Amici del Timone n�19 del 27 aprile 2013
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ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE
Comunicazione a tutti i Soci
di Paolo Delprato - Fonte: Scienza & Vita di Siena
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DONA AL CAV DI SIENA IL 5 X MILLE
Una firma che non ti costa nulla e che aiuta i bambini a nascere!
Fonte: Centro di Aiuto alla Vita di Siena
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MARCIA PER LA VITA 2013: SIAMO TUTTI INVITATI
Intervista a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia
di Mauro Feverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
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IN PREPARAZIONE ALLA MARCIA PER LA VITA A ROMA
Il giorno precedente ci sarà un grande convegno che testimonia la crescente vitalità del mondo pro life italiano
di Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
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PERCHE’ MARCIARE PER LA VITA
Il rispetto della legge morale è un principio che merita di essere difeso nelle piazze.
di Intervista al Card. Leo Burke - Fonte: marciaperlavita.it
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COSA PROVANO I GEMELLI NEL VENTRE MATERNO
La scoperta della vita fetale fa riflettere sul clima culturale che ''crea l'obbligo per il bambino concepito di essere conforme ai desideri dei genitori e della società''
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Osservatore Romano
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QUANDO DON CAMILLO BASTONAVA MALTHUS
Il problema dell'eccesso delle nascita non esiste, è una bestemmia, ma anche un errore della logica
di Mario Palmaro - Fonte: prolifenews.it
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LA SALUTE NON E' PERFEZIONE
Se associamo la salute ai modelli irraggiungibili che ci vengono proposti non saremo mai felici e destinati all'eterna insoddisfazione
di Carlo Bellieni - Fonte: Zenit
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LE NOZZE GAY SPIEGATE AI MIEI FIGLI (ETA' MEDIA 9 ANNI)
A noi dispiace tanto se le persone dello stesso sesso che si vogliono bene non possono avere bambini, ma è la natura, e noi abbiamo il dovere di difendere quei bambini
di Costanza Miriano - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
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LA MORTE DI SAVITA STRUMENTALIZZATA
Non è la legge irlandese a mettere in pericolo le donne, ma il mancato rispetto delle lobby abortiste che strumentalizzano le notizie
di Lorenzo Shoepflin - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NELLA CHIESA SONO TUTTI I BENVENUTI, MA NON SENZA REGOLE!
Amare tutti gli uomini e accoglierli con rispetto non significa fare sconti alla Verità
di Card. Timothy Dolan - Fonte: cantualeantonianum.com
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ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE
Comunicazione a tutti i Soci
di Paolo Delprato - Fonte: Scienza & Vita di Siena, 15 maggio 2013
Cari Soci, con la presente è convocata l’Assemblea Ordinaria annuale della nostra Associazione. L’Assemblea è convocata in prima convocazione per il giorno giovedì 30 maggio alle ore 8.30 ed in seconda convocazione alle ore 21,00, a Staggia Senese, Piazza Grazzini 5.
Qui di seguito si espone l’Ordine del Giorno: - Relazione del Presidente sull’attività svolta nel 2012 - Bilancio consuntivo 2012 - Bilancio preventivo 2013 - Rinnovo Consiglio Direttivo e Collegio dei Probiviri
Mi è preziosa l’occasione per rammentarvi la necessità di una Vostra presenza numerosa e partecipe ai lavori assembleari. Infatti, il nostro lavoro, esclusivamente gratuito e volontario, esige un collegamento costante con la base sociale per ricevere indirizzi e conforto al proprio operato.
Inoltre, occorre che ciascun socio assolva all’obbligo di contribuire alle spese sociali tramite principalmente il versamento della quota annuale che, per il 2012, è di € 30 per i sostenitori, € 10 quota ordinaria, € 5 fino ai 35 anni. Il c/c su cui effettuare il versamento ha le seguenti coordinate bancarie: IT 50 H 01030 14202 000000835771 Ed è intestato ad ASSOCIAZIONE SCIENZA & VITA DI SIENA
Sono certo che ognuno di Voi ha ben presenti le urgenze e le complessità dei temi di bioetica che, a volte senza necessariamente le luci dei riflettori mediatici, si stanno quotidianamente sviluppando con il loro carico di incognite per il futuro dell’uomo e della società. Se vogliamo che, su questi temi, la nostra società possa contare su un dibattito pluralista e scevro di emotività, occorre sostenere l’attività di organismi come la nostra Associazione.
Con questo spirito di speranza, a nome del Consiglio Direttivo, vi attendo pertanto tutti in occasione della nostra Assemblea. Un caro saluto.
Fonte: Scienza & Vita di Siena, 15 maggio 2013
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DONA AL CAV DI SIENA IL 5 X MILLE
Una firma che non ti costa nulla e che aiuta i bambini a nascere!
Fonte Centro di Aiuto alla Vita di Siena
Per donare il tuo 5 x mille al Centro di Aiuto alla Vita di Siena basta inserire nella dichiarazione dei redditi nello spazio destinato al sostegno del volontariato, le Organizzazioni non lucrative ecc, il codice fiscale, ovvero: 920 038 905 29
Fonte: Centro di Aiuto alla Vita di Siena
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MARCIA PER LA VITA 2013: SIAMO TUTTI INVITATI
Intervista a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia
di Mauro Feverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
Fonte: Corrispondenza Romana
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IN PREPARAZIONE ALLA MARCIA PER LA VITA A ROMA
Il giorno precedente ci sarà un grande convegno che testimonia la crescente vitalità del mondo pro life italiano
di Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
Fonte: Il Foglio
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PERCHE’ MARCIARE PER LA VITA
Il rispetto della legge morale è un principio che merita di essere difeso nelle piazze.
di Intervista al Card. Leo Burke - Fonte: marciaperlavita.it
Un importante appoggio alla Marcia per la Vita del 12 maggio è venuto dal card. Raymond Leo Burke che invita i vescovi di tutto il mondo a impegnarsi sul piano individuale contro l'aborto, partecipando alle Marce per la Vita. Riportiamo di seguito una nostra traduzione dell'intervista al Cardinale apparsa su LifeSiteNews del 23 aprile 2013.
I vescovi del mondo devono guidare ciascuno individualmente la lotta alla Cultura della Morte, senza attendere le conferenze episcopali nazionali, ha affermato ieri il cardinale Raymond Burke in un'intervista aLifeSiteNews.com. "Deve essere sottolineato che ciascun vescovo ha una responsabilità precisa in materia. Talvolta invece accade che i singoli vescovi esitino nel fare qualcosa perché aspettano l'iniziativa delle conferenze episcopali nazionali". Mettendo in guardia da una certa tendenza burocratica alla "verità su commissione" nell'organizzazione della Chiesa, il cardinale Burke ha spiegato che "semplicemente per il modo con cui queste conferenze funzionano possono passare anni prima che un'effettiva direzione sia data loro, e dal momento che spesso tale direzione è poi discussa e dibattuta, essa può anche essere parecchio annacquata". Il card. Burke ha inoltre rimarcato che il coinvolgimento dei vescovi dovrebbe essere costante, e non dovrebbe limitarsi a rilasciare una sola dichiarazione una volta per tutte. "Noi non stiamo scrivendo tesine universitarie, nelle quali basta fare riferimento a un documento precedente e tanto basta". Nella vita pubblica, ha detto, il messaggio deve essere affermato e riaffermato, e tenuto sempre aggiornato. Le dichiarazioni, ha proseguito il Cardinale, sono solo una parte di questo messaggio. "È ben altra cosa incoraggiare la gente a manifestare attivamente il loro desiderio che la legge morale sia rispettata". Ha spiegato poi Burke che anche in una società "pluralistica" la legge morale è universale e perciò può e deve essere espressa nella legislazione. Il Prefetto della Segnatura Apostolica, la corte suprema del Vaticano, ha parlato con LifeSiteNews in vista della Marcia Nazionale per la Vita, in programma a Roma il 12 di maggio. Il Cardinale è noto in tutto il mondo per essere una delle voci più forti all'interno della Curia Vaticana in difesa degli insegnamenti della Chiesa sulla sacralità della vita umana in tutti i suoi stadi. Egli ha spiegato che lo sviluppo di marce per la vita, a cominciare dagli Stati Uniti, è indicativo di un cambiamento dell'opinione circa l'aborto in molti paesi del mondo occidentale, specialmente tra i più giovani. Il cardinal Burke ha poi affermato che l'aborto è la questione sociale più importante in assoluto, anche se parte della gerarchia, persino in Vaticano, non sembri agire in tal senso. La mancanza di entusiasmo nel combattere l'aborto come questione prioritaria in certe alte sfere dell'amministrazione, ha aggiunto, "è qualcosa che andrebbe ripreso". Il cardinale Burke ha spiegato che, tutto sommato, tra i cardinali "c'è preoccupazione" riguardo all'aborto. "Tuttavia, il modo pratico in cui essi credono che debba essere testimoniata la difesa della vita è tutto un altro discorso. Credo che in alcuni paesi vi sia una grande esitazione tra i prelati nel partecipare a manifestazioni pubbliche. Molti di loro lo vedono come un coinvolgimento in una sorta di attività politica, inadatta al ruolo di un ecclesiastico". Ciononostante, il Cardinale ha assicurato di non avere mai esitato a partecipare, "perché a mio avviso è un problema di bene comune, di dare testimonianza in favore del bene comune. Non si tratta di un'adesione politica nel senso di essere a favore di questo o quel candidato, non è partigianeria: è un bene che unisce tutti". Citando l'enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in Veritate, il Cardinale ha detto che il problema dell'aborto – così come quello della diffusione di strumenti artificiali di contraccezione – deve far parte delle priorità: "Mi sembra che il diritto alla vita costituisca la prima istanza di giustizia sociale". Evidenziando come le marce siano nate anche in centri europei ultra-liberali come Bruxelles e Parigi, e come la marcia nazionale italiana sia aumentata da 1000 a 15.000 partecipanti nell'arco di un solo anno, il cardinale ha affermato: "penso che soprattutto tra i più giovani vi sia grande interesse sulla questione. La gente ha compreso che la cultura sta andando in bancarotta e sta facendo del proprio meglio per far fronte alla situazione". Ha detto che vi è un visibile aumento di interesse anche tra i vescovi, in particolare per la Marcia di Washington. Ha poi aggiunto che l'oscuramento da parte dei media non è stato in grado di impedire l'effetto delle marce sui testimoni diretti. "Credo abbia un grande impatto", ha assicurato. Ha poi invitato la nuova generazione di giovani pro-life a portare le loro istanze anche presso il clero. "Credo anche che, nelle parrocchie e nelle diocesi, i fedeli laici debbano andare dai loro vescovi e dai loro parroci e spingerli a dare quella guida pastorale che sono chiamati ad offrire su questo problema tanto critico. Certo, i laici devono fare la loro parte, una parte davvero importante in tutte le aree della vita pubblica nel dare testimonianza del Vangelo; ma essi dipendono dai preti e dai vescovi per avere insegnamento ed esempio su come affrontare la situazione. Hanno bisogno di una leadership, questo è il punto". In Italia la Marcia per la vita ha solo tre anni di vita ed è già cresciuta da un piccolo raduno in una cittadina fuori mano nel nord del paese ad una presenza di 15.000 persone l'anno scorso nella capitale. Gli organizzatori sperano di dare il via a un dibattito pubblico, che manca in Italia fin dall'approvazione della legge sull'aborto nel 1978. Per quanto in Italia il tasso di aborti sia relativamente basso e pochi medici diano la propria disponibilità per praticare l'aborto – un 70 % di essi nell'intera nazione si rifiuta di farlo, l'86 % nel Lazio, la regione di cui fa parte Roma –, dal momento della legalizzazione il numero di aborti ha raggiunto l'ordine di grandezza di milioni. Le statistiche più recenti a disposizione stimano all'incirca 115.517 aborti nel 2010 su una popolazione totale di 60.77 milioni, e una percentuale nazionale di 8,5 aborti ogni 1000 donne tra i 18 e i 49 anni. Nel 2009 è stato approvato l'uso del famoso farmaco abortivo, la RU-486, per le gravidanze ai primi stadi. L'ambiguità degli italiani sull'aborto è stata dimostrata nel 1981, quando un referendum nazionale per abrogare la legge è stato respinto dal 68 % dei votanti, mentre un altro che avrebbe voluto rimuovere le restrizioni legali è stato rifiutato dall'88,4 % della popolazione. Gli organizzatori della Marcia per la Vita hanno chiesto aiuto per le spese pubblicitarie. In un comunicato stampa di oggi hanno spiegato che le pubblicità radiofoniche, sui giornali e con i manifesti avrà un costo totale di 10.000 euro e hanno chiesto "di contribuire secondo le vostre disponibilità, per dare all'evento la maggior risonanza possibile. La vita di un essere umano è senza prezzo e noi saremo in strada per unire le nostre voci in difesa della vita umana innocente che viene soppressa ogni giorno, ogni minuto, nel mondo e in Italia!"
Fonte: marciaperlavita.it
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COSA PROVANO I GEMELLI NEL VENTRE MATERNO
La scoperta della vita fetale fa riflettere sul clima culturale che ''crea l'obbligo per il bambino concepito di essere conforme ai desideri dei genitori e della società''
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Osservatore Romano
Mano accanto alla mano dell'altro, cuori che battono vicini, cosa provano due gemelli nell'utero materno? Come entrano in relazione tra di loro, con che forza e con che livello di coscienza? Sono le domande che pone l'ultimo libro dello psichiatra Benoit Bayle Perdre un jemeau à l'aube de la vie ( Toulouse, Erès, 2013, pagine 270, euro 26), scritto insieme alla filosofa Béatrice Asfaux. Entriamo portati per mano nel mondo fetale, non più solo descrivendo la fisiologia della gravidanza, ma immedesimandoci realmente negli attori primi ed essenziali di essa: il figlio e la mamma. «Il feto ha vissuto nell'utero un incontro particolare col suo gemello — scrive Bayle — tramite i sensi come l'udito, il tatto, l'equilibrio e il gusto, dato che la vista è il senso meno utilizzato dal feto». Eccoci allora attratti in un viaggio nel mondo della psiche e della sensorialità prenatale, che mostra il mondo sommerso e invisibile della vita fetale come mondo pieno di rapporti e di sensibilità, seppur — scrive Bayle — a un livello che viene un attimo prima della comparsa della reale coscienza. È l'evidenza di qualcosa al tempo stesso noto e censurato: il feto è essenzialmente un bambino non ancora nato, con indubbie caratteristiche infantili già presenti prima della nascita. Ma il viaggio può diventare drammatico: Bayle e Asfaux ci portano dove non immagineremmo, nel buio del lutto, della morte di uno dei due gemelli. Cosa prova il gemello che improvvisamente non sente più muovere accanto a sé il fratello o la sorella? E cosa proverà a distanza di anni, nel ricordo di quelle sensazioni e nel rimpianto di quella perdita? Per un gemello, sopravvivere al gemello defunto è una sensazione dolorosa e straziante simile a quella di chi sopravvive a un coniuge durante un incidente o a chi sopravvive ai compagni di prigionia dopo una detenzione dura e violenta, col rischio di trascinarsi dietro un senso di colpa e un senso di invulnerabilità entrambi irrazionali. «Affermare la propria onnipotenza non gli permette forse di difendersi inconsciamente dalla violenza di cui furono oggetto i suoi pari, e di fuggire al senso di colpa?» scriveva Bayle nel precedente L'embryon sur le divan (2003), in cui ipotizza un rischio simile anche nei soggetti sopravvissuti alla selezione embrionale fatta per "scegliere" l'embrione migliore. «Se è rimasto in vita, se è stato scelto, non è forse segno che vale più degli altri che non sono sopravvissuti? Il bambino soggetto alla onnipotenza del desiderio altrui sarà un bambino onnipotente cui è difficile fissare dei limiti». Il feto superstite nascerà mentre altri embrioni-fratelli, sono stati scartati, per essere abbandonati, distrutti o congelati in un remoto ospedale. Scenari rari, ma che pongono l'accento su chi riesce a nascere dopo una selezione embrionaria o fetale: degli aborti selettivi sono talora fatti solo per ridurre il numero dei feti concepiti e sani ma con la colpa di essere troppi. L'embrione che nasce da una diagnosi preimpianto è frutto di una selezione: qualcuno è rimasto "al palo". Bayle ci invita a riflettere, partendo dall'illustrazione di numerosi casi clinici e da una ben assortita letteratura scientifica. Ma come non arrivare alla conseguenza finale? Non è forse tutta l'attuale generazione una generazione di sopravvissuti, in cui diffusamente si nasce dopo essere passati al vaglio dell'analisi genetica prenatale, e in cui una fetta di concepiti non arriva a nascere perché non idonei, malati o semplicemente indesiderati? E come pensare che tutta una generazione non serbi una traccia di questo esame attitudinale cui è sopravvissuto? Non ci sembra troppo ardito pensare che questo sia uno dei motivi per cui la moderna sociologia descrive la generazione attuale priva di ideali né desideri, ma solo impegnata a soddisfare i desideri parentali dei genitori: in fondo, chi nasce oggi lo può fare non più solo in quanto "c'è", ma perché "viene accettato" prima di poter nascere per le proprie caratteristiche genetiche (assenza di malattie, di malformazioni più o meno gravi o di predisposizione ad averle, magari sesso maschile o femminile a secondo dei casi). E, scriveva Bayle nel 2003, questo clima culturale «crea l'obbligo per il bambino concepito di essere conforme ai desideri dei genitori e della società». Non a caso la generazione attuale è chiamata in linguaggio sociologico echo-boomers , cioè bambini-eco, bambini-specchio degli ideali dei genitori, concepiti per soddisfare gli ideali irrealizzati della generazione precedente e che non ne hanno di propri. Chi si avventura nella psicologia e nella bioetica prenatale deve molto a Benoit Bayle, che apre una finestra nuova su questo mondo, tenuto sotto osservazione per i diritti del concepito eliminato, ma che non ha ancora approfondito le ripercussioni del nuovo scenario concezionale su chi arriva a nascere.
Fonte: L'Osservatore Romano
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QUANDO DON CAMILLO BASTONAVA MALTHUS
Il problema dell'eccesso delle nascita non esiste, è una bestemmia, ma anche un errore della logica
di Mario Palmaro - Fonte: prolifenews.it
Già sessant'anni fa circolavano le teorie antinataliste del pastore anglicano. Ma Giovannino Guareschi le demoliva senza pietà "Crescete et moltiplicorum!". Nel buio della notte padana, la luce della torcia elettrica di don Camillo scopre che oltre la rete del pollaio mani ignote hanno lasciato un cartello per farsi beffe di lui. I "polli della vittoria", allevati con tanta cura in vista della sconfitta elettorale di Peppone, sono spariti, e i ladri hanno lasciato soltanto due esemplari, e quel cartello in segno di scherno. L'episodio – che appare nel film Don Camillo e l'onorevole Peppone – ci offre il destro per introdurre quel biblico "crescite et multiplicamini" che fu al centro della profetica battaglia combattuta da Guareschi contro le teorie maltusiane. Teorie elaborate sul finire del '700 dal pastore anglicano Thomas Robert Malthus, che esortava le coppie di sposi all'astinenza per evitare di far crescere la popolazione oltre misura. Oggi i "malthusiani" sono diventati una presenza inquietante nei governi, nelle organizzazioni internazionali, nei giornali. Sono potenti, nonostante le loro previsioni siano state clamorosamente smentite dai fatti. All'orizzonte si profila semmai il dramma del crollo di nascite nei paesi ricchi. Già sessant'anni fa, nel 1952, il Corriere della sera manifestava le prime aperture di credito alla cultura malthusiana. Tanto da pubblicare un pezzo intitolato "L'eccesso di popolazione non può sfogarsi all'estero", nel quale si avvertono gli italiani che su di loro incombe il flagello della sovrappopolazione e la conseguente miseria generale. Sennonché un lettore diCandido, Franco Spotorno, scrive a Guareschi: "Le famiglie numerose sono in gran parte l'indice di coscienza religiosa, di senso del dovere, di rispetto delle leggi di Dio e della natura, di coraggio, di fiducia in se stessi, di spirito di sacrificio, di amore alla famiglia e al lavoro, di quel complesso, cioè, di igiene morale spesso ignota nei talami sterili, dove calcoli complicati, elucubrazioni, igiene matrimoniale e una buona dose di egoismo preparano solitari crepuscoli consolati dal cagnolino. Io sono il sesto figlio di una serie di otto; e proprio non me la sento di pensare ai miei genitori come a degli incoscienti analfabeti." Alla lettera, pubblicata sul Candido del 9 settembre 1952, Guareschi risponde così: "Non accettiamo di polemizzare né di discutere sull'opportunità o meno della limitazione delle nascite non per spirito di intolleranza, ma con lo stesso spirito col quale ci rifiutiamo di discutere sulla esistenza di Dio. Per noi Dio esiste. Con lo stesso spirito noi rispondiamo, a chi ci interpella in proposito, che il problema dell'eccesso di nascite non esiste. La regola è questa: Crescite et multiplicamini. In quanto poi a coloro che negano l'esistenza di Dio, e, quindi, delle Leggi divine, a coloro cioè che sono ancorati alla terra dal più rigoroso materialismo, noi rispondiamo che parlare di 'necessità di controllare e limitare le nascite' è, prima ancora che una bestemmia contro Dio, una bestemmia contro la natura. Quando noi pensiamo che il mare, l'immenso e sconfinato mare, prima che un uomo pensasse a dar la caccia ai pesci, è rimasto per esempio alcuni miliardi di anni (centinaia di miliardi, miliardi di miliardi, chi lo sa?) in completo e incontrollato potere dei pesci, e quando pensiamo che, pur essendo dotati d'una prolificità eccezionale, i pesci non sono mai riusciti a sovrappopolare il mare, ci vien da sorridere davanti alle preoccupazioni del Corriere della Sera e di chi la pensa come quelli del Corriere della Sera. Il problema della superpopolazione non esiste: regole inflessibili, matematiche, esistono, invece, sulle quali si basa il funzionamento di tutte le cose dell'universo. Il Padreterno, prima di creare l'universo, non ha aspettato di leggere ilCorriere della Sera. Aveva già delle idee sue".
Fonte: prolifenews.it
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LA SALUTE NON E' PERFEZIONE
Se associamo la salute ai modelli irraggiungibili che ci vengono proposti non saremo mai felici e destinati all'eterna insoddisfazione
di Carlo Bellieni - Fonte: Zenit
Che cosa significa sentirsi in salute? Rispondere ai criteri dettati dalla moda irreale e perfezionista dominante oppure accettare l'imperfezione con carità e compassione? Per rispondere a queste e altre domande relative al significato profondo del termine salute, ZENIT ha intervistato il dott. Carlo Valerio Bellieni neonatologo docente di Terapia Neonatale alla Scuola di Specializzazione in pediatria dell'Università di Siena. Membro della European Society of Pediatric Research, del Direttivo Nazionale del gruppo di Studio sul Dolore della Società Italiana di Neonatologia e della Pontificia Accademia Pro Vita. È membro anche del direttivo nazionale dell'associazione Scienza e Vita ed è Segretario del Comitato di Bioetica della Società Italiana di Pediatria. Dottor Bellieni, in un articolo recentemente pubblicato dall'edizione di ZENIT in inglese, Lei ha espresso un'originale visione della parola "salute", definendola come "lo stato di soddisfazione personale, supportato socialmente". Perché è importante domandarsi cosa significa davvero "salute"? Bellieni: Perché il termine "salute" si accosta troppo spesso all'idea di perfezione fisica e mentale – sbagliando! - e questo ha due brutte conseguenze: la prima è che, in fondo, nessuno finisce per essere considerato davvero sano; la seconda è che, allora, tutti sono per forza insoddisfatti. Alla fine la salute, che consideriamo come un diritto, diventa invece un'utopia. Invece la salute è ben altro che un'utopica perfezione e questo ha delle ricadute sociali e politiche. Ci spiega cosa intende per "salute"? Bellieni: Provate a domandarvi quando non sentite di essere sani: vedrete che la risposta non è quella della pubblicità televisiva, cioè quando siete pressoché perfetti (che poi è quella che dà anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità). Ma sentite di essere sani quando riuscite a fare le cose di tutti i giorni, o le cose che fanno tutti quelli della vostra età. Dunque il vecchio è sano se fa quello che piace fare ad un anziano; il bambino è sano se fa quello che piace fare ad un bambino. Insomma, si è sani se si è soddisfatti di quello che si riesce a fare, non se si fanno cose impossibili e allucinanti. Dunque anche per il disabile è possibile sentirsi in salute? Bellieni: Certo, basta però che non sia un "accontentarsi" o un "rassegnarsi". Per questo occorre un costante appoggio sociale. È questa la ricaduta politica? Bellieni: Sì, perché gli Stati devono mettere le politiche sociali al primo posto, quando scrivono le leggi finanziarie, mentre recentemente abbiamo notato in molti Paesi tagli gravissimi alle politiche sociali, con proteste dall'Inghilterra all'Italia. C'è poi un altro risvolto di un malinteso senso della parola salute. Quale? Bellieni: Se la salute è il pieno benessere, e se le leggi statali legano l'interruzione volontaria di gravidanza al rischio per la salute (cioè al rischio di perdere qualunque dettaglio della propria vita così come l'abbiamo programmata), è facile giustificare l'aborto come un rischio per la salute. Invece la salute, per essere definita tale, richiede di essere supportata socialmente, cioè di non lasciare nessuno solo di fronte alle scelte difficili della vita. Inoltre, rendere soggettiva l'idea di salute mostra un evidente paradosso che notiamo nel caso dell'aborto legalizzato: è l'unico punto in tutta la medicina in cui la paziente si auto-diagnostica il rischio per la salute e si auto-prescrive la terapia. Ma nel resto della medicina le cose non vanno così: serve oggettività ed esperienza. Di chi è la responsabilità per recuperare il senso del termine "salute" e non cedere al soggettivismo e all'insoddisfazione? Bellieni: In primo luogo dei mass-media, che legano troppo spesso la soddisfazione o il benessere al consumismo e a tutto quello che ne deriva. E che non mostrano la vera vita e le vere speranze delle persone malate. Penso che basterebbe mostrare lo sport dei disabili con intelligenza, per mostrare a che punte di eccellenza arriva la persona umana quando non è lasciata sola. Invece le Paralimpiadi sono trasmesse quasi di sfuggita e non le ha viste nessuno. Peccato. E la politica? Bellieni: Può fare molto se riprende a parlare un linguaggio culturale e "prepolitico", cioè di benessere vero delle persone, a parlare di sviluppo sostenibile, di difesa della vita debole e di ecologia, tre campi strettamente uniti e che sono curati da scienziati e studiosi che temono il decadimento della civiltà occidentale. Invece spesso la politica finisce col perdere le priorità e insegue più il benessere consumistico di una minoranza che il benessere vero della popolazione, cioè la ricerca di una salute correttamente intesa senza pretese eccessive e consumistiche.
Fonte: Zenit
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LE NOZZE GAY SPIEGATE AI MIEI FIGLI (ETA' MEDIA 9 ANNI)
A noi dispiace tanto se le persone dello stesso sesso che si vogliono bene non possono avere bambini, ma è la natura, e noi abbiamo il dovere di difendere quei bambini
di Costanza Miriano - Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
Fonte: Il Blog di Costanza Miriano
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LA MORTE DI SAVITA STRUMENTALIZZATA
Non è la legge irlandese a mettere in pericolo le donne, ma il mancato rispetto delle lobby abortiste che strumentalizzano le notizie
di Lorenzo Shoepflin - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
Savita Halappanavar non è morta a causa della legge irlandese che regola il ricorso all'aborto. Quello che si era intuito fin da subito a proposito della drammatica storia della giovane indiana, deceduta in Irlanda mentre si trovava alla diciassettesima settimana di gestazione, emerge adesso molto chiaramente dalla conclusione delle indagini sul caso. Quando a novembre scorso i media riportarono la notizia di una donna morta in Irlanda durante una gravidanza, gli abortisti si adoperarono immediatamente per innescare la propaganda: Savita è morta perché la legge le ha impedito di abortire, quindi è necessario aggiornare la norma in senso permissivo perché non si ripeta mai più un caso come il suo. Il ritornello pro-choice – l'aborto come ingrediente fondamentale per la salute della donna – fu alimentato anche dalle (presunte) parole del marito, convinto che l'aborto avrebbe potuto salvare Savita. Dopo l'insistente tam tam degli abortisti, col passare dei giorni la storia dalle tinte fosche iniziò a farsi sempre più chiara e i dettagli che vennero alla luce (e che la Bussola aveva già riportato a gennaio scorso) destarono più di qualche sospetto. Innanzitutto fu evidente che la notizia della morte di Savita aveva iniziato a circolare tra i pro-choice irlandesi prima ancora che diventasse di dominio pubblico, così da dare il tempo agli abortisti di organizzare manifestazioni a favore dell'aborto. Ci fu poi la ritrattazione della reporter Kitty Holland, che aveva seguito l'evolversi della vicenda: la Holland dopo alcuni giorni si disse tutt'altro che certa del fatto che Savita avesse chiesto di abortire (e che quindi ci fosse stato il rifiuto da parte dei medici di procedere all'interruzione della gravidanza).Durante le indagini, poi, l'avvocato del marito della donna affermò che il proprio assistito voleva sapere perché per Savita non si optò per l'aborto, ma che non aveva mai detto che interrompendo la gravidanza la moglie avrebbe potuto salvarsi. Infine, quelle parole che i medici avrebbero pronunciato e che subito furono date in pasto ai media per alimentare l'odio verso i cattolici: «Niente aborto. L'Irlanda è un paese cattolico». Una serie di incongruenze, forzature e contraddizioni che, a un'attenta e semplice analisi della legge irlandese (andando oltre i titoli sparati da giornali, tv e siti internet), si manifestarono nella propria inconsistenza: in Irlanda, infatti, l'aborto è permesso nel caso in cui si configuri il pericolo di vita per la madre. Se davvero Savita fosse arrivata in ospedale col rischio di morire a causa della prosecuzione della gravidanza, i medici non avrebbero potuto rifiutarle l'aborto. A distanza di sei mesi, la verità che viene a galla è proprio quella che ci si poteva aspettare. Dall'inchiesta condotta sul caso Halappanavar non risulta alcuna necessità di cambiare la legge irlandese. Savita morì per una infezione fatale: il presunto aborto negato e la religione non hanno nulla a che vedere con la tragedia della giovane madre. Questo il verdetto unanime della giuria chiamata ad esprimersi, che ha anche fornito una serie di raccomandazioni affinché casi del genere non si ripetano. Tra esse, solo una riguarda l'aborto: è necessario, secondo la giuria, stabilire con chiarezza quali siano i casi specifici in cui si può parlare di rischio concreto per la vita della madre e nei quali quindi il medico può procedere all'aborto. Una chiarezza che serva così a rassicurare le pazienti e a tranquillizzare i medici che si trovano a dover prendere una decisione sul crinale che separa legalità e illegalità. Le restanti indicazioni della giuria riguardano questioni pratiche relative al trattamento delle infezioni gravi. La conclusione dell'inchiesta conferma dunque che la vicenda di Savita non può costituire il pretesto per incamminarsi nella direzione abortista e rafforza la convinzione dei pro-life che l'aborto non è mai la soluzione per la donna. Restano però anche due sensazioni estremamente negative: amarezza e disgusto. L'amarezza riguarda l'esito della propaganda pro-choice, che è riuscita a sfruttare l'onda emotiva, concretizzatasi in un report consegnato al governo irlandese da una commissione incaricata di capire se la legislazione irlandese in tema di aborto necessiti di una revisione. Il report, che si attirò le critiche dei vescovi d'Irlanda, conteneva precise indicazioni circa l'opportunità di recepire le critiche che a livello europeo erano giunte alla legge irlandese, troppo restrittiva. Il disgusto è per l'idea che si possa sfruttare la morte di una donna, in modo premeditato e consapevole, per la propria lotta a favore della diffusione dell'aborto, condendo la tragica storia di bugie, meglio se in chiave anti-cattolica.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NELLA CHIESA SONO TUTTI I BENVENUTI, MA NON SENZA REGOLE!
Amare tutti gli uomini e accoglierli con rispetto non significa fare sconti alla Verità
di Card. Timothy Dolan - Fonte: cantualeantonianum.com
C'è una lezione che ho cominciato a imparare quando avevo sette o otto anni... Il mio amico Freddie, che abitava di fronte a casa, ed io stavamo giocando fuori. Mamma mi ha chiamato per la cena. Le ho chiesto: "Può rimanere anche Freddie e stare a cena con noi?" "E' certamente il benvenuto, se va bene a sua mamma e papà", rispose lei. "Grazie, signora Dolan," rispose Freddie. "Sono sicuro che va bene, perché mamma e papà sono fuori, e la babysitter aveva intenzione di farmi un panino quando sarei rientrato". Ero così orgoglioso e felice. Freddie era il benvenuto a casa nostra, alla nostra tavola. Tutti e due siamo corsi dentro e ci siamo seduti. "Freddie, sono contento che tu sia qui", ha osservato papà, "ma.... Sembra sia meglio che tu e Tim andiate a lavarvi le mani prima di mangiare". Piuttosto semplice...senso comune... papà stava dicendo: ora sei un membro benvenuto e rispettato della nostra tavola, della nostra famiglia, ma ci sono alcune aspettative molto naturali che questa famiglia ha, come lavarsi le mani! ...
Così è dentro la famiglia soprannaturale che chiamiamo la Chiesa: tutti sono i benvenuti! Ma, benvenuto a che cosa? Ad una comunità che ti amerà e rispetterà, ma che ha delle esigenze piuttosto chiare che la regolano, rivelate da Dio nella Bibbia, per mezzo del suo Figlio Gesù, instillate nel cuore dell'uomo, e insegnate dalla Sua Chiesa. La Chiesa è cattolica...questo significa che tutti sono i benvenuti; La Chiesa è una...ciò significa che abbiamo una Persona - Gesù - e il suo insegnamento morale che ci uniscono; La Chiesa è apostolica...questo significa che l'insegnamento di Gesù è stato affidato ai suoi Apostoli, e con diligenza tramandato dalla sua Chiesa. Il sacro dovere della Chiesa è quello di invitare le persone, stimolare queste persone, a vivere il messaggio e gli insegnamenti di Gesù. Questo equilibrio può causare qualche tensione. Freddie e io eravamo amati e accolti alla mensa di famiglia, ma era chiara la richiesta: niente mani sporche! Il beato Giovanni Paolo II diceva che il modo migliore di amare qualcuno è dirgli la verità: insegnare la verità con amore. Gesù ha fatto questo - Lui era l'amore e la verità in persona - e così fa anche la sua Chiesa. Noi amiamo e rispettiamo tutti quanti...ma questo non significa necessariamente che amiamo e rispettiamo le loro azioni. "Chi" è una persona? Noi amiamo e rispettiamo lui o lei. . . "Che cosa" una persona fa? La verità può richiedere che diciamo a questa persona che amiamo che certe azioni non sono in sintonia con ciò che Dio ha rivelato. Non possiamo mai giudicare una persona...ma, possiamo giudicare le azioni di una persona. Gesù lo ha fatto benissimo. Ricordate la donna colta in adulterio? Gli anziani stavano per lapidarla. Dopo le parole di Gesù, se ne sono andati via. «Non c'è nessuno rimasto a condannarti?" Il Signore ha chiesto con tenerezza alla donna accusata. "Nessuno, Signore», sussurrò lei. "Neppure io ti condanno", ha concluso Gesù . "Ora vai, ma non peccare più." Odia il peccato, ama il peccatore… Nel mio ultimo anno in seminario, ho guidato una delegazione dal rettore sostenendo che era giunto il momento di abbandonare la pretesa "fuori moda" che a noi seminaristi venisse richiesto di dedicarci allo studio della filosofia. Insistevamo dicendo che quei tempi "rivoluzionari" - eravamo nel 1971 - richiedevano a noi futuri sacerdoti di essere specialisti in altre aree "rilevanti", come la psicologia o la sociologia. Il rettore, un uomo saggio, ascoltò con attenzione e pazienza. Ci ha ringraziato e ha chiesto un po' di tempo per riflettere e consultarsi sulla nostra richiesta. Una settimana più tardi ci ha richiamato e ha detto che il requisito della filosofia sarebbe rimasto (ora sono ben contento che lo abbia fatto, tra l'altro!). Uno degli studenti più irruenti è saltato su: "Vede? Lei non ci ascolta mai! Non ci rispetta! " Il rettore ha spiegato con calma: "Solo perché non sono d'accordo con voi, o non accetto la vostra proposta, non significa che non vi ascolto, né che io non vi ami e rispetti." Non cattiva come lezione di filosofia, diciamo. Allo stesso modo, per esempio, la Chiesa ama, accoglie e rispetta l'alcolista...ma non dovrà accettare la sua sbornia. La Chiesa ama, accoglie, rispetta un uomo d'affari di primo piano ... ma non può passar sopra al suo mancato pagamento di un giusto salario a un lavoratore immigrato. La Chiesa ama, accoglie e rispetta una giovane coppia di innamorati...ma non potrebbe non contestare la loro decisione di "vivere insieme" prima del matrimonio. La Chiesa ama, accoglie e rispetta una donna che ha compiuto un aborto e l'uomo, padre del bambino, che ha incoraggiato l'aborto...ma sarebbe unita a loro nel piangere il lutto e nel pentimento per quella scelta mortale. La Chiesa ama, accoglie e rispetta una donna o un uomo con un'attrazione per lo stesso sesso...e nello stesso tempo ricorda a lui o lei il chiaro insegnamento per cui, mentre la condizione di omosessualità non è affatto un peccato, tuttavia l'insegnamento di Dio è chiaro che gli atti sessuali sono riservati ad un uomo e una donna uniti nel vincolo d'amore e fedeltà del matrimonio, che dura tutta la vita ed è aperto a dare la vita. La Chiesa ama, accoglie e rispetta le persone ricche e nello stesso tempo insegna profeticamente la "a-volte-scomoda" virtù di giustizia e di carità verso i poveri. Siamo parte di una Chiesa in cui, sì, tutti sono i benvenuti, ma, no, non di una Chiesa in cui tutto è permesso. Ricordate il commovente vangelo di Domenica scorsa, quello di Gesù, il Buon Pastore? Un pastore che fa efficacemente il suo lavoro custodisce, protegge, nutre e conduce il suo gregge, mentre accoglie con benevolenza le sue pecore nel gregge. Ma... egli non permetterà loro di vagabondare, né permetterà alle pecore di fare tutto quello che vogliono o di andare dovunque vogliano. Il suo compito è quello di riportarle a casa e salvarle dal pericolo. Questo pastore qui sta ancora cercando di imparare ad essere come quello: ad amare tutti senza mai fare compromessi sulla verità.
Fonte: cantualeantonianum.com
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