Amici del Timone n�44 del 17 giugno 2015

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GENDER: QUALE FUTURO PER LA SCUOLA E LA FAMIGLIA?
San Vigilio, il dibattito nella cappella universitaria tra genitori, insegnanti, sacerdoti ed educatori con un saluto introduttivo dell'Arcivescovo
di Maria Teresa Stefanelli

Nella chiesa della Cappella universitaria di San Vigilio, genitori, insegnanti, sacerdoti, educatori, presenti alla Conferenza «Gender: quale futuro per la scuola e la famiglia?», hanno potuto ascoltare, con una certa impressione, i pericoli reali che la così detta «teoria del genere» può arrecare ai bambini ed ai ragazzi anche a livello scolastico.
«Non si sa se con questi progetti si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione: i bambini non sono cavie da laboratorio!» ha detto, a chiare note, papa Francesco l'11 aprile scorso ed il nostro Arcivescovo, monsignor Buoncristiani, nel suo saluto introduttivo, ha sottolineato come questo Papa, rivelando apertamente il suo pensiero, spinga i laici cristiani a testimoniare, con l'impegno in ogni campo, i valori forti, come la famiglia, l'educazione, in una società totalmente mutata che richiede un profondo cambiamento anche del nostro essere cristiani.
Paolo del Prato e Alessio Tommasi Baldi, delle Associazioni «Scienza e Vita» e «La Manif pour Tous» di Siena hanno illustrato le loro associazioni, nate sulla spinta di una urgente risposta ai problemi emergenti nella nostra società. Il dottor Acquaviva ha presentato la relatrice, dottoressa Paola Biondi, medico di base, con un master in bioetica, membro dell'Associazione Scienza e Vita di Pisa, da sempre interessata alle tematiche antropologiche e scientifiche, che, in assenza dell'avv. Andrea Gasperini, ha parlato per quasi due ore con puntualità e passione sul tema del Gender mettendo in evidenza come tale teoria non risponda né a basi etiche né a criteri scientifici.
«Chi è la persona umana? Un uomo o una donna descrivibile oggettivamente, una uni-totalità corporea e spirituale, che il gender mette in discussione, rifiutando la differenza sessuale nella sua dimensione ontologica-strutturale», ha detto la dottoressa Biondi, sottolineando come la diversità sia invece un dono da accogliere, come essa sia il fondamento della famiglia, del dischiudersi della vita, come l'amore tra uomo e donna sia il centro del progetto di Dio. E si è a lungo soffermata sulle diverse caratteristiche biologiche e psicologiche maschili e femminili, evidenziando così come sia impossibile il cambiamento di sesso.
Il gender condanna gli «stereotipi culturali» che condizionerebbero le diversità, ignorando il bisogno primario del bambino alla conoscenza di sé, l'importanza fondamentale della presenza materna nei suoi primissimi anni di vita, dei diversi ruoli paterno (forte ed accogliente ma pronto a rischiare) e materno (tenero e misericordioso, disposto a soffrire), da sempre riconosciuti essenziali dalla psicologia dell'età evolutiva.
Studi accreditati e fondati su una casistica di oltre 500 bambini nati con fecondazione in provetta, allontanati dalle madri «in affitto», allevati da coppie omosessuali, dimostrano che i piccoli presentano forti problemi emotivi, di relazione, di socializzazione.
Fortunatamente, sono ormai molte le associazioni, le società, i movimenti, i singoli, gli stessi omosessuali pronti a riconoscere che fuori dalla famiglia tradizionale si generano squilibri per i bambini, destinati a non percepire in pieno la propria identità: una chiara risposta al ddl sul reato di omofobia. Ciò nonostante la teoria del gender sembra ignorare i diritti del bambino, asserendo che la propria identità si individua in base alla percezione (variabile) di sé, che il fattore biologico e culturale non contano, che tutto è demandato alla psiche, che storia, religione e scienza con i loro condizionamenti sono di intralcio alla «libera scelta del proprio sesso.»
Nelle scuole della nostra provincia, come in altre scuole della Regione Toscana, sono stati realizzati progetti di «educazione alla cittadinanza di genere», finanziati con soldi pubblici, senza il consenso della società e delle famiglie.
Il pericolo dunque è presente, è veramente giunto per tutti i cristiani il momento dell'impegno e della concreta testimonianza, come ha detto il nostro Arcivescovo.

Fonte: Toscana Oggi, 19 aprile 2015

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