Amici del Timone n�66 del 16 marzo 2017

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CANADA: LA LEGGE SULL'EUTANASIA APRE AI PIU' ABIETTI ABUSI
Fatta la legge per casi pietosi ed estremi, la si ritrova applicata per tutti
di Leone Grotti

L'eutanasia in Canada è stata legalizzata solo nel giugno del 2016 e almeno 744 persone sono già morte con l'iniezione letale. I dati, diffusi da CTV News, sono altissimi ma secondo la dottoressa di Vancouver Ellen Wiebe, che quest'anno ha dichiarato di avere ucciso almeno 40 pazienti, «i numeri cresceranno, ne sono certa. Mi aspetto che raggiungeremo l'Olanda e il Belgio perché abbiamo leggi simili. Questo significa che l'eutanasia rappresenterà il 5 per cento di tutte le morti del paese».
LA LEGGE
La dottoressa si sbaglia, perché la legge canadese è molto meno restrittiva di quelle di Belgio e Olanda. In base al Bill C-14, infatti, per essere uccisi bisogna essere affetti da una malattia incurabile per la quale «la morte naturale è ragionevolmente prevedibile». Il problema è che sia la malattia incurabile che la sua ragionevole prevedibilità non devono essere stabiliti da dati medici oggettivi, è sufficiente che «il personale medico o infermieristico sia dell'opinione che la persona soddisfi tutti i criteri». Non è richiesto dunque che la legge venga rispettata, ma che il medico pensi che sia rispettata.

IMMUNITÀ TOTALE
La differenza è importante, soprattutto perché la legge specifica che un medico non può essere incriminato di omicidio neanche quando la sua opinione sul rispetto dei criteri della legge si riveli «errata». Il testo della norma, infine, garantisce una inedita immunità a «chiunque» faccia «qualsiasi cosa» per procurare la morte di un terzo che ne abbia fatto richiesta.

UCCIDERE I DEPRESSI
Come si possono impedire abusi di qualunque genere? Non si può. E infatti dopo appena sei mesi non mancano drammatiche testimonianze. Will Johnston è un medico di famiglia di Vancouver e da mesi racconta casi in cui la legge è stata violata, senza che il governo o il sistema giudiziario del Canada si sentano in dovere di intervenire in alcun modo. Uno di questi casi riguarda un uomo, il cui nome è stato omesso per ragioni di privacy, con una malattia neurologica che l'ha reso parzialmente disabile. L'uomo, «che io ho visitato e che non era neanche lontanamente vicino alla morte, era fortemente depresso. Non usciva più di casa, aveva perso la speranza e sentiva che la sua vita non aveva più senso. Per questo voleva morire».

«È COSÌ FACILE»
Ora, scrive Johnston, «a qualunque altra persona non disabile sarebbe stato offerto un aiuto psicologico per uscire da questa brutta situazione». E invece l'uomo è stato ucciso da una dottoressa di Vancouver, che al telefono ha detto esplicitamente alla moglie che «la legge si può aggirare dichiarando che in qualunque momento può morire per un'infezione e che di conseguenza la morte è "ragionevolmente prevedibile"». Johnston è tornato dalla moglie dell'uomo dopo che il marito è stato ucciso con l'iniezione letale e lei gli ha detto: «Non pensavo fosse così facile» essere uccisi «con la nuova legge».

«SIAMO UN PO' PREOCCUPATI»
Davanti a casi simili le parole di un docente dell'università di Toronto, Trudo Lemmens, raccolte sempre da CTV News, appaiono quasi come un eufemismo: «Siamo un po' preoccupati perché persone vulnerabili o che si trovano in una situazione di vulnerabilità potrebbero essere pressate consapevolmente o inconsapevolmente a scegliere l'assistenza medica alla morte o per motivi economici o perché gli aiuti medici richiesti non sono disponibili».

LA VERA "OPPRESSIONE"
In base al testo della norma, il governo dovrà redigere un rapporto ufficiale sull'andamento della legge solo dopo cinque anni dall'approvazione, cioè nel 2021. Nel frattempo, qualunque abuso potrà essere compiuto nella più totale illegalità, dal momento che i casi di eutanasia devono essere denunciati dai medici stessi, ma nel caso non vogliano farlo per qualsiasi motivo nessun organo è preposto al controllo. Nel frattempo, medici come Ellen Wiebe, sono molto preoccupati da tutti quegli ospedali e case di cura religiosi che non vogliono permettere l'eutanasia nelle proprie strutture per ragioni di coscienza: «Abbiamo molti centri che non permettono neanche di discutere i temi del fine vita. Credo che questa sia una vera forma di oppressione».

Fonte: tempi.it, 05/01/2017

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