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In Australia è in corso una rivolta contro… la carne. I vegani hanno occupato macelli, attaccato le macellerie e interrotto il traffico nelle grandi città. Il premier australiano li definisce "criminali dal collare verde". Ma loro si sentono legittimati dall'Onu.
In Australia è in corso una rivolta contro… la carne. I vegani sono passati all'azione, bloccando macelli, attaccando le macellerie e interrompendo il traffico nelle grandi città. Solo nella mattina di ieri, decine di loro sono stati arrestati. Il premier australiano, in un discorso radiofonico, lancia l'allarme: è una protesta contro gli interessi nazionali. Si tratta di un caso eclatante, ma non di un caso isolato nel clima che si respira, nel mondo anglosassone e non solo, negli ultimi dieci anni.
L'Australia, secondo le statistiche dell'Ocse, è il secondo paese al mondo per consumo di carne, preceduto solo dagli Usa e seguito dall'Argentina (l'Italia non compare neppure nella classifica delle prime dieci). Ciò non dovrebbe costituire un problema: è una questione di dieta e di tradizioni. L'Australia vive anche di allevamento da carne, che costituisce il 40% dei profitti per l'agricoltura locale. E questo ha fatto scoppiare la rivolta dei vegani. "Vogliamo che la gente diventi vegana! – ha detto ai microfoni della Abc una militante, Kristin Leigh – Vogliamo che la gente smetta di abusare degli animali. Gli animali soffrono in un modo che la maggior parte di noi nemmeno di si immagina. Noi non chiediamo gabbie più grandi: chiediamo la liberazione degli animali!".
Dagli appelli ai ristoranti e alla moda della dieta vegana, si è passati rapidamente alla protesta, prima sporadica poi organizzata. Il vegano, contrariamente al vegetariano, infatti, non solo sceglie per sé una dieta integralmente priva di animali e prodotti animali, ma pretende che nessuno consumi cibo animale o di derivazione animale (dunque neppure latte, formaggio e altri latticini, uova…). Se il vegano è anti-specista, è convinto che non vi debba essere alcuna discriminazione di specie. Dunque gli animali dovrebbero avere diritti quanto gli uomini. Ciò spiega l'attacco alle macellerie. Il sindacato di categoria dei produttori di carne, l'Australian Meat Industry Council, denuncia un "attacco continuo" dei manifestanti sui negozi in cui si vende carne. "Vogliamo che tutto questo cessi e cessi subito – ha detto il presidente del sindacato, Patrick Hutchinson – vogliamo dar retta al 99% degli australiani che vuol solo comprare e consumare la carne rossa". Ieri gli attivisti vegani hanno iniziato con l'occupazione dei mattatoi: hanno fatto irruzione nelle strutture e si sono incatenati ai macchinari per impedire il lavoro. La protesta è avvenuta, simultaneamente in quattro regioni. Subito dopo, un centinaio di manifestanti ha occupato i principali incroci della capitale Melbourne. La reazione della polizia non si è fatta attendere, i picchetti sono stati smantellati e gli attivisti vegani sono stati arrestati a decine: 38 arresti a Melbourne e altri 9 nel mattatoio di Goulburn, nei pressi di Sidney.
"Questa è un'altra forma di attivismo che penso vada contro gli interessi nazionali e l'interesse nazionale coincide con la possibilità degli agricoltori di allevare i pascoli nelle loro terre", ha tuonato alla radio il premier Scott Morrison. Chiedendo poi alle forze dell'ordine di applicare "la legge fino in fondo, contro questi criminali dal collare verde".
Toni duri e giustizia rapida, in questo caso. I vegani sono stati trattati come criminali, ma si sentono legittimati dal clima culturale contemporaneo. Un clima che viene sistematicamente alimentato, non solo da studi scientifici interpretati come giustificazione dell'ecologismo più radicale, ma anche dalle agenzie Onu e dalla loro martellante campagna contro il consumo della carne. Cinque mesi fa, sulla rivista Nature, veniva pubblicato un articolo in cui il consumo della carne veniva direttamente collegato al riscaldamento globale, attraverso una serie di passaggi. Prescrizione: ridurre drasticamente il consumo della carne per salvare il pianeta. Negli studi commissionati dall'Ipcc, gli allevamenti di animali ruminanti sono considerati come una delle fonti di emissione massiccia di CO2. Almeno dal 2010, l'Onu sforna un rapporto dietro l'altro in cui predica la necessità di ridurre drasticamente il consumo di carne, sempre a causa della lotta al riscaldamento globale. L'ultimo di questi rapporti risale ad appena un mese fa.
L'allarmismo ecologista, anche a livello Onu, sta diventando sempre più pressante. "Abbiamo sempre meno tempo" per invertire la rotta, come si dice ad ogni Conferenza sul Clima. "Dovete avere paura!" esclama l'adolescente eco-attivista Greta Thunberg, accolta e corteggiata da tutti i big del panorama mondiale. "Si deve agire subito, la gente sta già morendo!" rilancia la deputata Usa Alexandria Ocasio Cortez, maggior promotrice del Green New Deal. E in questo clima di terrore, qualcuno, in Australia, si sente in dovere di bloccare le strade e occupare i mattatoi. Il terrorista che ha fatto la strage nelle moschee di Christchurch, sempre australiano, si definiva "eco-fascista": quasi tutti lo hanno descritto come un fascista, ma non si deve trascurare il suo movente ecologista. L'eco-terrorismo c'è già. Fa già le sue vittime, anche se sono molto meno rispetto a quelle provocate da altre forme di terrorismo (quello islamico in primis), ma non per questo può essere trascurato. In un clima in cui "dobbiamo avere paura", ci sarà sempre più gioventù tentata dall'azione estrema: qualcosa di più che incatenarsi in un mattatoio o bloccare una strada con un picchetto, qualcosa che potrebbe comportare anche l'uso delle armi e degli esplosivi, contro le persone, per salvare animali.
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