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Siena. Riceviamo e pubblichiamo:"Caro Direttore, leggo suo tuo blog la posizione della radicale Giulia Simi sul tema dell'eutanasia (https://davidbusato.it/eutanasia-parere-della-radicale-giulia-simi-164/) e ti chiedo cortesemente di ospitare nuovamente un mio contributo in merito.
Io credo che occorra essere estremamente franchi ormai. La nostra posizione e quella dei Radicali su tutti i temi legati alla bioetica è totalmente inconciliabile e non c'è compromesso che possa tenere. Non mi voglio con questo sottarre al dialogo e al confronto, ma anche per lealtà verso chi segue questa discussione occorre dire le cose come stanno.
Da una parte abbiamo chi si fa da sempre paladino del principio assoluto dell'autodeterminazione individuale, al punto tale da ignorare ogni ricaduta sociale legata ai comportamenti individuali e financo arrivando (più o meno consapevolmente) a disinteressarsi delle condizioni in cui matura questa autoderminazione e il suo grado di libertà dai condizionamenti esterni e dalla cultura sociale in cui questa si forma.
Dal'altra abbiamo invece chi si sforza di ricordare che ogni vita umana è preziosa e irripetibile in sè e che assicurare "qualità della vita" a tutti in realtà è un compito e una responsabilità che grava su ognuno di noi e sulla società nel suo complesso, percependo quindi come un fallimento (anche della politica) ogni situazione in cui una vita umana venga soppressa perchè percepità come "non degna di essere vissuta".
E' con un certo brivido, quindi, che leggo l'ultima parte dell'intervento della Simi dove viene rivendicato con fierezza questo triste servizio alla morte che alcuni svolgeranno, accompagnando in Svizzera malati terminali, per fare ciò che è facile intuire. Un esempio chiarissimo che spiega senza ombra di dubbio la distanza incolmabile tra le nostre due posizioni.
Mi sembra peraltro interessante il fatto che proprio oggi debutta nelle sale cinematografiche italiane un docu-film intitolato "La teoria svedese dell'amore" che, a mio avviso e in manera del tutto asettica e laica, fa il punto della situazione della società svedese dopo 40 anni di politiche e legislazioni sociali che hanno fatto diventare il paese scandinavo il paradiso dei diritti individuali, ovvero il sogno realizzato dei nostri amici Radicali.
Si tratta di un ritratto desolante e inquietante: la Svezia oggi ci viene rappresentata come il Paese dove i rapporti autentici tra le persone sono praticamente spariti. Il benessere e il welfare hanno raggiunto esattamente l'obiettivo che il Paese si era dato 40 anni prima: liberare ogni cittadino da qualsiasi dipendenza da altri. Peccato che nel far questo, la Svezia sia diventato un Paese di individui che non creano legami, in cui le donne fanno figli comprando il seme su Internet, in cui uno svedese su quattro muore da solo. Un confortevole inferno.
Ecco il frutto delle "battaglie" che puntano a stabilire il primato assoluto dell'autodeterminazione individuale. Non è giunto forse il momento di capire dove questa ideologia ci sta portando? A ben pensarci anche qui in Italia abbiamo abbastanza elementi per tirare le somme. Basti pensare alla situazione sempre più disgregata e "nucleare" delle famiglie e dei giovani, alla nostra natalità e nuzialità ormai scese a livelli insostenibili. Abbiamo davvero bisogno di ulteriori spinte individualiste? O forse non è il caso di immaginare e creare una società basata sulla solidarietà e l'interdipendenza tra le persone?
Io personalmente non ho dubbi in proposito e spero davvero che sempre più persone si rendano conto che le proposte dei Radicali dietro una patina di "progressismo" e "civilita", nascondono in realtà disumanizzazione e una sensazione di gelido freddo nella schiena. Siamo ancora in tempo per cambiare strada e non chiudere gli occhi. Di "paradisi in terra" ne abbiamo già visti altri nella Storia, non commettiamo di nuovo gli stessi errori.
Grazie dell'attenzione.
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