Amici del Timone n�21 del 16 giugno 2013

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1 PIU' CONOSCIAMO IL DNA E PIU' SCRICCHIOLANO LE VECCHIE CERTEZZE DARWINIANE
Il Dna parla, ma è l'ambiente che lo fa parlare tramite una struttura ancora più complessa tutta da decifrare
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Foglio
2 L'ABORTO NON E' MAI NECESSARIO PER SALVARE LA VITA DELLA DONNA
La scienza dice la verità senza ricorrere ai proclami della pubblicità abortista
di Elard Koch - Fonte: UCCR online
3 UNA STORIA DI FANTASCIENZA… QUANDO SI DIVENTA PERSONA?
Oggi purtroppo anche la fantasia è stata superata dalla triste realtà… a quando il prossimo passo?
di Umberto Folena - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
4 LA FECONDAZIONE IN VITRO NON E’ UNA CURA PER LA STERILITA’
E anzi comporta gravi rischi per la salute del nascituro… non è un atto d’amore volere un figlio ad ogni costo.
Fonte: UCCR online
5 IN FRANCIA VIENE UCCISO PRIMA DI NASCERE IL 96 PER CENTO DEI BAMBINI DOWN, MA C'E' CHI SI PREOCCUPA E DICE: DOBBIAMO ARRIVARE AL 100 PER CENTO
L'aborto deve essere favorito in tutti i modi costringendo le donne ad affrontarlo in solitudine, e nessuno si sogni di dare alternative: va inculcato che i bambini handicappati sono un orrore
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Occidentale
6 ATEA E BESTEMMIATRICE, A 19 ANNI RIMANE INCINTA...
La ragazza ha raccontato la sua storia al convegno del giorno prima della Marcia per la Vita (guarda anche il toccante video di Aaron)
di Costanza Miriano - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
7 LA TOSCANA SPENDE 240.000 EURO PER INSEGNARE AI TRANSESSUALI COME CAMBIARE SESSO
La regione che taglia le risorse per le autoambulanze ha istituito un consultorio per transessuali con ben 7 dipendenti
Fonte: voxnews.info
8 IL PENDIO SCIVOLOSO: DALL'ABORTO SI PASSA ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE (POI AL MATRIMONIO GAY)
Considerazioni sulla morte di Robert Edwards, padre della fecondazione artificiale
di Marisa Orecchia - Fonte: Federvita Piemonte

1 - PIU' CONOSCIAMO IL DNA E PIU' SCRICCHIOLANO LE VECCHIE CERTEZZE DARWINIANE
Il Dna parla, ma è l'ambiente che lo fa parlare tramite una struttura ancora più complessa tutta da decifrare
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Foglio

Ci hanno insegnato che dire DNA è dire determinismo; ma la scienza ci mostra invece l’esatto opposto. Partiamo da una ricerca svizzera pubblicata in questi giorni: trattare male i bambini altera l’espressione del loro DNA con il serio rischio che queste alterazioni diventino ereditabili. Questo inquietante scenario riguarda non solo i maltrattamenti, ma anche gli insulti ambientali e fisici e ci apre ad una realtà imprevedibile solo vent’anni fa: il DNA “riceve ordini”
Ci hanno insegnato che dire DNA è dire determinismo; ma la scienza ci mostra invece l’esatto opposto. Partiamo da una ricerca svizzera pubblicata in questi giorni: trattare male i bambini altera l’espressione del loro DNA con il serio rischio che queste alterazioni diventino ereditabili. Questo inquietante scenario riguarda non solo i maltrattamenti, ma anche gli insulti ambientali e fisici e ci apre ad una realtà imprevedibile solo vent’anni fa: il DNA “riceve ordini”dall’ambiente e potrebbe trasmetterli alle generazioni future! Il tutto regolato da una nuova branca della biologia: l’epigenetica.
Attenti i dogmatici e i fan dell’immobilismo: l’epigenetica (regolazione ad un livello superiore –“epi”- dell’espressione dei geni) ci dice che se credevamo di arrivare a conoscere la vita decifrando il DNA, ora ci sentiamo dei bambinetti presuntuosi: Il DNA parla, ma è l’ambiente che lo fa parlare tramite una struttura ancora più complessa, ancora tutta da decifrare. Il DNA parla in rapporto a quello che gli chiede l’ambiente. Capite come cambia la prospettiva? Quello che siamo non è “già scritto”, e quello che è scritto, può essere letto dalla natura in vari modi. “Nella mente del pubblico, l’identificazione di geni responsabili di malattie era un passo sulla via di una medicina personalizzata. Sfortunatamente, si è mostrato essere un passo molto piccolo” spiega l’oncologo Nahid Turan sulla rivista Epigenetics.
Per un pediatra, l’epigenetica è l’uovo di Colombo: certi stimoli arrivati nel pancione o nei primi momenti della vita, “svegliano” o “addormentano” dei geni. Ad esempio, se ai feti arriva meno nutrimento, questo sveglierà dei geni che predispongono da adulti allo sviluppo dell’ipertensione o del diabete. Se invece il bambino ancora in fasce riceve meno coccole –come risulta da studi su animali- , la loro mancanza è in grado di addormentare dei geni che prevengono lo stress. E queste attivazioni di geni si trasmettano alle generazioni seguenti, tanto che se uno nasce dopo una carestia trasmette il ritardo di crescita alla nascita alle generazioni seguenti.
I ricercatori italiani proprio in questi giorni hanno pubblicato la loro importante scoperta in questo campo: una proteina, Zfp57, che insieme ad altri fattori garantisce la conservazione dei segnali epigenetici dall’embrione all’adulto: questo lasciar parlare o zittire alcuni geni avviene infatti attraverso certe molecole che solo ora iniziamo a conoscere.
Roba solo da scienziati? Mica tanto. Pensiamo ad esempio alla fecondazione in vitro: avviene in vitro e non nel pancione delle mamme, a contatto con le cellule della tuba uterina e con le proteine che queste cellule producono. Può questo ambiente attivare o disattivare dei geni in modo diverso da quanto farebbe l’utero materno? Essendo malattie rarissime, ancora non lo sappiamo; tuttavia leggiamo che disordini dell’imprinting, legati a modificazioni epigenetiche, “possono essere aumentati in seguito alla fertilizzazione in vitro” (Best Pratice and Research, luglio 2007) Ma se l’ambiente influisce su come il DNA si esprime, e dato che quest’influenza si eredita, si capisce come si apra una prospettiva verso nuove frontiere evoluzionistiche: come diceva il chimico Enzo Tiezzi, l’evoluzione è stocastica, non casuale, cioè è armonica con l’ambiente da cui riceve e cui dà collaborazione. Le variazioni dell’ambiente non sono solo “selettive” di chi “non è adatto”, ma anche indirizzano il DNA ad esprimersi in armonia con le variazioni stesse, pur senza modificarne la struttura.
Eva Jablonka, genetista dell’università di Tel Aviv, nel suo libro “Evoluzione a quattro dimensioni” (UTET, 2009) sostiene, parlando dell’ereditarietà, che essa: “non ha a che vedere soltanto con i geni; alcune variazioni ereditarie non sono casuali in origine; certe informazioni acquisite vengono ereditate”. E aggiunge: “Simili affermazioni rischiano di suonare eretiche alle orecchie di chiunque abbia appreso sui banchi di scuola la solita versione della teoria evoluzionista di Darwin secondo cui l’adattamento ha luogo attraverso la selezione casuale di variazioni genetiche casuali. Trovano tuttavia saldo fondamento nei nuovi dati”.Ovviamente a chi vuole dimostrare che la vita a tutti i costi è casuale, questo non va giù; ma i dogmi scricchiolano: abbiamo iniziato il 21° secolo col mito del sequenziamento del DNA, e ora ci troviamo la porta spalancata su un mistero mille volte maggiore.

Fonte: Il Foglio

2 - L'ABORTO NON E' MAI NECESSARIO PER SALVARE LA VITA DELLA DONNA
La scienza dice la verità senza ricorrere ai proclami della pubblicità abortista
di Elard Koch - Fonte: UCCR online

Nel settembre 2012 ho avuto la preziosa opportunità di partecipare come membro della Committee on Excellence in Maternal Healthcare, convocata a Dublino per analizzare l'esperienza di Irlanda, Cile e altri paesi con un elevato standard di salute materna in tutto il mondo. L'incontro è stato coronato con la Declaration of Dublin: «Come professionisti esperti e ricercatori in ostetricia e ginecologia, affermiamo che l'aborto diretto – la distruzione intenzionale del nascituro – non è medicalmente necessario per salvare la vita di una donna. Noi sosteniamo che vi è una differenza fondamentale tra l'aborto e i necessari trattamenti medici che vengono effettuati per salvare la vita della madre. Confermiamo che il divieto di aborto non influisce in alcun modo, e in nessun caso, sulla disponibilità di cure ottimali per le donne in gravidanza».
Sia il Cile e l'Irlanda sono collocati tra le nazioni al mondo più sicure per la maternità nelle rispettive regioni. Nel caso del Cile, esclusi i decessi dovuti a cause non-ostetriche (chiamate anche cause indirette), 30 morti materne sono state registrate nel corso del 2010, con un tasso di mortalità dell'11,9 per 100.000 nati vivi. Questo colloca il Cile secondo dopo al Canada nel continente americano, con una migliore salute materna rispetto agli Stati Uniti d'America. In Irlanda, solo tre decessi materni sono stati registrati su 74.976 nati vivi, dando un tasso di mortalità di 4 per 100.000 nati vivi, e ponendo questo paese tra le cinque nazioni con il più basso tasso di mortalità materna in Europa.
È interessante notare che questi due paesi hanno le leggi meno permissive sull'aborto nel mondo e nello stesso tempo la visualizzazione di mortalità legata all'aborto è trascurabile. Questo sfida il mitosecondo il quale la limitazione di aborto porta a centinaia -se non migliaia- di morti a causa dell'aborto.Questo è falso.
Le morti a causa dell'aborto in Cile sono diminuite del 99% in 50 anni. Inoltre, questa diminuzione è continuata anche dopo la messa al bando dell'"aborto terapeutico", nel 1989, a conferma che la legge dimostra che tali aborti erano completamente inutili a ridurre la mortalità materna o nell'affrontare i casi eccezionali in cui la vita della madre in gravidanza è a rischio. Questo non è un problema minore dato che la mortalità a causa dell'aborto è un argomento ricorrente utilizzato per promuovere la legalizzazione dell'aborto in Irlanda, Cile, e in America Latina in generale.
Nel corso del 1960, quasi il 45% dei ricoveri per aborto sono stati associati all'aborto indotto. In Cile, dal 1967, la continua diminuzione dei tassi di ospedalizzazione a causa di qualsiasi tipo di aborto, spontaneo o provocato, suggerisce che la pratica dell'aborto indotto è anche diminuita in parallelo con la diminuzione della mortalità per aborto. In effetti, le stime effettuate fino a pochi mesi mostrano che soltanto il 10-19% di tutti i ricoveri per aborto in Cile può essere attribuito all'aborto indotto negli ultimi dieci anni. La maggior parte degli aborti indotti in Cile oggi avrebbe luogo ricorrendo alla acquisizione illegale di Misoprostolo nel mercato nero, un business lucrativo apparentemente senza un adeguato controllo.
In termini statistici, i tassi di aborto in Cile e in Irlanda sono, in media, da 10 a 12 volte inferiori rispetto a quelli dei paesi in cui l'aborto è legale, come la Spagna, il cui tasso di aborto è aumentato di 10 voltedal momento della sua depenalizzazione nel 1985. La ripetizione dell'aborti da parte delle stesse donne è aumentato dal 20 ad oltre il 35%, il che suggerisce che l'aborto legale è utilizzato come una sorta di metodo contraccettivo dalle giovani donne spagnole.
La spiegazione di questa differenza è logica: mentre il permesso legale facilita l'accesso e aumenta l'incidenza di aborto, la sua restrizione legale ostacola l'accesso e diminuisce l'incidenza. Ovviamente,l'effetto dissuasivo di una legge meno permissiva non può eliminare completamente il problema, ma può diminuirlo. Infatti, lo scopo di una tale legge è simile a quella della legislazione che vieta farmaci dannosi.
Sorprendentemente, gli anacronistici riferimenti all'"aborto terapeutico" sono usati in modo stressante più e più volte per ripristinare l'inutile legislazione, prestandosi ad abusi interpretativi. La libera interpretazione delle cause dell'aborto, che portano all'abuso di leggi più permissive, sembra essere un problema più generale. In realtà, la maggior parte degli aborti effettuati in Inghilterra e in Spagna vengono eseguiti per "ragioni di salute mentale", anche se non ci sono prove scientifiche a sostegno dell'aborto come indicazione terapeutica per eventuali problemi relativi alla salute mentale.
La preziosa esperienza cilena dimostra che l'etica medica è sufficiente per far fronte a tutti i casi di apparente conflitto tra la vita della madre e quella del bambino in gestazione. Inoltre, un ragionamento operativo sul diritto etico all'interno della legge attuale consente un adattamento dinamico al progresso della tecnologia e della conoscenza scientifica, la promozione di una sana, riflessiva e responsabile prassi medica. Infine, se l'obiettivo di nazioni come il Cile e l'Irlanda è quello di mantenere il loro elevato standard nella sanità materna, proteggendo allo stesso tempo la salute della donna e della vita umana in gestazione, mantenendo anche un basso tasso di aborto indotto, il modo per procedere non comporta la modifica delle loro attuali leggi vigenti sull'aborto.

Fonte: UCCR online

3 - UNA STORIA DI FANTASCIENZA… QUANDO SI DIVENTA PERSONA?
Oggi purtroppo anche la fantasia è stata superata dalla triste realtà… a quando il prossimo passo?
di Umberto Folena - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano

«Walter stava giocando a nascondino quando vide il furgone bianco al di là della macchia di cipressi, e capì subito cos’era. Pensò: “È il furgone bianco dell’aborto. È venuto a prendere qualche bambino per un aborto post-partum. E forse”, pensò, “l’hanno chiamato i miei genitori. Per me”». È l’inizio agghiacciante del racconto The Pre-Persons (Le pre-persone), scritto nel dicembre del 1973 da… da chi? Da un fanatico pro-life? Da un reazionario neonazista?
No: da Philip K. Dick, scrittore di fantascienza (ma non solo), visionario paranoico impasticcato, il più saccheggiato, nella sua diluviale professione di scrittore spesso costretto a scrivere per sopravvivere, da Hollywood. Dick, quello di Blade Runner, Total Recall, Screamers, Minority Report, Paycheck, Next e altri ancora; capace, pur facendo della narrativa popolare, di sbattere in faccia al lettore domande radicali sul senso della vita e della morte, sul libero arbitrio, sulla natura stessa dell’uomo. Su Dio. Con l’aborto Dick fece i conti direttamente quando sua moglie decise di abortire; lui non era d’accordo, ma Dick aveva la straordinaria capacità di innamorarsi, sposandole pure, di donne problematiche e tiranniche, con le quali il dialogo non era facile. Egli stesso peraltro non era privo di contraddizioni. Una sua figlia dirà: «Era contro l’aborto, ma non si curava dei figli».
Non essendo un cattolico militante o un cardinale, Dick però può permettersi di scrivere quello che gli pare mettendo in imbarazzo gran parte dei suoi estimatori, schierati su posizioni tutt’altro che anti-abortiste, compreso quel Vittorio Curtoni che per Mondatori traduce e raccoglie negli anni Novanta tutti i racconti, pubblicati nei quattro volumi delle Presenze invisibili: nell’introduzione al quarto volume evita di far cenno alle Pre-persone, rendendo invisibili pure loro.
Dick narra di un futuro prossimo, negli Usa, in cui un individuo diventa pienamente “persona” solo quando è in grado di risolvere problemi di matematica superiore; fino a quel momento può essere abortito post-partum. Ecco il passaggio chiave: «L’errore principale dei sostenitori dell’aborto, fin dall’inizio, era nella linea arbitraria che tracciavano. Un embrione non ha diritti costituzionali, e può essere legalmente ucciso da un medico. Però il feto era stato considerato “persona giuridica”, con i suoi diritti, almeno per un certo periodo. Poi la follia pre-aborto aveva deciso che anche un feto di sette mesi non era umano e poteva essere ucciso legalmente da un medico iscritto all’albo. E un giorno, anche il bambino appena nato… È come un vegetale, non sa mettere a fuoco, non capisce niente, non parla: questi erano gli argomenti del partito abortista in tribunale; e avevano vinto, sostenendo che un bambino appena nato era solo un feto espulso accidentalmente o naturalmente dall’utero. Ma anche allora, dove bisognava tracciare la linea di demarcazione? Quando il bambino faceva il suo primo sorriso? Quando diceva la prima parola, o cercava per la prima volta di prendere un giocattolo che gli piaceva? La linea di demarcazione legale era stata spinta sempre più avanti, inesorabilmente. Fino a che si era arrivati alla definizione più selvaggia e arbitraria di tutte: la capacità di risolvere problemi matematici superiori. (…) Era un arbitrio. E neppure un arbitrio teologico, ma solo legale. La Chiesa aveva affermato da molto tempo, fin dall’inizio, che anche lo zigote, e l’embrione che ne seguiva, era una vita sacra come quella che cammina sulla terra. Si era accorta di definizioni arbitrarie come: “A questo punto l’anima entra nel corpo”, oppure, in termini moderni: “Ora è una persona, avente diritto alla piena protezione della legge come chiunque altro”».
Dick commenterà, in tono mite: «Mi spiace molto di avere offeso chi non è d’accordo con me sull’aborto volontario. Ho ricevuto anche lettere anonime colme d’odio, alcune non da singoli individui ma da organizzazioni favorevoli all’aborto volontario». Conclusione: «Non ho niente da rimproverarmi. Le mie posizioni sono quello che sono: “Hier stek’Ich; Ich kann nicht anders”, come dovrebbe aver detto Martin Lutero» (qui sto, e altro non posso fare).

Fonte: Il Blog di Costanza Miriano

4 - LA FECONDAZIONE IN VITRO NON E’ UNA CURA PER LA STERILITA’
E anzi comporta gravi rischi per la salute del nascituro… non è un atto d’amore volere un figlio ad ogni costo.
Fonte UCCR online

A causa della fecondazione in vitro, oltre all’incremento di uccisione di embrioni umani scartati che tale pratica comporta, la maternità è rimandata sempre più tardi, aumentando i rischi di patologie gravi e togliendo il diritto ai bambini di avere due genitori in grado di badare a lui con tutte le loro forze, senza doversi occupare precocemente della loro vecchiaia.
Lo ha spiegato un figlio cresciuto con genitori anziani: «c’è da considerare cosa significhi essere adolescenti con genitori ultrasessantenni, incapaci di capire i loro figli, sentendosi continuamente definire “bastone della mia vecchiaia”. C’è soprattutto da considerare cosa significhi cercare di costruirsi un futuro con genitori ormai anziani e bisognosi di assistenza, barcamenandosi tra pannoloni, medicine e colloqui di lavoro; tra orari d’ufficio e improvvise chiamate da casa per imprevisti legati all’età».
Rispetto ai rischi alla salute che le donne corrono volendo partorire anche superati gli “anta”, ha preso posizione il professor Antonio Chiantera, segretario nazionale dell’Associazione dei ginecologi (AOGOI), affermando: «Quella di non fare figli quando si è veramente in età fertile è una scelta che giudico egoistica [...]. Nella donna l’età di massima fertilità è tra i 18 e i 28 anni, poi lentamente decresce fino a quando superata la soglia dei 40 anni la capacità riproduttiva diventa decisamente scarsa. A meno che, appunto, non si congelino prima in una banca gli ovociti. Ma i figli sarebbe meglio farli prima. Anche per non incorrere in pericoli per la salute», come i «gravi rischi di contrarre l’endometriosi, che è una malattia seria perché provoca ripetuti sanguinamenti, cistiti e la necessità di intervenire più volte anche chirurgicamente». Secondo Chiantera può essere giustificato congelare gli ovuli «per le donne con neoplasie che richiedono cicli chemioterapici o di radioterapia, ma quando la motivazione è egoistica e non sanitaria è giusto che ci si faccia carico in proprio delle spese». E invece, «finisce quasi sempre per pagare il servizio pubblico e non è proprio giusto».
Anche Carlo Bellieni,  neonatologo dell’Università di Siena, ha spiegato che la prima prevenzione alla fertilità è «fare i figli nell’epoca della vita più propizia», e comunque il problema non si risolve con la fecondazione artificiale, dato che -come riportato sull’ultimo numero della rivista Family Physician, organo del Royal Australian College of General Practitioners- le possibilità di impianto dell’embrione sono comunque basse: il 35-40 per cento se la donna ha meno di 35 anni e il 15 per cento al di sopra di quella età. Concludendo: «E’ paradossale aprire alla fecondazione in vitro e non far nulla in quanto a prevenzione della sterilità. E’ uno sbilanciamento che non sconfigge la sterilità dilagante».
La stessa tecnica di Fecondazione in vitro, inoltre, oltre ad essere poco efficace è portatrice di unaumento di rischi per la salute della donna. Un recente studio, pubblicato su British Medical Journal, ha mostrato un aumentato rischio di embolia polmonare (blocco della principale arteria del polmone) e di tromboembolia venosa (coaguli di sangue) durante il primo trimestre di una gravidanza ottenuta per fecondazione artificiale. La rivista scientifica «HEC Forum», in seguito ad un altro studio, è arrivata recentemente a questa conclusione: «La Fivet ha strette regole che lasciano le donne fisicamente ed emotivamente esauste. Il trattamento di Fiv può avere un tremendo impatto sulle donne».
Studi precedenti hanno inoltre dimostrato la pericolosità anche per i bambini: una probabilità dimalformazioni congenite pari a 1.25 volte maggiore per chi nasce tramite fecondazione rispetto a chi nasce naturalmente. A risultati simili è arrivato anche uno studio su New England Journal of Medicine, uno pubblicato su Pediatrics e uno su Minerva Pediatrica.

Fonte: UCCR online

5 - IN FRANCIA VIENE UCCISO PRIMA DI NASCERE IL 96 PER CENTO DEI BAMBINI DOWN, MA C'E' CHI SI PREOCCUPA E DICE: DOBBIAMO ARRIVARE AL 100 PER CENTO
L'aborto deve essere favorito in tutti i modi costringendo le donne ad affrontarlo in solitudine, e nessuno si sogni di dare alternative: va inculcato che i bambini handicappati sono un orrore
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Occidentale
Fonte: L'Occidentale

6 - ATEA E BESTEMMIATRICE, A 19 ANNI RIMANE INCINTA...
La ragazza ha raccontato la sua storia al convegno del giorno prima della Marcia per la Vita (guarda anche il toccante video di Aaron)
di Costanza Miriano - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
Fonte: Il Blog di Costanza Miriano

7 - LA TOSCANA SPENDE 240.000 EURO PER INSEGNARE AI TRANSESSUALI COME CAMBIARE SESSO
La regione che taglia le risorse per le autoambulanze ha istituito un consultorio per transessuali con ben 7 dipendenti
Fonte voxnews.info
Fonte: voxnews.info

8 - IL PENDIO SCIVOLOSO: DALL'ABORTO SI PASSA ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE (POI AL MATRIMONIO GAY)
Considerazioni sulla morte di Robert Edwards, padre della fecondazione artificiale
di Marisa Orecchia - Fonte: Federvita Piemonte
Fonte: Federvita Piemonte

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