Amici del Timone n�36 del 01 ottobre 2014
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I MEDIA NON SANNO QUALE E' LA VERA SCIENZA
Senza proclami, c'è chi rifiuta di andare contro natura
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
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ANCHE LE RIFORME POLITICHE SONO SPECCHIO DELLA CULTURA DELLO SCARTO
Essere anziani è visto come un disvalore e tutti si devono mascherare da giovani
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussidiario
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STRAORDINARIO SUCCESSO PER LA CONFERENZA A SIENA DI MARIO ADINOLFI PER PRESENTARE IL SUO LIBRO ''VOGLIO LA MAMMA''
L'ex parlamentare del PD ricorda alla sinistra i falsi miti del progresso: aborto, eutanasia, gender, ecc. (la prossima veglia sarà in Piazza del Campo domenica 5 ottobre alle 18.00)
di Sentinelle in Piedi Siena e La Manif Pour Tous Siena - Fonte: Qui Siena
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IN STATO VEGETATIVO DA PIU' DI DIECI ANNI GUARDA I FILM DI HITCHCOCK
La bugia che il coma sia una non-vita serve solo alla cultura della morte
di Francesca Romana Poleggi - Fonte: Notizie provita
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E' EMERGENZA PEDOFILIA, MA NESSUNO NE PARLA
Al di fuori del pettegolezzo contro la Chiesa cattolica, a nessuno importa più dei bambini
di Marika Poletti - Fonte: Notizie provita
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ORMAI ANCHE LA NASCITA E' UN ACCANIMENTO
Nato prematuro: i genitori vogliono lasciarlo morire
Fonte: Notizie provita
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LO SCHERZO DI DUE BUONTEMPONI FA RIFLETTERE SULLA REALTA' ASSURDA DI VOLER CREARE DIRITTI DOVE NON CE NE SONO
In America due ragazzi si fingono gay per avere un biglietto premio per la partita
di Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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GLI SQUADRONI DELLA MORTE MODERNI LOTTANO CONTRO L'OBIEZIONE DI COSCIENZA
In Argentina il Ministro si schiera contro i medici obiettori
di Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NESSUNO PUO' CAMBIARE LA REALTA'
Perchè la mamma è una donna e il papà un uomo …e deve essere così
di Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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CHI SALVERA' I BAMBINI DA ''SAVE THE CHILDREN''?
La famosa ong a servizio della cultura della morte: contraccezione, aborto ed ora eutanasia per tutte le età, dal neonato in su
Fonte: Notizie provita
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I MEDIA NON SANNO QUALE E' LA VERA SCIENZA
Senza proclami, c'è chi rifiuta di andare contro natura
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 18/06/2014
Nell'Italia così spesso vituperata il vero metodo scientifico riesce ancora a trionfare. È il messaggio dell'ottima notizia che viene dall'Ospedale Bambino Gesù di Roma, dove è stata messa a punto una brillante tecnica per evitare il rigetto dei trapianti di cellule staminali del sangue in caso di alcune malattie tumorali o di anemie gravi. Non è un caso isolato di buona sanità, ma è messaggio rincuorante in questo campo e in questo momento sia perché arriva in una fase critica per la metodologia scientifica, su cui – parlando di uso delle staminali – i media (e qualche addetto ai lavori) hanno fatto troppa confusione, sia perché riporta l'attenzione sull'uso di cellule ottenute non danneggiando alcun embrione umano. Il metodo è passato al vaglio di sperimentazioni e della comunità scientifica internazionale, un fatto fondamentale che spesso il pubblico ignora, ma che è un tratto essenziale della buona scienza. Infatti ogni scoperta, oltre al permesso delle autorità competenti, per diventare "scienza" deve essere pubblicata, cioè entrare nel giro della comunità scientifica passando al vaglio di due o più revisori scelti dall'editor della rivista scientifica, di solito assolutamente anonimi e di alto profilo. Il processo di pubblicazione non è dunque automatico e offre garanzie di oggettività. Lo studio in questione è apparso sul numero di maggio della prestigiosa rivista Blood, e oggi qualunque scienziato lo desideri ne può trovare i dettagli e replicare o commentare la procedura. È così che si fa scienza. È buona scienza, quella dell'ospedale romano, perché mostra che le cellule staminali presenti nel sangue, nel midollo osseo o nel sangue della placenta hanno una loro utilità indiscutibile, e siccome non implicano la tanto reclamizzata "creazione di embrioni" – e il loro presunto "uso curativo", con la conseguente morte – non hanno indicazioni che vanno contro il rispetto della vita e della dignità dell'uomo. Ed è il caso di sottolineare, qui, una volta di più che, dopo anni di ricerca e di appelli a favore di un opaco progresso scientifico, ancora non si dispone di dati favorevoli a un uso delle cellule staminali estratte dagli embrioni umani sacrificati a tale scopo: un dato di fatto attorno al quale si sono consumate autentiche guerre che si potevano evitare, come anche spese che potevano essere dirottate ad altro e più proficuo fine. Il ricorso a staminali del sangue debitamente trattate è un metodo particolarmente dolce, perché elimina il dolore e perché permette di usare le cellule del genitore che offre il suo sangue al figlio. Parlando di sangue, vogliamo qui sottolineare l'importanza del dono di cellule midollari o di organi. Pochi giorni fa, parlando alle associazioni di donatori del sangue il Papa ha detto: «Imitiamo Gesù: egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre». La notizia che viene dall'«ospedale del Papa» – perché questo è il Bambino Gesù di Roma – è quindi occasione per sottolineare cos'è la buona scienza in un momento in cui si sentono da più parti alzarsi risposte alla pressante domanda di salute che non hanno i crismi dell'autorevolezza scientifica e che intaccano lo sguardo del cittadino verso la scienza medica, scambiata da qualcuno per una specie di religione in grado di sconfiggere il male, ma capovolta all'improvviso in traditrice se non mantiene quella promessa. Secondo altri, la scienza invece creerebbe con noi un rapporto contrattuale, che funziona solo se il paziente guarisce (ignorando così che le possibilità di salute hanno un limite). Altri infine la pensano come un self service che deve assicurare qualunque cosa le si chieda, inclusi trattamenti non testati ufficialmente. La vera scienza medica, invece, ha a che fare con la tecnica ma riguarda anche l'umano: per questo deve accettare limiti, e per questo progredisce, si migliora e si corregge secondo precise regole di rispetto dell'uomo e della legalità. È un'arte, intesa non come improvvisazione ma come devozione e studio, ricordando che il suo soggetto è un uomo. Un uomo da non illudere, cui dare il meglio solo quando siamo certi che è davvero il meglio e che mai va usato come oggetto di sperimentazioni fuori dagli schemi quando è adulto, ma anche di manipolazioni quand'egli è solo un piccolo e fragile embrione.
Fonte: Avvenire, 18/06/2014
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ANCHE LE RIFORME POLITICHE SONO SPECCHIO DELLA CULTURA DELLO SCARTO
Essere anziani è visto come un disvalore e tutti si devono mascherare da giovani
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussidiario, 08/08/2014
Sarebbe un peccato se il Senato tra tanta smania di riforme perdesse la sua caratteristica di "consesso di anziani". Pochi ricordano che esiste tra i due rami del parlamento questa differenza: gli articoli 56 e 58 della costituzione assegnano una differente età minima per gli elettori atti ad eleggere i deputati dei due rami (18 e 25 anni); ed esiste anche una differente età minima necessaria per esser eletti al senato e alla camera: 40 e 25 anni rispettivamente. Non è roba da poco, perché rispecchia il termine "senato" per la camera alta, cioè quella fatta di persone più mature, cioè "senes". Sarebbe un peccato perché sancirebbe la perdita di valore delle età più mature che si è mostrata (negativamente) negli ultimi decenni, in cui essere anziani sembra un disvalore e tutti si devono mascherare da giovani. Ma oggi sembra che tutti possano far tutto, che ci si debba omologare in tutto e per tutto indipendentemente da ogni differenza anche di età; e comunque i giovani oggi hanno ben altro peso sociale e spirito dei giovani del '46. Nel 1946 bastava avere 40 anni per essere "senis" – si aveva una famiglia, un lavoro, nipoti, rapporti sociali ben affermati – e 25 anni per essere adatto ad eleggere un senis. Oggi queste età fanno sorridere: fino a 40 anni (e oltre) sei comunque un "ragazzo" per il parlare comune e guai a parlare di qualcuno come anziano (senis, appunto). Bastavano 21 anni per eleggere un deputato, età in cui in media si faceva famiglia; e 25 anni per eleggere un senatore, età in cui la famiglia già contava uno o più figli e il soggetto-capofamiglia era già stabilmente inserito nel ciclo produttivo e sociale. Oggi a 21 anni c'è chi non ha finito la scuola e a 25 anni forse qualcuno inizia a pensare lontanamente di sposarsi in un futuro ancora da determinare, tanto che in Italia l'età media per fare il primo figlio è di 31 anni per la donna e ben maggiore per l'uomo. Perché nella vita c'è un orologio biologico, mentale, ormonale, che non va sottovalutato e che va valorizzato invece che averne paura. Forse - visto il panorama sociologico di disimpegno sociale e di difficoltà a far "partire” i nuclei familiari e i lavori stabili - sarebbe bene che le età per l'accesso al voto e alle cariche politiche si spostassero in avanti conseguentemente verso epoche più mature, ma questo però contribuirebbe a deresponsabilizzare una generazione di ventenni in piena crisi; dato che il criterio per eleggere un senatore era di aver già ben impostato famiglia e lavoro, oggi bisognerebbe spostarlo ai 40, e bisognerebbe spostare avanti anche l'età "della saggezza e dell'esperienza” per essere eletti al senato per ridare peso sociale all'età matura. Ma se non è realistica una riforma delle età nella riforma parlamentare, almeno sarebbe bene sottolineare l'importanza dell'età matura mantenendo tra senatori e deputati l'unica differenza che i Costituenti avevano pensata: il rispetto dell'età sottolineato dalla differente età nell'accesso alle due cariche. Alle soglie della fine del sistema senatoriale come lo conosciamo, costatiamo la fine di un sistema sociale-sociologico che lascia la società italiana più sola (nuclei familiari striminziti), più incerta (si rimanda la nascita del figlio per una pressione sociale e quasi mai per libera scelta) e privata delle forze più fresche (l'età attiva-decisionale ormai si fissa oltre i 50 anni); le famiglie si fanno tardi, sono soprattutto nuclei di figli unici, spesso dipendenti dai genitori. Non è un quadro confortante dal punto di vista etico e sanitario. Perdere la caratteristica della differenza di età senatoriale sarebbe un peccato; manteniamola, e al tempo stesso lavoriamo per restituire un giusto peso alle età della vita: ai ventenni la possibilità di far famiglia e ai sessantenni quella di dare prudenza e saggezza.
Fonte: Il sussidiario, 08/08/2014
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STRAORDINARIO SUCCESSO PER LA CONFERENZA A SIENA DI MARIO ADINOLFI PER PRESENTARE IL SUO LIBRO ''VOGLIO LA MAMMA''
L'ex parlamentare del PD ricorda alla sinistra i falsi miti del progresso: aborto, eutanasia, gender, ecc. (la prossima veglia sarà in Piazza del Campo domenica 5 ottobre alle 18.00)
di Sentinelle in Piedi Siena e La Manif Pour Tous Siena - Fonte: Qui Siena, 26 Settembre 2014
Ieri sera una sala Patrizi gremita ed attenta ha accolto Mario Adinolfi, che ha toccato anche Siena nel suo tour nazionale in cui presenta il libro "Voglio la mamma". La serata che ha visto un centinaio di persone affluire nella sala messa a disposizione dal comune è stata organizzata dalle associazioni La Manif Pour Tous e Sentinelle in piedi di Siena. Il libro è l'istant book del momento, che rappresenta un evento editoriale e culturale strepitoso. In pochi mesi, in vendita per pochi euro e scaricabile gratis da internet, ha catalizzato l'attenzione dei social e di tanti lettori che in tutta Italia hanno fondato i circoli VLM per difendere la famiglia e le persone. Dice Adinolfi, semplicemente per difendere la logica e la ragione, che oggi è tragicamente e assurdamente capovolta. Fondatore del PD, ex parlamentare, Adinolfi ha dimestichezza con le cifre e le usa volentieri, perché sa che quelle ancorano il discorso alla realtà e riportano tutti con i piedi per terra. Purtroppo oggi viviamo un'offensiva senza precedenti, che vuole convincerci che le persone siano cose, e che tutto sia possibile. Sono cose i bambini che vengono mercificati come fossero oggetti del desiderio, beni di lusso per capricci da medio alta borghesia. Nel libro si racconta, citazioni alla mano, di Elton John e delle sue dichiarazioni sulle varie riviste patinate di gossip dove ha raccontato la sua esperienza. Il cantante inglese ha raccontato che suo figlio Zac, avuto mediante utero in affitto, ha pianto per due anni, e lui è sicuro che quando saprà che è stato privato della madre gli si spezzerà il cuore. Il passo per tornare indietro e dequalificare la vita umana pensandola e trattandola come oggetto è breve. Una volta aperto all'aborto ora ci troviamo Singer che teorizza l'infanticidio e così una volta aperto alle unioni gay non potremo opporci alla adozione e alla filiazione con ogni mezzo e le sentenze recenti lo confermano. Occorre che i credenti si facciano sentire, che non accettino tutto questo supinamente. Ma non solo i credenti, tutti coloro che ragionano e conoscono la verità devono opporsi a questo assurdo disegno che vuole capovolgere la realtà, perché da uomo di sinistra Mario Adinolfi mette in evidenza che il debole, quello da difendere è il bambino: quello che nasce già privato della madre, quello handicappato che viene abortito, quello che viene lasciato morire perché disabile. Il debole è il bambino. Lotta che ha già portato i suoi frutti: risvegliando le coscienze facendo sì che le persone si interrogassero. Lotta condotta da vari gruppi comunque denominati (Sentinelle in Piedi, LMPT o i circoli di Voglio La Mamma) che si sono opposti a questa assurda strada di morte. Le sentinelle in piedi scenderanno nuovamente nelle piazze di tutta Italia Domenica 5 ottobre. Nelle Piazze per dire Sì al rispetto dei principi costituzionali, Sì alla vita, No al regime LGBT, No alla dittatura di chi considera l'uomo come un oggetto, una cosa a disposizione che se difettosa o costosa può tranquillamente essere gettata (come si fa con l'aborto, lpinfanticidio e l'eutanasia). Anche a Siena quel giorno saremo in piazza del Campo alle 18.00 con un libro in mano, dritti in piedi per dare testimonianza, in silenzio, la verità naturale che ogni bambino ha diritto a un babbo e una mamma. Chiunque ami la libertà di espressione del pensiero, chiunque ami la vita umana come bene e dono prezioso che non può essere usato e trattato come un oggetto, è responsabilmente chiamato ad unirsi alla battaglia e alla resistenza pacifica di chi difende l'UOMO e la SOCIETA' basata sul diritto naturale
LINK UTILI La Manif Pour Tous Siena https://www.facebook.com/pages/La-Manif-Pour-Tous-SIENA/398995906893696 Sentinelle in Piedi Siena https://www.facebook.com/pages/Sentinelle-in-Piedi-Siena/176979012503580
Fonte: Qui Siena, 26 Settembre 2014
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IN STATO VEGETATIVO DA PIU' DI DIECI ANNI GUARDA I FILM DI HITCHCOCK
La bugia che il coma sia una non-vita serve solo alla cultura della morte
di Francesca Romana Poleggi - Fonte: Notizie provita, 17/09/2014
Scott Routley era stato diagnosticato in " persistente stato vegetativo " più di dieci anni fa. Ma secondo Fergus Walsh, corrispondente medico per la BBC, Scott è stato in grado di comunicare con i medici dicendo che non soffre alcun dolore. Ultimamente, poi, i risultati di un esperimento riportati dalla rivista scientifica "Nature" sono ancora più incredibili. Davanti a Routley e ad alcuni volontari sani è stato proiettato un film di Hitchcock mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata dai ricercatori della National Academy of Science, con risonanza magnetica funzionale: i risultati delle risonanze sono stati uguali per l'uno e per gli altri: stesse reazioni ai momenti di suspence. Il dottor Owen, neuroscienziato presso la University of Western Ontario in London, Canada, non se ne stupisce: nel 2006 aveva registrato l'attività cerebrale cosciente in una donna in stato vegetativo da 23 anni. Egli sostiene che secondo i suoi studi ALMENO 1 su 5 dei pazienti dati per "vegetali", svolgono invece una attività cerebrale tale da comprendere bene ciò che accade intorno a loro. Il padre di Routley porta il figlio al cinema una volta alla settimana: il padre di Eluana, invece, no.
Fonte: Notizie provita, 17/09/2014
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E' EMERGENZA PEDOFILIA, MA NESSUNO NE PARLA
Al di fuori del pettegolezzo contro la Chiesa cattolica, a nessuno importa più dei bambini
di Marika Poletti - Fonte: Notizie provita, 17/09/2014
"Emergenza". Emergenza potrebbe risultare essere una delle parole maggiormente utilizzate nel descrivere fenomeni sociali contemporanei: in una società clinicizzata in cui tutto diviene curabile e tecnicamente possibile, l'emergenza è dietro l'angolo. Purtroppo però si difetta di mira e spesso non si centra il vero focus dei problemi, trascurando aspetti criminali come, per esempio, la pedofilia . Nel giro di 12 mesi sono triplicate le denunce per pedofilia , le segnalazioni e la raccolta di materiale video. Don Fortunato di Noto, intervistato da Avvenire, ha rilevato dati sconvolgenti ed apparentemente impensabili. Uno dei maggiori trend –diciamo così- amatoriali sono gli scatti rubati: "Nudi rubati nelle spiagge e nei campeggi e immediatamente messi on line nelle piattaforme e nelle chat "specializzate" per la divulgazione e lo smercio di questo materiale." Aspetto, questo, che rende il fenomeno decisamente preoccupante perché lo cala nella realtà innocente e quotidiana di tutti rendendo una potenziale vittima anche il bambino che è in spiaggia con la propria famiglia. Dall'altro lato tremano le vene ai polsi nel pensare che vi possano essere uomini così depravati da non riuscire a controllare i propri perversi istinti nel vedere un bimbo mentre compie azioni infantili come costruire un castello di sabbia sotto l'ombrellone dei genitori. I numeri sono un ulteriore aspetto di preoccupazione: facendo riferimento esclusivamente al mondo del web ed in particolare ai social network –luogo di propaganda ed adescamento prediletto- la presenza della comunità pedofila è stimata al 7.99%. Don Fortunato quotidianamente si occupa di denunciare comportamenti inquadrabili in un contesto di pedofilia ma non è oggettivamente in grado di abituarsi: quando si vedono quotidianamente immagini di bambini, anche di una manciata di mesi, che vengono abusati in tutti i modi possibili, è impossibile farsene una ragione. Anche per questo motivo Don Fortunato sostiene che nello stesso modo con cui si veicolano immagini di bimbi dilaniati dalla guerra, si dovrebbero conoscere gli effetti della pedofilia su di un bambino, esperienza che lo segnerà per tutta la vita. "A volte ho incontrato e visto cose che forse farebbero impallidire un demonio" chiude Don Fortunato.
Fonte: Notizie provita, 17/09/2014
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ORMAI ANCHE LA NASCITA E' UN ACCANIMENTO
Nato prematuro: i genitori vogliono lasciarlo morire
Fonte Notizie provita, 17/09/2014
Nato prematuro, al quinto mese di gestazione, un bimbo è venuto alla luce con i suoi 900 grammi di peso il 31 agosto a Poitiers, in Francia. I medici hanno seguito le procedure previste e lo hanno da subito sottoposto alle cure necessarie. Ma i genitori li accusano di accanimento terapeutico . "Non ci hanno chiesto nessun parere" incalzano "Ci hanno detto che non soffre ma vediamo che piange…" (come se i bambini facessero altro). Di qui la richiesta perentoria della coppia: togliere il loro figlio dall'incubatrice e dall'ossigeno e lasciarlo morire. La ragione? Il bimbo ha subito un'emorragia cerebrale che gli causerà un qualche handicap (non si conosce ancora di che entità e tipologia), situazione che i due non vogliono affrontare e quindi hanno intimato i medici di astenersi dalle cure necessarie a tenerlo in vita. Di fronte a queste richieste e all'accusa di accanimento terapeutico il personale dell'ospedale è rimasto a dir poco addolorato in quanto, non solo hanno seguito le procedure, ma non hanno fatto altro se non dare una chance al bimbo di sopravvivere. Ora la palla è passata nelle mani del collegio etico che analizzerà la triste vicenda esprimendo di qui a poco la propria decisione. ------------------------------------------------- AGGIORNAMENTO DEL 19 SETTEMBRE: Ne abbiamo parlato l'altro ieri ma purtroppo l'esito è giunto ben prima di quanto si potesse pensare: il bambino nato prematuro al quinto mese di gravidanza verrà ucciso. I genitori del piccolo a cui era stato dato il nome di Titouan l'hanno avuta vinta: avevano chiesto ai medici di togliere l'ossigeno e privarlo delle cure necessarie, definendole sprezzantemente "accanimento terapeutico". Il bambino verrà lasciato morire solo perché ha avuto un'emorragia al cervello che comporterà una forma di handicap la cui portata ovviamente non si conosce ancora, ma la coppia non aveva intenzione di occuparsene. Eugenetica allo stato puro: togliere la possibilità di vivere ad un bambino perché prematuro lascia senza parole tutti a parte purtroppo il comitato etico dell'ospedale Poitiers che ha sentenziato. Al bambino deve esser tolto l'ossigeno e lasciato morire.
Fonte: Notizie provita, 17/09/2014
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LO SCHERZO DI DUE BUONTEMPONI FA RIFLETTERE SULLA REALTA' ASSURDA DI VOLER CREARE DIRITTI DOVE NON CE NE SONO
In America due ragazzi si fingono gay per avere un biglietto premio per la partita
di Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/09/2014
Possiamo tirare in ballo la dantesca legge del contrappasso o il più volgare "chi la fa l'aspetti", ma la vicenda dei due giovani burloni neozelandesi, Travis McIntosh e Matt McCormick di Dunedin, è una sorta di "case history", anticipazione di dove potranno condurci i paradossi dei nuovi diritti targati Lgbt. L'ingegnere Travis e l'insegnante Matt si sono sposati la scorsa settimana all'Eden Park di Auckland con una cerimonia piuttosto affollata: 60 gli invitati, tra parenti e amici, uniti dalla passione per il rugby, il rude sport nazionale. Siamo nella terra dei "cattivissimi" All Blacks e dell'haka, la danza maori che la squadra inscena per spaventare gli avversari. Pure il matrimonio dei due giovani ha gettato nel panico gruppi e movimenti gay del New Zeland, in grande spolvero dopo la recente approvazione della legge sulle unioni omosessuali. Le nozze dell'ingegnere del suo compagno, infatti, erano col trucco: non erano vere nozze e tantomeno gay. Un matrimonio burla, messo in scena per un motivo altrettanto scandaloso: partecipare al concorso organizzato da una radio di Auckland con in palio due biglietti di prima fila per la finalissima della Rugby Wordl Cup 2015 che si disputerà in Inghilterra. Un concorso riservato alle coppie gay e regolarmente sposate: da qui la brillante idea che ha fatto saltare i nervi al movimento arcobaleno. McCormick e McIntosh, infatti, non hanno nascosto di essere eterosessuale e di non aver nessuna intenzione di cambiare tendenza anche se, hanno promesso, che resteranno insieme per qualche mese anche dopo la partitissima inglese. Tra di loro c'è solo una grande amicizia che risale ai tempi del liceo, quando giocavano insieme a rugby. Tutto qui, nessun amore gay e nessuna promessa di fedeltà sponsale: tra i due la sola passione destinata a durare sarà soltanto quella per il rugby. L'inganno è stato scoperto, ma solo a nozze celebrate. Probabile che la radio squalifichi dal concorso gli sposi bugiardi. Ma nessuno potrà cancellare i segni dello schiaffone mollato dai due sulla faccia tosta di un Paese impegnato a presentarsi come "gay friendly" e paradiso dei matrimoni omosex. Secondo i dati forniti da Statistics New Zealand, nel 2013, sul totale delle cerimonie avvenute tra persone dello stesso sesso, la metà coinvolge cittadini stranieri, venuti nel Paese down under per coronare il sogno di una cerimonia tradizionale. «Gli stranieri sono felici di avere quest'opportunità e amano la Nuova Zelanda che, su questo tema, è più aperto rispetto alla maggior parte del mondo, comprese alcune democrazie occidentali», commenta Sheryl Mungall, che, dall'entrata in vigore della legge, ha celebrato 15 matrimoni a Auckland. «È una cosa positiva per l'economia del nostro Paese», dicono gli operatori, «perché le coppie portano molti ospiti con loro e spesso uniscono alla cerimonia il viaggio di nozze». Le cifre non sono granché: nemmeno 400, con 146 coppie provenienti dall'estero. La maggior parte arriva dall'Australia, Paese ancora chiuso ai matrimoni gay, ma anche da Stati Uniti e Israele. Ma siamo solo all'inizio: secondo un survey organizzato dal gruppo lobbystico Australian Marriage Equality, almeno mille coppie australiane, stanche di aspettare la decisione del loro governo, attraverseranno il mare nel prossimo futuro per sposarsi nella nazione vicina. Ora, però, la figuraccia mondiale seguita alla messinscena rischia di compromettere il fatturato della promettente settore del "gay-wedding", ma soprattutto di sfregiare l'immagine delle associazioni queer. «Soltanto un'ignobile parodia», ha tuonato il coordinatore dell'Otago University Students' Association Queer Support, il signor Neill Ballantyne, al New Zealand Herald. «Banalizza ciò per cui abbiamo combattuto e offende il matrimonio tra due uomini, dipingendolo come qualcosa di negativo, come qualcosa di oltraggioso, da non tenere in nessuna considerazione». E ancora, «un insulto, perché le nozze omosessuali sono riservate solo agli omosessuali veri». Dichiarazioni queste, ancora più ridicole e grottesche delle nozze burla dei due finti gay: a chi tocca verificare l'autenticità della tendenza unisex delle coppie? Formeranno una commissione, un comitato ristretto per esaminare che i gay siano davvero tali o, come negli orgasmi simulati, non facciano finta? O renderanno obbligatori "corsi per fidanzati gay", copiandoli da quelli organizzati dalle parrocchie cattoliche? Potrebbe essere buone idee per rilanciare ancora di più il turismo arcobaleno in Nuova Zelanda: il primo Paese al mondo in grado di certificare il grado dell'inclinazione sessuale, con tanto di punteggi e regolare attestato medico-scientifico da esibire in caso di controversie divorziste o sopravvenuta bisessualità in uno dei partner. Si scherza, però mica tanto. Certo, potremmo chiudere l'intera vicenda neozelandese canzonando lo scandalizzato bigottismo Lgbt con un bel vaffa, alla maniera grillesca. O con un più educato ben gli sta, rispedendo al mittente l'indigesto predicozzo sui "valori" gay non negoziabili e l'amore "vero" e maschio al cento per cento. Proprio loro che nei Gay Pride ostentano i più osceni travestimenti da cabaret e blasfeme parodie sessuali, vengono a moraleggiare vestendosi da casta Susanna. Massì, potremmo ribattere a questi improvvisati poliziotti dell'etica gender che chi la fa l'aspetti (e i biglietti per la partita li vinca il migliore). Ma sarebbe troppo facile aggirare così il problema. Perché un problema c'è e non riguarda solo i gay veraci. Malgrado loro, esiste però del buono in quel che dicono: non si uccide così un matrimonio, sacro o profano che sia, e non ci si sposa per vincere un biglietto per il derby dell'anno. E che, aggiungiamo noi, non si può buttare in burletta, come hanno fatto i due grulli di Auckland, quello che di più vero, autentico e impegnativo due persone possono promettersi per la vita. Ma allora, occorrerà interrogarsi sulla natura di quell'unione e sulla verità di tali promesse, provare se davvero corrispondono o meno alle attese dell'animo umano. Così la Nuova Zelanda ributta la palla (ovale) anche a noi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17/09/2014
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GLI SQUADRONI DELLA MORTE MODERNI LOTTANO CONTRO L'OBIEZIONE DI COSCIENZA
In Argentina il Ministro si schiera contro i medici obiettori
di Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/08/2014
L'ultima novità viene dall'Argentina, ad esser precisi da Buenos Aires. Si tratta della squadra mobile anti obiettori di coscienza, una specie di volante per il pronto intervento dell'aborto legale. La pensata è del dott. Alexander Collie, ministro della salute della Provincia, che ha detto di voler contribuire a rimuovere gli ostacoli all'accesso dei servizi sanitari. «Se tutti i medici di un ospedale provinciale faranno obiezione di coscienza – dice il ministro – cioè se si rifiutano di effettuare un aborto legale, ci penserà la squadra mobile», che si preoccuperà di praticare aborti a donne fino a 12 settimane di gestazione. L'Arcivescovo di La Plata non ha fatto passare molto tempo per dire la sua su questa trovata più degna di un fumetto che non della realtà. Mons. Hector Aguer ha sottolineato che il diritto "democratico e umano" all'obiezione di coscienza non può essere considerato un "ostacolo", né si può considerare "attenzione alla salute" un'azione che è diretta ad eliminare una vita umana. Con ciò ha ribadito la dottrina della Chiesa che è quella per cui «l'aborto procurato è l'uccisione deliberata e diretta, comunque sia eseguita, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita». Per questo, ha sottolineato l'Arcivescovo, «tutti i diritti devono essere rispettati», ma non esiste nessun diritto all'aborto. Semmai c'è il diritto a dissentire – conclude - da «leggi inique, cioè ingiuste, contrarie all'uguaglianza». Il Ministro, invece, ritiene di aver trovato la strada per metter fine a tutte le controversie (ostacoli) che i medici obiettori fanno insorgere con il loro comportamento. Così ha detto annunciando la creazione di questa specie di pronto intervento mobile, annuncio che è stato dato lo scorso 4 agosto durante un corso di formazione per ostetrici e ginecologi in un Università dal nome quantomeno sinistro: La Matanza. Per il Ministro non esiste il dilemma se dare priorità all'obiezione di coscienza o al diritto all'aborto, ritiene di chiudere definitivamente la questione con la task force "aborto volante". Cosa resta del diritto all'obiezione di coscienza non è dato sapere. Questa "squadra speciale aborto" potrebbe essere paragonata agli squadroni della morte che vari regimi totalitari hanno predisposto per eliminare avversari e non allineati. Con una differenza. Mentre le squadracce che hanno spalleggiato vari regimi agiscono palesemente con autoritarismo e violenza, la squadra per l'aborto volante agisce per la "salute", anzi per il "diritto alla salute". Un'autorità dolce, anzi compassionevole. A questo proposito l'Arcivescovo di La Plata fa una precisa citazione di S. Giovanni XXIII, tratta dalla celebre enciclica Pacem in Terris (1963): «L'autorità è postulata dall'ordine morale e deriva da Dio. Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell'ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare la coscienza, poiché "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini"; (At 5,29) in tal caso, anzi, l'autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso». Nei fumetti di solito, quando ci sono ingiustizie, entra in scena l'eroe che fa il vendicatore mascherato. L'affermazione della legge naturale certamente non ha bisogno di punitori, semmai di persone che siano testimoni della bellezza della vita e della famiglia, custodi di un'autentica affettività e sessualità, capaci di piegarsi sulle sofferenze delle donne e degli uomini. Nell'emergenza, per arginare le volanti aborto, predisponiamo un reggimento di angeli accanto ai piccoli nella pancia della mamma.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/08/2014
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NESSUNO PUO' CAMBIARE LA REALTA'
Perchè la mamma è una donna e il papà un uomo …e deve essere così
di Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/09/2014
L'ideologia di genere ha avuto, tra i pochi, il merito di focalizzare l'attenzione di alcuni osservatori sulla figura del padre e della madre, sul ruolo paterno e materno, e sulla loro importanza nella formazione dell'identità di genere. È importante, si osserva, che ci siano entrambi i genitori, il padre e la madre; ma è ancora più importante che, nei confronti del bambino, siano presenti il ruolo paterno e materno, al di là di chi li riveste: non è necessario che il ruolo paterno sia esercitato dal padre e quello materno dalla madre; un ruolo paterno può essere esercitato anche da altri uomini (uno zio, un nonno, un prete …) e addirittura da una donna (dalla madre, ad esempio nel caso della vedovanza). Questa affermazione è di solito corroborata da casi in cui un bambino orfano di padre è cresciuto senza alcun problema di identità di genere; oppure di ottime famiglie nelle quali il ruolo tradizionalmente paterno è stato svolto dalla madre e viceversa. Personalmente, credo che la questione sia semplicemente una riproposizione del dibattito sul genere. Si discute, infatti, del sesso dei genitori (padre e madre) e del loro ruolo di genere (ruolo paterno o materno). L'ideologia di genere sostiene che non esista alcun legame tra sesso e genere; e che il genere, essendo una pura costruzione sociale, deve (per qualche motivo mai chiarito) essere decostruito. Nel nostro caso abbiamo padri (di sesso maschile) che cambiano i pannolini (ruolo di genere materno) e madri (di sesso femminile) che hanno un ruolo normativo (ruolo di genere paterno); bambini che crescono senza qualcuno che svolga un ruolo paterno (necessario solo, dunque, per convenzione sociale); e casi in cui i ruoli genitoriali di genere sono state stravolte e i bambini non ne hanno avuto alcun danno (e che dovrebbero dimostrare come sia possibile decostruire tali ruoli). Proviamo dunque ad affrontare le domande poste dall'ideologia di genere, per poi applicarle alla relazione tra sesso dei genitori e i loro ruoli genitoriali di genere. Molti ritengono che le questioni relative al genere possano essere affrontate dal punto di vista scientifico. È senz'altro vero che la scienza (cioè l'utilizzo della misurazione come metodo di conoscenza) è un valido strumento per conoscere la realtà, ma non tutta la realtà può essere misurata (quindi conosciuta attraverso la scienza): l'uomo, ad esempio, nella sua profonda identità, non può essere misurato. Lo strumento che fino alla metà dell'Ottocento (cioè fino al Positivismo) è stato utilizzato con successo per conoscere l'uomo è la filosofia, in particolare l'antropologia. L'antropologia può aiutarci a dipanare le questioni poste dall'ideologia di genere? Personalmente credo di sì; credo, in particolare, che alcuni strumenti antropologici della filosofia aristotelico-tomista possano essere particolarmente utili per affrontare tali interrogativi. Nel IX libro della Metafisica, Aristotele sostiene che il movimento, il divenire, il mutamento consiste nel passaggio dallo stato di "potenza" a quello di "atto". La potenza è la capacità di un ente di essere ciò che ancora non è; l'atto è, invece, la realizzazione di ciò che precedentemente era solamente in potenza. La "natura" è il principio, insito negli enti, che guida il divenire dallo stato di potenza a quello di atto. Il termine "natura", dunque, non indica semplicemente ciò che esiste, la realtà; né può indicare generalmente ciò che fanno gli animali o i vegetali, semplicemente perché ogni specie ha una propria natura, ossia un proprio progetto, diverso da quello di altre specie. In termini correnti potremmo definire la natura come il "progetto" che guida lo sviluppo di ciò che esiste, la sua realizzazione. In che modo la dottrina del movimento di Aristotele riguarda l'ideologia di genere? Mentre l'identità sessuale (cioè l'essere maschio o femmina) è definita sin dal concepimento – il momento dal quale ogni cellula del corpo umano è caratterizzata dai cromosomi XX nella femmina e XY nel maschio -; l'identità di genere (cioè l'essere uomo o donna), invece, si acquista con lo sviluppo. Parafrasando la Bibbia si potrebbe dire che "maschio e femmina li creò" (Gn 1, 27), ma uomo e donna si diventa. Potremmo quindi descrivere il sesso e il genere in termini aristotelici, definendo il sesso come "potenza" e il genere come "atto", cioè la realizzazione di un progetto (la "natura") presente fin dal concepimento ma che si realizza nel corso della vita. Il compimento della propria identità sessuale consiste quindi nell'acquisire pienamente l'identità di genere, ossia nel diventare pienamente uomini (se maschi) e donne (se femmine). Sorge spontanea, a questo punto, un'obiezione: esistono situazioni nelle quali le persone nascono maschi o femmine, ma non raggiungono la piena identità di uomini e di donne. Questo significa che queste persone non hanno un progetto che li conduce a diventare uomini e donne se concepiti maschi e femmine? Affrontiamo questa difficoltà con un esempio. Se noi andassimo al mercato e comprassimo una piantina di limone, lo faremmo perché fiduciosi che quella piantina darà dei limoni, ossia confideremmo nel fatto che la piantina di limone abbia una natura, un progetto che prevede la produzione di frutti, e nemmeno frutti qualsiasi (ad esempio angurie o ciliegie) ma proprio dei limoni. Può tuttavia accadere che, giunto il periodo appropriato, la piantina non fruttifichi: forse non ha ricevuto abbastanza acqua o luce, forse è stata assalita dai parassiti, forse era in una posizione non adeguata. Ciò non significa, ovviamente, che la natura della pianta non prevedesse la presenza di frutti, bensì che l'ambiente ha ostacolato lo sviluppo della piantina secondo la sua natura. Questo è, infatti, secondo la filosofia aristotelica, il ruolo dell'ambiente; quello di permettere od ostacolare lo sviluppo della natura delle cose. Tornando all'uomo, questo significa che esiste una natura che guida la realizzazione del progetto della persona; e che se una persona non riesce a sviluppare pienamente le sue potenzialità non significa che non ne avesse, ma solamente che l'ambiente e le esperienze che ha vissuto (la cultura) non glielo hanno permesso. Tutto ciò non deve far pensare che la cultura abbia solamente un ruolo negativo nello sviluppo dell'identità, come sosteneva Rousseau. È vero piuttosto il contrario: le relazioni sono lo strumento essenziale per la propria realizzazione, e l'uomo non può vivere senza relazioni. Aristotele, nel primo libro de La politica, definiva infatti l'uomo zòon politikòn, animale sociale; e san Tommaso, ne La politica dei principi cristiani, ribadisce che «agli uomini è necessario vivere in società». La necessità delle relazioni per la vita umana è testimoniata anche da un esperimento condotto da Federico II di Svevia e riportato nelle Cronache di fra Salimbene da Parma. Volendo l'imperatore scoprire quale fosse la lingua orginaria dell'uomo, fece rinchiudere dei neonati in una torre, ordinando che fossero nutriti e lavati, senza tuttavia parlargli, cullarli o cantare loro canzoni, ossia privandoli di alcun tipo di relazione; i bambini morirono tutti. Torniamo all'ideologia di genere. Essa sostiene l'assoluta indipendenza della parte biologica della sessualità (il sesso) da quella non-biologica (il genere). Per l'antropologia artistotelico-tomista ogni cosa esistente è un "sinolo" - ossia una unione – di materia e forma; nel caso dell'uomo la materia è il corpo e la forma è l'anima. L'anima e il corpo sono inscindibili, tanto che la separazione dell'anima dal corpo comporta la morte dell'uomo; e il loro rapporto non è una "somma", quanto piuttosto un "prodotto". Che differenza c'è tra la somma di anima e corpo e la loro unione? Più o meno la differenza che passa tra gli ingredienti per fare una torta e la torta. Quando noi abbiamo la somma degli ingredienti per fare una torta – ad esempio ammucchiati in un sacchetto per la spesa – essi sono separabili l'uno dall'altro, e ognuno mantiene le sue caratteristiche: le uova sono fragili, la farina svolazza se soffiata, il cioccolato si scioglie al calore. Una volta che noi abbiamo impastato e cotto la torta (ne abbiamo fatto dunque un sinolo) non ci è più possibile separare gli ingredienti, o togliere dalla torta la farina o le uova; e la torta ha caratteristiche diverse dalle caratteristiche dei singoli ingredienti che la compongono: non è fragile, non svolazza e non si scioglie. Questo è, secondo l'antropologia aristotelico-tomista, la relazione che lega anima e corpo nell'uomo: esse sono unite indissolubilmente. Per questo motivo è lecito, ed anche utile distinguere la componente biologica della sessualità da quella psicologica e relazionale; ma esse sono le due facce della stessa medaglia, inscindibili se non al prezzo di annientare l'uomo. Spero che quanto scritto finora abbia convinto il lettore che l'antropologia aristotelico-tomista può fornire gli strumenti che permettono non solo di capire con semplicità e lucidità l'ideologia di genere, ma anche di dare ad essa una risposta convincente ed efficace. Detto questo, come possiamo affrontare il dilemma iniziale? È necessario che il padre eserciti un ruolo paterno e la madre uno materno? Eppure talvolta accade, coma mai? Perché alcuni bambini non sono cresciuti in questa situazione e non hanno riportato dei problemi nello sviluppo dell'identità di genere? Diciamo (senza ripetere tutto) che essere padre è la potenza, esercitare un ruolo paterno l'atto, che la natura (il progetto) di un padre è quello di esercitare il ruolo paterno. La realizzazione del progetto è potenziale, non obbligatoria; quindi può accadere che un padre non eserciti un ruolo paterno, e che qualcun altro (uomo o donna) si sostituisca a lui in questo ruolo. Ciò non toglie che l'esercitare un ruolo paterno è legato all'essere padre, ne è lo sviluppo, ne costituisce la natura. Consideriamo adesso il bambino. Anch'esso ha una natura, cioè un progetto. Il fatto che una persona diversa dal padre abbia svolto per lui un ruolo paterno può essere un ostacolo alla realizzazione del suo progetto (sicuramente non è un vantaggio); ma può trovare nell'ambiente sociale altre risorse (cioè altre persone che, bene o male, ricoprano tale ruolo) che lo aiutino nella propria realizzazione. Riassumendo: essere padre ed esercitare un ruolo paterno non sono due cose avulse, ma la seconda è il compimento della prima; compimento potenziale, in quanto può darsi che un padre non possa o non riesca ad esercitare il suo ruolo naturale. In questo caso, il bambino può trovare un ruolo paterno in figure vicarie (che, per questo, sono sostituti della figura paterna, naturale interprete del ruolo educativo paterno.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/09/2014
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