Amici del Timone n�45 del 01 luglio 2015
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ED ORA CI DICONO CHE L'IDEOLOGIA GENDER NON ESISTE : MAGARI!
Dopo l'imponente manifestazione delle famiglie in Piazza San Giovanni del 20 giugno scorso, i promotori dell'ideologia del gender hanno cambiato strategia: ora sono passati a negare e smentire tutto.
di Sergio Centofanti - Fonte: Radio Vaticana
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TRA FEMMINISTE E TRANSGENDER NON CORRE BUON SANGUE....
La retorica transgender offende le donne riducendole a femminucce. Parola di femminista. Lo scrive il New York Times e Repubblica traduce.
Fonte: Tempi
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OMOSESSUALI: L'IMPOSSIBILE NORMALITA'
Non si immaginano la tristezza e la sofferenza che ci sono dietro l'ostentata gaiezza degli attivisti gay: lussuria, esoterismo, satanismo, sono espressioni ''normali'' di personalità ferite
di Luca Di Tolve - Fonte: Il Timone
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LUCA ERA GAY E ADESSO STA CON LEI, PER QUESTO LA7 E LA REPUBBLICA USANO INGANNI PER SCREDITARLO
Luca di Tolve: ''Se Alessandro Cecchi Paone spiega come, dopo anni di matrimonio, ha scoperto la sua omosessualità diventa un eroe; se invece io voglio testimoniare il percorso inverso si scatenano valanghe di menzogne e insulti''
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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TEMPI DURI PER CHI DIFENDE LA FAMIGLIA NATURALE
In Spagna con la scusa dell'omofobia una scuola cattolica viene multata per 123 mila euro; intanto la Turchia al voto ha una triste scelta: o islam o gay friendly
Fonte: No Cristianofobia
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LA GIORNATA CONTRO L'OMOFOBIA SERVE SOLO A INDIVIDUARE IL NEMICO DA ABBATTERE: LA CHIESA
Il Corriere della Sera e La Repubblica mettono in serio pericolo la libertà di pensiero per i cattolici (e non solo)
di Enzo Pennetta - Fonte: Libertà e Persona
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NELLE OMOFAMIGLIE FIGLI SVANTAGGIATI
Uno studio appena pubblicato sul British Journal of Education, Society & Behavioural Science dimostra che nei bambini allevati da coppie omosex i problemi emozionali sono prevalenti per oltre il doppio rispetto ai bambini che sono allevati in famiglie eterossessuali
di MarcoTosatti - Fonte: lastampa.it
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LO DICE REPUBBLICA: IN ITALIA NON C'E' OMOFOBIA
Nessuna emergenza omofoba che possa giustificare l'aggressione di leggi contro la famiglia per proteggere i gay
Fonte: UCCR online
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LA CHIRURGIA NON TI FARA' DONNA
L'illusione offerta a chi cerca pace dal suo tormento interiore
Fonte: UCCR online
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A CHI DISSENTE (VEDI ARTICOLO PRECEDENTE) MANDIAMO GLI ISPETTORI
Un governo non eletto che toglie a chiunque il diritto di replicare sulle sue scelte
di Davide Faraone - Fonte: partitodemocratico.it
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PRESTO IL GENDER OBBLIGATORIO A SCUOLA
La riforma nascosta che viene negata dal governo: imporre il gender
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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ED ORA CI DICONO CHE L'IDEOLOGIA GENDER NON ESISTE : MAGARI!
Dopo l'imponente manifestazione delle famiglie in Piazza San Giovanni del 20 giugno scorso, i promotori dell'ideologia del gender hanno cambiato strategia: ora sono passati a negare e smentire tutto.
di Sergio Centofanti - Fonte: Radio Vaticana, notiziario del 24/06/2015
Le negazioni dei pro-gender I social network sono invasi da appelli rasserenanti: non esiste alcuna ideologia "gender", non esistono indicazioni controverse nelle linee-guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che vuole introdurre l'educazione sessuale in tutte le scuole, non esiste alcun allarme nelle scuole italiane riguardo all'introduzione di corsi promossi da gruppi Lgbt, non esiste alcun timore riguardo alla libertà di espressione su questi temi. Documento Oms: educazione sessuale "obbligatoria" a scuola Dunque tutti tranquilli. Le centinaia di migliaia di persone scese in piazza per difendere la famiglia e i figli sono solo ignoranti strumentalizzati, dei visionari, allarmisti che seminano terrore tra le mamme o cattolici sessuofobi e omofobi impegnati in una nuova crociata. Insomma, è tutto un sogno. Purtroppo non è così. Per esempio l'Oms, nel documento intitolato "Standard per l'educazione sessuale in Europa" (facilmente consultabile su internet) promuove l'educazione sessuale "obbligatoria" a scuola. Ovviamente fornendo "informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità", come si legge a pagina 5. Il tutto basato su un pensiero unico: quello del gender, che considera i "vari orientamenti sessuali", non meglio definibili, ben più importanti del sesso biologico. Una "filosofia" da imporre a tutti. Cosa si insegna ai bimbi da 0 a 4 anni L'Oms è consapevole che occorre vincere "resistenze basate principalmente su paure e idee erronee". In effetti, gli appare del tutto normale che ai bimbi da 0 a 4 anni, come leggiamo a pagina 38, si chieda di "trasmettere informazioni" su "gioia e piacere nel toccare il proprio corpo" e "masturbazione infantile precoce". Sarebbe interessante capire le modalità della trasmissione di queste informazioni a bimbi così piccoli – ma non è specificato – e sarebbe interessante osservare la scientificità e l'imparzialità degli insegnanti cui consegniamo i nostri figli. Invece, per i ragazzi "molto" più grandi, parliamo dai 4 ai 6 anni, si comincia a parlare di "amore verso persone dello stesso sesso" (pagina 40) e delle "diverse concezioni di famiglia" (pagina 41). Genitori e insegnanti si mobilitano L'Oms denuncia il fatto che "solamente in pochi Stati tra quelli appartenenti alla vecchia Unione Europea – specialmente nell'Europa meridionale – l'educazione sessuale non è ancora stata introdotta nelle scuole" (pagina 12). Ma c'è anche un altro fatto: tanti genitori e tanti insegnanti denunciano casi concreti nelle scuole italiane in cui in modo surrettizio si sta tentando di imporre questo tipo di educazione. E si stanno mobilitando "dal basso". In modo pacifico e democratico. In Italia, intanto, i sindacati minacciano battaglia al maxiemendamento sulla riforma della scuola su cui il governo ha annunciato per domani al Senato il voto di fiducia. A preoccupare le associazioni dei genitori e insegnanti è in particolare l'articolo 16 che recepisce l'emendamento Martelli sull'educazione alla parità di genere in tutte le scuole di ogni ordine e grado. "Si tratta di un modo clandestino attraverso cui lo Stato sta introducendo l'ideologia gender nella scuola", spiega Marco Dipilato, segretario del Comitato "Famiglia Educazione e Libertà". Paolo Ondarza lo ha intervistato: R. – Questo articolo 16 del maxiemendamento dice: "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare studenti, docenti e genitori sulle tematiche indicate all'articolo 5 comma 2 del Decreto Legge 93". D. – Formulato così è un provvedimento assolutamente condivisibile… R. – Sì, posto così, sì. Non c'è assolutamente riferimento all'ideologia di genere. Non è evidente subito, ad una lettura superficiale, il problema. Il punto è questo: quando si legge un testo, quando si passa dalle parole ai numeri, solitamente, chi legge non fa caso ai numeri. Bisogna andare a vedere che cosa dice il Decreto Legge 93 all'articolo 5 perché è proprio quello che viene inserito nella riforma della scuola. Quindi occorre un lavoro di approfondimento. D. – E che cosa dice? R. – Si dice che si fa riferimento a un "piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere". Anche qui i termini sono ancora condivisibili e anche l'obiettivo. L'articolo 5 dice: "Il ministro delegato per le pari opportunità elabora un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere". D. - Questo piano di azione straordinario è un piano del governo? R. – E' stato presentato il 7 maggio 2015 alla Presidenza del Consiglio dei ministri e quindi ha il massimo grado di ufficialità. Innanzitutto, questa violenza di genere viene denominata prima "violenza tra uomini e donne" e dopodiché si chiama "violenza di genere". Anche nei termini è facile capire poi dove si vuole arrivare perché alla fine per contrastare la violenza di genere occorre fare azioni, tra cui l'educazione di genere. D. – In cosa consiste? R. – Leggendo il testo di questo piano di azione straordinario c'è un paragrafo specifico sull'educazione. E' il paragrafo 5.2 che dice: "Obiettivo primario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell'essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l'inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa". D. – Che equivale a promuovere quell'indifferentismo sessuale contro cui si è scesi in piazza sabato scorso? R. – Certo. Arrivare a "identità di genere", che è un termine che non ha basi scientifiche, significa proprio tentare di introdurre questo nuovo pensiero. D. – Non sta facendo supposizioni, si sta basando su dei testi… R. – Sì, sto leggendo un documento. D. – Dopo la manifestazione quello che viene detto è: "l'ideologia del gender non esiste è qualcosa che è stato inventato, in realtà esistono i gender studies… Ma lei mi sta dicendo che poco cambia tra una definizione e l'altra? R. – Certo. Tra l'altro è stato fatto anche un tentativo di mettere un po' a tacere questa preoccupazione quando il testo era in esame alla Camera con una sostituzione dei termini, proprio per fugare quella preoccupazione. Dove si diceva "educare alla parità di genere" è stato accettato il cambiamento del termine per cui oggi nel maxiemendamento leggiamo "educare alla parità tra i sessi". Quindi ci possono dire: state tranquilli non parliamo di genere, parliamo di sessi. D. – Però poi i rimandi ai documenti a cui mi ha fatto riferimento rimangono... R. - Esatto e allora occorre da parte nostra fare lo sforzo di leggere, di documentarsi a fondo, di cercare di capire. Noi siamo andati a prendere un testo che è stato pubblicato un paio di anni fa, per capire cosa è questa educazione di genere, educazione al genere. Ne ho sottomano uno che si intitola proprio "Educare al genere" ed è stato pubblicato nel 2013. Cito solamente alcuni passaggi. Si parla di "demistificare la rigida dicotomia con cui si è soliti pensare alla dimensione del genere" - se noi pensavamo al genere in modo dicotomico, cioè o maschio o femmina, qui l'obiettivo è demistificare la dicotomia – "a partire dalla revisione dei concetti stereotipati quali, ad esempio, l'idea che esistano in natura soltanto due sessi: maschio e femmina cui corrispondono a livello socio-culturale due generi, uomo-donna". Penso sia sufficiente per capire di cosa stiamo parlando. D. – Se il ddl "Buona scuola" del governo Renzi passa così com'è, tutto questo entrerà nelle scuole italiane? R. – Purtroppo sta già entrando e sicuramente continuerà ad entrare, addirittura, con l'avallo dell'istituzione. D. - In cosa differisce questa parte del "Buona scuola" dal ddl Fedeli? La sostanza è la stessa? R. – La sostanza è la stessa. Qua il problema è che si vuole anticipare tutto, farlo entrare in un disegno di legge, la riforma della scuola, che è nato per ben altri scopi ed ha ben altri obiettivi: la riforma della scuola è nata per altro, non per introdurre l'educazione di genere nella scuola. D. – Sta dicendo: il ddl Fedeli agisce alla "luce del sole", qui invece si sta facendo entrare clandestinamente l'educazione di genere nella riforma della scuola… Ma perché tanta clandestinità? R. - Credo che se venisse dichiarato apertamente alle famiglie l'obiettivo, la maggior parte dei genitori si opporrebbe e non sarebbe d'accordo. Siamo consapevoli di essere in una convivenza democratica e che ognuno ha la libertà, il diritto, di avere una sua personale visione. Va bene anche la visione omosessualista, gender, tutto; il problema è che però ci deve essere un confronto aperto e soprattutto la possibilità per tutti di esprimere la propria visione. Il problema è che oggi, lo Stato, che dovrebbe garantire il suo essere super partes, purtroppo invece non si fa più garante della possibilità data ad ogni cittadino di esprimere la propria visione, ma ne assume una: la fa propria e attraverso il ministro dell'Educazione la vuole in qualche modo imporre a tutti.
Fonte: Radio Vaticana, notiziario del 24/06/2015
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TRA FEMMINISTE E TRANSGENDER NON CORRE BUON SANGUE....
La retorica transgender offende le donne riducendole a femminucce. Parola di femminista. Lo scrive il New York Times e Repubblica traduce.
Fonte Tempi, 10/06/2015
Amici, bisogna combattere l'omofobia che serpeggia nelle redazioni di Repubblica e del New York Times. Ieri la Bibbia italiana del politicamente corretto ha tradotto e pubblicato un articolo della Bibbia statunitense del politicamente corretto in cui si attaccavano frontalmente le persone transessuali. O meglio, par di capire dalla lettura, i maschi che cambiano sesso in femmine e così finiscono per avvalorare tutti gli stereotipi sessisti sulle donne. Vi giuriamo, mai letto un articolo così profondamente discriminatorio nei confronti dei trans. Nemmeno su Tempi. Andiamo con ordine. Repubblica, 9 giugno 2015, pagina 52-53. Siamo nel cuore culturale del quotidiano, le pagine di R2, quelle dove si fa Cultura con la C maiuscola e "dibbattito" con due "b". L'articolo, che ripropone un pezzo già uscito sul quotidiano newyorkese, è titolato in modo neutro e con l'interrogativo: "Tra femministe e transgender chi ha ragione sulle donne?". Si dirà: ok, Repubblica è un giornale che dà voce anche a opinioni dissenzienti rispetto alla linea editoriale. Uhmmm, provate a leggere e poi ci dite. Dunque, l'articolo è a firma di Elinor Burkett, giornalista ed ex docente di studi femminili, coriacea femminista che attacca così: Donne e uomini hanno cervelli diversi? Ai tempi in cui Lawrence H. Summers era preside di Harvard e suggerì di sì, la reazione fu immediata e implacabile. Gli esperti lo bollarono di "sessismo". I membri di facoltà gli dettero del troglodita. Gli ex allievi sospesero i pagamenti. Eppure, quando Bruce Jenner, l'ex campione olimpico di decathlon che ha cambiato sesso, in un'intervista ha detto più o meno la stessa cosa è stato incensato per il suo coraggio. E per il suo progressismo. Avete capito che si parla di Bruce Jenner, celebre decatleta Usa, un eroe sportivo nel suo paese, che ha recentemente cambiato sesso, raccontandosi in una lunga intervista su Vanity Fair. Emozione e commozione in tutto il mondo, applausi, felicitazioni. E per "tenere su la notizia", come si dice in gergo giornalistico, in questi giorni tutti a commentare il record di follower su twitter raggiunto da Bruce, ora Caitlyn, che ha battuto persino Barack Obama. Insomma, a tutti è piaciuto quel che ha fatto Brenner. A tutti tranne che a Elinor, si intende. Che infatti prosegue: "Il mio cervello è più femminile che maschile", ha detto, spiegando in che modo ha capito di essere un transgender. Questo è stato soltanto il preludio a una serie di foto e all'intervista pubblicata da Vanity Fair che ci offrono uno spaccato dell'idea che Caitlyn Jenner ha di una donna: un corsetto attillato che esalta la scollatura, pose sensuali, abbondante mascara, e la prospettiva di normali "serate fra ragazze" con bonarie prese in giro per le acconciature dei capelli e il trucco. La signora Jenner è stata accolta con un fragoroso applauso. L'emittente televisiva Espn (specializzata nello sport) ha annunciato di voler insignire la signora Jenner di un premio per il suo coraggio. Anche il presidente Obama l'ha ammirata. Per non essere da meno, Chelsea Manning, l'ex militare americano che passò documenti top secret a WikiLeaks e che ha cambiato sesso, è saltata sul gender train ( il treno di genere) di Caitlyn Jenner e ha twittato con entusiasmo: "Adesso sono molto più consapevole delle mie emozioni! Sono molto più sensibile a livello emotivo (e fisico)". E qui parte la filippica. Perché ciò che non va giù alla giornalista femminista è che, volgarizziamo, questi uomini che diventano donne, poi si atteggiano a "femminucce". Ma come, battaglie e battaglie a partire dagli anni Settanta per essere trattate come gli uomini, e mo' questi ci fa tornare a far la figura delle smorfiose, tutte gonnelline, smalti e occhi languidi? Una parte di me ha fatto un sobbalzo. Per buona parte dei miei 68 anni ho combattuto contro tutti i tentativi di rinchiudere le donne all'interno di meticolose caselline, per ridurci a vetusti stereotipi. All'improvviso, scopro invece che molte delle persone che pensavo fossero dalla mia parte – gente che si definisce progressista, che sostiene con ardore la necessità tutta umana di autodeterminarsi – stanno prendendo per vero il concetto secondo il quale minime differenze nel cervello degli uomini e delle donne portano a grossi crocevia lungo il cammino e che dentro di noi sia codificato una specie di destino di genere. Questo è proprio quel tipo di sciocchezza che è stata utilizzata per secoli per reprimere noi donne. I transgender calpestano la dignità delle donne. Scusate, mica lo diciamo noi. Lo dicono quegli omofobi del New York Times. Chi non ha vissuto la propria intera vita da donna non dovrebbe arrivare a definire noi donne. Perché questo è quanto gli uomini fanno da fin troppo tempo. E nella misura in cui riconosco e approvo il desiderio degli uomini di gettare alle ortiche il mantello della virilità, ritengo che non possano avanzare la loro richiesta di dignità di transgender calpestando la mia dignità di donna. La loro verità non è la mia verità. La loro identità femminile non è la mia identità femminile. Loro non hanno viaggiato da donne in lungo e in largo nel mondo, e non sono state plasmate da tutto ciò che questo comporta. Loro non hanno sopportato lunghi meeting d'affari con uomini che si rivolgono alle loro mammelle, né si sono svegliati terrorizzati dopo una notte di sesso nel timore di aver dimenticato di prendere la pillola contraccettiva. Loro non hanno dovuto mai affrontare l'inizio delle mestruazioni al centro di un vagone affollato della metropolitana, né hanno vissuto l'umiliazione di scoprire che gli stipendi dei loro colleghi maschi sono di gran lunga più consistenti dei loro. "La loro identità femminile non è la mia identità femminile". Identità? Femminile? E che fine ha fatto il gender? Non giriamoci troppo intorno: Brenner è un uomo (per di più "alto e forte") che vuole atteggiarsi a donna, che nuoce completamente alla causa femminista, che usurpa e si appropria di discorsi che non può fare. Non può, non può, non può. Lui è un uomo che ha goduto di tutti i privilegi degli uomini, poi, ad un certo punto, ha deciso di diventare donna, saltando tutta la fatica, le angherie, le difficoltà che le donne devono subire. Comodo, eh? Se il giovane Bruiser ("Attaccabrighe"), come era soprannominato Bruce Jenner da piccolo, ha potuto ricevere tra gli applausi una borsa di studio per l'università per meriti atletici, poche atlete hanno potuto sperare in una simile generosità, dato che da sempre le università offrono pochi aiuti agli sport femminili. Alto e forte, Jenner non ha mai dovuto escogitare come camminare di notte per strada senza correre rischi. Sono queste le realtà che configurano i cervelli delle donne. Definendo l'essere donna come ha fatto con l'intervistatrice Sawyer, Jenner e i molti sostenitori dei diritti dei transgender che condividono un simile approccio di fatto ignorano queste realtà. Così facendo, nuocciono e compromettono una serie di argomentazioni per le quali si è combattuto duramente per un secolo. Elinor non concede nulla a Brenner. Leggete cosa dice qui, e immaginate per un attimo se le medesime parole fossero state scritte su Avvenire o Tempi. Apriti cielo! La retorica del "sono nata in un corpo sbagliato" utilizzata da altri trans non funziona tanto meglio, ed è altrettanto offensiva, dato che ci riduce alle nostre mammelle e alle nostre vagine. Provate a immaginare quale sarebbe la reazione generale se un giovane maschio bianco all'improvviso decidesse che è intrappolato nel corpo sbagliato e, dopo aver utilizzato una serie di sostanze chimiche, modificasse la pigmentazione della sua pelle, si acconciasse i capelli in treccioline e si aspettasse di essere accolto a braccia aperte nella comunità di colore. Molte donne che conosco, di ogni età e razza, in via confidenziale raccontano quanto è offensivo secondo loro il linguaggio utilizzato dagli attivisti e dai trans per spiegarsi. Dopo che Jenner ha parlato del suo cervello, un'amica ha definito le sue parole un vero e proprio insulto, e ha chiesto in tono esasperato: "Sta forse dicendo che non è bravo in matematica? Che davanti a film violenti piange?". Anni di battaglie femministe perché le nostre figlie potessero "giocare con i trenini e i camion così come con le bambole". Anni di battaglie, perché si potesse sentirsi liberi "di indossare gonne e tacchi alti al martedì e blu jeans al venerdì". Anni di battaglie, e poi? Poi è arrivato Bruce Jenner. Bruce Jenner ha detto all'intervistatrice Sawyer che la cosa che non vedeva l'ora di fare di più nel corso della sua transizione era mettersi lo smalto per le unghie: non di nascosto, non per un istante solo, ma finché non si scheggia. Io desidero che Bruce, oggi Caitlyn, possa coronare questo suo desiderio. Ma voglio anche che si ricordi di una cosa: non è lo smalto delle unghie a fare di una donna una donna.
Leggi di Più: La retorica transgender offende le donne | Tempi.it Follow us: @Tempi_it on Twitter | tempi.it on Facebook
Fonte: Tempi, 10/06/2015
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OMOSESSUALI: L'IMPOSSIBILE NORMALITA'
Non si immaginano la tristezza e la sofferenza che ci sono dietro l'ostentata gaiezza degli attivisti gay: lussuria, esoterismo, satanismo, sono espressioni ''normali'' di personalità ferite
di Luca Di Tolve - Fonte: Il Timone
Fonte: Il Timone
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LUCA ERA GAY E ADESSO STA CON LEI, PER QUESTO LA7 E LA REPUBBLICA USANO INGANNI PER SCREDITARLO
Luca di Tolve: ''Se Alessandro Cecchi Paone spiega come, dopo anni di matrimonio, ha scoperto la sua omosessualità diventa un eroe; se invece io voglio testimoniare il percorso inverso si scatenano valanghe di menzogne e insulti''
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/06/2015
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TEMPI DURI PER CHI DIFENDE LA FAMIGLIA NATURALE
In Spagna con la scusa dell'omofobia una scuola cattolica viene multata per 123 mila euro; intanto la Turchia al voto ha una triste scelta: o islam o gay friendly
Fonte No Cristianofobia
Fonte: No Cristianofobia
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LA GIORNATA CONTRO L'OMOFOBIA SERVE SOLO A INDIVIDUARE IL NEMICO DA ABBATTERE: LA CHIESA
Il Corriere della Sera e La Repubblica mettono in serio pericolo la libertà di pensiero per i cattolici (e non solo)
di Enzo Pennetta - Fonte: Libertà e Persona, 17/05/2015
Fonte: Libertà e Persona, 17/05/2015
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NELLE OMOFAMIGLIE FIGLI SVANTAGGIATI
Uno studio appena pubblicato sul British Journal of Education, Society & Behavioural Science dimostra che nei bambini allevati da coppie omosex i problemi emozionali sono prevalenti per oltre il doppio rispetto ai bambini che sono allevati in famiglie eterossessuali
di MarcoTosatti - Fonte: lastampa.it, 11/02/2015
Lo scopo della ricerca era verificare se la tesi secondo cui i bambini con genitori dello stesso sesso non soffrano di nessuno svantaggio nel benessere emozionale anche in una ricerca effettuata su un ampio strato di popolazione, e non con un campione limitato a quel genere di bambini. La ricerca è stata condotta su un campione di 207.007 bambini, inclusi 512 con genitori dello stesso sesso, ed è stata condotta dal U.S. National Health Interview Survey. Il risultato è che problemi emozionali sono apparsi con oltre il doppio della frequenza nei bambini con genitori omosessuali. La conclusione è stata che le coppie eterosessuali presentano un livello di rischio molto minore. L'autore della ricerca, il sociologo Paul Sullins afferma che "Non è più corretto affermare che nessuno studio ha rilevato che i bambini nelle famiglie con genitori dello stesso sesso siano svantaggiati in relazione a quelli delle famiglie eterosessuali". Fino ad oggi gli studi su questo tipo di bambini si basavano su piccoli numeri. In uno studio pubblicato nel 2010 un ricercatore ha trovato che il campione medio di 39 studi sull'argomento era di 49 unità. E solo quattro erano campioni "random": negli altri casi erano state contattate coppie omosessuali.
Fonte: lastampa.it, 11/02/2015
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LO DICE REPUBBLICA: IN ITALIA NON C'E' OMOFOBIA
Nessuna emergenza omofoba che possa giustificare l'aggressione di leggi contro la famiglia per proteggere i gay
Fonte UCCR online, 05/06/2015
Ricordate le centinaia di articoli sui principali quotidiani in favore di una legge contro l'omofobia per frenare la presunta dilagante persecuzione degli omosessuali in Italia? Tutto finito, ora che vanno promossi matrimoni e adozioni Lgbt bisogna assolutamente presentare le coppie gay come totalmente integrate e accettate dagli italiani, che sarebbero così pronti a riconoscere il loro matrimonio. E' di questi giorni l'articolo-spot a favore delle adozioni Lgbt del giornalista di Repubblica Francesco Merlo(anticlericale di lungo corso): Merlo si è recato a casa di una coppia di donne con bambino descrivendo prevedibilmente la loro unione come un angolo di paradiso, di amore, di felicità, di bontà, di rispetto, di attenzione e di progresso, concludendo in modo classico: «Esco da quella casa e penso che se avessi da affidare un bambino lo darei a loro». E' il copione classico per insinuarsi emotivamente nella testa del lettore. Tuttavia nel confezionare lo spot pro-Lgbt, Merlo non si è accorto di aver appena realizzato anche uno spot contro i sostenitori dell'omofobia italiana, le due donne infatti hanno infatti raccontato -manco fossero dei profughi scappati dalla guerra-, l'aiuto e la vicinanza ricevuta dai vicini di casa, dagli impiegati dell'Anagrafe, dai negozianti del loro quartiere, dal consultorio a cui si sono rivolte e perfino al corso di preparazione al parto,«nessuna delle donne in gravidanza ha mostrato il minimo turbamento. Insomma gli italiani sono molto più avanti delle leggi dello Stato». Ma come? E la dilagante omofobia italiana? Il contesto attorno alle persone omosessuali non era mica discriminatorio, fino a poco tempo fa, tanto da aver bisogno di tutele specifiche? Evidentemente le necessità dell'associaziono Lgbt sono cambiate, la legge contro l'omofobia è passata in secondo piano e allora ecco i quotidiani che raccontano un'Italia a misura degli interessi degli attivisti omosessuali. E' sempre Repubblica, nelle sue quotidiane e sdolcinate interviste a coppie Lgbt, a confermare che quella dell'omofobia era una bufala: «Non abbiamo mai avuto problemi all'asilo, con il pediatra, per le vaccinazioni», hanno spiegato altri due omosessuali "genitori" di un bambino. «E neanche ne ha avuti con i suoi coetanei. Forse una differenza la vedremo quando sarà più grande o forse mai». E lo stesso in un terzo articolo-spot a favore delle nozze gay: «nella vita di tutti i giorni siamo una coppia accettata da famiglia, vicini e colleghi», hanno spiegato altri due omosessuali. Insomma, quando gli attivisti Lgbt volevano far passare il ddl Scalfarotto sui quotidiani non si parlava altro di questa minoranza continuamente perseguitata e bisognosa di una speciale protezione giuridica. Era una grande sciocchezza, come abbiamo dimostrato citando dati e studi sociologici, ed infatti il disegno di legge è stato velocemente accantonato con l'unanime consenso. Oggi la strategia è puntare direttamente sulle nozze gay, così le coppie omosessuali vanno presentate come isole di paradiso, capitali del rispetto e dell'amore reciproco, lontane anni luce dalla litigiosa famiglia italiana, coppie perfettamente integrate nel contesto in cui vivono, dove vengono amate e rispettate, alla faccia dell'omofobia. Entrambe le descrizioni sono false: nessuna omofobia e nessuna approvazione, gli italiani sono rispettosi delle persone ma difendono la famiglia naturale uomo-donna riconosciuta costituzionalmente, come mostrano i dati (http://www.uccronline.it/2015/05/19/gli-italiani-contrari-al-ddl-crinna-il-76-sostiene-la-famiglia-uomo-donna/). Gli sforzi e le marchette di Repubblica riescono soltanto a mostrare la perenne autocontraddizione e l'utilizzo della stampa come organo di regime e di propaganda per instaurare l'ideologia Lgbt, esattamente per questo Papa Francesco la chiama "colonizzazione ideologica".
Fonte: UCCR online, 05/06/2015
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LA CHIRURGIA NON TI FARA' DONNA
L'illusione offerta a chi cerca pace dal suo tormento interiore
Fonte UCCR online, 03/06/2015
La propaganda Lgbt continua quotidianamente, oggi tocca al Corriere, che pubblica la storia di Bruce Jenner, nato 65 anni fa, vincitore della medaglia d'oro di decathlon all'Olimpiade di Montreal, padre di sei figli. Da qualche settimana Bruce ha deciso di voler diventare Caitlyn, pensa (o lo hanno convinto) di essere nato in un corpo sbagliato e si "sente" donna. Lo annuncia in un'intervista televisiva e diventa il nuovo eroe americano, il presidente Barack Obama gli fa i complimenti e guadagna immediatamente milioni di fans su Twitter. «Se Caitlyn è famosa, lo deve esclusivamente a Bruce, l'uomo che non è mai esistito dentro di lei», sentenzia il Corriere (i suoi lettori non sembrano apprezzare a leggere i commenti). Qualche botta ormonale, tanto silicone per gli zigomi, intervento chirurgico agli occhi per sembrare "una gatta", la crescita dei capelli lunghi ed ecco come si crea artificialmente «la transessuale più famosa d'America». Il tutto raccontato con la solita retorica poetica da Vanity Fair, che ha chiamato per l'occasione il premio Pulitzer, Buzz Bissinger, il set fotografico è stato curato nei dettagli: «Bruce ha dovuto raccontare tutto il tempo una bugia, ogni giorno», ha spiegato l'ex decatleta manifestando una preoccupante doppia personalità. «Ha avuto sempre un segreto, dalla mattina alla sera. Caitlyn non ha segreti». Ma le parole entusiaste del Corriere sono davvero chiarificanti: «La campagna mediatica in corso oltreoceano a favore di una serena transizione da un sesso all'altro ha trovato così il testimonial più efficace». Una campagna mediatica, appunto, che ha disperato bisogno di testimonial per poter introdurre una moralità nuova nella società, ostile ad ogni limite, che sia etico, religioso o naturale. Una sessualità relativista, fluida, soggettiva e individualista, attraverso la quale si fa credere a queste persone -già deboli perché ferite dalla vita- che davvero una donna è semplicemente un po' di silicone in più dell'uomo e qualche milione da dare al chirurgo plastico. Si fa credere che è davvero possibile ignorare il proprio corpo, il proprio Dna, il proprio dato biologico -che tale resterà per sempre- assecondando totalmente le fluttuanti sensazioni psicologiche. Nessuno prende davvero sul serio il bisogno di quest'uomo, Bruce, il desiderio di sentirsi amato per quel che è, per come è nato, e non ingannato ad essere quel che non sarà mai, nemmeno se riempito di silicone. Il nuovo aspetto esteriore è solo una maschera per coprire il buio interiore, che allontana semplicemente la luce di cui ha bisogno Bruce, l'ordine e la coerenza interiore tra mente e corpo che gli potrà permettere di dire "io" senza sentirsi frammentato. Tanto meno se ne farà qualcosa dei complimenti di Obama e dei nuovi seguaci su Twitter. Caro Bruce, riprendi in mano te stesso e smettila di farti strumentalizzare: Caitlyn non esiste, non è mai esistita e mai esisterà, guardati attorno e vedrai che c'è chi è disposto a volerti bene così, senza chiederti un cambiamento. Il vero coraggio è imparare ad accettarsi per quel che si è.
Fonte: UCCR online, 03/06/2015
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A CHI DISSENTE (VEDI ARTICOLO PRECEDENTE) MANDIAMO GLI ISPETTORI
Un governo non eletto che toglie a chiunque il diritto di replicare sulle sue scelte
di Davide Faraone - Fonte: partitodemocratico.it, 19/06/2015
"La lettera mandata da una dirigente scolastica ai genitori degli studenti del suo istituto sull'introduzione della teoria del gender nelle scuole con il ddl #labuonascuola è inaccettabile. Inaccettabile e, oltretutto, piena di inesattezze. Come Miur stiamo mandando degli ispettori perché questo atteggiamento non ci appartiene, è fuori dalla nostra cultura". Lo scrive il sottosegretario all'IstruzioneDavide Faraone su Facebook in merito alla circolare emanata dal dirigente scolastico di una scuola primaria di Roma. "Nella lettera si parla di un emendamento "gender" del ddl #labuonascuola, votato a maggioranza alla Camera. La dirigente scolastica non deve essersi informata a dovere - prosegue Faraone - non c'è alcun emendamento su nessuna teoria del gender. Il ddl in esame al Senato in questi giorni parla di educazione alla parità tra i sessi, prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Non vedo come questo potrebbe danneggiare gli studenti, i docenti e le famiglie italiane. Sono cose che le scuola dovrebbe insegnare a prescindere, per sua natura, se vuole educare cittadini consapevoli. "Senza voler esprimere alcun giudizio": la preside conclude così la lettera. Le informazioni parziali del testo, però, sembrerebbero tradire le sue "buone intenzioni". Abbiamo chiesto alla dirigente di ritirare la lettera e andremo a verificare direttamente. Basta alle strumentalizzazioni, alle lotte ideologiche - conclude il sottosegretario - la scuola deve essere un luogo laico e libero, in cui i ragazzi possano autodeterminarsi senza costrizioni".
Fonte: partitodemocratico.it, 19/06/2015
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PRESTO IL GENDER OBBLIGATORIO A SCUOLA
La riforma nascosta che viene negata dal governo: imporre il gender
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/05/2015
I prestigiatori usano, tra le molte, una tecnica davvero efficace. Distraggono la vostra attenzione su un loro gesto assai appariscente, ad esempio della mano destra, e nel nascosto di un polsino della manica di sinistra preparano il trucco. E' ciò che hanno fatto alcuni deputati del Partito Democratico usando questa tecnica addirittura due volte contemporaneamente. Mentre il popolo italico era in pieno relax domenicale gli onorevoli del PD, il 3 maggio scorso, hanno votato a maggioranza un emendamento "gender" da inserire nel disegno di legge sulla riforma della scuola che attualmente è all'esame della VII Commissione cultura della Camera. L'ozio domenicale, anche dei colleghi di altri partiti, si sa che aiuta ad abbassare la guardia, ad attenuare la soglia di vigilanza. Quelli del PD hanno poi tentato di occultare la manovra nascondendo l'emendamento in quella leggiona che dovrebbe mutare il volto della scuola. Il classico ago nel pagliaio. Questo per quanto riguarda i modi. Ma passiamo al contenuto. L'emendamento vuole inserire l'insegnamento della cosiddetta "parità di genere" nelle scuole di ogni ordine e grado. La proposta viene della consulente del Presidente del Consiglio in materia di Pari opportunità, Giovanna Martelli. Se l'emendamento vedrà la luce avrà questo tenore: "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità di genere, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle relative tematiche". La modifica di legge si rifà esplicitamente all'art. 5 lettera c della legge 119/2013 volto a "promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, […] nella programmazione didattica curricolare ed extra-curricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo". Ora non si contano più quante sono le iniziative di promozione della cultura di genere – che predica una divaricazione tra l'identità sessuale e quella psicologica – nelle scuole. C'è ad esempio il disegno di legge Fedeli. Il titolo del Ddl già spiega il contenuto: "Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università". Poi ci sono le recentissime "Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo" sempre provenienti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (Miur) e il protocollo di intesa firmato dal Miur insieme all'organizzazione tutta in rosa Soroptimist dal titolo "Promuovere l'avanzamento della condizione femminile e prevenire e contrastare la violenza la discriminazione di genere mediante un corretto percorso formativo in ambito scolastico". Se dai rami scendiamo alla radice di questo albero genderogico troviamo la madre di tutte queste iniziative. Il famigerato documento Miur/Unar "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)", documento reso applicativo attraverso l'altrettanto famigerata rete Ready che coordina diversi enti pubblici al fine di promuovere la cultura gender in modo capillare nel Bel Paese. Banale a dirsi che il Ddl Scalfarotto sulla cosiddetta "omofobia" è il perimetro di garanzia entro cui si muovono tutte queste iniziative. C'è da domandarsi perché tanta insistenza, tanto spiegamento di forze per realizzare questo piano diseducativo. Non bastava una sola proposta di legge per tentare di far entrare nelle scuole la gender theory? Questa morsa a tenaglia, questo attacco su più fronti trova il suo perché forse in tre motivazioni. In primo luogo se un virus trova non solo una via di accesso, ma due, quattro o dieci per entrare in un organismo sano e infettarlo, è tutto di guadagnato per il virus. Avrà più chances di vittoria. Quindi se fallisse un disegno di legge sul gender, ci sarebbe poi un emendamento buttato lì in una leggina qualunque che potrebbe funzionare ugualmente. E se anche questo fallisse c'è sempre la legge sull'omofobia e poi corsi per insegnanti promossi dal Ministero e via dicendo. In secondo luogo la parola "genere" è diventata una parola talismano, una delle rare parole che è entrata nel paniere non Istat, ma del politicamente corretto. Tu politico, magistrato, amministratore della cosa pubblica, docente e uomo di cultura non puoi non usarla, anche se non ci credi molto alla teoria di genere – posto che tu sappia cosa sia – anche se c'entra come i cavoli a merenda con la legge che stai votando – ad esempio quella sulla riforma della scuola - con la sentenza che stai pronunciando, con il regolamento che stai varando per il tuo comune. Poco importa. E' un dazio che devi pagare perché tutti possano crederti davvero un uomo per bene. E' come l'epiteto "piè veloce" attribuito ad Achille. Anche quando sta seduto Achille rimane uomo dal piè veloce. E così, oltre ad essere aperti alle differenze, ad aiutare gli ultimi, a promuovere la sostenibilità, ad accogliere i migranti, a battersi per i diritti civili, a dire no agli sprechi, a spingere per l'innovazione, noi tutti dobbiamo lottare contro la discriminazione di genere. Se almeno non pronunci una volta a settimana questa espressione sei un incivile. Esiste infine un terzo motivo per cui la persona, la famiglia e la collettività stanno subendo questo assedio plurimo da parte delle istituzioni e può essere rinvenuto nel carattere ideologico di tali iniziative. Su un primo versante l'ideologizzato, in genere, è ossessionato da una sola idea, un chiodo fisso che crede in coscienza di dover ficcare nella testa anche di tutti gli altri. Non smetterà mai di scrivere articoli, di parlare in pubblico, di gridare in piazza, di firmare e far firmare petizioni e di proporre leggi su ciò che gli sta a cuore perché non gli basteranno mai i risultati raggiunti, perché ci sarà sempre in giro qualche riottoso, qualche odioso ribelle che non la pensa come lui. In secondo luogo il servo dell'idea unica e universale si sente non di rado perseguitato e a colpi di legge vuole ridurre all'impotenza l'opposizione – fosse anche silenziosissima come quella delle Sentinelle in Piedi – perché percepisce la mera esistenza di persone culturalmente diverse da lui come una minaccia personale. Queste persone sono l'unico "genere" umano da discriminare. Ciò a dire, a specchio, che le uniche differenze da accettare sono quelle che in tutto e per tutto coincidono con le sue idee.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/05/2015
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