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93 medici hanno firmato una lettera congiunta di protesta chiedendo di non somministrare il vaccino Covid 19 ai bambini.
In una lettere inviata stamane a Channel 12 (emittente televisiva israeliana), i medici hanno spiegato che "Non c'è alcun motivo per vaccinare ora i bambini," fondano il loro appello sui "valori della cautela e dell'umiltà" e sostengono che "la fretta è diabolica." Asseriscono inoltre che "è necessario riconoscere che non abbiamo ancora compreso appieno il virus ed il vaccino che lo vuole combattere" e che" l'imperativo fondamentale della medicina è 'primo non nuocere.""
La lettera include le firme del Dr. Amir Shachar, direttore del pronto soccorso del Laniado Hospital, del Dr. Yoav Yehezkeli, esperto medico internista e docente all'Università di Tel Aviv, e del Dr. Avi Mizrahi, direttore dell'unità di terapia intensiva al Kaplan Hospital.
I medici hanno indirizzato la lettera "ai dirigenti del Ministero della Salute, ai loro colleghi medici della nazione e alla popolazione intera."
Hanno fatto osservare che "l'opinione prevalente e sempre più condivisa nella comunità scientifica è che il vaccino non possa portare all'immunità di gregge, pertanto non vi è alcuna giustificazione 'di tipo altruistico' per la vaccinazione dei bambini, al fine di proteggere la parte della popolazione considerata a rischio."
Hanno aggiunto che, ancora oggi, non è ben chiaro se il vaccino riuscirà ad evitare la diffusione del virus ed il periodo per cui conferirà protezione e sottolineano che si stanno continuamente manifestando nuove varianti, che potrebbero rivelarsi più resistenti alla vaccinazione.
"Pensiamo che neppure un numero esiguo di bambini possa essere messo in pericolo da una vaccinazione di massa contro un virus che per loro non rappresenta alcun rischio," hanno scritto. "Inoltre, non si può escludere che il vaccino possa causare nel lungo periodo reazioni avverse che, attualmente, non sono ancora state rilevate, riguardanti anche la crescita, il sistema riproduttivo e la fertilità. Ai bambini dovrebbe essere permesso un rapido ritorno alla normalità: i numerosi test e i continui cicli di isolamento dovrebbero essere interrotti e non dovrebbe essere creata alcuna separazione nella sfera pubblica tra i vaccinati ed i non vaccinati. Dovrebbe essere permessa la vaccinazione della popolazione a rischio e, dopo la quasi completa vaccinazione di questa parte della popolazione, sarà possibile ritornare alla normale routine (con eventuali adeguamenti periodici) persino in presenza del virus COVID19."
[I relatori della lettera] hanno dedicato una sezione a parte al fatto che non esiste ancora un quadro completo dei gravi e rari effetti collaterali del vaccino, visto che molte persone non segnalano le reazioni avverse a cui vanno incontro. "Di conseguenza, noi pensiamo che, attualmente, vi sia una sottostima del numero di reazioni avverse. Inoltre, una relazione causale tra gli eventi emergerà solo in itinere, mano a mano che sempre più eventi di un certo tipo si manifesteranno. Per esempio, se c'è un evento sanitario grave che, In Israele, si manifesta in 12 giovani all'anno (ossia una media di 1 caso al mese) e, nel frattempo, il vaccino causa questo evento grave in modo sporadico, ci vorranno molti mesi prima che si possa notare un aumento dell'incidenza di quell'evento e la correlazione tra il vaccino ed il manifestarsi di quello stesso evento."
"Non affrettatevi a vaccinare i bambini finché il quadro non sarà chiaro. Il coronavirus non mette in pericolo i bambini e l'imperativo categorico in medicina è 'primo non nuocere.' Il quadro completo si avrà tra molti mesi, forse anni. Inoltre, si dovrebbe attendere questa documentazione non solo in relazione allo stato di Israele, ma integrando i dati mondiali. In questo contesto, è il caso di aggiungere che le avvertenze a cui prestare particolare attenzione – avvertenze cioè di effetti collaterali gravi e rischiosi per la vita — si accumulano per mesi ed anni dopo l'approvazione di un farmaco, a causa del fatto che gli effetti gravi, ma rari, appaiono, di solito, solo dopo un certo tempo."
Sulla base della stima di una terza dose che sarà richiesta agli adulti, scrivono "non riteniamo opportuno imporre i rischi di una vaccinazione alla popolazione pediatrica, dove il coronavirus non rappresenta un pericolo, soprattutto in questa fase, dove l'efficacia del vaccino nel lungo periodo non è affatto certa." A loro parere, "La pediatria in Israele è una delle migliori al mondo e la terapia intensiva pediatrica ancora di più. È estremamente raro che un bambino possa morire a causa di una infezione virale e questo può accadere, purtroppo, a causa di una varietà di virus. Riteniamo non sia corretto gestire la vita privata e la politica di salute pubblica sulla base della attuale paura di una malattia virale che è molto raro possa danneggiare la vita dei nostri bambini."
"Alla luce del fatto che la vaccinazione della popolazione vulnerabile riduce il tasso di degenza ospedaliera e la mortalità da Covid, pensiamo che gli effetti negativi del virus saranno di gran lunga minori quando la maggioranza della popolazione a rischio sarà stata vaccinata, come inizia ad accadere nella nostra nazione, e questo senza la necessità di vaccinare i bambini," hanno spiegato.
"Pensiamo che ai nostri bambini dovrebbe essere permesso ritornare immediatamente alla normalità della loro vite innocenti e che non dovrebbero essere vaccinati contro il Covid 19," hanno concluso i medici nella loro lettera. "I test sui bambini asintomatici, che non hanno rilevanza clinica ma causano un danno indiretto molto vasto, e i cicli di isolamento generale nel contesto scolastico dovrebbero essere immediatamente interrotti. Dovrebbe essere evidenziato alla popolazione che anche le persone vaccinate possono essere infettate ed infettare a loro volta e che le stesse regole di comportamento si applicano a tutti, senza alcuna relazione al loro status vaccinale. Dobbiamo smetterla di puntare il dito verso i non vaccinati, e dobbiamo smetterla di violare i diritti degli individui. Dobbiamo immediatamente fermare tutte le forme di esclusione e di separazione interpersonale nella sfera pubblica."
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