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SE IL VACCINO E' DERIVATO DA UN ABORTO
Come si pongono i cattolici verso un farmaco per la cui realizzazione si è reso necessario l'uso di cellule di un aborto?
di Il Timone, 25/11/2020

Mentre il mondo è ancora alle prese con la pandemia da Covid-19, sembra essere sempre più vicina la data in cui verrà diffuso un vaccino in grado di contrastarlo e in molti, dai capi di Governo ai comuni cittadini, vi fanno molto affidamento per poter tornare a una quotidianità all'insegna della normalità, e non dell'emergenza.
Senza entrare qui in un'analisi medico-scientifica puntuale dei vaccini in esame (sembra siano almeno cinque i team che stanno lavorando a vaccini legati ad aborti) o nei tempi con cui tale fase di sperimentazione viene condotta, piuttosto che dell'effettiva efficacia di un vaccino contro il coronavirus, ci soffermiamo ad analizzare l'aspetto legato alla liceità morale di fare uso di un vaccino prodotto da una linea cellulare collegata a un feto abortito. E lo facciamo prendendo spunto dalle recenti dichiarazioni, tra le tante, rilasciate dal vescovo californiano Joseph Vincent Brennan e dal presidente dei "Medici per la vita" tedeschi.
«UN VACCINO DERIVATO DA FETI È MORALMENTE INACCETTABILE»
Mons. Brennan (foto a lato), a capo della Diocesi di Fresno, nel centro della California, non utilizza giri di parole nel parlare in un video pubblicato sul sito web diocesano (e che riportiamo in lingua inglese in calce a questo pezzo), dal titolo Un messaggio sul vaccino COVID-19: se in qualsiasi fase della produzione del vaccino, si è fatto uso di materiale proveniente da bambini abortiti, non è lecito per un cattolico avvalersene. Il che non significa che la Chiesa sia a priori e sempre contro tutti i tipi vaccini, bensì andare a rimettere l'accento su quanto è etico e moralmente accettabile, e quanto invece non lo è.
In tale discorso, un'unica eccezione a un uso di vaccini derivati da aborti è rappresentata dal fatto che per una malattia grave esista solamente quel tipo di vaccino: solo in tal caso è possibile farvi ricorso, ma sempre esprimendo la propria contrarietà all'aborto.
Ha proseguito quindi il vescovo, attingendo all'Istruzione Dignitas Personae pubblicata nel 2008 dalla Congregazione per la dottrina della fede: «C'è il dovere di rifiutarsi di utilizzare tale "materiale biologico"», riporta LifeSiteNews, anche quando non c'è una stretta connessione tra il ricercatore e le azioni di chi ha eseguito la fecondazione artificiale o l'aborto, o quando non c'era un accordo preventivo con i centri in cui avveniva la fecondazione artificiale» perché è necessario, «nell'ambito della propria ricerca, da una situazione giuridica gravemente ingiusta e di affermare con chiarezza il valore della vita umana». Il che, detto in altri termini, significa affrontare con "scienza e coscienza" il complesso ma fondamentale tema della cooperazione al male, come spiega il filosofo Giacomo Samek Lodovici sul numero di novembre del Timone (si veda qui). Un discorso, questo, sostiene ancora Brennan, molto netto, senza sfumature: è inutile andare a cercare delle scusanti nel fatto che l'aborto risale a molti anni fa o che vi è molta distanza tra chi utilizza i vaccini e l'aborto perché in mezzo vi sono stati diversi passaggi. Quel che è sbagliato, rimane sbagliato.
Anche dalla Germania si leva un monito simile, per voce del presidente degli "Ärzte für das Leben" ("Medici per la Vita"): il professor Paul Cullen si è infatti espresso in maniera critica in relazione al giudizio speranzoso del Cancelliere Angela Merkel, riporta il Tagespost, «per l'approvazione del vaccino corona mRNA-1273 da parte della società di biotecnologie statunitense Moderna». Tale vaccino è infatti stato ottenuto «dal rene di un bambino che è stato probabilmente abortito nel 1972 nella 20a settimana di gravidanza».
La questione non è nuova per i cattolici tedeschi (e non solo!), dal momento che un dilemma etico simile si era sollevato rispetto ai vaccini contro la rosolia, la varicella, l'epatite A e il morbillo, che a loro volta sono derivati da aborti volontari. Una questione, sostiene Cullen, che rispetto a un vaccino contro il coronavirus è forse ancora amplificata, alla luce del fatto che si andrebbero a raggiungere molte più persone – potenzialmente tutta la popolazione – e in relazione alla constatazione che a suo avviso presto saranno disponibili vaccini contro il Covid eticamente accettabili.

 
Fonte: Giulia Tanel