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NUOVE FRONTIERE PER LA SCIENZA SE SI RAGIONA SECONDO LA VITA
La retta scienza apre sempre scenari favorevoli alla difesa della vita
di Carlo Bellieni

La retta scienza apre sempre scenari favorevoli alla difesa della vita; Papa Francesco va al nocciolo in questo: “La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa” (Evangelii gaudium, 242). La Giornata della Vita serve proprio a sottolineare queste parole di fiducia nella ragione e di amore alla vita, e lo facciamo qui con degli esempi recenti e illuminanti.
Un esempio viene dalla nuova frontiera della biologia, l’epigenetica, che mette fine alla visione riduzionistica, secondo cui sarebbe bastato “leggere” il DNA per decifrare cosa è la vita e apre ad un orizzonte positivo e affascinante. Infatti ci spiega che il DNA invece che un motore immobile del nostro destino, oggi deve essere considerato una specie di software che senza stimoli esterni non è in grado di funzionare: il DNA da solo non basta a spiegare la complessità della vita, spiega la rivista Cytogenetic and Genome Research, dichiarando obsoleta l’idea di “gene limitato al DNA” e dunque l’equazione “vita uguale DNA”. Viene oggi criticato addirittura quello che alcuni scienziati del secolo scorso avevano battezzato “dogma centrale” della genetica cioè la certezza che l’ambiente non interferisce con l’espressione del DNA: i fisiologi Sarah Franklin, e Thomas Vondriska dell’Università di California già nel 2011 criticavano questa limitazione riduzionistica, il biologo Eugene Koonin nel 2012 spiegava che il “dogma centrale” ormai non è più un principio assoluto e il World Journal of Biological Chemistry del maggio 2013 spiega che “biologia e vita non sono solo l’informazione digitale codificata dal DNA”.
Questo non significa non gioire per i progressi che la genetica porta giorno per giorno nella cura e nella conoscenza dell’uomo; ma pensare che tutto si risolva nel leggere il DNA è una visione limitata della scienza.
Ridurre la vita ad un DNA che agisce meccanicisticamente, significava anche un altro grave errore: pensare che nel DNA avessero importanza solo singoli pezzetti che codificano singole proteine, supponendo che il resto fosse una specie di errore della natura; infatti nel secolo scorso gran parte del DNA sbrigativamente era stato battezzato “DNA-spazzatura” (o in inglese junk-DNA) perché erano parti di cui non si vedeva una chiara ed evidente azione sulla vita cellulare. Invece oggi sappiamo che proprio queste parti apparentemente inutili sono importantissime: “Quello che un tempo si credeva DNA-spazzatura ora è la chiave di tanti meccanismi genetici” riporta la rivista Clinical Chemistry: anche in campo genetico in realtà tutto serve, nulla è scarto.
Nella vita, insomma, nulla è inutile e insignificante, come sempre ripete papa Francesco mettendo in guardia dalla cultura dello scarto, che elimina chi non serve o ciò che non si è ancora compreso.
Ma la scienza ci regala sempre maggiori dettagli sulla bellezza di quei tratti della vita che a qualcuno sembra senza valore. Uno dei dati più significativi lo ritroviamo nel numero di gennaio 2014 di Developmental Psychobiology: dei ricercatori canadesi riportano l’importanza delle percezioni del feto nell’utero, in particolare di quella della voce della mamma, piuttosto di quella del babbo; segno di una attività neurologica già in grado di distinguere i diversi stimoli prima della nascita, di avere memoria e percepire con i sensi già a partire dalla metà della gravidanza.
Dunque quello che sembra “da scartare” o ignorabile, nella realtà non lo è. E’ bello che questo messaggio venga dalla scienza pura; come insegna papa Francesco, la difesa della vita non deve temere la scienza: “Ricordate a tutti, con i fatti e con le parole, che la vita è sempre, in tutte le sue fasi e ad ogni età, sacra ed è sempre di qualità. E non per un discorso di fede ma di ragione, per un discorso di scienza!” (20 settembre 2013). Tanti scienziati infatti studiano con rispetto l’infinitamente piccolo, cioè l’alba della vita, altri si prodigano nella conoscenza dei bisogni delle persone più emarginate e riescono a mostrare la bellezza della vita anche laddove viene creduta di minor “importanza”; e chi davvero fa seriamente ricerca scientifica scorge sempre nella vita stessa qualcosa che supera sempre l’idea che ce ne siamo fatta.

Carlo Bellieni sarà uno dei relatori al Mendel Day in programma a Siena venerdì 7 marzo alle 21.15. Per informazioni andare al seguente link:
http://www.scienzaevita-siena.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=conferenze_future

 
Fonte: L'Osservatore Romano