Amici del Timone n�40 del 01 febbraio 2015

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1 GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA: 1° FEBBRAIO 2015
Ecco le iniziative a Siena e provincia
di Erika Bettarini - Fonte: CAV Siena
2 IL BRICOLAGE DEI GAMETI
Le cosiddette nuove frontiere della scienza sono mode per confondere l'uomo e ingannarlo...
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
3 PERCHE' TACENDO LA VERITA PER NON OFFENDERE NESSUNO SI RISCHIA DI DIFFONDERE ANCORA DI PIU' L'EPIDEMIA DI AIDS
AIDS e omosessualità: chi non informa correttamente è omofobo
di Enzo Pennetta - Fonte: Critica Scientifica
4 UN MEDICO DOVREBBE CURARE UN PAZIENTE NEL GREMBO DELLA MAMMA, NON PROPORRE LA SUA MORTE
La terapia fetale è una valida risposta all'eugenismo culturale e all'aborto terapeutico (che non è terapeutico affatto perché non cura, ma uccide)
di Giuseppe Noia - Fonte: Notizie Pro Vita
5 CAMBIARE SESSO RENDE FELICI? UNA PURA ILLUSIONE
Un'indagine su 7.000 transessuali rileva che il tasso di suicidi è al 41% (popolazione normale: 1%)
di Walt Heyer - Fonte: Notizie Provita
6 CHI L'HA DETTO CHE L'ABORTO E' PER LA SALUTE DELLA DONNA??
In Finlandia, in Australia, in Danimarca, negli USA e in Inghilterra, le ricerche scientifiche dimostrano che l'aborto volontario moltiplica il rischio di suicidio e di depressione
Fonte: Notizie Provita
7 LA REPUBBLICA USA LA TECNICA DELLO STRAW MAN PER FARE DISINFORMAZIONE E COLPIRMI ALLE SPALLE
Non ho parlato di omosessuali, bensì della famiglia, che è l'unica cosa di cui so qualcosa
di Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio
8 ESSERE CONTRO L'OLOCAUSTO E' UN OBBLIGO MORALE DEL POLITICAMENTE CORRETTO, PERCHE' ESSERE CONTRO L'ABORTO NO?
Quando si parla dell'Olocausto, spesso si dimentica che tra le numerose atrocità commesse dai nazisti rientra anche l'aborto forzato.
di Laura Bencetti - Fonte: Notizie Pro Vita
9 SONO CRESCIUTA CON DUE MAMME: PER FAVORE, NON APPROVATE IL MATRIMONIO GAY!
Conosco la violenza della comunità Lgbt, sono stata una loro vittima, ecco la mia storia
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
10 SALVANDO IL FIGLIO DALL'ABORTO, SI SALVA ANCHE LA MADRE
Una donna incinta parla sempre di attesa di un ''bambino'', non di ''embrione'' o ''feto'', perché lei sa che è diventata madre... e una volta madri, lo si è per sempre
di Carluccio Bonesso - Fonte: NotizieProVita

1 - GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA: 1° FEBBRAIO 2015
Ecco le iniziative a Siena e provincia
di Erika Bettarini - Fonte: CAV Siena


GIORNATA PER LA VITA 2015

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Fonte: CAV Siena

2 - IL BRICOLAGE DEI GAMETI
Le cosiddette nuove frontiere della scienza sono mode per confondere l'uomo e ingannarlo...
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 27/12/2014

Ecco l'ultima moda: buttare nel campo riproduttivo qualcosa che, se funzionerà, avrà senso semmai in quello terapeutico. Ci riferiamo alle cronache di questi giorni. La prima notizia parlava della brevettabilità dell'ovocita umano, che poteva far immaginare ai non addetti ai lavori che ora si possa brevettare un embrione, cioè una vita; la seconda si riferisce invece a una ricerca dell'Università di Cambridge, e le agenzie di stampa la raccontano così: 'Produrre ovuli e spermatozoi dalla pelle umana, per consentire alle coppie sterili di procreare in vitro e di avere figli biologici al 100%'.
Facciamo un piccolo salto nell'abc della genetica, poi vedremo di leggere i fatti ora riportati. Come spiega qualunque testo di biologia, tra le cellule del nostro organismo ce ne sono alcune diverse delle altre perché servono a riprodursi: ovulo e spermatozoo, e per questo hanno una caratteristica particolare, cioè 23 cromosomi invece di 46. Cellule malate? No, cellule che hanno solo mezzo patrimonio cromosomico e aspettanoda una cellula di 'sesso opposto' l'altro mezzo per formare una cellula nuova con patrimonio cromosomico intero e con la capacità di moltiplicarsi e crescere. Una mezza cellula (un ovocita o uno spermatozoo) non è in grado di moltiplicarsi da sé, e soprattutto ha un patrimonio cromosomico dell'uomo o della donna cui appartiene: è perciò proprietà dell'uomo (o della donna). Quando ovulo e spermatozoo si uniscono, invece, non solo iniziano a moltiplicarsi, ma il patrimonio cromosomico non è più quello né dell'uomo né della donna: è un patrimonio nuovo, diverso da quello di 'lui' o di 'lei'. Una nuova vita.
Da questo capiamo due cose sui fatti di cui si diceva all'inizio. Anzitutto, è ben diverso brevettare un ovocita o un embrione: l'ovocita ha 23 cromosomi, quelli della donna di cui l'ovocita è un 'pezzo', e non ha capacità di crescere; l'embrione ha 46 cromosomi, un misto di quelli della madre e del padre, e cresce. Inoltre, provare a trasformare una cellula della pelle in staminale può essere una cosa buona, perché potrebbe consentire di curare malattie, ma pensare che, rendendola staminale, possa essere messa nell'utero e fatta crescere è un passo eccessivo perché le caratteristiche per consentire uno sviluppo nel grembo materno le ha l'ovocita e non la cellula della cute. Quando poi questo riuscisse a crescere, semmai si parlerebbe di clonazione e non di fecondazione. Ma sulla clonazione tutti oggi hanno qualche remora. È nota infatti la differenza tra un ciliegio e l'uomo: per far riprodurre un ciliegio basta prendere un seme e metterlo sotto terra, il seme poi farà tutto il lavoro; per far riprodurre l'uomo invece serve un duplice passaggio più complesso e affascinante: le due cellule che dicevamo prima si devono prima di tutto fondere e dar vita a un embrione (se mettiamo nell'utero un ovocita viene espulso dopo poco), le cellule che si fondono devono poi provenire da due individui di sesso diverso che conferiscono a ovulo o spermatozoo un 'tocco' che gli scienziati chiamano 'imprinting genomico'. Senza questo 'tocco' paterno sullo spermatozoo l'embrione crescerà male, senza il tocco materno sull'ovocita l'embrione si attaccherà male all'utero. Questa firma mancherebbe anche alla cellula della cute che si trasformasse addirittura in spermatozoo: problema che pare un'inezia, e invece ha le dimensioni di una voragine. Come risolverlo? Con tentativi e 'scarto' di embrioni difettati? Serve enorme cautela sui gameti fai-da-te, privi di questo 'tocco'.
Attenzione dunque ai proclami di novità mediche che in campo riproduttivo fanno sembrare tutto facile, come se tra ciliegio e uomo non ci fosse differenza, né biologica né morale.

Fonte: Avvenire, 27/12/2014

3 - PERCHE' TACENDO LA VERITA PER NON OFFENDERE NESSUNO SI RISCHIA DI DIFFONDERE ANCORA DI PIU' L'EPIDEMIA DI AIDS
AIDS e omosessualità: chi non informa correttamente è omofobo
di Enzo Pennetta - Fonte: Critica Scientifica

Nella trascorsa giornata mondiale contro l'AIDS quasi tutti i media hanno posto l'attenzione sull'epidemia con accorati inviti all'uso del profilattico spesso riportando le cifre dell'epidemia in Italia e nel mondo per segnalare un'emergenza in atto. Ad esempio sul Fatto Quotidiano l'articolo "Giornata mondiale contro l'Aids: maschio italiano, ti prego usa il condom", ha invitato genericamente ad esigere rapporti con il condom, Wired ha invece scelto di indicare "I miti da sfatare sull'Hiv" preceduti dall'annuncio della campagna "Closing the gap" del WHO che si propone di porre fine all'epidemia entro il 2030. Sono anche riportati i dati sui nuovi contagi in Italia,3.806 nuove diagnosi nell'ultimo anno delle quali il 72,2 % sono uomini, un dato che appare significativamente sbilanciato ma che viene riportato senza spiegazioni. Altra testata stessi contenuti su Vanity Fair mentre il Corriere della Sera decide di lasciare ad un articolo del cantante Mika il compito di parlare della giornata contro l'AIDS "Indifferenza e discriminazione: la storia di Eduardo e la lotta all'Hiv", un articolo nel quale si va oltre le affermazioni d'obbligo che più o meno si trovavano sulle altre testate e si va a fare considerazioni più incisive:

"Aggiunge poi Alessandra Cerioli, presidente della Lila: «Se una ragazza porta con sé un preservativo — il che sarebbe un comportamento responsabile — è ridicolizzata e viene considerata promiscua. La protezione con il profilattico è giudicata negativamente e anche se la ragazza ha con sé il condom, spesso teme di usarlo per paura del giudizio e del ridicolo; questa è una crisi!»."

Non viene spiegato come faccia la ragazza ad essere ridicolizzata se porta con sé un preservativo, qualcuno sa cosa porta con sé nelle tasche o nella borsetta una ragazza? La storia della ridicolizzazione obiettivamente non regge, la paura del giudizio da parte di un partner occasionale poi è surreale, ma come… fanno sesso occasionale e lei si preoccupa che l'altro possa giudicarla perché ha un condom nella borsetta?! Quelli della Lila però non si sono dati per vinti e hanno fatto un "esperimento":

In un recente test la Lila ha collocato dei distributori di preservativi nei bagni di un liceo di Roma, a costo minimo. Nessuno li ha comprati, la prova è fallita e le due macchine sono state rimosse. Al contrario, in America i preservativi sono diventati quasi un simbolo di comportamento sessuale responsabile; ci si vanta orgogliosamente di usarli e c'è sempre stata un'adeguata campagna di formazione sulla protezione, cosa che sembra inesistente in Italia. Negli Stati Uniti il marketing sui condom, così come le loro confezioni, sono così tanto popolari che addirittura sono stati presi in prestito per il branding e la vendita anche di chewing gum, come si è visto nel recente successo del marchio «5 sensi».

Mi complimento con i ragazzi del liceo romano che non hanno comprato i preservativi dai distributori della scuola, vuol dire che a scuola ancora non si va per copulare. Quello che sfugge agli esponenti della Lila è che i distributori automatici nei luoghi pubblici sono legati all'uso del prodotto in quel luogo, così se metto un distributore del caffè o di merendine, è perché durante la giornata a scuola ci sono momenti di pausa in cui si può prendere un caffè o mangiare una merendina, non ho mai visto nessuno prendere un caffè in ufficio e portarselo a casa, o acquistare una cornetto in cellophane per gustarselo la sera con gli ospiti. E poiché non risulta che in nessuna scuola, statale o paritaria che sia, sia stata ancora contemplata una pausa "accoppiamento", non si capisce cosa ci stessero a fare i distributori di preservativi. L'unico utilizzo ce viene in mente avrebbe potuto essere quello di farne dei gavettoni, ma è qualcosa che in genere si fa solo a fine anno e francamente l'attività non sarebbe redditizia. Stendiamo poi un velo pietoso sul fatto che negli USA usare il preservativo sia addirittura un motivo di vanto, immaginiamo per favore la scena di un tizio che si vanta… vabbè.
Segue il racconto di un caso personale con il suo carico di sofferenza, un caso sul quale non ci soffermiamo ma che porta l'attenzione sulle discriminazioni, un argomento sul quale torneremo alla fine di questo articolo.
Il messaggio che è passato è che dunque siamo di fronte ad un'epidemia "dimenticata" ma che richiede invece ancora un'attenzione particolarmente alta in attesa che i programmi WHO a base di 90-90-90 (dare cure al 90% delle persone con HIV, permettere al 90% delle persone sieropositive di essere a conoscenza del proprio stato virale e azzerare la carica virale per il 90% delle persone in terapia) debellino il virus antro il 2030.
Le cifre parlano però di una situazione tutt'altro che di emergenza, il numero di sieropositivi che viene dato in 140.000 in Italia e 35 milioni nel mondo, una percentuale della popolazione di riferimento di circa 0,23 % nel primo caso e 0,5 % nel secondo, il che per un virus che si è diffuso dal 1981 è il dato di un fenomeno sotto controllo. Ma in realtà il fenomeno, almeno per quel che riguarda l'Italia è ben più che sotto controllo, è in costante diminuzione da anni, come mostrato dai grafici diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità [...]
L'unica categoria che vede un leggero aumento in questi ultimissimi anni è quella dei maschi, e qui torniamo a quel 72,2% di maschi che rende sbilanciato il computo dei sieropositivi tra i due sessi.
Nessuno come abbiamo visto ha spiegato questo dato, un'ipotesi possibile è che nel rapporto sessuale il contagio sia maggiormente trasmissibile da femmina a maschio che viceversa, andiamo allora con approccio scientifico a verificare cosa dicono le statistiche. In aiuto ci viene una tabella dei CDC, i centri per il controllo delle malattie degli USA, una fonte più che autorevole [...]

I dati riferiti dai CDC appaiono assolutamente sorprendenti:
-il rischio di contrarre l'HIV nei rapporti eterosessuali con persone contagiate è estremamente basso, dell'ordine di 4-8 possibilità ogni 10.000 rapporti.
-il rischio di contrarre l'HIV in un rapporto eterosessuale è maggiore per la femmina che per il maschio in una ragione del doppio delle probabilità. Scopriamo quindi che quel 72,2% di maschi contagiati rispetto alle femmine non solo non è dovuto ad un maggiore rischio teorico, ma addirittura ribalta le percentuali attese. Sempre sulla stessa tabella vediamo che invece il fattore di rischio per un rapporto anale è di ben 34,5 volte più alto rispetto ad un rapporto vaginale.

L'ipotesi scientifica che a questo punto si può formulare è che la percentuale più elevata di HIV tra maschi (72,2% del totale) sia dovuta a rapporti omosessuali. Se questa ipotesi fosse corretta dovremmo aspettarci di trovare una significativa percentuale di omosessuali tra i contagiati. Vediamo quindi cosa dicono i dati [...] I dati effettivamente confermano un'elevata percentuale di MSM (maschi che fanno sesso con maschi) tra le nuove infezioni. Non solo, i contagi MSM sono in aumento dal 2008, anno che coincide con l'incremento dei contagi riportato nel grafico precedente. Situazione confermata da un terzo grafico dell'ISS:

A questo punto è possibile trarre delle conclusioni molto importanti che però gli organi di informazione non hanno dato:
1- l'epidemia di HIV è ancora legata in modo significativo ai rapporti omosessuali maschili, proprio come avveniva inizialmente nel 1981.
2- poiché secondo i dati dei CDC la possibilità di contagio nel rapporto eterosessuale vaginale è dell'ordine di 0,0008, l'uso del profilattico viene fortemente ridimensionato come irrinunciabile strumento "salvavita".

Alla fine della Giornata mondiale contro l'AIDS restano delle considerazioni da fare:

-La maggiore esposizione della popolazione omosessuale maschile al contagio è stata colpevolmente taciuta negando alle persone interessate un'informazione corretta, un comportamento che si potrebbe definire "omofobo", nel senso che danneggia gli omosessuali, e paradossale è il fatto che quest'occultamento di informazione venga da un omosessuale, Mika, il quale intende operare a favore della categoria e addita una serie di colpevoli:
Nessun'altra malattia mette in gioco un numero così alto di questioni socio politiche: intolleranza tradizionale e religiosa, disuguaglianza economica e sociale, razzismo, omofobia, scarsa istruzione, pudore; tutto ciò impedisce l'eradicazione di una patologia evitabile e l'accesso alle cure.
Il timore di ricevere l'accusa di omofobia porta a nascondere il contagio tra gli omosessuali, un timore che però è manifesto anche nello stesso documento dell'Istituto Superiore di Sanità che anziché utilizzare il termine "omosessuali maschi" usa l'acronimo MSM (Maschi che fanno Sesso con Maschi).

-Tutti i ripetuti inviti all'uso del profilattico si traducono prevalentemente in un mega spot pubblicitario a favore delle case produttrici che sentitamente ringraziano.
In conclusione: omofobia e discriminazione è anche quella che, per vergogna o per paura delle accuse del versante politically correct, nasconde agli omosessuali maschi il rischio di contagio a cui sono esposti.

Fonte: Critica Scientifica

4 - UN MEDICO DOVREBBE CURARE UN PAZIENTE NEL GREMBO DELLA MAMMA, NON PROPORRE LA SUA MORTE
La terapia fetale è una valida risposta all'eugenismo culturale e all'aborto terapeutico (che non è terapeutico affatto perché non cura, ma uccide)
di Giuseppe Noia - Fonte: Notizie Pro Vita, 20/12/2014

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.

 La medicina fetale ha negli ultimi 30 anni amplificato enormemente il suo braccio diagnostico mentre il suo braccio terapeutico non ha avuto lo stesso coinvolgimento di ricerche e di applicazioni cliniche. Le motivazioni risiedono nel fatto che spesso, dinanzi ad una condizione di patologia fetale grave, una sorta di "resa" culturale e una forma di medicina difensiva hanno oggettivamente frenato la possibilità di cure al feto in utero. La rivisitazione epicritica della nostra esperienza di terapia fetale (30 anni) dimostra, invece, che, condizioni fetali oggettivamente considerate incurabili, con l'evoluzione delle conoscenze dei quadri fisiopatologici e della storia naturale sono diventati curabili. Il riconoscere come le acquisizioni delle nuove tecnologie hanno cambiato la storia naturale di molte condizioni di patologia significa ridare una peculiare dignità alle applicazioni della scienza nel mondo pre-natale, che risultavano in qualche modo mutilate. Le modalità di terapia fetale più conosciute nel mondo sono essenzialmente quattro:
- la terapia transplacentare che si attua attraverso somministrazioni di farmaci o interventi sul versante materno con l'intenzione di ottenere risultati sul versante fetale;
- la terapia invasiva eco guidata che utilizza l'eco guida di aghi o dispositivi che entrano nel compartimento feto amniotico;
- la terapia feto endoscopica che utilizza endoscopi molto piccoli per interventi molto particolari;
- la chirurgia fetale aperta detta "open", che interviene chirurgicamente e direttamente sul difetto strutturale del feto e che, pur "aprendo" l'utero, non esteriorizza il feto in maniera completa ma si apre solo un varco per curare quella zona anatomica da correggere chirurgicamente.

Queste quattro modalità di terapia fetale individuano con la loro reciproca integrazione quel campo d'interventi della medicina fetale che viene giustamente definita terapia fetale integrata. Come nella medicina dell'adulto sia il braccio diagnostico sia il braccio terapeutico si integrano con interventi invasivi e non invasivi, così nella medicina del feto si realizza un insieme di procedure che definiscono il feto come paziente a tutti gli effetti. Una larga esperienza nell'umano è stata effettuata dal mio gruppo sia con terapie transplacentari (5 casi di tachicardia parossistica che hanno subito una cardioversione dando digitale e Derapamil alla madre e che hanno ottenuto la normale frequenza cardiaca fetale con sopravvivenza del 100%) sia con terapie fetali eco guidate per via intralesionale (22 cisti ovariche fetali drenate senza problemi materni o delle bambine che hanno conservato ambedue le ovaie), via intramniotica (rottura precoce delle memebrane al quarto mese e mezzo, sindrome da trasfusione feto-fetale, gozzo fetale, incontinenza cervicale con sacco amniotico in vagina con sopravvivenze passate in 20 anni dallo 0% al 65% e dal 12% al 42 % per tutte le forme di poliamnios complicanti le condizioni generali), via intravascolare (isoimmunizzazione Rh, trombocitopenia autoimmune, deficit congeniti della coagulazione, sopravvivenza passata dal 40% al 93%), via intraurinaria (nelle uropatie ostruttive basse con sopravvivenza triplicata dal 25% al 66%) e via intracavità sierose (nelle forme idropiche fetali non immuni, nelle asciti e nell'idrotorace con sopravvivenza passata dal 20% al 71%). Questi sono i dati pubblicati nei due libri "Le terapie fetali invasive" – Noia et al. Società Editrice Universo 1998 e "Terapie Fetali" – G. Noia Poletto Editore 2009. Come si vede esiste una risposta all'eugenismo culturale, come si vede c'è la possibilità di una medicina della speranza: non facciamoci rubare la speranza! (Papa Francesco).

 Giuseppe Noia

tratto da NotizieProVita n.4 – Aprile 2013 – Pag. 17

Fonte: Notizie Pro Vita, 20/12/2014

5 - CAMBIARE SESSO RENDE FELICI? UNA PURA ILLUSIONE
Un'indagine su 7.000 transessuali rileva che il tasso di suicidi è al 41% (popolazione normale: 1%)
di Walt Heyer - Fonte: Notizie Provita, 29/01/2014
Fonte: Notizie Provita, 29/01/2014

6 - CHI L'HA DETTO CHE L'ABORTO E' PER LA SALUTE DELLA DONNA??
In Finlandia, in Australia, in Danimarca, negli USA e in Inghilterra, le ricerche scientifiche dimostrano che l'aborto volontario moltiplica il rischio di suicidio e di depressione
Fonte Notizie Provita, 25/12/2014

Mika Gissler dell'Istituto nazionale per la salute e il benessere finlandese, è stato l'autore principale di uno studio del 1997 che ha rilevato che il tasso di suicidi tra le donne che hanno avuto aborti è di tre volte superiore rispetto alla donne che non hanno abortito, e sei volte superiore rispetto alle donne che hanno partorito. Da allora sono state attuate delle linee guida di assistenza psicologica post aborto, ma la auspicata riduzione del tasso dei suicidi non c'è stata: le donne che hanno avuto di recente un aborto volontario, hanno ancora un rischio di suicidio doppio rispetto a quelle che non l'hanno avuto.
In Australia, nel Queensland, il rapporto dell'ente governativo per la cura materna e perinatale del 2013 ha osservato che il suicidio è la principale causa di morte nelle donne dopo l'interruzione della gravidanza e auspica che si realizzi un adeguato follow-up delle donne che abortiscono, anche per prevenire problemi di salute mentale. Il presidente dell'ente citato, il professor Michael Humphrey, ha detto che l'incidenza del suicidio post aborto è spaventosa, e si riscontra non solo in Australia, ma anche in Nuova Zelanda e nel Regno Unito.
I dati dello studio finlandese sono confermati da ricerche condotte negli Stati Uniti e in Danimarca.
Infine, nonostante che gli abortisti continuino a sostenere che l'aborto serve per la salute mentale delle donne non pronte alla gravidanza, uno studio del 2011, pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha rilevato che il 10 per cento dei problemi di salute mentale tra le donne, tra cui il 35 per cento dei comportamenti suicidari, può essere attribuibile all'aborto. Questi risultati sono stati tratti dalla ricerca incrociata su tutti gli studi pubblicati tra il 1995 e il 2009, su un campione di 877.181 donne provenienti da sei paesi: le donne che hanno abortito hanno l' 81 % più probabilità di avere problemi di salute mentale rispetto alle donne che non hanno abortito, e il 55% di probabilità in più di avere problemi di salute mentale rispetto alle donne che hanno partorito dopo una gravidanza non programmata o indesiderata.
Inoltre, una meta-analisi che combina i risultati di otto studi condotti su donne che hanno sperimentato gravidanze indesiderate, pubblicata nel 2013, ha concluso che "non ci sono prove a disposizione per suggerire che l'aborto ha effetti terapeutici e che riduce i rischi per la salute mentale di donne che devono affrontare gravidanze indesiderate".
L'autore principale, il professor David Fergusson, che si definisce ateo e pro-choice, nel 2008 aveva pubblicato uno studio che aveva portato a conclusioni analoghe.

Fonte: Notizie Provita, 25/12/2014

7 - LA REPUBBLICA USA LA TECNICA DELLO STRAW MAN PER FARE DISINFORMAZIONE E COLPIRMI ALLE SPALLE
Non ho parlato di omosessuali, bensì della famiglia, che è l'unica cosa di cui so qualcosa
di Costanza Miriano - Fonte: Il Foglio, 05/01/2015
Fonte: Il Foglio, 05/01/2015

8 - ESSERE CONTRO L'OLOCAUSTO E' UN OBBLIGO MORALE DEL POLITICAMENTE CORRETTO, PERCHE' ESSERE CONTRO L'ABORTO NO?
Quando si parla dell'Olocausto, spesso si dimentica che tra le numerose atrocità commesse dai nazisti rientra anche l'aborto forzato.
di Laura Bencetti - Fonte: Notizie Pro Vita, 13/12/2014

Ben Johnson, su LifeSite News, ci parla di un recente incontro dell'Istituto americano di studi storici ebraici, tenutosi ad ottobre, con la professoressa Rochelle Saidel, direttrice del "Rembember The Women Istitute", che ha sottolineato l'importanza di parlare delle orribili esperienze vissute dalle donne durante la dittatura nazista, sottoposte all'aborto forzato e alla sterilizzazione forzata. Infatti, al processo di Norimberga 14 nazisti sono stati incriminati per "aborti procurati" eseguiti su donne i cui bambini non erano considerati "di razza pura". L'aborto forzato e la sterilizzazione – ricorda la storica – costituivano un passaggio obbligato per le donne che appartenevano ai gruppi perseguitati dal regime nazista.
Ma ancora oggi gli aborti forzati sono una tragica realtà troppo spesso dimenticata dall'opinione pubblica.
Sia l'aborto forzato che la sterilizzazione coatta, infatti, sono praticati da decenni nella Repubblica Popolare Cinese.
Dalla sua istituzione nel 1979, la politica del figlio unico ha impedito più di 400 milioni di nascite. Anche se non non è politicamente corretto gridare allo scandalo e al genocidio, la regolazione forzata della fecondità ha prodotto danni profondi e duraturi sulla psiche delle donne cinesi: nel 2009 si sono suicidate circa 500 donne al giorno, e tutt'ora il tasso più alto al mondo di suicidi femminili avviene in Cina. Senza parlare dei problemi sociali ed economici che ne sono conseguiti.
Come abbiamo più volte ricordato, Women's Rights Without Frontiers è una delle poche voci che si alza a favore delle donne e dei bambini cinesi – insieme a poche altre associazioni per i diritti umani: per esempio il silenzio di Amnesty International in materia è assordante.
Per inciso, ci piace condividere una bella notizia che ci giunge da WRWF: Anni e Ruli Zhang hanno ottenuto asilo politico negli Stati Uniti. Anni è "la più giovane dissidente, prigioniera di coscienza, incarcerata in Cina". Lei e la sorella maggiore, Ruli, sono le figlie di attivista Zhang Lin, anch'egli in galera, per essersi battuto per il diritto di Anni di andare a scuola.
Con l'aiuto di coraggiosi dissidenti che in Cina rischiano la libertà e la vita quotidianamente, la presidentessa di WRWF, Reggie Littlejohn, è riuscita a far espatriare le due ragazze negli Stati Uniti e le ha accolte in casa sua, con suo marito, come due figlie. Ora Gli USA hanno concesso alle ragazze il diritto di asilo.
Se poi guardiamo a quei Paesi, considerati "civilizzati", dove è diffusa la terribile pratica del cosiddetto "aborto selettivo" (si abortisce se non è gradito il sesso del nascituro o per motivi eugenetici), non possiamo ignorare che è in atto una vera e propria strage di bimbi considerati "imperfetti": non si tratta formalmente di aborti forzati, ma le pressioni che ricevono le madri, dai medici, dai parenti e dal contesto sociale, per "eliminare il problema", che in realtà è un bambino, sono tali che molto spesso l'aborto non è affatto una "libera scelta della donna", come gli slogan vanno ripetendo sistematicamente da decenni. Gli abbonati a Notizie Pro Vita hanno senz'altro letto la lunga serie di testimonianze in materia prodotte dall'Associazione Papa Giovanni XXIII.
Quando si pensa al genocidio nazista, quindi, sarebbe opportuno aprire gli occhi su ciò che avviene oggi, ogni giorno, non solo nella dittatura comunista cinese, ma anche nei cosiddetti paesi "civilizzati", dove da anni si ripete un vero e proprio genocidio censurato e legalizzato. Se i bambini che vengono uccisi ogni anno in Italia sono 106 mila, vuol dire che ne muore 1 ogni 5 minuti.

Fonte: Notizie Pro Vita, 13/12/2014

9 - SONO CRESCIUTA CON DUE MAMME: PER FAVORE, NON APPROVATE IL MATRIMONIO GAY!
Conosco la violenza della comunità Lgbt, sono stata una loro vittima, ecco la mia storia
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 22/11/2014
Fonte: Tempi, 22/11/2014

10 - SALVANDO IL FIGLIO DALL'ABORTO, SI SALVA ANCHE LA MADRE
Una donna incinta parla sempre di attesa di un ''bambino'', non di ''embrione'' o ''feto'', perché lei sa che è diventata madre... e una volta madri, lo si è per sempre
di Carluccio Bonesso - Fonte: NotizieProVita, giugno 2013
Fonte: NotizieProVita, giugno 2013

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