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L'ECOLOGIA NON DEVE ESSERE PAURA, MA CUSTODIA CONSAPEVOLE DEL CREATO
Il nuovo linguaggio ecologico di papa Francesco
di Carlo Bellieni

Il Papa si è rivolto il 17 febbraio ai giovani in vista delle prossime giornate mondiali della gioventù parlando di ecologia nella maniera più alta: ecologia del creato ed ecologia del cuore. È «necessaria una sana attenzione per la custodia del creato», «tanto più» occorre «una ecologia umana» per avere un «cuore non inquinato». Lo scrive nel messaggio  per la XXX  Giornata mondiale della Gioventù.Già: un nuovo modo di intendere l’ecologia filtra da due anni dalle parole del papa, tanto che qualcuno ha parlato in questi giorni della creazione di un organismo vaticano apposta per questo tema e da rendere attesissima la prossima enciclica dedicata proprio all’ecologia.
Così facendo il Papa obbliga l’ecologia tradizionale a ripensarsi. Al modo tradizionale di intendere l’ecologia (un modo impaurito per i cataclismi millenaristi, per la fine delle risorse) oppone un modo attivo, che ben conosce cataclismi e risorse, ma se ne cura perché ha a cuore tutto rispetta tutto. L’ecologia che indica il Papa sorge dalla certezza che nel mondo nulla è invano, nulla è inutile, nulla è “scarto”. Strano a dirsi, nell’epoca che ha inventato i rifiuti (fino a 60 anni fa erano un concetto inesistente perché tutto naturalmente si riciclava),  e che ha inventato l’obsolescenza programmata (la creazione di oggetti non fati per durare ma fatti per passare di moda o rompersi ed essere buttati ancora funzionanti e rimpiazzati a caro costo). E’ l’etica che parte dalla parole di S. Paolo (“omnis creatura bona”) e che rievoca le parole del Vangelo in cui Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e pesci si preoccupa che i discepoli raccolgano gli avanzi “perché nulla vada sprecato”. E raccogliere gli avanzi non aveva in quel frangente il senso di far mettere da parte per una necessità futura: Cristo che aveva fatto il miracolo non aveva problemi a ripeterlo; ma aveva proprio il senso di invitare a rispettare tutto anche le briciole avanzate, quelle che il Ricco Epulone - protagonista di un’altra parabola - non curava, che sprecava malamente, e che finisce col rimpiangere dall’inferno (così come ancor più rimpiange di aver offeso e vilipeso Lazzaro).
Insomma, secondo passo, ad un’ecologia dell’inquinamento, affianca l’ecologia morale. L’ecologia del papa accomuna il rispetto per il microambiente e per il macroambiente nella lotta alla cultura dello scarto, e invita a rispettare le cose e ovviamente ancor più le persone, tutte le persone in particolare quelle che il mondo ignora, deride, scarta.
Introducendo il tema dell’ecologia, Francesco non parla solo di ecologia, ma chiarisce la visione dell’etica cristiana: è l’etica sia di ciò che è grandissimo che di ciò che è piccolissimo, cioè, come si usa dire, è l’etica del microambiente (che ruota intorno alla prima casa dell’essere umano –l’utero materno, la famiglia - e intorno alla sua ultima casa terrena - cioè le condizioni di morte); ed è l’etica del macroambiente, cioè il cosmo, la terra, i laghi e le discariche. In entrambe si trova scritto un ABC morale che va rispettato.
In attesa della nuova enciclica, facciamo ben attenzione a questo nuovo linguaggio ecologico: non un’ecologia basata sul terrore che le risorse finiscano (se non finissero, le sprecherebbe senza remore), ma un’ecologia che non lascia finire le risorse perché le rispetta.

 
Fonte: Il sussudiario, 02/03/2015