Amici del Timone n�51 del 01 gennaio 2016

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PRESTO GLI UOMINI POTRANNO PARTORIRE?
Il trapianto di utero in un corpo maschile, l'ultima follia di una scienza anti umana
di Rodolfo de Mattei

La sezione "Salute" del portale Yahoo ha pubblicato il 18 novembre l' articolo "Surgery Could Give Men Wombs of Their Own Within 5 Years", un titolo che tradotto in italiano suona surreale ed inquietante: "La chirurgia potrà fornire gli uomini di un proprio utero nello spazio di 5 anni".
Il pezzo, a firma della giornalista statunitense Lisa Kaplan Gordon, prende spunto dalla notizia che, presso la "Cleveland Clinic", nello Stato dell'Ohio, è possibile eseguire interventi chirurgici di trapianto di utero per donne che ne sono nate prive o lo hanno malato o malfunzionante. La Gordon scrive come la novità gli abbia fatto sorgere una domanda immediata e spontanea,
"se la scienza può trapiantare un utero in una donna, perché non può trapiantarlo anche in un uomo?".
La risposta se la dà lei stessa, dichiarando tranquillamente come il fatidico giorno sia molto più vicino di quello che si possa immaginare.
A sostegno della sua tesi, la giornalista di Yahoo riporta infatti il parere della dottoressa Karen Chung, esperta di studi sulla fertilità presso la "Southern California's Keck School of Medicine", la quale ha affermato di essere assolutamente ottimista e fiduciosa riguardo il fatto che i tempi per la gravidanza maschile siano ormai maturi ed imminenti: "La mia ipotesi è di cinque, dieci anni di distanza, forse anche prima". La Gordon sottolinea inoltre come il traguardo dell'utero maschile sia quasi un risultato scontato in un contesto medico sempre più all'avanguardia, che evolve di continuo facendo, di giorno in giorno, nuove impensabili "conquiste" scientifiche:
"oggi i passi in avanti della medicina permettono alle donne transgender di aggiustare la loro biochimica per sopprimere gli ormoni maschili a favore di quelli femminili, hanno seni che possono persino allattare e le loro vagine ricostruite hanno un "neoclitoride" in grado di provare piacere".
Il chirurgo plastico Christine McGinn, consulente per il film, "The Danish Girl", vincitore quest'anno a Venezia del "Queer Lion", il "Leone gay" dedicato al miglior film a tematica omosessuale, è certa che il trapianto di utero sarà "gettonatissimo" all'interno della comunità transgender, specie se coperto dalla spese assicurative: "Scommetto che quasi tutte le persone transgender di sesso femminile vorranno farlo, se sarà coperto dall'assicurazione". McGinn, lei stessa una donna transgender, madre di due gemelli, dichiara, candidamente, che, l'istinto umano ad essere madre, va assecondato a prescindere, anche quando queste pulsioni provengono da un maschio:
"la pulsione umana ad essere una madre per una donna è una cosa molto seria. Per le donne transgender queste pulsioni non sono diverse".
Allo stato attuale i trapianti di utero sono ancora in una fase di studio e ricerca, riservati alle donne che soffrono di un fattore di infertilità uterino (UFI). Un team svedese, scrive la Gordon, ha già trapiantato con successo uteri ottenuti da donatori vivi, ottenendo cinque gravidanze e quattro nati vivi. Nei prossimi mesi, il gruppo di esperti della "Cleveland Clinic" ha in programma di trapiantare uteri da donatori deceduti in pazienti di sesso femminile affetti da "UFI". Il trapianto chirurgico di utero, specifica inoltre la giornalista di Yahoo,
"è difficile e pericoloso, dal momento che richiede ai pazienti di assumere farmaci antirigetto per tutta la loro gravidanza, esponendoli inoltre a rischio di infezioni. Ma per molte donne, e presumibilmente per molte donne transgender, il rischio vale la ricompensa".
In conclusione del suo articolo, la Gordon non può fare a meno alla fine di evidenziare l'indubbio ed evidente "vantaggio competitivo" che hanno le donne rispetto agli uomini in questo tipo di trapianti, specificando la loro innata predisposizione naturale:
"tuttavia, le donne biologiche hanno un vantaggio in più rispetto ai maschi biologici nel momento in cui si tratta di accettare e nutrire un utero trapiantato. Le donne hanno già: la vascolarizzazione necessaria ad alimentare l'utero con il sangue, i legamenti pelvici progettati per supportare un utero, una vagina e la cervice, e ormoni naturali che preparano l'utero ad implementare e sostenere la gravidanza. Gli uomini non hanno nessuno di questi sistemi di supporto – in maniera naturale – ma nulla è impossibile da creare".
A tranquillizzare la Gordon, riguardo le improbabili chances degli uomini, sono le deliranti rassicurazioni della Chung per la quale essere maschio o femmina non fai poi tanta differenza da un punto di vista anatomico:
"L'anatomia maschile e femminile non è molto diversa. Probabilmente a un certo punto qualcuno capirà come fare anche questo tipo di lavoro. (…) è qualcosa di fattibile, solo che non è ancora stato fatto".
Con un accurata terapia ormonale, scrive la Gordon, è dunque possibile disattivare l'influsso del testosterone ed invertire il processo, introducendo gli estrogeni e il progesterone necessari per preparare l'utero ad affrontare una gravidanza. Al momento, chiarisce la giornalista, il problema più spinoso, che separa l'uomo dalla gravidanza, è rappresentato dal trasferimento dell'embrione coltivato in vitro nell'utero trapiantato. La donna, ammette la Gordon, è infatti, a differenza dell'uomo, predisposta per natura, attraverso la vagina e la cervice, a questo tipo di trattamento, "e, dal momento che ancora nessun utero è stato trapiantato in un maschio, le tecniche per collegare una vagina artificiale ad un utero trapiantato non sono ancora state affrontate".
L'utopistico desiderio di trapiantare l'apparato riproduttivo femminile in un corpo maschile, in maniera che anche gli uomini possano portare avanti una gravidanza, esprime in maniera coerente ed emblematica i folli ed aberranti esiti di un approccio ed una ricerca scientifica svincolati da qualsiasi riferimento o paletto etico. Il tentativo di trapiantare un utero in un corpo maschile rappresenta una sfrontata e imperdonabile ribellione dell'uomo contro il proprio progetto umano e dunque contro il piano di Dio, suo stesso Creatore. Una sconsiderata e illimitata ambizione contro natura destinata a fallire inesorabilmente.

Fonte: Osservatorio Gender, 03/12/2015

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