SIAMO FATTI PER AMARCI?...FORSE SI, ALMENO PER SAPERE DI ESSERE AMATI
Più nella nostra vita siamo stati abbracciati, più aumentano le difese del nostro organismo contro le infezioni
di Carlo Bellieni
Un abbraccio che fa passare l'influenza è una notizia che lascia a bocca aperta. Eppure uno studio condotto presso la Carnegie Mellon University e pubblicato in questi giorni sulla rivista Psychological Science, mostra proprio che più nella nostra vita siamo stati abbracciati, più aumentano le difese del nostro organismo contro le infezioni. Insomma, il "tocco" umano è terapeutico; e chissà quanti hanno sperimentato questo senza rendersene conto; o magari consapevolmente in un campo più interiore come quello psicologico. E' il grande capitolo dell'importanza psicologica del contatto umano, riportato in pellicole come "El Abrazo Partido" di Daniel Burman o "Se ti abbraccio non aver paura", dal libro di Fulvio Ervas che ha un potere terapeutico e preventivo. Ma è un capitolo che comprende anche il benessere fisico, la comunicazione e la cura. Tuttavia le occasioni di vero contatto si rarefanno: sono paradossalmente minori di venti anni fa gli abbracci e i baci in pubblico, ma anche le strette di mano. Il modello odierno è quello di persone che si salutano con un gesto del capo e che non si sfiorano, o che invece di farsi visita, chattano sul web. Eppure il contatto fisico è un tratto distintivo della comunicazione: secondo uno studio pubblicato da MJ Hertenstein sulla rivista Emotion, attraverso di esso si possono esprimere ben sei tipi di sentimento che l'altro riesce a decifrare: rabbia, paura, disgusto, amore, gratitudine e simpatia. Certo, essere toccati, e magari inopportunamente, non sempre è piacevole, anzi può destare diffidenza, paura, repulsione. Ma quando il contatto è appropriato, se ne viene attratti e persuasi, come riportano studi dell'University of Mississipi. Nel rapporto di coppia, il contatto fisico fa produrre ossitocina ed endorfine, entrambi ormoni che inducono il relax e abbattono il dolore: infatti gli stimoli tattili attivano una specie di cancello nel nostro sistema nervoso che si chiude bloccando l'arrivo degli stimoli dolorosi, come dimostrarono Wall e Melzack nel 1965. Eppure le distanze tra le persone vanno aumentando, ci si sfiora meno, anche perché aumenta la diffidenza e la paura verso ciò che un contatto estraneo può provocare: germi, rapine, sgradevoli impressioni. Giusta prudenza, ma paura dannosa perché fa perdere una grande risorsa: "il tatto è dieci volte più forte delle emozioni e della parola e colpisce a fondo tutto quello che facciamo. Nessun senso è capace di metterci in moto come il tatto. Non solo è specifico per la nostra specie, ma è anche un segno distintivo" come sottolinea Tiffany Field, dal libro "Touch", 2001.
Fonte: L'Osservatore Romano, 12/02/2015
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