Amici del Timone n�67 del 01 maggio 2017

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Giovedì 23 marzo il Centro di Aiuto alla Vita di Siena in collaborazione con le associazioni Scienza e Vita e ProVita Onlus e il centro culturale Civiltà Nostra, ha avuto il piacere di ospitare Gianna Jessen che sta compiendo un tour tutto italiano per testimoniare come sia nata sopravvivendo al tentativo di venire abortita. In una gremitissima chiesa dello Spirito Santo a Poggibonsi, ha lasciato tutti senza parole e con tanti spunti di riflessione nel cuore, per la sua schiettezza e anche per la sua gioia, testimoniata da una risata davvero contagiosa. Ha raccontato che sua madre diciassettenne si era recata nella famosissima clinica per aborti Planned Parenthood dove le era stato consigliato un tipo di aborto tardivo perché era già alla 29°settimana, cioè l'aborto salino. Le iniettarono nel grembo una soluzione salina che avrebbe ustionato e fatto morire la bimba, per poi partorirla morta nel giro di 24 ore. Nello stupore di tutti, quando Gianna nacque, dopo circa 18 ore, pesava circa un chilo ed era ancora viva. Per una Dioincidenza, così la definisce Gianna, il medico abortista che a quel punto avrebbe dovuto toglierle la vita per soffocamento non era di turno a quell'ora, le 6.00 del mattino e così l'infermiera che era presente la trasportò in ospedale.
Nella prima casa di affido per le emergenze in cui successivamente fu portata non la vollero, ma nella seconda incontrò Penny, colei che le ha salvato la vita. Durante l'aborto Gianna non rimase cieca e ustionata come avrebbe dovuto però, a causa della mancanza di ossigeno, aveva avuto una paralisi cerebrale, una ferita indelebile che la rendeva molto disabile. Nonostante tutti i medici dicessero a Penny di lasciar perdere, che la bimba non avrebbe mai camminato e fatto alcun movimento, ella non si dette per vinta. Pregava per Gianna e tre volte al giorno faceva fisioterapia con lei. Prima Gianna iniziò a tener su la testa e tutti continuarono a dire che non avrebbe fatto nulla di più. Poi iniziò a stare seduta e anche in quel caso dicevano a Penny che aveva già fatto il massimo. Ma poi Gianna iniziò a gattonare e, a soli tre anni, a camminare. Gianna adesso ha bisogno di un appoggio per camminare, soffre spesso di emicranie e in generale la sua vita non è facile, perché il trauma che ha subito le ha creato uno stato di ipervigilanza, come se fosse sempre pronta alla lotta o alla fuga e quando si sente in pericolo a volte si paralizza senza riuscire più a muoversi. Ma nelle parole di Gianna non c'è odio, né risentimento contro chi le ha fatto tutto questo, perché sente che fin dalla nascita Dio l'ha protetta. Si definisce “La bambina di Dio” perché quando il padre e la madre l'hanno abbandonata Dio Padre si è occupato di lei. Persino quando, ad una conferenza, Gianna ha incontrato sua madre la quale anziché scusarsi l'ha definita una vergogna, lei le ha detto che la perdonava e ha continuato a ripeterlo anche quando la mamma le ha urlato contro di non volere il suo perdono.
La grande fede di Gianna, cresciuta in una famiglia protestante, in Dio Padre e in Gesù, suo fedele compagno di vita e migliore amico, sono palpabili. Ella ha affermato che è un onore per lei poter zoppicare verso il Paradiso appoggiata al forte braccio di Gesù e che se non avesse così bisogno di lui non lo conoscerebbe così bene. Dopo essere stata curata fu adottata dalla figlia di Penny e crebbe serena ma la sua origine resta comunque difficile. Gianna ha spiegato di non lasciarsi definire come persone da un'origine traumatica o dai problemi della vita perché noi apparteniamo a Gesù e soltanto lui può definirci e renderci persone ben formate. Lei non sopporta coloro che vivono come vittime perché queste vanno incontro all'amarezza e alla morte. Bisogna avere una volontà forte e la capacità di non lamentarci sempre. Ci ha fatto riflettere quando, pensando al fatto che per lei è faticoso anche solo mantenere l'equilibrio in piedi, ci ha domandato se in platea riuscivamo tutti ad alzarci agevolmente. Alla risposta “Sì”, Gianna ha replicato ”Allora non lamentatevi”. Dice di avere un rapporto diretto con Dio al quale chiede tutto ciò di cui ha bisogno senza stancarsi mai.
Anche quando ci sentiamo dire le cose più brutte relativamente ad una malattia o ad un altro problema della nostra vita non dobbiamo scoraggiarci mai perché solo Dio sa qual è il nostro destino e per lui tutto è possibile. Ecco perché proprio le cose che crediamo più difficili o addirittura impossibili per noi vanno chieste.
Gianna ha sentito prestissimo, a soli 14 anni che Dio aveva un piano su di lei e che doveva portare agli altri la propria esperienza. Le femministe la disprezzano perché Gianna ricorda a loro e a tutti noi che i diritti della donna, nel caso specifico il diritto all'aborto, non tiene in nessun conto il diritto del bambino, il più innocente fra gli innocenti. Crede anche che non sia un caso il fatto di essere nata donna, così da essere una più credibile testimonial contro i fasulli diritti della donna che in realtà la rendono solo più triste e più sola. La donna che ha abortito soffre, perché è stata ingannata da una cultura dello scarto, non le è stato detto che c'è vita fin dal concepimento e che dopo soli16 giorni dal concepimento si può addirittura sentire il battito del cuore del concepito. Si è chiesta Gianna “Cos'è il battito del cuore?” In tutti gli altri ambiti questo viene considerato un segnale di vita, soltanto in questo caso viene ignorata una verità ovvia che è sotto gli occhi di tutti perché è più comodo.
Purtroppo ormai abbiamo abbandonato la saggezza e gli intellettuali per essere considerati tali proferiscono un sacco di cose sciocche. Questa è una delle prime riflessioni che Gianna ha fatto non appena si è seduta di fronte a noi e poi ha continuato dicendo che una persona sana non è nessuno per poter decidere della qualità di vita di una persona disabile; non può misurare la sua gioia e tantomeno il suo valore. Ritengo che il messaggio chiave di Gianna sia proprio questo: riappropriarsi della saggezza, che poi è un dono di Dio, per poter discernere ciò che è giusto o sbagliato, non guardando a ciò che è legalizzato ma secondo la legge naturale iscritta in ciascuno di noi.

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