanti:
1- il dato riguardante la Poliomielite è sostanzialmente invariato, dal 2007 ha perso solo l'1,1%.
2- lo stesso si può dire per Difterite, Tetano e Pertosse, la cui vaccinazione dal 2007 è scesa dell'1%
3- stessa cosa per l'Epatite B la cui copertura è calata dell'1%
Sin qui siamo dunque in presenza di allarmismi largamente ingiustificati.
4- il dato per Morbillo, Parotite e Rosolia ha subito un incremento dell'1% dal 2007 fino al 201o per poi calare sensibilmente del 2,3% fino al 2013. Questo andamento pone intorno al 2010 un punto di discontinuità che andrà analizzato.
5- la vaccinazione contro l'influenza è stata stabile fino al 2009 per poi subire un calo dell'1% nel 2010, riprendersi e ricominciare un trend negativo dell'1% fino al 2013.
Questi dati segnalano che le percentuali erano in crescita in tre casi su cinque fino al 2010, e in generale hanno fluttuato intorno agli stessi valori con variazioni più accentuate per Morbillo Parotite e Rosolia che sono particolarmente aumentate nel 2010, mentre nello stesso anno il contrario accadeva per la vaccinazione antinfluenzale. Analizzando i diversi andamenti come parti di un unico sistema che possiamo chiamare "vaccinazione", notiamo che una di queste componenti, quella relativa alla vaccinazione antinfluenzale, ha subito una perturbazione in negativo nel 2010. Tale perturbazione, seguita da un "rimbalzo", sembra aver preceduto e trascinato in basso le altre che da quel momento sono uscite da una zona di fluttuazione per prendere la strada di un leggero ma costante calo.
Se dovessimo individuare una causa scatenante della, comunque leggera, tendenza alla diminuzione delle vaccinazioni dovremmo cercare un evento accaduto tra il 2009 e il 2010 riguardo le vaccinazioni antinfluenzali. Facilmente si risale alla "pandemia" dell'influenza suina H1N1 che proprio nel 2009 diffuse un forte allarme in tutto il mondo salvo poi risultare una forte esagerazione, un allarmismo che fruttò però grosse cifre alle case produttrici di vaccini, vedi notizia ANSA: H1N1, epidemia mancata costata milioni. Quella vicenda diffuse un forte senso di sfiducia verso le autorità sanitarie e le industrie farmaceutiche, non sembra che la causa della sfiducia sia quindi da attribuire all'attività dei "covi di complottisti".
Ma intanto avanza la proposta di negare l'accesso alla scuola ai bambini delle famiglie che decidessero di non effettuare i vaccini "Obbligo vaccino per chi va scuola Ok da Regioni ma 'serve legge ad hoc'", obbligo accompagnato dalla punizione dei medici che avessero dei pareri diversi:
Il Piano nazionale sulla possibilità di sanzioni disciplinari o contrattuali nei confronti dei medici che non supportassero l'immunizzazione prevede un monitoraggio dei dottori in accordo con l'Ordine.
Fine dunque della libertà di coscienza e del riconoscimento della professionalità dei medici che si vedrebbero ridotti ad essere dei meri esecutori di direttive, e fine della libertà di decidere del proprio corpo.
Premettendo che i vaccini quando ben sviluppati, prodotti e somministrati sono un efficace metodo di prevenzione di molte patologie, va detto che il punto centrale della questione, ancor prima che sanitario, è sociale e politico: può lo Stato imporre per legge di immettere una qualsiasi sostanza nel corpo di un cittadino? La risposta non può che essere un netto no.
Sin dal 1679, con la promulgazione in Inghilterra dell' "habeas corpus", ha iniziato ad affermarsi il principio che lo Stato non può disporre del corpo dei cittadini se non per motivi giudiziari, diritto riconfermato anche nella la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, nella quale si parla sempre di detenzione, ma il cui principio ispiratore è proprio la indisponibilità da parte dello Stato del corpo dei cittadini.
A maggior ragione, la libertà di decidere cosa immettere nel proprio corpo è sovrana, e quindi va al di là della questione sanitaria, lo Stato non può obbligare un cittadino a subire una manipolazione sul proprio corpo. Pensare quindi di infrangere questo diritto con la minaccia dell'esclusione sociale, o dalla scuola o dal proprio lavoro, è una conseguenza più grave di quelle indotte da una qualsiasi eventuale malattia che si voglia prevenire.
Ma invece che cercare di capire quanto accaduto si è scelto di demonizzare chi solleva dubbi, e in questo agiscono in modo professionale al CICAP che per mezzo della rivista Query (quella che indaga i mysteri), denuncia in un articolo la disinformazione:
In seguito alla disinformazione sui vaccini, in Italia la copertura vaccinale è scesa sotto la soglia critica del 95% per malattie come poliomielite, tetano, difterite ed epatite B. Questa situazione può avere gravi conseguenze, sia per la salute dei bambini non vaccinati sia per quella di chi li circonda e non si può vaccinare per età o per patologie che lo impediscano (per esempio, immunodeficienze).
Un articolo che almeno in parte ha un merito, quello di evidenziare che, salvo rari casi, la mancata vaccinazione è un problema che riguarda solo il soggetto interessato non essendo gli altri a rischio proprio in quanto vaccinati. Quindi perché vietare l'accesso alla scuola ad un non vaccinato se nella stessa classe gli altri lo sono e non rischiano nulla?
Quello che non viene detto da nessuno, e che come abbiamo visto si può ricostruire proprio dai grafici pubblicati, è che la principale causa della sfiducia verso i vaccini è proprio nelle politiche sbagliate, quando non volutamente fraudolente, attuate negli ultimi anni dalle autorità competenti e dalle case farmaceutiche. Su Critica Scientifica che ne siamo occupati più volte, un articolo riassuntivo della questione è stato quello intitolato "Scandalo H1N1: battaglia a colpi di paper".
Per chi volesse esiste anche un bel servizio di vero giornalismo effettuato da LA1, Radio Televisione Svizzera con il titolo H1N1: la falsa pandemia. Se ne raccomanda la visione.
 
https://youtu.be/_c1YKpsz7m4

Se i provvedimenti reclamati a gran voce in questi giorni fossero stati in vigore nel 2009, l'anno della falsa pandemia, i medici non avrebbero potuto obiettare sulla vaccinazione contro l'H1N1, che abbiamo visto si è dimostrata solo una truffa commerciale a danno di governi e cittadini, tutti avrebbero dovuto quindi immettere nel proprio corpo una sostanza che, nella migliore delle ipotesi, era inutile.
Alla luce di tutti gli scandali sulle false pandemie che abbiamo visto, il fatto che solamente il 5% dei cittadini non si sottoponga a vaccinazione non può essere visto come l'effetto dei sempre comodi "complottisti" del momento, ma come una naturale e giustificata reazione alla scorrettezza di autorità come l'OMS e delle case farmaceutiche.
Quindi nessun pericolo dalla informazione alternativa, semmai il fatto che sia solamente aumentato dell' 1% il margine dei diffidenti, testimonia che l'informazione politically correct è ancora molto efficace e in grado di condizionare largamente l'opinione pubblica.

Fonte: Critica scientifica, 09/11/2015

4 - L'IDEOLOGIA GENDER NON SOLO ESISTE MA FA MALE
Come la negazione della realtà può ucciderci nel corpo e nella mente
di Chiara Atzori - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

Passato il momentaccio, la Chiesa forse dovrà ringraziare Krzysztof Charamsa, il sacerdote che con un atto plateale ha dichiarato la sua omosessualità. A prescindere dal ben calcolato esito di clamore mediatico sul Sinodo, forse grazie al "monsignore gay" si potrà ricominciare a parlare di omosessualità, che nella sua versione di deriva ideologica e politica (omosessualismo) è uno dei pilastri della visione gender. Perché il tema della inclinazione omosessuale è il "non detto" che aleggia in tante sessioni, incontri e dibattiti sulla famiglia e sulla "teoria gender" in cui si affrontano le tematiche della relazione uomo donna, senza avere più chiari fondamenti antropologici di base. La persona umana non è un'astrazione teorica né un contenitore neutro di "preferenze" affettive o erotiche.
Love is love (l'amore è amore) è uno slogan mediaticamente vincente perché facile da ripetere e affettivamente rassicurante ma anche pericolosamente ambivalente per la sua capacità di incerottare e mummificare la riflessione vera sulle "buone" ed affettivamente "amabili" modalità di relazione tra gli esseri umani. Perché quello slogan semplicemente non tiene conto o meglio volutamente oscura le tante declinazioni non equivalenti che la parola amore può assumere: affetto, amicizia, eros e agape.Tutte espressioni dell'amore collegate all'umano, ma, appunto, non equivalenti né autorizzabili in tal senso come "amabili" in ogni tipo di relazione: banalmente l'espressione "love is amore", ad esempio, può valere per normalizzare e rendere accettabili le relazioni erotiche tra adulti e bambini? Di quale amore stiamo parlando?
Tra lo slogan di parola e l'agire reale esiste un ponte che non è semplicemente un mezzo, ma siamo proprio noi, la nostra corporeità. Il corpo è una realtà che per la cultura neognostica odierna (talvolta anche intraecclesiale) rappresenta un "fastidioso mediatore sessuato" del quale si vorrebbe fare a meno. Ma l'amore per la verità e per il principio di realtà ci deve sostenere e dobbiamo continuare a percorrere il drammatico crinale che collega le pretese intellettuali di certa filosofia astratta e la deriva materialista e biologista di stampo gender che riduce il corpo a materiale disponibile e modificabile secondo le proprie preferenze, o lo subordina a presunta supremazia della "relazione" a prescindere dalla corporeità della persona stessa, come fa certa teologia.
Ogni essere umano è unitarietà bio-psicoculturale, sostanza individuale sessuata di natura razionale e relazionale, cioè creatura in grado di collegare cervello-cuore e area genitale sotto-ombelicale in una armonica comprensione di chi è. Una creatura, maschio o femmina che per sua natura non è obbligata, ma dotata della possibilità di collaborare a questa sintesi, nella libertà. Le preferenze (orientamenti) affettivi ed erotici, invece, non sono ontologici, sono situazioni, esiti, stati adattativi, cioè rappresentano per ciascuno l'inedito risultato di complesse interazioni tra la parte biologica (genetica, epigenetica, forma del corpo, interazione del corpo con l'ambiente), psicologica (internalizzazione e integrazione di esperienze sensoriali connotate da piacere o dolore, che necessariamente mediano ogni esperienza sensoriale e con quella coloritura "affettiva" vengono archiviate e ripescate dalla memoria), e culturale (effetti educativi, etnico-linguistici, simbolici, storicamente contrassegnati dai codici geografici e temporali in cui ciascuno vive).
Gli orientamenti (inclinazioni) non esauriscono la totalità della persona, che è e rimaneontologicamente differenziata solo in quanto uomo e donna. La sessualità inscritta nel corpo manifesta la traccia visibile del mistero della alterità nel modo più radicale, e nel contempo anche la vocazione alla generatività .Gesù in persona ci ha indicato la amabile "canalizzazione" (non la castrazione) della potenza inscritta nella differenza sessuale sia attraverso possibilità della verginità consacrata (maschile che femminile) sia attraverso il matrimonio, alleanza sponsale e luogo sacro e inviolabile per la trasmissione della vita. Gesù ci ha indicato il progetto di Dio sulla sessualità, «per questo l'uomo la donna lasceranno il padre e la madre e i due saranno una sola carne», non ci ha parlato di omosessualità. Gli eunuchi che nascono così (gli stati intersessuali?) o che tali diventano non hanno nulla a che fare con gli «eunuchi per il regno», e certamente nulla hanno da spartire con la richiesta di una normalizzazione dell'esercizio di una sessualità omoerotica, con buona pace dei gruppi che pretendono una benedizione sulle loro unioni tra persone dello stesso sesso. Il buon senso oggi sembra smarrito anche laddove avrebbe dovuto crescere ìgrazie alle opportunità di approfonditi studi filosofici e teologici. O forse proprio a causa di "troppo" studio si è persa l'esperienza del reale e ci si è smarriti nei labirinti di un'emotività infantile ipertrofica, probabile argine riparativo per il permanere prolungato in una astrattezza troppo a lungo alienata da una sana relazione con il proprio e l'altrui corpo. Nessuno nasce gay, come purtroppo ancora anche qualche eminenza sembra credere e incautamente dichiara in pubblico. Gli esseri umani esistono come creature sessuate, cioè dotate di una differenza sostanziale, ontologica, che li vede maschi e femmine. Il corpo è il primo "segno" di questa unidualità misteriosa, un richiamo alla dimensione relazionale, necessità dell'altro per esistere, che rimanda al Mistero dell'Alterità radicale, della dipendenza da chi ci dona l'essere.
Ma senza filosofare troppo, vi è un "appoggio" necessario della parte psichica di cui si diventagradualmente consapevoli, lo stesso pensiero è reso possibile solo e grazie ad un soma (corpo) che lo precede e lo struttura.E il soma (corpo) non è androgino, ma sessuato e strutturato differentemente come confini corporei (forma) e come cervello nel maschio e nella femmina. É impregnato differentemente in senso ormonale nei due sessi, è soggetto a una modulazione chimica differenziata su ogni cellula sia essa della periferia corporea piuttosto che costitutiva dell'organo più caratterizzante il profilo umano per eccellenza, il suo cervello. Un uomo, fosse pure monsignore o cardinale o re, che non ha integrato e armonizzato la differenza sessuale (inscritta nel corpo ed esemplificata nella differenza genitale) nella sua identità , non diventa per tale motivo "omosessuale" o "gay" ma semplicemente rimane un essere umano con una identità ferita dalla tendenza omosessuale.
Una persona che sta codificando il suo e l'altrui "corpo erotico" prescindendo (si sperainconsapevolmente) dalla realtà naturale oggettiva perché buchi e sporgenze del corpo hanno certamente un significato anche simbolico, ma rimangono tenacemente dotati di una loro realtà fattuale, organica e morfologica con cui bisogna fare i conti, prima o poi.Un ano o una bocca non sono vagine e peni, non sono genitali, e neppure "oggetti" a disposizione. Non si toglie valore alla persona con tendenza omosessuale, ma si deve poter dire che questa non ha ancora "integrato" il primato genitale nel suo processo di sessuazione psichica. Uomini e donne con tendenza omosessuale non sono giudicabili in quanto feriti e in realtà tutti lo siamo, in quanto creature umane, ma tutti dobbiamo assumerci la nostra responsabilità personale nel decidere a chi affidare la chiave di "lettura" della nostra identità sia pure "ferita".
La chiamata "vocazionale" radicale, per ogni creatura umana è, infatti, decidere se collaborare a far fiorire ciò che si è ricevuto in dono come "essere": uomini se maschi, donne se femmine. Tutto questo con il dovuto rispetto e delicatezza nei confronti di quegli individui che portano la drammatica e difficile prova delle patologie chiamate stati intersessuali, e che rappresentano un ambito totalmente distinto. La tendenza omosessuale non è, infatti, una malattia in senso biologico o organico, e neppure un "destino" o un innatismo. La fatica di crescere e di accettare di non essersi "dati" un corpo, ma di esistere in e in forza di un limite, il proprio corpo sessuato può essere affrontata con fiducia anche a fronte di percorsi relazionali e personali accidentati, se ci si affida al Signore, quello stesso Signore che nella Genesi ha detto, contemplando l'uomo e la donna da Lui creati, che erano «cosa molto buona».
Accettare la relazione uomo donna come unico luogo "santo" per l'esercizio della sessualità genitale, luogo santo di custodia dell'origine della vita, realtà voluta da Dio, indiscutibilmente è una posizione da creatura ragionevole, che ri-conosce di esistere come prezioso e misterioso dono, elargito come "bene-dizione" nel momento dell'incontro tra i "limiti" rappresentati dalla corporeità del corpo sessuato maschile e femminile.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

5 - LA CINA FA MARCIA INDIETRO E CONSENTE DI AVERE DUE FIGLI
Ma ormai non potrà più rimediare il danno inferto da decenni di pianificazione famigliare imposta in maniera artificiosa e in parte anche arbitraria (contraria cioè ad ogni riflessione scientifica e demografica, prima ancora che immorale)
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/10/2015

La notizia è di quelle importanti. Il Partito-Governo-Stato Comunista Cinese abolirà la famosa e famigerata legge sul figlio unico che, introdotta il 25 settembre 1980, ha fino a oggi imposto alle coppie di procreare una solta volta e dunque costretto le madri all'aborto di Stato nonché intere famiglie a pene severissime, pecuniarie e fisiche. Si calcola che in 35 anni di applicazione severa e feroce questa legge, cattiva e crudele, abbia causato la cifra astronomica di 400 milioni di aborti. Chi l'ha introdotta è stato Deng Xiaoping (1904-1997), il despota che senza rinunciare al maoismo (suo è il massacro di Tienanmen) ha lanciato il "nuovo corso" con lo slogan: «Arricchirsi è glorioso». Ispirandosi alla Nuova politica economica lanciata da Lenin (1870-1924) negli anni 1920 per cercare di arginare il disastro (già allora) dell'economia collettivista, Deng ha infatti sostituito la vecchia lotta di classe con un pan-economicismo il cui il denaro unico dominatore è matrice di ogni giudizio, valore e principio.
Ancora più importante è però la notizia che sta dentro la notizia. Il nuovo provvedimento legislativo consentirà alle coppie di avere due figli: la politica del figlio unico sostituita dalla politica dei due figli unici. Probabilmente la percentuale degli aborti si dimezzerà, e questo implica un calo drastico, benedetto, del numero assoluto delle vittime innocenti. Ma la nuova legge comporta ancora l'uccisione calcolata di milioni di vite umane non ancora nate. Meno di prima, cioè, ma ancora; se infatti anche un solo aborto è sempre troppo, immaginiamoci cosa continuano a significare milioni di aborti che sono la metà dei milioni di prima ma che restano sempre milioni. Se possibile, poi, il dato ancora peggiore è la logica soggiacente.
Perché la logica che soggiace a queste politiche è che i cinesi possono avere solamente tanti figli quanti piace in un determinato momento al Partito-Governo-Stato Comunista, chiedendone sempre il permesso. Oggi il fabbisogno nazionale decreta che sono due i figli per coppia necessari a far fronte all'insostenibile peso del welfare cinese, ieri decretava che era solo un figlio, ma nella sostanza cosa cambia? Nulla, si tratta della medesima logica neo-malthusiana che, armeggiando con il pallottoliere, addebita come sempre al popolo il costo della pallottola con cui gli si spara.
Scrive acutamente AsiaNews che tutto dipende infatti da un cinico calcolo d'interesse. Una macchina statale mastodontica come quella cinese può spostare periodicamente un po' più in là la data del proprio collasso finale soltanto se riesce a far girare con un certo ritmo la ruota del ricambio generazionale nel mondo del lavoro, evitando che la popolazione invecchi troppo o che sia troppo giovane per essere produttivamente utile, a ogni buon conto evitando che i cittadini siano troppi o troppo pochi, non solo per mantenere il sistema, ma per farlo proseguire (a differenza di altri mondi comunisti, drammaticamente già implosi su se stessi, poiché incapaci di controllare adeguatamente queste macchine, di per sé inclini al deragliamento). Assomiglia alla logica del falansterio, e infatti è proprio così. Quando i cinesi erano troppi, se ne è calmierato il numero con l'aborto statale; quando ci si è resi conto che ne servivano di più si è proceduto, tra il 2013 e il 2014, ad "alleggerire" la famigerata legge del figlio unico consentendone un secondo solo a quelle coppie in cui almeno uno dei genitori è unico per legge.
Ma l'apertura non ha sortito gli effetti sperati, un po' perché anche i cinesi sono figli del nostro tempo e imparano presto le "meraviglie" dell'"emancipazione" che regala "sogni" a occhi aperti come il "controllo delle nascite", un po' perché lex creat mores e se è vero che non basta seguire le leggi buone per andare in Paradiso, ancor più vero è che senza leggi buone il rischio dell'Inferno può essere maggiore. Sia come sia, degli 11 milioni di coppie cinesi che per legge avevano diritto a un secondo figlio solo 1,45 milioni hanno chiesto di godere del privilegio facendo sì che dei 20 milioni di nascite in più che il Partito-Governo-Stato si attendeva per il 2014 se ne siano in realtà verificate solamente 16,9 milioni. Con queste cifre, le pensioni i cinesi non le vedranno mai; per questo la ragioneria ha consigliato di ricalibrare il tiro.
Della vita umana e dell'unicità delle persone al Partito-Governo-Stato non interessa insomma alcunché. Le persone esistono in Cina semplicemente in funzione dello Stato, il quale a proprio piacimento decide periodicamente le quote del diritto alla vita. La Cina di oggi non è più quella atroce del maoismo di un tempo; oggi vige la libertà. I cinesi sono liberi di chiedere al Partito-Governo-Stato tutto: anche quanti figli mettere al mondo, uno, nessuno o centomila, obbedendo con ossequio e salamelecco alla pianificazione pluriennale stabilita dopo statistico calcolo di variabili e costanti da un comitato di esperti e burocrati che oracola graziosamente chi vivrà e chi no. Come faceva Maximilien Robespierre nel cuore più torbido del Terrore, ma stavolta con un bel sorriso quotato in Borsa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/10/2015

6 - I MEDIA COMINCIANO A PARLARCI DI CLIMA IN VISTA DELLA CONFERENZA SUL CLIMA
Siamo travolti da un uragano, si ma di annunci catastrofici per la maggior parte infondati
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

«Nel 2015 si raggiungerà per la prima volta l'aumento di oltre un grado della temperatura terrestre rispetto all'età pre-industriale»; «Nel 2014 record di concentrazioni di gas serra nell'atmosfera con l'anidride carbonica (CO2) che ha raggiunto le 397,7 parti per milione (ppm)». Due annunci soltanto nella giornata di ieri, rispettivamente da parte del Met Office (l'Ufficio meteorologico britannico) e dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm). Ed è solo l'inizio, perché con una liturgia ormai collaudata man mano che ci si avvicina alla annuale Conferenza internazionale sul clima (quest'anno a Parigi a partire dal 30 novembre) gli annunci di catastrofi prossime venture vanno in crescendo, per creare la massima pressione possibile sui rappresentanti dei governi chiamati a trovare un accordo.
Ma un accordo su cosa? La pretesa è quella di ridurre le emissioni di CO2 in modo da contenere l'aumento delle temperature per il 2100 entro i due gradi dall'inizio dell'era industriale. Sono ormai venti anni che ci provano invano (la Conferenza di Parigi è la Cop21, ovvero la 21esima Conferenza fra le parti) e possiamo dire meno male. Perché i presupposti scientifici che sono alla base di questi mega-negoziati sono assolutamente infondati checché se ne dica.
Basti semplicemente pensare all'obiettivo che ci si prefigge: evitare che la temperatura aumenti più di due gradi entro 80 anni. A questo scopo vanno bloccate le emissioni di CO2, chi dice del 30, chi del 50, chi del 70%, chi del tutto. Un'affermazione di questo genere implica che si sappia precisamente: 1. come funziona il clima e i suoi cambiamenti (che peraltro sono assolutamente normali e naturali), quali sono i fattori che lo determinano e come questi interagiscono fra di loro; 2. In che misura contribuisca l'anidride carbonica, ovvero di quanto aumenta la temperatura a un tot aumento di concentrazione di CO2.
Ebbene entrambe queste condizioni sono sconosciute. Il clima è un sistema complesso in cui intervengono moltissime variabili, le cui correlazioni sono ancora tutte da scoprire. Tanto per fare un esempio: tutti sono d'accordo nel ritenere gli strati nuvolosi determinanti per la temperatura terrestre, ma nessuno è ancora riuscito a stabilire in che misura e in che direzione (raffreddano perché coprono il sole o riscaldano perché formano una cappa che trattiene il calore?).
Quanto poi all'anidride carbonica assistiamo da anni alla criminalizzazione di un elemento essenziale per la vita, trattato come se fosse un inquinante. Incide sicuramente sul clima, ma in che modo e in che misura nessuno è riuscito ancora a stabilirlo con precisione. Inoltre non è neanche il principale gas serra, essendo questo il vapore acqueo che rappresenta il 70-80% di tali gas la cui funzione è tenere calda la terra. E infatti anche i più fanatici sostenitori della tesi del Riscaldamento globale antropico (cioè provocato dall'uomo) si guardano bene dall'indicare con precisione una concentrazione di CO2 in atmosfera tale da impedire il presunto catastrofico aumento delle temperature.
Fissare perciò un obiettivo di massimo due gradi di aumento delle temperature è affermazione scientificamente senza senso, che oltretutto si basa su dati platealmente discutibili. Prendiamo l'annuncio dato ieri dal Met Office e citato in apertura: si dice che dall'inizio dell'era industriale (1750 circa) la temperatura della terra è aumentata di 1,02 gradi (con un margine di errore di 0,11 gradi, vale a dire che l'aumento potrebbe essere ben inferiore al grado annunciato). Ebbene, come è possibile stabilire un aumento preciso addirittura al centesimo di grado quando non esistono serie omogenee di dati che vanno così indietro nel tempo? E quando anche oggi stabilire la temperatura globale è un'impresa visto che la copertura delle stazioni che misurano la temperatura sul terreno è gravemente carente (in media ce ne è una ogni 150mila km quadrati, praticamente inesistenti in Africa e Antartide)?
Si tratta di cifre che vengono dedotte da medie, stime, proiezioni, che hanno certo un loro valore scientifico, ma non possono essere spacciate per realtà indiscutibile, e soprattutto base per scelte politiche ed economiche importanti. E se i dati reali sono già così precari, figurarsi le proiezioni sul futuro che vengono fatte su modelli al computer. I quali sono del resto già stati smentiti, perché da 18 anni e 9 mesi non si registrano ulteriori aumenti della temperatura globale (dati Nasa), cosa che ha già fatto ricredere alcuni scienziati finora sostenitori della tesi del Riscaldamento globale antropogenico.
C'è dunque cattiva scienza alla base di quelle che vorrebbero essere scelte politiche obbligate, le cosiddette "politiche per il clima". Ma non è solo questo il motivo per cui inevitabilmente da venti anni falliscono i negoziati. C'è anche un motivo economico. Perché l'ideologia ecologista dominante esige che venga bloccata l'economia dei paesi industrializzati – ritenuti i principali responsabili delle emissioni di CO2 a causa dell'uso massiccio dei combustibili fossili – i quali oltretutto devono anche risarcire i paesi poveri, vittime dei cambiamenti climatici. Non a caso uno dei punti in discussione a Parigi sarà la costituzione di un fondo annuale di 100 miliardi di dollari a tale scopo. Questa era anche la logica del Protocollo di Kyoto - firmato nel 1997, entrato in vigore nel 2005 e scaduto nel 2012, poi prorogato fino al 2020 – per cui soltanto i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra.
Ma ormai le maggiori emissioni di CO2 arrivano dai paesi emergenti, come Cina e India, che ovviamente non hanno alcuna intenzione di frenare il loro sviluppo per far contenti WWF e Greenpeace. E anche Europa e Stati Uniti devono fare i conti con la difficoltà delle loro economie: non si può chiedere di rendere tutti i popoli più poveri in nome di pretese scientifiche tanto discutibili. Per i paesi poveri poi un accordo come quello voluto dalle elites ecologiste sarebbe tutt'altro che favorevole: è una pericolosa illusione attribuire la povertà ai cambiamenti climatici provocati dai paesi ricchi. La verità è che è il sottosviluppo a rendere vulnerabili le popolazioni davanti agli eventi atmosferici estremi, che peraltro ci sono sempre stati e che malgrado i luoghi comuni dominanti non sono cambiati. C'è bisogno di politiche per lo sviluppo serie, perché i fondi a pioggia a mo' di risarcimento servono soltanto ad alimentare la corruzione di quanti stanno al potere, che non a caso sono i più accesi sostenitori di accordi sul clima.
Ci avviciniamo dunque a Parigi rassegnati a subire nelle prossime settimane una serie di annunci "terroristici" su quanto ci potrà capitare a causa dei cambiamenti climatici. E come sempre ci sono marce, manifestazioni, iniziative in cui si dovrebbe dimostrare la sensibilità del popolo per questi argomenti. Quest'anno però c'è una novità: ovvero la presenza istituzionale della Chiesa cattolica a sostegno delle politiche per il clima. Sulla spinta dell'enciclica Laudato Sii è partita una mobilitazione di diocesi e comunità in vista di Parigi; un appello dei vescovi di tutto il mondo è stato lanciato il 26 ottobre (ma non si sa chi l'abbia effettivamente firmato); 230 organizzazioni cattoliche mondiali hanno proclamato novembre il "mese del clima", con petizioni, pellegrinaggi e iniziative varie che culmineranno con la marcia nella capitale francese il 29 novembre.
Sembra quasi che ora sia la Chiesa a volersi mettere alla testa del movimento ecologista mondiale, e un modello lo ha dato il Vicariato di Roma che domenica scorsa ha organizzato la Marcia per la Terra (salutata anche dal Papa all'Angelus) raccogliendo l'adesione di decine di organizzazioni tra cui WWF, Greenpeace, Legambiente. È una sorta di ubriacatura ecologista che, aldilà delle intenzioni, omologa anche i cattolici all'ideologia dominante. A dire il vero non si può essere neanche tanto sorpresi: dopo aver visto nel Sinodo che voglia di piacere al mondo c'è tra i pastori su matrimonio e famiglia, figurarsi su un tema come l'ambiente.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/11/2015

7 - LA SCIENZA DEVE TENTARE TUTTO CIO' CHE E' POSSIBILE SENZA LIMITI?
Come nel romanzo di Frankenstein gli scienziati giocano a essere Dio
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2015

La notizia trapelata negli scorsi giorni ha dell'incredibile: per la fine del 2017 un team di neurochirurghi italiani e cinesi ha in programma il primo trapianto di testa. Lo hanno affermato sia il chirurgo cinese Ren Xiaoping, ideatore dell' operazione, sia il neurochirurgo italiano Sergio Canavero, operante presso l'ospedale torinese delle Molinette, già autore di alcuni studi sulla sostenibilità di tale intervento. Esiste già anche un volontario che ha accettato di sottoporsi all'esperimento, Valery Spiridonov, russo, affetto da una grave malattia incurabile che provoca una progressiva atrofizzazione dei muscoli chiamata Werding-Hoffman disease.
L'operazione dovrebbe avvenire, secondo il progetto, nella Harbin Medical University, nel nordest della Cina. L'ipotesi di un trapianto di testa, che ha tra i suoi fautori appunto il neurochirurgo torinese Sergio Canavero, resta però estremamente controversa: secondo vari specialisti, infatti, questo tipo di trapianto dal punto di vista tecnico è al momento un traguardo «fantascientifico», poiché mancano ad oggi le basi sperimentali e di conoscenza che possono permettere di affermarne la fattibilità. In Italia, inoltre, la legge sui trapianti vieta quelli di cervello e di organi genitali. Diversa però la posizione della Cina, che di recente ha acceso il dibattito per l'apertura a tecniche spregiudicate, come nel caso di un gruppo di ricercatori che di recente ha scatenato le polemiche nella comunità scientifica per aver usato delle tecniche di "taglia e incolla" del Dna su un embrione. È piuttosto significativo che il professor Canavero abbia chiamato il suo progetto "Heaven". Si tratta dell'acronimo di HEad Anastomosis VENture, anastomosi cerebrosomatica, ma in inglese significa "Paradiso".
É una sorta di scalata al Cielo, questo tipo di esperimento. Certamente non mancano le motivazioni "umanitarie": salvare una mente prigioniera in un corpo malato, affetto da gravi patologie invalidanti come quelle neurologiche, o da tumori devastanti e inguaribili, ma l'ipotesi di spostare una testa- con il cervello e tutto il suo deposito di emozioni, sentimenti, ricordi su un altro corpo apre delle prospettive assolutamente inquietanti. Giusto duecento anni fa una ragazza inglese, Mary Shelley, dava alle stampe un suo romanzo, Frankenstein, il cui sottotitolo, il moderno Prometeo, era tutto un programma. Apparteneva a quella fiction di tipo gotico che ebbe pieno sviluppo e produzione durante l'800 romantico, ma rappresentava anche una riflessione fondamentale sulla figura dell'uomo di scienza e sull'importanza del suo ruolo nel cammino del progresso per il miglioramento delle condizioni di vita della comunità umana.                                
Rileggendo le pagine di questo romanzo viene alla mente l'espressione playing God, ovvero «giocare alla divinità» o «fare la parte di Dio», un'espressione ormai usata da molti professionisti nel campo della bioetica. Essa richiama sicuramente a quel dibattito ormai quotidiano sul vero significato della difesa della vita e della sua dignità. L'atto dell'interpretare Dio prendendone il posto rivela la piena coscienza della volontà, del voler essere al posto di Dio con tutto se stesso. In una nota parodia cinematografica, il dottor Frankenstein, di fronte all'evidenza della fattibilità tecnica del suo progetto di realizzare una creatura a partire da pezzi di cadavere assemblati chirurgicamente e in cui viene trasmessa l'energia elettrica, ritenuta l'elemento vitale della materia, esclama: «Si può fare!» É l'imperativo tecnologico cui deve rispondere la scienza moderna: se è tecnicamente possibile, perché non farlo?
L'etica chiede invece che si diano le ragioni di questi atti, e pone una domanda cruciale: ciò che è tecnicamente fattibile, è anche moralmente, o almeno umanamente, lecito? Certo, le motivazioni che portano a questo tipo di sfide sembrano umanitarie: dare speranza a chi soffre di gravi malattie, ma la prospettiva di un simile "giocare" con la tecnica porterebbe inevitabilmente a solleticare il desiderio di eternarsi. Mettere il proprio cervello in un corpo nuovo, magari giovane e prestante, per riavere tanti anni a disposizione, conservando però la propria memoria e la propria identità. Ma sarebbe davvero così? Ci stiamo avvicinando all'Overreaching, all'eccesso. Quello che Mary Shelley aveva immaginato nel suo romanzo di duecento anni fa sembra diventare oggi una terribile realtà, quella di una scienza che non ha alcun rispetto verso la vita e rischia di procurare morte e distruzione e non benessere e armonia. La Shelley riteneva che la cosa più spaventosa del suo romanzo fosse non il mostro uscito dalle mani di Victor Frankenstein, scienziato, ma il delirio di onnipotenza dello scienziato, che non sa porre alcun freno alla sua ambizione.
Mary Shelley aveva cominciato a chiedersi quale futuro ci sarebbe potuto essere se i morti avessero avuto davvero la possibilità di ritornare in vita, come avrebbero vissuto e quali sarebbero state le conseguenze morali e psicologiche, nel momento in cui si fosse stato messo in pericolo il confine tra la vita e la morte. Inoltre il potere che lo scienziato avrebbe ottenuto da questi esperimenti sembrava farlo diventare sempre più sicuro di sé fino al punto di pensare di poter davvero avere un potere sulla vita e sulla morte. Ma è questo il vero scopo della Scienza? O non è forse mettersi in primo luogo in contemplazione della natura, per come essa realmente è?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/11/2015

8 - ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA' ED EUROPA CONSIGLIANO DI NON MANGIARE CARNE, MA INSETTI
Il Parlamento europeo ha appena approvato l'introduzione degli insetti e delle carni sintetiche, mentre negli Usa è partita una sottoscrizione per togliere le carni dalle mense scolastiche
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/10/2015
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/10/2015

9 - COREOGRAFIE ECCLESIALI PER LA CONFERENZA SUL CLIMA
Il Vicariato di Roma non si entusiasma per manifestazioni in difesa di famiglia o vita, ma dell'ecologismo antiumano sì
Fonte Corrispondenza Romana, 25/10/2015
Fonte: Corrispondenza Romana, 25/10/2015

10 - IN GERMANIA DOPO 75 ANNI L'EUTANASIA TORNA LEGALE
Come il partito di Adolf Hitler, la legge sulla ''dolce'' morte, votata a maggioranza, è perfettamente legale e democratica
di Leone Grotti - Fonte: Tempi, 06/11/2015
Fonte: Tempi, 06/11/2015

11 - ITALIANI, SPECIE (NON) PROTETTA IN VIA DI ESTINZIONE
In Italia nascono sempre meno figli, vogliamo capire che questo è un problema serio?
di Roberto Volpi - Fonte: Il Foglio, 25/07/2015
Fonte: Il Foglio, 25/07/2015

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