Amici del Timone n�35 del 04 settembre 2014
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LA NASCITA DEL CONCETTO DI UTILE E INUTILE
Quando il 'rifiuto da scartare diventa la persona
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Sussidiario
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I SOLDI DI TUTTI USATI PER I DESIDERI DI ALCUNI E NON PER I BISOGNI VERI
Aborto, procreazione assistita e adesso anche l'etrologa: ha senso aumentare le tasse per tutto questo?
di Alfredo Mantovano - Fonte: La Bussola Quotidiana
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SI FA PRESTO A DIRE ETEROLOGA...
Professione? Donatore di figli per la Patria: Laboratorio di fecondazione artificiale
di Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
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ALLA FIERA DELL'ASSURDO
Ormai realtà quello che sembra tratto da un film di fantascienza (pure brutto)
di Andrea Torquato Giovanoli - Fonte: costanzamiriano.org
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IL SINDACO SI INVENTA LA LEGGE? DENUNCIATO
Esposto formale peril Sindaco che accelera sui matrimoni gay
di Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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MOSTRA LGBT... LA LOCANDINA SPIEGA TUTTO
Torino ritira il patrocino alla mostra Lgbt
Fonte: Tempi.it
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L'ABORTO FA MALE ANCHE ALL'UOMO
Il trauma postabortivo maschile colpisce 4 padri mancati su 10 danneggiando gravemente i 5 elementi chiave della mascolinità
di Lorenza Perfori - Fonte: Libertà e Persona
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PERCHE' UN BAMBINO DOWN DOVREBBE ESSERE INFELICE?
Cara futura mamma: ecco il video che spopola in internet
di Umberto Folena - Fonte: Avvenire
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CLAMOROSA SENTENZA: SI' AI DIRITTI DEI CANI, NO A QUELLI DEGLI UOMINI
L'accesso di cani e gatti alle spiagge è un loro diritto perché secondo un tribunale sono individui: cosa c'è dietro questa follia?
di Luigi Santanbrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA NASCITA DEL CONCETTO DI UTILE E INUTILE
Quando il 'rifiuto da scartare diventa la persona
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Sussidiario
Riportiamo qui a seguito un brano tratto dal libro di Carlo Bellieni “La cultura dello scarto” (Ed Paoline, pag 112). Il testo documenta attentamente come negli ultimi 50 anni si sia formato il fenomeno prima sconosciuto del “rifiuto”, come la società postmoderna abbia improvvisamente deciso che esistono cose utili e cose inutili, concetto dirompente culturalmente ed ecologicamente, anche perché il passo dal sostenere che esistano cose inutili – oltretutto spesso costruite per diventarlo in breve tempo – al sostenere che esistano persone inutili purtroppo si è rivelato breve. Il discorso ecologico oggi non può essere disgiunto dal concetto utilitaristico che produce e scarta e accetta solo quello (o colui) che, spesso in maniera miope, reputa essere “utile”, privandosi di grandi risorse. “Dove erano le discariche alla metà del secolo scorso? Perché è ovvio: da qualche parte i rifiuti dovevano buttarli, non potevano restare montagne di cartacce, di spazzatura bruciante e fumosa, di plastiche malfamate! A meno che i rifiuti non ci fossero proprio… Come è possibile? Nell’epoca in cui il mercato non la faceva da padrone e la gente comprava la roba perché ne aveva necessità e non perché indotta dalla pubblicità o dall’ansia amara di ostentare più del vicino di casa, la roba non diventava un rifiuto, si riusava. Non c’era da inventare scariche, discariche, riciclaggi, impianti vari: la sedia rotta si aggiustava e quando non si poteva aggiustare era usata per alimentare il fuoco. E così via... Poi è successo qualcosa e sono nati i rifiuti. Come un asteroide caduto sulla terra, come un’invasione di marziani, come una mutazione genetica dovuta allo scoppio di una centrale termonucleare: è successo improvvisamente qualcosa. Se mi chiedete cosa è successo, lo capiremo nelle prossime pagine. Ma qualcosa deve essere accaduto, se una cosa mostruosa e mortifera che prima non esisteva ora è esplosa e si sta mangiando la terra!
Fonte: Il Sussidiario
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I SOLDI DI TUTTI USATI PER I DESIDERI DI ALCUNI E NON PER I BISOGNI VERI
Aborto, procreazione assistita e adesso anche l'etrologa: ha senso aumentare le tasse per tutto questo?
di Alfredo Mantovano - Fonte: La Bussola Quotidiana
Sulla disciplina della PMA-procreazione medicalmente assistita a seguito della sentenza della Consulta, sarà opportuno – quando verrà pubblicato – esaminare il testo del decreto legge, il cui contenuto è stato riassunto due giorni fa in Parlamento dal ministro della Salute. Come già emerso da precedenti anticipazioni dello stesso ministro, la scelta è caduta sullo strumento legislativo e non su un aggiornamento delle linee-guida, allo scopo di evitare contenziosi davanti ai Tar e di garantire procedure omogenee sull’intero territorio nazionale. Vi è però un aspetto, fra quelli illustrati dall’onorevole Lorenzin, che suscita immediate perplessità: ed è il porre a carico del servizio sanitario i costi del trattamento dell’eterologa. Negli ultimi anni anche il sistema della sanità ha subito tagli di spesa e interventi di cosiddetta razionalizzazione, la cui traduzione in scelte concrete ha provocato reazioni – reparti o interi ospedali sono chiusi sempre fra veementi proteste –, contrastate dal richiamo alla funzionalità dell’insieme. Ricadute della riduzione della spesa sono numerose, spesso dolorose: crescono, per esempio, le segnalazioni di rinuncia da parte delle Oncologie alla somministrazione di farmaci chemioterapici a pazienti che abbiano superato una certa soglia di età. È vero che si tratta di prodotti costosi, ma è altrettanto vero che servono per la sopravvivenza: lasciare queste decisioni, con budget progressivamente ridotti, ai responsabili della singola Asl o del singolo reparto, equivale a scaricare su di loro se e per quanto tempo garantire l’esistenza in vita di Tizio o di Caio, o peggio di Tizio a preferenza di Caio, con varianti da luogo a luogo. Si obietterà che – pur col pagamento di ticket – la copertura dei costi già avviene per le PMA di tipo omologo, e ciò rende inevitabile l’estensione al tipo eterologo; è agevole replicare: a) che nella sentenza n. 162 della Consulta non vi è un solo passaggio che obbliga a porre a carico del servizio sanitario nazionale il costo dell’eterologa, e in generale della PMA; b) è vero invece che, pur non essendo esplicitato, una eventuale esclusione dell’eterologa dalla copertura finanziaria porrebbe un problema di eguale trattamento rispetto alla omologa, visto che entrambe sono indicate come species del più ampio genus PMA; c) la questione potrebbe essere affrontata e risolta in radice escludendo il costo pubblico di qualsiasi PMA, nelle sue differenti tipologie. Una simile opzione, già esistente in nazioni ritenute più che civili – si pensi al Regno Unito – non sarebbe in contrasto con la tendenza alla razionalizzazione della spesa pubblica, e avrebbe una spiegazione del tutto logica nella individuazione delle priorità: chi è in pericolo di vita merita la precedenza. Sfido qualsiasi Corte costituzionale a ritenere violata l’eguaglianza a fronte di un provvedimento che tratti in modo diverso situazioni che eguali non sono: contrastare il tumore è questione di vita o di morte, praticare la PMA no. Criteri analoghi sono la regola quotidiana di ogni presidio sanitario: non risponde a essi il colore dei codici, con la rispettiva tempestività di trattamento, da parte di qualsiasi pronto soccorso? La Consulta riterrebbe mai discriminato chi ha ricevuto la qualifica di “codice arancione” rispetto a un “rosso”? E neanche può obiettarsi che il miliardo di euro di cui ha parlato qualche testata giornalistica quale copertura iniziale per l’eterologa in realtà non è disponibile, per cui ci si agita per qualcosa che non c’è. Già da oggi i pazienti oncologici dalla terza età in su sono selezionati per non ricevere cure, a causa del loro costo: l’inserimento di una ulteriore uscita nel bilancio della Salute per l’eterologa comunque comprimerebbe le altre uscite; si immagini che ciò comporti negare anche solo i 2000 euro di uno scatolo di pastiglie antitumorali. Non sarebbe comunque qualcosa di inammissibile? Per dare seguito ai desideri di coppie che vivono il disagio di non avere un figlio, ma non sono in pericolo di vita, si priverebbe di risorse finanziarie la cura di persone con patologie che invece conducono certamente alla morte. Sarebbe sconfortante se – in aggiunta al resto – la copertura finanziaria della PMA, nelle sue varie tipologie, conoscesse come effetto collaterale ancora più accentuato un incremento di fatto di abbandoni di cure vitali, cioè di eutanasie mascherate.
Fonte: La Bussola Quotidiana
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SI FA PRESTO A DIRE ETEROLOGA...
Professione? Donatore di figli per la Patria: Laboratorio di fecondazione artificiale
di Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
Leggiamo che «il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, non ha escluso che si possa ricorrere a un provvedimento legislativo d’urgenza in materia» (Il Giornale, 27 luglio u.s.). Donde l’«urgenza», data la «materia»? Boh. La «materia» sarebbero i compensi per i donatori di gameti e le donatrici di ovociti dacché la Corte costituzionale ha praticamente liberalizzato la fecondazione eterologa. Già: ci vuole la materia prima e il settore va disciplinato. Naturalmente non si tratta di vile mercimonio, bensì di «gratificare quanti decidono di cedere ovociti e gameti per andare incontro al desiderio di tante coppie che hanno difficoltà ad avere figli». I nuovi benemeriti che donano “Figli alla Patria” vanno dunque equiparati ai donatori di sangue o midollo. Solo che questi ultimi salvano vite, mentre loro si limitano a soddisfare il «diritto» (altra sentenza della Suprema) alla prole. In Spagna le donne che donano uova ricevono sui 900 euro di compenso in considerazione dell’«invasività» del trattamento a cui devono sottoporsi per adempiere la loro missione umanitaria. E i maschi? È «verosimile» che la mutua italica ne versi loro anche mille, di euro. Direte: perché, visto che devono solo masturbarsi in una provetta? «Forma di copertura per le spese sostenute o per le giornate lavorative perse». Eggià, c’è chi a donare deve andarci in treno o in taxi, magari in aereo. Per i disoccupati che la banca del seme ce l’hanno vicino casa sarà tutto grasso che cola. Un giovanotto in salute potrebbe recarvisi anche tutti i giorni e diventare ricco senza magari bisogno di ristorarsi col Vov. Certo, dato il ventilato diritto dei figli che avrà sparso per il pianeta di sapere chi sia, una volta maggiorenni, il proprio padre biologico, ci sta che il guadagnato col sudore della fronte debba un giorno restituirlo tutto in alimenti e quote ereditarie. Vabbe’, se la vedrà la solita Corte costituzionale, ormai la vera Vicaria di Dio in terra. Tuttavia, fatti due conti, la Sanità italiana sembra si stia spaventando. Tant’è che, almeno con le donne, si profila una sorta di spending-review, chiamata (sulla scorta delle già sperimentate car- e bike) egg-sharing, che in italiano vuol dire "condividi-le-uova". Sarebbe questo: poiché le donne che si sottopongono alla procreazione medicalmente assistita producono ovociti in soprannumero, quel che avanza potrebbe essere «donato». Chi consente balza in cima alle liste d’attesa o lucra una riduzione del ticket. Purtroppo un seed-sharing per i maschi pare non sia possibile e con loro bisognerà aprire i cordoni della borsa (a proposito: quale? Quella delle coppie donatarie o, come è più probabile, quella del contribuente?). Ciò li compenserà del disagio psicologico, poverini, di dover effettuare la loro caritatevole attività in una stanzetta d’ospedale sorda e grigia, soli e senza bivacco di manipoli. I cinesi, che sono molto più avanti di noi, utilizzano totem elettronici dotati di schermo a cristalli liquidi. Il donatore non deve fare altro che appropinquarsi all’apposito foro, regolare la velocità desiderata e azionare il pulsante. La macchina farà il resto, mentre sullo schermo scorreranno immagini appropriate alla bisogna (non stiamo scherzando, la macchina è in libera vendita in internet). Non sappiamo, tuttavia, se simili donazioni siano obbligatorie, in Cina, come quelle del sangue, del midollo e degli organi dei condannati. Com’è noto, il Partito unico non si fa riguardi per la sensibilità dei singoli e la futuristica macchina di cui sopra è stata adottata solo perché si ha a che fare con una delle poche cose che non si possono ottenere tramite brutalità poliziesche. Per quanto riguarda casa nostra, niente, stiamo a vedere che cosa deciderà il gruppo di esperti che coadiuva il ministro Lorenzin su tutta questa storia. Rimane, però, la domanda con cui abbiamo esordito: donde l’«urgenza»? Forse per non rimanere insensibili al grido di dolore che da ogni parte d’Italia si leva fino alle soglie di Palazzo Chigi? Forse per non restare indietro rispetto alle nazioni più avanzate e bla bla? Forse perché «ce lo chiede l’Europa»? Chissà…
Fonte: La Bussola Quotidiana
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ALLA FIERA DELL'ASSURDO
Ormai realtà quello che sembra tratto da un film di fantascienza (pure brutto)
di Andrea Torquato Giovanoli - Fonte: costanzamiriano.org
Cioé: fatemi capire una cosa. Mi volete dire che “più eterologa per tutti” significa che, ad esempio, uno come me, che è sano, bello e intelligente (oltreché simpaticissimo, umile e modesto), potrebbe andarsene in giro a spargere il suo magnifico seme in provette di mezz’Europa e magari verrebbe, in qualche caso, persino pagato per farlo? Perché se è così che funziona allora uno come me, per esempio, che si è antiquatamente ostinato a proliferare con un’unica ed una sola donna per la bellezza di sei figli (per ora) scoprendo in via puramente empirica di essere portatore sano di una malattia genetica ereditaria di tipo terminale, più che rara unica al mondo, indiagnosticata e, per adesso, indiagnosticabile, potrebbe subdolamente propalare un’epidemia del suo stesso male impunemente e con ottime probabilità di non venire nemmanco mai scoperto. E se non lo facesse inconsapevolmente, potrebbe comunque essere spinto dall’efferato movente di promuovere un aumento statistico di casi della malattia di cui alcuni dei suoi figli sono stati affetti, giocandosi nel lungo termine la carta di una maggiore ricerca nel campo (causata dall’inspiegabile aumento di nascite di soggetti portatori della medesima malattia, ricerca che magari verrebbe pure finanziata dai facoltosi quanto ignari compratori del suo sperma) e quindi, in futuro, l’auspicato ritrovamento di una cura. Parrebbe quasi il delitto perfetto: roba da serial killer del seme. Spiegatemelo, per piacere, perché se (oltre al resto) si tratta di un affare così, a me sembra proprio una boiata pazzesca!
Fonte: costanzamiriano.org
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IL SINDACO SI INVENTA LA LEGGE? DENUNCIATO
Esposto formale peril Sindaco che accelera sui matrimoni gay
di Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-07-2014
Il Comune di Bologna, come già accaduto per altre città italiane, ha provveduto a dare il via libera alla trascrizione presso l'Ufficio dello Stato Civile dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all'estero. Lo ha fatto attraverso una disposizione organizzativa del sindaco Virginio Merola dello scorso 21 luglio. Scontato il plauso delle associazioni gay, mentre Avvenire Bologna 7 sul numero di domenica ha ospitato un editoriale firmato da Filippo Savarese, il portavoce nazionale di “Manif pour Tous Italia”. Proprio il 22 luglio la “Manif pour Tous Bologna” ha tenuto una manifestazione in modalità “Sentinelle” (circa 150 partecipanti e qualche disturbatore) per ribadire la contrarietà al ddl Scalfarotto e all'ipotesi di una legge per le unioni civili. Savarese nel suo editoriale ribadisce che la posizione della “Manif” è quella per cui «il senso del matrimonio non ha nulla a che vedere con il riconoscimento di “diritti sentimentali”, e sia la Corte Costituzionale che la Corte Europea dei diritti dell'uomo hanno negato più volte che esista un ipotetico diritto al matrimonio omosessuale». La battaglia per i diritti civili messa in campo da diverse lobby, invece, sembra protesa a riconoscere tutti i matrimoni possibili, da quelli fra persone dello stesso sesso, fino alla frontiera del “poliamore”. «Da anni», Savarese, «ideologie e filosofie relativiste tentano di delegittimare il ruolo antropologico della famiglia e di sconfessare la centralità della complementarietà tra uomo e donna nel progredire dell’esistenza umana. La nuova frontiera del progresso sarebbe ora negare che ogni figlio ha naturalmente bisogno e diritto di crescere con un papà e una mamma». Anche a livello politico sembra che le vere battaglie di avanguardia siano quelle per i “nuovi diritti”, mentre quelle a difesa della vita e della famiglia sarebbero inutili tentativi di barricarsi su indifendibili trincee. Evidentemente non la pensa così Valentina Castaldini, consigliera comunale Ncd, che ha risposto alla disposizione Merola con un esposto formale indirizzato al ministro dell'Interno e al Prefetto di Bologna. L'abbiamo incontrata per chiedere conto di questa iniziativa. Castaldini, perché questa scelta dell'esposto formale? «Perché c'erano troppe cose che non andavano. Perché ci sono le condizioni per dire che il sindaco ha oltrepassato il suo ruolo esercitandosi in un'esegesi giurisprudenziale che non compete a un ente locale. Tra l'altro, il sindaco non ha agito con una delibera di giunta, ma con una disposizione organizzativa, bypassando così ogni discussione sia in giunta, che in consiglio. Dove va a finire il ruolo di dibattito per i consiglieri?». Bologna su questi temi è una città simbolo... «Sì, Bologna è spesso punto di partenza per questi dibattiti. Anche se, in concreto, si tratta di situazioni che spesso riguardano minoranze veramente esigue. Ad esempio, dal 1999 Bologna ha un albo per la registrazione dei cosiddetti “vincoli affettivi” e, ad oggi, risultano registrate appena cinque persone. Eppure, di fronte ai tanti problemi concreti che hanno i cittadini bolognesi, il sindaco preferisce trattare temi che non sono di sua stretta competenza». Sta facendo una battaglia contro i mulini a vento? «Purtroppo me lo sento dire spesso, ma credo che oggi sia necessario uno scatto di coraggio. Ci vuole il coraggio di dire che il “re è nudo” e difendere verità e giustizia, in politica, come nella società civile. La questione antropologica che riguarda la famiglia non è questione di colore politico, né confessionale, ma riguarda il futuro della nostra comunità civile. Battersi per un'idea di verità e di giustizia deve rimanere valido per ogni politico, dal consigliere comunale, fino al Presidente del Consiglio».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-07-2014
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MOSTRA LGBT... LA LOCANDINA SPIEGA TUTTO
Torino ritira il patrocino alla mostra Lgbt
Fonte Tempi.it, 2-9-14
«Un’obesa nuda che calpesta le immagini di Gesù Cristo e della Vergine Maria: ecco la nuova frontiera dell’arte omosessuale che il Comune di Torino ha ritenuto di voler promuovere» La giunta del Comune di Torino ha ritirato il patrocinio alla mostra d’arte Lgbt all’ex Manifattura Tabacchi. Dopo le polemiche, Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura, ha spiegato che «prima di dare il patrocinio alle iniziative valutiamo la serietà dei progetti presentati. In questo caso, nessun elemento inviatoci poteva far pensare all’utilizzo di un’immagine che riteniamo lesiva della sensibilità di molti. Dopo aver visto la locandina oggi la Giunta, all’unanimità, ha deciso di revocare il patrocinio all’evento».
LA POLEMICA La polemica era scoppiata dopo che la mostra aveva ottenuto il patrocinio del Comune. Tra i primi a protestare il consigliere indipendente Giuseppe Sbriglio: «Non mi piace questa foto, io sono per difendere i diritti ma la trovo offensiva. La provocazione serve a sollevare le coscienze ma qui turba la mia anima. Gesù ci aiuta a schiacciare la testa del demonio non può l’uomo o la donna schiacciare la testa di Gesù. La mia tesi di laurea è stata sulla tutela del sentimento religioso e sta cosa a mio avviso vilipende… e poi il Comune dà pure il patrocinio?».
NON VOLEVAMO CALPESTARE LA RELIGIONE Dopo il ritiro, gli organizzatori della rassegna hanno smentito che l’immagina da loro utilizzata fosse, in qualche modo, blasfema: «La nostra rassegna intende promuovere gli artisti LGBT ma da quest’anno abbiamo aggiunto una ‘e’ per comprendere anche il mondo etero. E la fotografia di Mauro Pinotti ha come unico intento quello di mettere in risalto la donna. Non di calpestare la religione». Lo stesso artista si è giustificato dicendo che «il simbolismo che ho scelto per il mio lavoro non vuole affatto denigrare la religione, ma solo esaltare la superiorità della donna rispetto l’uomo. I sette vizi capitali presentati in mostra hanno tutti dei simboli ben precisi, studiati nei dettagli. In questa foto ho scelto di simboleggiare la Superbia con una donna. All’inizio volevo mettere sotto i piedi di questa Donna/Superbia una pila di libri, volevo rappresentarla superiore alla cultura. Però mi sembrava banale, limitativo. Ho sempre considerato la donna assolutamente superiore all’uomo e pensato che sopra la donna c’è solo Dio. Così sono andato a cercare un manifesto qualsiasi in cui fosse rappresentata un’icona religiosa per metterla sotto i suoi piedi».
E’ ARTE, NON VILIPENDIO Precedentemente sull’argomento erano intervenuti il radicale Pd Silvio Viale, secondo cui si trattava di «polemiche pretestuose, è arte, non vilipendio», e Silvio Magliano, consigliere Ncd, di cui vedete sopra il messaggio twitter, che aveva chiesto al sindaco Piero Fassino di riferire in consiglio comunale per capire «se chi ha concesso il patrocinio ha esaminato la bozza del manifesto». Per Magliano «chi oltraggia, denigra, mette in ridicolo la fede, le ragioni e le idee altrui lo fa perché non ha argomenti. Nel caso del manifesto della mostra International Art LGBTE chi oltraggia e denigra, però, ha il Patrocinio, e magari anche il sostegno economico, della Città di Torino. Proprio quella maggioranza che dichiara, in parte, di innestarsi in una matrice cattolica, che al suo interno annovera tanti esponenti che da quella matrice provengono e di tale cultura si professano, che quando si tratta di altro predica in favore del rispetto e invita a non provocare, non solo accetta, ma addirittura sostiene, in modi che andrò senz’altro ad appurare tramite gli strumenti della Sala Rossa, una manifestazione il cui manifesto è una pura, assurda, inaccettabile derisione della sensibilità di centinaia di migliaia di cittadini torinesi e di milioni di italiani. Una provocazione tanto più grave e inaccettabile in un momento storico segnato dalla recrudescenza di massacri e persecuzioni a sfondo religioso, in particolare a danno dei cristiani. Chiederò alla Giunta di revocare il patrocinio della Città a un evento culturale che non propone una visione culturale, ma un’inaccettabile propaganda anticristiana».
IMMEDIATO RITIRO Duro anche Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia: «Un’obesa nuda che calpesta le immagini di Gesù Cristo e della Vergine Maria: ecco la nuova frontiera dell’arte omosessuale che il Comune di Torino ha ritenuto di voler promuovere con il patrocinio della Città e, chissà, magari anche con finanziamenti. Le lobby gay non pensino di godere di una licenza di offendere la sensibilità altrui, soprattutto quella cristiana in un momento storico di feroci e cruente persecuzioni subite per la fede in quelle immagini sacre così oltraggiate dalla cosiddetta arte lgbt! Esigiamo l’immediato ritiro del patrocinio comunale da questa porcheria e le scuse pubbliche del sindaco Fassino per questo scivolone imperdonabile!».
Fonte: Tempi.it, 2-9-14
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L'ABORTO FA MALE ANCHE ALL'UOMO
Il trauma postabortivo maschile colpisce 4 padri mancati su 10 danneggiando gravemente i 5 elementi chiave della mascolinità
di Lorenza Perfori - Fonte: Libertà e Persona
Fonte: Libertà e Persona
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PERCHE' UN BAMBINO DOWN DOVREBBE ESSERE INFELICE?
Cara futura mamma: ecco il video che spopola in internet
di Umberto Folena - Fonte: Avvenire
Fonte: Avvenire
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CLAMOROSA SENTENZA: SI' AI DIRITTI DEI CANI, NO A QUELLI DEGLI UOMINI
L'accesso di cani e gatti alle spiagge è un loro diritto perché secondo un tribunale sono individui: cosa c'è dietro questa follia?
di Luigi Santanbrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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